Effatà

 Effatà

09 FEBBRAIO 2024

VENERDÌ DELLA V SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

Il Signore nel Vangelo si oggi, ci offre un vero e proprio rituale della guarigione del muto; passo dopo passo, quasi come ci accompagnasse in quel gesto.

Siamo anche noi sordomuti, quando il Vangelo che sentiamo si perde appena ascoltato, e siamo muti quando la  vita non corrisponde con gesti e azioni, alla fede che professiamo. È necessario chiederci: quando mi sono trovato ad essere sordo o muto? È una domanda che richiede coraggio, perché per guarire c’è bisogno di coraggio. Non dobbiamo temere, ma lasciarci portare da Dio attraverso le domande che ci facciamo, nella scoperta della nostra fragilità.

Egli proprio come al sordomuto ci chiama in disparte nel nostro cuore, e nel silenzio liberato dal suono di ogni dolore, ci permette di ascoltare una parola venuta a perdonare il nostro errore, così da essere in grado di proclamarlo, ora che la lingua si è sciolta e sa ammettere il proprio peccato.

Il nostro percorso di riconciliazione comincia all’ascolto: quello di Dio dinanzi alle nostre fatiche e si conclude con una lingua che proclama: “io ti assolvo da tutti i tuoi peccati”.

Corri uomo di questo tempo, dì con la tua vita che il Signore ti ha salvato, non perché te lo sei meritato, ma perché l’amore di Dio era così grande in te, che neppure il peccato ha potuto ostacolarlo. Senti l’Amore, parla di Lui e non temere più, perché passo dopo passo Egli è con te.

Effatà è il tuo grido nella notte, un grido che ha sciolto il tuo cuore e tu ora chissà, se quando peccherai ti ricorderai di quella voce, sicuramente Lui voce di perdono, non smetterà di donarti il suo perdono, dolce come il sibilo del vento e potente come il tuono sarà per sempre.

“Signore,

“Effatà” mi dici,

e io ora sento.

Un sentire che parte dal cuore.

Cosa sento?

Il tuo amore venuto a sciogliermi,

perché il mio peccato lo riconosco,

ma ero bloccato dal timore.

Ora ciò che ero, non sono più;

mi hai aperto l’orecchio

ed il cuore batte più veloce,

perché io con Te

ci sto bene.” (Shekinaheart eremo del cuore)

Ora lo sento

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VENERDÌ 10 FEBBRAIO 2023

SANTA SCOLASTICA, VERGINE – MEMORIA

 LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Gn 3,1-8

Salmo: Sal 31 (32)

Vangelo: Mc 7,31-37

Se il Signore dicesse a ciascuno di noi, in questa momento la Parola “apriti”, come risuonerebbe? Cosa devo aprire? A che cosa devo aprirmi?

Non abbiamo bisogno di molte parole, ma di un’unica Parola che vada dritta al cuore: quella di Gesù.

Non si tratta più solo di orecchie che si aprono, del nodo della lingua che si scioglie, ma l’apertura riguarda l’accoglienza, la relazione che fa vivere.

Si guarisce prima nell’ascolto, nell’udito e poi si sarà anche in grado di dire, di parlare.

Essere capaci di ascoltare la sua Parola non è sempre scontato, è una grazia da chiedere, perché vinca le nostre resistenze e ci sveli la nostra identità di figli amati e guariti.

Quando si aprono gli orecchi e si scioglie il nodo della lingua, si può parlare correttamente perché divenuti capaci di dire la parola di verità che vive dentro noi, di esprimere l’amore che abbiamo ascoltato. Non possiamo più tacere i benefici e la Misericordia ricevuta.

“Effatà.

E Tu eri l’unico a sapere cosa

avevo bisogno di essere aperto, risanato, da Te toccato.

Subito cominciai a sentire

come se non avessi mai smesso.

Il mio cuore batteva forte,

che c’entra mi direte,

eppure qualsiasi cosa rimanga chiusa

il cuore ne risente.

Effatà, apriti.

Non dimenticherò mai le Sue parole

le sento ancora, e non è solo un ricordo,

perché Colui che mi sanato è sempre con me

ed io ora lo sento”.

(Shekinaheart Eremo del cuore)