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Mano inaridita
09 Settembre 2024
LUNEDÌ DELLA XXIII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)
Dio chiama l’uomo e lo mette al centro di tutta la creazione, gliela affida perché con il lavoro delle sue mani possa vivere e continuare quest’opera creata. Le mani sono strumento di vita per l’uomo. Ora quest’uomo che Gesù chiama nel mezzo della sinagoga, ha una mano inaridita, non può svolgere le stesse attività di chi è sano, non può né ricevere, né donare; con quella mano non può toccare, abbracciare. È un uomo limitato nelle sue funzioni vitali, fragile, ma Gesù vuole guarirlo perché ogni uomo deve poter vivere nella pienezza di vita. Questa mano inaridita è messa in grado di accogliere il dono di Dio: la vita divina.
Dio si consegna nelle mani degli uomini, e l’uomo guarito può “prendere” la sua vita e donarla. Una mano “viva”, riceve, scambia, dona, non trattiene per possedere.
Gesù chiama nel mezzo l’uomo più debole proprio per riportarlo al centro della vita, perché non viva più da emarginato, ma si possa riabilitare e la sua mano torni a vivere e a far vivere.
Ciò che le mani compiono, parte dalle intenzioni del cuore. Gesù guarisce la mano di quest’uomo, ma si scontra con la durezza di cuore dei farisei, che addirittura cercano di ucciderlo. Sarà la durezza del cuore a muovere le mani per uccidere Gesù. Basta poco per togliere una vita, mentre serve una vita per dare vita.
Le nostre mani siamo aperte al dono di vita che il Signore ci fa continuamente; siamo posti al centro della sua vita, del suo cuore così che il nostro possa assorbire il suo e le nostre mani diventino il prolungamento delle sue.
“Signore,
tendo la mia mano,
perché tu mi hai posto al centro del tuo cuore.
Ti prego guariscimi.
Mi guardo e vedo
che ho bisogno di vita,
ho bisogno di te.
Aiutami ad aver tatto
nelle relazioni, nelle parole,
così che ora guarito
sia tu al centro dell’amore
e vedendo me, vedano te,
perché la mia vita è in te
e nulla cambierà mai questo. “(Shekinaheart eremo del cuore)
Novità
06 Settembre 2024
VENERDÌ DELLA XXII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)
C’è una frase molto bella di Ireneo di Lione che ci aiuta a comprendere il vangelo di oggi: “Cristo ha portato ogni novità, portando sé stesso”.
Il cristianesimo non è un’ideologia, è un’esperienza da vivere in compagnia di Cristo. Dio che irrompe nella vita dell’uomo rigenerandolo ad una vita nuova: non solo quello che vive ora, perché Dio è infinito.
Se da una parte, il “nuovo” mette in gioco l’essenza umana che cerca sempre di superarsi, dall’altra si innesta la paura del cambiamento, di perdere certezze in quel “vecchio” conosciuto.
Gesù ci chiama a fare esperienza della sua vita, Lui è lo sposo che ci invita alle sue nozze, Lui veste a nuovo la nostra vecchia umanità, Lui è il vino della gioia infinita, lo Spirito che porta il futuro di Dio, perché al di là di ogni struttura o ideologia, c’è una vita da vivere nella festa di un amore che si dona per sempre.
“Signore,
faccio fatica a lasciare andare
le mie insicurezze
e le mie scelte digiunano di novità.
Tu sposo della mia vita,
dov’è la festa?
Insegnami a mangiare di quel Pane che mi rende nuovo.
Fai di me sul tuo altare
segno di vita per altri.
Insegnami a essere testimone
di qualcosa
dove antico e nuovo
si fondono insieme: l’amore, consegnato e spezzato,
nelle mie mani vuote: Tu! “
(Shekinaheart eremo del cuore)
Chinarsi
04 Settembre 2024
MERCOLEDÌ DELLA XXII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)
Oggi il Vangelo ci consegna un’immagine di tanta tenerezza
Gesù “Si china sopra di lei”, sulla suocera di Pietro; un gesto che richiama una cura materna. Qui prima di leggerci un miracolo, vediamo cura e attenzione, volontà di avvolgere con l’amore chi gli sta di fronte chi è malato, chi è debole.
Questa donna non solo si alza dal letto, ma si mette a servizio degli ospiti, segno che è guarita completamente. “Servire” è il verbo fondamentale, la suocera di Pietro serve il Signore della vita, che non è venuto per essere servito, ma per servire”. Servire è la prerogativa fondamentale di Dio, che è Amore. L’amore è servizio per l’altro, non servirsi dell’altro. La nostra malattia è l’aspettarci che gli altri debbano fare qualcosa per noi, che tocca più agli altri che a me: l’egoismo si serve dell’altro.
Il miracolo che Gesù compie, è quello di strapparci dal nostro egoismo, per farci diventare veramente liberi, così da metterci a servizio gli uni degli altri con gesti di cura e di tenerezza, senza dover temere di apparire deboli. L’amore si mette a servire.
“Tu Dio,
dal cuore grande,
non ti risparmi nell’amore,
ti chini su di me,
sul mio dolore per guarirlo.
Aiutami a vederlo,
a sentirti accanto
proprio nel buio di me,
così che un giorno alzando lo sguardo veda di te, tutto l’amore che hai,
tutto l’amore che dai. “
(Shekinaheart eremo del cuore)
Olio
30 Agosto 2024
VENERDÌ DELLA XXI SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)
Più volte nella Bibbia la nostra vita è paragonata ad un vaso. Nella parabola di oggi vediamo che l’uscire, l’andare incontro al Signore comporta avere il nostro vaso pieno di olio, la nostra lampada viva, accesa. Il senso della nostra vita diventa ardere con quell’olio che è il dono dello Spirito.
L’olio dell’amore che Dio ci ha dato e si alimenta amando. Tutto ciò che viene compiuto nell’amore è fatto per l’eternità, l’amore rende eterni. Ciò che non viene amato, diventa una “mancanza eterna”. Ogni occasione di amore è da vivere per alimentare la nostra lampada.
Andiamo incontro al Signore già da ora, con tutto noi stessi, con il nostro vaso pieno di olio e se anche piccolo come la nostra limitatezza, può contenere la pienezza dell’amore, la saggezza della vita.
Allora non possiamo addormentarci, restiamo svegli, perché ogni momento, ogni giorno ci dà la possibilità di ricaricare la nostra lampada, cosi da non restare mai senza olio, senza lo Spirito dell’amore che ci fa vivere la comunione con Dio.
“Signore,
a tutto quello che mi manca,
opera tu.
Non voglio darti solo il difetto,
vorrei darti anche l’eccesso del mio amore,
eppure sono fragile
e la mia vita è ferita.
Fa del tuo olio il mio balsamo,
così che confortato il mio cuore,
io possa donare agli altri
tutto il bene che il tuo olio
mi ha donato
e che mi sostiene ogni giorno.”
(Shekinaheart eremo del cuore)
Olio del tuo amore
VENERDÌ 09 AGOSTO 2024
SANTA TERESA BENEDETTA DELLA CROCE, VERGINE E MARTIRE, PATRONA D’EUROPA – FESTA
Oggi celebriamo la festa di Santa Teresa Benedetta Della Croce (Edith Stein). Nel vangelo leggiamo di quel grido che si alzò a mezzanotte: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. La vita umana è andare incontro al compimento dei desideri del cuore, è trovare il grande amore che dà pienezza alla vita. Edith ha camminato per cercare e andare incontro a quello “sposo” a cui il suo cuore anelava.
“Sposo” è la definizione di Dio che la Parola ci consegna e rende bene l’immagine di una relazione di amore, di dono, di gratuità, di fedeltà, di fecondità, di vita. Se questo vale nelle relazioni umane, non ci sono paragoni per la fedeltà di Dio. La nostra storia si scrive in questa fedeltà, dove l’andare incontro allo sposo è prendere l’olio dell’amore che Lui ci ha dato per alimentare la nostra vita, allora potremo davvero vivere la festa di nozze, amarlo e cantarlo nella vita e nelle opere.
Ogni azione compiuta con l’olio dell’amore vive dello Spirito di Dio e diventa un’azione eterna, è il regno di Dio che si compie già qui, ora. Edith ha fatto ardere tutto quell’olio, è uscita incontro allo sposo insieme ai suoi fratelli affrontando il martirio, guardando alla croce che non è fine a se stessa, scriveva:”Essa si staglia in alto e fa da richiamo verso l’alto. Quindi non è soltanto un’insegna, è anche l’arma vincente di Cristo”. “Sotto la croce ho compreso la sorte del popolo di Dio… Infatti, oggi conosco molto meglio ciò che significa essere la sposa del Signore nel segno della Croce. Ma poiché è un mistero, con la sola ragione non potrà mai essere compreso”.
“Signore,
aiutami a versare l’olio del tuo amore
sulle ferite di chi mi circonda.
Fa del tuo amore
la mia risposta e forza.
Fa che lo ricordi sempre,
che quell’olio mai si spega
e non si consumi,
perché Tu Signore
hai già dato tutto.”
(Shekinaheart eremo del cuore)
Ma voi chi dite che io sia?
GIOVEDÌ 08 AGOSTO 2024
SAN DOMENICO, PRESBITERO – MEMORIA
Gesù pone una domanda essenziale per la vita di ciascuno: “Ma voi, chi dite che io sia?”. Chi è Gesù per me? Non è una questione dottrinale, di definizione, di dogma e memmeno il pensiero che mi sono fatto di Dio; qui si tratta di riconoscere l’esperienza, la mia relazione, il mio lasciarmi interrogare da Lui. Per capire le sue domande devo mettermi in ascolto e nell’ascolto troverò le risposte.
Gesù ci ha detto tante volte chi è Lui, noi dobbiamo ascoltarlo. Egli si fa conoscere e si rivela con un linguaggio che ogni uomo può comprendere: l’amore.
Una persona la conosci nella misura in cui la frequenti, ma soprattutto nella misura in cui la ami, altrimenti ne rimane una forma superficiale e generica. Solo l’amore ti permette di partecipare ad una vera relazione, che incontra l’altro nella verità di se stesso. Dio è amore, solo se lo amo lo conosco, solo nell’amore posso dire chi è Lui per me, posso rispondere alla ragione della mia vita, al mio essere nel mondo, posso rispondere con la mia vita spesa nell’amore; Lui la vita l’ha data tutta per me.
Questo capovolge anche la mia fede, perché credere significa lasciarmi interrogare, mettermi continuamente in discussione. Chi è Gesù per me? Lo sento veramente come il Signore della mia vita? Colui che da sempre mi ama e ha dato la vita per me? Il mio principio e il mio punto di arrivo? Il senso della mia storia con i suoi alti e bassi e il senso del mondo nelle sue contraddizioni e rivelazioni?
Cerchiamo il Signore, ascoltiamolo, lì è ogni nostra risposta.
“Signore,
Tu sei per me,
la mia parte migliore,
sei di me quell’amore che mi orienta, che conduce e che sento vivo.
Fa o Signore,
che sappia mostrare il tuo volto
a chi incontro,
così che sia Tu a risvegliare
in ciascuno di noi la parte migliore
ovvero, Te stesso unito a noi,
e il cuore conoscerà riparo
in Te.”
(Shekinaheart eremo del cuore)
Pane
28 LUGLIO 2024
XVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B
Gesù che sfama le folle moltiplicando pani e pesci è un gesto messianico, tutto allude alla celebrazione eucaristia, dove il miracolo è simbolo. Il racconto non ha il sapore di un semplice ricordo, ma la potenza di un “memoriale” che si rinnova e partecipa il dono della grazia che racchiude, grazia che arriva fino a noi oggi, ora. Se il vangelo qui annota che: ” Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei”, noi viviamo in una nuova Pasqua, un nuovo pane: il corpo stesso di Cristo, divenuto cibo per la fame esistenziale del mondo intero. Lui è il vero Pane disceso dal cielo che nutre e dà la vita, che ristora e dà riposo, che sà colmare i desideri di senso di ogni persona umana.
La misura del Signore è quella di colmare e addirittura avanzare, ma nulla va perduto; in ogni pezzo di pane c’è qualcosa che non può perire, perché lì c’è tutto l’amore del Padre, c’è il nostro diventare comunione con i fratelli, e questa è già vita eterna.
Nella comunione si compie il grande miracolo, dove ciascuno può uscire dal proprio egoismo e dalla paura che la “vita” non ci basti mai.
Chiediamo al Signore che il suo pane colmi le distanze del nostro cuore, che ci separano da Lui e dai fratelli, cosi che la nostra vita si realizzi veramente come dono di comunione.
“Signore,
donami sempre il tuo pane,
per sfamare la mia fame più profonda.
Abbi cura di me,
senti anche ciò
che non riesco ad esprimere.
Sono qui e mi fido di Te,
del tuo amore,
di quel pane che tra le mie mani è accolto.
“Amen” Gesù,
ti ricevo come un abbraccio
che da sempre mi aspettava
e che io cercavo.
Dacci sempre il tuo pane,
donaci sempre il tuo amore. Amen!
“(Shekinaheart eremo del cuore)
Dio in me
GIOVEDÌ 11 LUGLIO 2024
SAN BENEDETTO, ABATE, PATRONO D’EUROPA – FESTA
Festeggiamo oggi S. Benedetto patrono d’Europa che ha fatto dell’ascolto il luogo dove apprendere la vera sapienza divina.
Egli infatti, inizia la sua regola con la parola: “Ascolta, figlio, gli insegnamenti del maestro e tendi l’orecchio del tuo cuore…” Ai monaci raccomanda più di una volta: “Nulla assolutamente anteporre all’amore di Cristo”. Vivere l’unità con Cristo è un costante cammino di ritorno al suo amore sorretti dalla sua grazia.
Il Vangelo di oggi ci ricorda che: chi segue Gesù “riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna”, ma per compiere questo cammino è necessario lasciare tutto. Cos’è questo tutto? Se nulla ci potrà mai separare dall’amore di Cristo, come afferma S. Paolo (Rm 8,35-39), cosa dobbiamo realmente lasciare? Dobbiamo lasciare il superfluo, quanto veramente non giova alla nostra vita.
Gesù conosce bene il nostro cuore, e perché esso sia libero, ci chiede di staccarci da ciò che ci crea dipendenza, affanno, frustrazione o addirittura infelicità. Distinguere i bisogni veri da quelli apparenti. Se non sempre è possibile fare uma stima delle rinunce, il guadagno invece ha un peso incalcolabile e prezioso nel cuore, perché è la vita eterna, ovvero non qualcosa che succederà, ma quanto da senso al mio vivere quotidiano: la vita stessa di Dio in me.
“Tu, mio Dio
colma il mio cuore
con il Tuo amore.
Tu sei il mio centuplo,
una Parola irrevocabile,
un amore inarrestabile.
Tu sei pienezza,
alba, tramonto,
possa risplendere la Tua vita su di me,
affinché io possa portare
un po’ nel mondo,
il cielo di Te.”
(Shekinaheart eremo del cuore)