“Misericordia io voglio”

Misericordia io voglio

 

 

MERCOLEDÌ 21 SETTEMBRE 2022

SAN MATTEO, APOSTOLO ED EVANGELISTA – FESTA

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Ef 4,1-7.11-13

Salmo: Sal 18 (19)

Vangelo: Mt 9.9-13

“Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori”.

Gesù oggi si presenta come il medico che desidera guarire la malattia del peccato, e lo fa con una medicina particolare: la misericordia.

Questo è l’attributo più profondo di Dio e il luogo dove si sperimenta la sua essenza. Qui veniamo accolti dalle sue viscere materne che danno vita, perché il nostro peccato viene perdonato, ripulito, diventa il mezzo per vivere la gioia dei salvati.

L’esperienza del perdono, non la si può raccontare solamente a parole, in quanto coinvolge tutto il nostro essere e ci fa partecipare alla vita di grazia, dono infinito dell’amore di Dio, parafrasando cosa dice S. Paolo: dove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia, la pienezza di Dio.

Il nostro peccato perde cosi il potere di dividerci da Lui, e quanti invocano misericordia entranno nel suo cuore. Il Signore non ci chiede sacrifici di espiazione per pagare le nostre colpe, Lui ha già redento tutto, siamo già dei salvati, ci chiede di amarlo, di entrare nella nostra casa per sedere a mensa insieme e da lì ripartire per vivere alla ricerca del bene.

La vocazione alla vita cristiana, è partecipare della comunione con Dio anche con i nostri peccati. Lui è venuto a chiamare i peccatori e il peccatore è chiamato a proclamare la grandezza della sua misericordia.

“Signore,

sono venuto qui dinanzi a Te,

perché nella tua Misericordia è la mia speranza.

Nel Tuo perdono

pongo la mia vita:

Padre pietà di me!”

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

La perdita e la gioia del ritorno

 

la perdita e la gioia del ritorno.

 

 

DOMENICA 11 SETTEMBRE 2022

XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

 

LITURGIA DELLA PAROLA     (clicca qui)

Prima lettura: Es 32,7-11.13-14

Salmo: Sal 50 (51)

Seconda lettura: 1 Tm 1,12-17

Vangelo: Lc 15,1-32

 

Il Vangelo della liturgia odierna, comincia con la constatazione da parte degli scribi e dei farisei che Gesù accoglie i peccatori e mangia con loro. Oggi siamo tutti invitati alla tavola di Gesù imbandita per noi. L’invito ha una condizione: semplicemente esserci. Egli ci vuole accanto a sé ed è proprio per questo, che quando manca un’unica persona va in cerca e trovata, prova una grande gioia.

Se si legge la forma lunga del testo, troveremo un pastore che va in cerca della pecora perduta, una donna che cerca la sua moneta andata persa e la parabola del figlio prodigo: un padre che si angoscia per la perdita di un figlio. Tutte queste parabole hanno in comune la perdita e la gioia del ritorno. Come un pastore, Dio ci porta sulle sue spalle quando ci siamo persi. Siamo preziosi ai suoi occhi, al punto da cercarci in lungo e largo mettendo a soqquadro la casa. Siamo quei figli andati o rimasti a casa, che però si sono un po’ “persi” o non hanno ben compreso il dono della figliolanza.

Alla tavola di Dio ci sono tutte queste situazioni, siamo noi con i nostri vissuti e Lui è qui, per mangiare di quello stesso pane capace di farci sentire di nuovo a casa.

“Ci sarà gioia in cielo per un solo peccatore che si converte”, si! Perché c’è una persona che non vuole perderci, esiste un Padre che attende costantemente il nostro ritorno, ed è proprio Dio.

Non importa cosa abbiamo fatto, a tutti capiterà di sbagliare e nessuno ne è esente, quello che conta è credere nel Suo amore capace di vedere oltre quell’errore. Dio è quel padre che quando ci vede uscire dalla porta, riesce a vedere già il nostro ritorno, perché in Lui ci sarà sempre una casa pronta ad aspettarci con tutto il cuore e soprattutto con tanta forza per ricominciare.

“Sto ritornando,

ma non sto andando indietro,

cammino per una nuova strada,

quella del perdono e della consapevolezza,

che nella casa di Dio

c’è un posto anche per me.

Grazie Padre per la tua Misericordia,

per esserci stato quando anch’io

me ne sarei andato.

Il Tuo amore è una cosa grande

ed l’unico linguaggio capace di ricostruire

i pezzi lasciati nel tempo,

affinché io non sia mai lontano da Te”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

Chiamati alla Luce

 

Chiamati alla Luce

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Is 58,9b-14

Salmo: Sal 85 (86)

Vangelo: Lc 5,27-32

 

Il Vangelo della chiamata di Levi, letto in questi giorni di preparazione alla Pasqua, apre il cuore alla speranza. Il dono della vita di Gesù, è preceduto da una serie di incontri, miracoli e chiamate, per annunciare quanto è grande l’amore di Dio, ed offrire a tutti noi peccatori un cammino di conversione.

Ciascuno ha una strada la cui direzione non è fermarsi al peccato, alla croce, ma alla Pasqua. Il peccato diviene il luogo della Misericordia, perché attraverso il Suo perdono risorgiamo con Lui.

Il Signore percorre strade e villaggi alla ricerca del peccatore ed è lì che entrambi gli sguardi si incontrano: noi peccatori, ma cercatori del volto di Dio e Lui cercatore di coloro che sono bisognosi di una direzione. Gesù vide Levi così com’era, ma il Suo sguardo era già quello del Risorto.

La Sua Risurrezione è la luce che illumina la nostra storia e attraverso di essa possiamo riconoscere il Suo volto che continuamente ci accompagna, affinché nella lunga serie di incontri, miracoli e chiamate, usciamo alla scoperta di quella Luce più forte delle tenebre, piena di vita, che viene dal Crocifisso.

 

 

 

Il sapore del perdono

 

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LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: 1Sam 9,1-4.17-19.26a; 10,1a

Salmo: Sal 20 (21)

Vangelo: Mc 2,13-17

 

 

Il Vangelo di oggi ci invita a pensare ai nostri sbagli, ai nostri peccati, in tutte quelle situazioni che non ci siamo sentiti giusti, e le nostre azioni volte a una ricerca di felicità, si sono rivelate un errore, un boccone amaro.

Nel testo non vengono descritti i tipi di peccati, questo perché in fondo chi di noi non ha mai sbagliato? Chi non ha mai peccato?

La vera domanda che il Signore oggi ci fa, non è tanto se abbiamo peccato o no, ma se abbiamo riconosciuto che davvero il Signore è venuto per noi in quella condizione, se davvero abbiamo colto che Gesù non è venuto quando eravamo giusti, quando non avevamo sbagliato, è venuto proprio perché eravamo così, peccatori. Lo dice chiaramente: “non sono i sani che hanno bisogno del medico ma i malati”.

Gesù è venuto per guarire, per guarirci dalla malattia di credere, che per arrivare a lui bisogna essere giusti. Perché questo? Perché il Signore attraverso il nostro errore ci fa sperimentare un amore più grande, una vita rinata, ci fa sperimentare che non tutto è perduto, e a partire da quell’errore, da quella esperienza d’amore, possiamo percorrere una nuova via. Allora possiamo vederci tutti intorno a quel tavolo con Gesù, a quella mensa.

Egli pane vero si fa nutrimento, è venuto per me, per noi, si fa cibo per sostituirsi a quel boccone amaro che lascia il peccato, perché grazie a Lui potessimo ripartire da quel pane spezzato che ha in sé il sapore del perdono, del buono per tutta la nostra umanità.

 

 

Una via, una strada, un posto

 

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LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Sof 3,1-2. 9-13

Salmo: Sal 33 (34)

Vangelo: Mt 21,28-32

 

Due figli, due modi di agire in cui potremmo identificarci, potremmo essere entrambi in base ai periodi della vita, è come avere due strade, ma in verità la strada è una: quella che Gesù chiama la via della giustizia. Chiamandola cosi sembrerebbe la strada di chi fa scelte giuste, buone, corrette, invece è la strada della figliolanza dove si incontrano anche quelli che sbagliano, ma anche quelli che si pentono e credono. Credere in che cosa? Che siamo Figli, che apparteniamo a un Dio che è Padre e non importa cio che facciamo, ma importa riconoscere chi siamo. Ciò che sta a cuore al Padre è che noi ci riconosciamo su questa strada, perché solo attraverso quest’esperienza possiamo sentirci meno peccatori, meno lontani da Dio e più vicini tra noi. Accanto al termine figlio mettiamo il nostro nome, noi fratelli di strada, gioiamo di chi ci passa davanti perché ha riconosciuto dov’è; sentiamoci perdonati per tutte quelle volte in cui è stato più forte non avere voglia e ci siamo sentiti deboli. Ciò che conta è oggi, tu in qualunque condizione ti senta, sei un Figlio, sei colui che ha un posto nel cuore di Dio.