Attirati dal Padre

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18 APRILE 2024

GIOVEDÌ DELLA III SETTIMANA DI PASQUA

«Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre». Dio è il soggetto dell’azione che ci affascina, che ci fa ardere il cuore, e poco alla volta, rinnova il miracolo della sua presenza nascosta, ma viva e vivificante. Nessuno ha mai visto Dio, eppure ci attira a sé, nella concretezza dei nostri rapporti, in quella umanità che ha voluto condividere con ogni essere umano, nei nostri luoghi quotidiani; qui ci ammaestra e ci dona un pane migliore di tutti: “è il pane che discende dal cielo”.

Il pane è il Figlio mandato dal Padre, quanti si nutrono di esso partecipano alla vita del cielo e diventano un pezzetto di cielo per gli altri qui in terra.

L’uomo vive da sempre con lo sguardo al cielo, col desiderio di superarsi, di scoprire nuovi mondi, ma impara a vivere su questa terra vedendo solo l’invisibile, quelle cose più vere e autentiche che costruiscono le relazioni, quei gesti di amore, di misericordia, di benevolenza, quelle briciole di pane che nutrono la vita.

Lasciamoci attirare da quell’Amore che ci insegna ad alzare lo sguardo, a vivere da risorti, a credere in Gesù che è la rivelazione piena e perfetta del Padre per la nostra salvezza.

“Signore,

attira il mio cuore a Te,

tienimi accanto,

così che la mia ferita

incontrando la Tua guarisca.

Tu, Signore risorto,

ti fai pane per amore,

possa sentire questo amore.

In ogni silenzio o solitudine,

sia il Tuo pane la mia forza,

poiché la stessa forza che mi attira a Te,

è quella per cui mi hai amato sino alla fine.

Possa il Tuo pane rendermi capace di amare come Te.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Pane

 

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17 APRILE 2024

MERCOLEDÌ DELLA III SETTIMANA DI PASQUA

La volontà del Padre, è il desiderio che tutti possiamo partecipiare della sua stessa vita, non a una vita qualunque, bensì eterna. L’uomo è una creatura fatta per l’infinito, geme dell’eternità che porta in sé e cerca cosi una pienezza di vita che gli arrechi felicità già qui in terra.

Gesù ci indica un alimento per saziare la nostra fame di vita, fame di eternità: il pane. Tuttavia il nostro semplice pane, non sarebbe in grado di sfamare l’uomo nel suo desiderio più profondo, se Dio stesso non si fosse fatto pane per entrare in ciascuno, per diventare relazione di vita. In quel pane è racchiusa una potenza di vita tale da contenere tutto l’amore del Padre, del Figlio, l’amore dei fratelli e per i fratelli: lì c’è la vita eterna.

Dio vuole farci vivere da risorti, perché con la sconfinata ricchezza del suo amore, possiamo avere la forza di vincere le nostre morti, ovvero tutti quegli angoli bui, dove non è ancora entrata la luce della salvezza.

Apriamo brecce di luce, brecce di vita, lasciamoci raccogliere da questa volontà di salvezza che Dio ha per noi, cosi da vivere nella pienezza del suo amore la vita eterna che è la vita dell’Eterno.

“Signore,

dall’eternità il mio nome è nel Tuo cuore.

Sono nato per una grande vocazione: essere figlio.

Ancora informe, Tu hai creato un pane

che crescesse il mio cuore,

e nella mia vita

la mia fame non si è spenta.

Dammi il Tuo pane,

fammi crescere,

così che di pane in pane,

viva già qui,

eternamente con Te.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Pane del cielo

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16 APRILE 2024

MARTEDÌ DELLA III SETTIMANA DI PASQUA

C’è un solo pane del cielo, quel pane quotidiano che noi chiediamo in preghiera, oppure a Messa, nel Padre nostro. Un pane per nutrire non solo il nostro corpo ma il nostro cuore. Un pane, cibo che in qualsiasi luogo o continente, ciascuno si trovi, il significato è sempre lo stesso.

Che cos’è il pane? Un alimento semplice, di base, il pane è casa, il pane del cielo è Dio. E cibarsi di questo, è fare casa con Dio. Un Dio che dal cielo viene a darci se stesso: in quel pane c’è tutto. A noi resta solo prenderlo, lasciare che sia il Suo pane in grado di sanare il nostro cuore e nutrire in profondità quelle ferite, che senza quel pane condurrebbero ad una fame sproporzionata, tanto da sfamarci con ciò che cibo non è. Ed in fondo lo sappiamo, perché il nostro cuore sta bene con Lui, siamo fatti per il cielo e per quel pane.

Cibarsi di quel pane in fondo non è così strano, è vita per la nostra vita. Allora andiamo incontro a quel pane, unendo le mani accogliamolo con amore e devozione e in quel “Amen” riconosciamo Lui, il Signore della vita entrare in noi.

Non c’è amore più grande, non c’è dono più immenso di quello che è Dio per noi, perché mentre ogni speranza effimera promette un futuro che soddisfa una fame parziale, Egli invece è già qui presenza, e nutre ora una fame più profonda.

“Pane d’infinita bontà,

fatto di mille particelle

in ogni parte sei tutto Tu,

in ogni luogo non sei che Tu.

Apri il mio cuore al tuo corpo,

fa che il Tuo pane

sia per me l’unica cosa che conta,

perché Tu mi ami così

da essere pane,

da essere cibo per stare con me.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Pane e pesci

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12 APRILE 2024

VENERDÌ DELLA II SETTIMANA DI PASQUA

Alla “mancanza” di quella folla affamata, corrisponde l’abbondanza di pane che il Signore dona. A quel bisogno di amore della folla, venuta per incontrare Gesù, corrisponde una compassione capace di andare in profondità, così che sia nutrito anche il cuore.

L’abbondanza con cui il Signore nutre, è paragonabile alla Provvidenza che ci viene incontro lungo il giorno; può essere un sorriso inaspettato, un saluto o semplicemente qualcuno in grado di dirci: “sono qui con te”, oppure anche solo camminare per strada e vedere i colori che la primavera ci ha donato, quel verde brillante delle foglie nel cielo blu del tramonto, sono segni che Lui ci è accanto e come allora, usa ciò che ha per arrivare a noi.

È interessante notare come Gesù faccia raccogliere con attenzione l’avanzo di quell’abbondanza, che non vada sprecato. Si, perché l’amore si consuma, non si spreca. Tutta quella folla verrà nutrita, eppure nonostante questo non capisce, cercano di farlo Re. Ma Gesù non è re come dicono loro, la sua vita è spesa per amore, non per potere.

Spesso anche noi ci sentiamo parte della folla, corriamo e la frenesia del quotidiano ci fa dimenticare di Lui, dei dettagli della sua presenza, in noi. Oggi andiamo a quel pane Eucaristico come la prima volta, ma non siamo piu dei bambini siamo uomini e donne con il nostro carico di speranze come quella folla che in fila attende quel pane. Mettettiamo nelle sue mani il nostro cuore, così che lo benedica e lo guarisca dalla ferita e dal peccato. Quei pani e pesci sono un evento straordinario, che diventerà per noi quotidianità nella mensa Eucaristica. A noi il compito di ricordare la Sua compassione, la sua Parola nella domanda a Filippo, il suo essere in disparte a pregare, così da essere capaci di vedere la compassione. L’ascolto e la preghiera, siamo quei pani e pesci spezzati in abbandonanza, dove il cuore rivolto all’altare di Dio, in quel “amen”, ponga tutto se stesso e senta quanto Dio per primo ha messo se stesso per noi, affinché nessuno vada perduto.

“Signore,

“Amen”, ti accolgo in me,

liberami Tu.

Pane del cielo,

venuto in un cuore dalla fame abbondante,

possa la Tua compassione,

il mio l’ascolto e la preghiera,

essere un inizio in cui

sentirti accanto,

così che amandomi profondamente sappia mettere il cuore,

sappia mettere Te in tutto quello che faccio.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

 

Unico pane

unico pane

13 FEBBRAIO 2024

MARTEDÌ DELLA VI SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

 

Il Vangelo di oggi, ci parla dei discepoli che si trovano ad avere un solo pane nella barca; e continuando la lettura del testo, è scritto: “discutevano perché non avevano pane”. Sembra che quell’unico pane, poco in quantità, sia inutile, da non conteggiarlo neppure. E Gesù gli rimprovera di far attenzione al lievito dei farisei e di Erode, ma essi continuano a discutere.

Cosa guarda il nostro cuore? All’abbondanza? Oggi Gesù ci invita a non guardare ai lieviti del mondo, che promettono ciò che non possono dare ed invece, focalizzarsi su quell’unico pane venuto a dare senso alle nostre vite.

Spesso ci troviamo come i discepoli a lamentarci di quel poco che abbiamo, di volere di più, ed in questo, il mondo ci promette sempre più velocità, immediatezza, luoghi sicuri, ma in verità non è così.

Per avere più tempo da una parte, bisogna toglierlo da un altra, ad esempio nelle relazioni; per essere immediati, spesso bisogna fare investimenti economici importanti e stare al passo con i tempi: vedi le tecnologie, oppure per cercare luoghi sicuri, facciamo scelte di massa per evitare discussioni e problemi.

Ecco qui il rimprovero di Gesù: non è il mondo che fa questo, è l’uso che noi ne facciamo a renderci schiavi, a donare un potere più grosso, a far lievitare la nostra vita in direzione sbagliata.

Ci è chiesto oggi di far memoria di Dio, di ricordare la nostra  personale “moltiplicazione dei pani”, che ha fatto per noi, ovvero tutte quelle situazioni con cui nel poco, il Signore ci ha donato molto. Egli è quell’unico pane sulla nostra barca, ma da cui può partire tutto.

Siamo nella barca con quell’unico pane che ha compassione di noi, che desidera sfamarci, che desidera nutrire il nostro cuore, così da non esser “fuori dal mondo”, ma capaci, ora nuovamente nutriti di Lui, di usare bene le cose attorno a noi, con atteggiamenti di giustizia, libertà e verità, con la forza di quell’unico pane sulla barca.

“Signore,

insegnami a comprendere

che per quanto la strada sia dura,

Tu sei l’unico pane da gustare.

È dura perché nella fame

si perdono le forze,

eppure Tu mi parli, sempre,

così che io non mi perda

e nella mia fragilità sento il Tuo amore.

Tu sei fuoco, Tu sei pane,

fai del mio cuore quel luogo

dove pane e fuoco possano incontrarsi

ed io nutrendomi di Te,

senta la Tua forza per ogni scelta, per ogni via,

nella fragranza dei miei giorni”.

(Shekinaheart eremo del cuore)

 

 

Briciole di pane

briciole di pane

 

20 AGOSTO 2023

XX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO A

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Is 56,1.6-7

Salmo: Dal Sal 66 (67)

Seconda lettura: Rm 11,13-15.29-32

Vangelo: Mt 15,21-28

Una donna straniera, una donna forte, una donna che chiede pietà per la figlia malata, e non si arrende davanti a Gesù che sembra essere restio a questo incontro. Persino i discepoli intervengono perché possa esaudirla. Questa donna non molla e rilancia ancora la sua richiesta di aiuto, convinta in cuor suo, che Gesù può fare qualcosa, può guarire sua figlia. Certo è straniera, non frequenta il tempio, non conosce le leggi dei rabbini, ma comprende che Gesù può dare vita, ed è venuto per tuttl.

La sofferenza, la malattia, il dolore, accomunano tutti gli esseri umani, non esiste lo straniero, ma soltanto la persona bisognosa di vita e di salvezza.

Credere nella potenza di Dio è fidarsi che in poca cosa, come una briciola di pane che cade dalla tavola, sia racchiusa tutta la forza di Dio, il dono di salvezza. Basta una briciola di fede per nutrirsi e vivere di quel pane di vita che è Gesù e si dona.

Gesù loda questa donna, perché accontentandosi di una briciola di pane, ha mostrato una grande fede, tanto da colmare il desiderio del suo cuore, il desiderio di una madre per la guarigione della figlia.

“Signore,

tengo stretta quella briciola di pane

che è la mia fede;

custodiscila Tu affinché non si perda.

È una briciola lo so,

ma è tutto quello che ho,

è fatta di Te e con Te: è pane.

Tu pane del cielo,

hai posto in me un pezzo di Te,

e non me ne voglio separare.

Guarisci il mio cuore,

fa che viva unita a quella briciola così piccola,

ma che ha tutto: ha Te!”.

(Shekinaheart eremo del cuore)

Il Signore del sabato

Il Signore del sabato

 

21 LUGLIO 2023

VENERDÌ DELLA XV SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

Prima lettura: Es 11,10-12,14

Salmo: Dal Sal 115 (116)

Vangelo: Mt 12,1-8

Gesù sta passando tra i campi di grano seminati, tra quelle messi che diventeranno nutrimento, pane, cibo per gli uomini, Eucaristia.

I discepoli che seguono Gesù hanno fame. Cosi tutti quelli che lo seguono, perché quella fame rappresenta il desiderio di saziare la propria vita di un senso nuovo. Non saranno quelle poche spighe sfregate tra le mani a dare sazietà, ma il pane vero che è Gesù stesso, la sua Parola e il suo corpo.

Questi fatti però, avvengono in giorno di sabato dove non era permesso dalla legge compiere azioni.

Gesù sul significato del sabato e di questa legge così minuziosa e dettagliata, dà un senso nuovo. Dicendo di essere “il Signore del sabato”, si identifica col sabato stesso; il vero sabato è Gesù.

Il cuore del messaggio per gli ebrei era il riposo di Dio, il riposo dell’uomo, quindi il riposo dello schiavo, dello straniero e degli animali, il riposo significava entrare nella vita stessa, il riposo era per la vita.

Gesù non trasgredisce la legge, ma la porta a compimento, ovvero la completa nella sua carne, dando la sua vita per una nuova vita di tutta l’umanità.

Gesù si presenta come il tempo e lo spazio, dove Dio si comunica a noi per quello che è, ovvero: come misericordia, come amore, come partecipazione di vita. .

“Signore,

nello spazio e nel tempo,

quello che davvero conta è il pane.

Tu sei il pane della vita,

quella spiga che tra le mani,

nutre il cuore

e lo rende libero dai “signori” della vita,

affinché si comprenda che Tu sei l’unico Signore

a cui, davvero, stiamo a cuore.

Donami la forza per cercarti sempre,

così che tenendoti tra le mie mani, io mi scopra nelle Tue”.

(Shekinaheart Eremo del cuore)

Vita per me

vita per me

 

28 APRILE 2023

VENERDÌ DELLA III SETTIMANA DI PASQUA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: At 8,26-40

Salmo: Sal 65 (66)

Vangelo: Gv 6,44-51

 

 

C’è un intensità tra noi e il Signore, un legame intessuto da sempre, al punto che Gesù dirà: chi mangia la mia carne avrà la vita. Si, perché possiamo essere vivi, ma senza di lui la nostra vita sarà una vita vissuta aspramente, incapace di aprirsi alla meraviglia dell’amore.

Significativa la domanda dei giudei: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Una domanda che potrebbe essere lecita se non trovassimo scritto la modalità in cui viene composta: aspramente. Egli è colui che évenuto a dare gusto, sapore nuovo alla nostra vita, altrimenti il rischio è di viverla aspramente, e condurre così le nostre relazioni, il nostro quotidiano.

Chiediamo al Signore il dono di poter riconoscere il nostro rapporto con lui come vitale, così da sentire questo legame insito nella nostra vita da sempre, espresso bene nelle parole di Gesù: “Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me”.

Che ci crediamo o no, che sia ancora lontano dalla nostra percezione noi in questo legame tra il Padre e il Figlio ci siamo già, c’è un posto da sempre conservato, riservato per noi e comprenderlo sarà la nostra forza.

“Signore,

aiutami a riconoscerti vita per me.

Sostieni il mio quotidiano

a volte incapace di gusto, di meraviglia

e fa che ritrovi il gusto per le cose belle,

per una vita che nonostante tutto,

è impregnata del Tuo amore.

Fa che il mio sguardo non si fermi alla mancanza,

ma sia capace di pienezza,

sia capace di vivere quella relazione tra noi in modo autentico,

e che essa sia la mia forza”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

Il Pane di vita

il Pane di vita

26 APRILE 2023

MERCOLEDÌ DELLA III SETTIMANA DI PASQUA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: At 8,1b-8

Salmo: Sal 65 (66)

Vangelo: Gv 6,35-40

Gesù è il pane della vita, il pane che è disceso dal cielo perché dono del Padre per tutti i suoi figli.

Mangiare di questo pane è lo stesso che credere in Gesù. È credere che lui è venuto dal cielo come rivelazione del Padre, è accettare il cammino che lui ha insegnato; ma la gente pur vedendo Gesù, non crede in lui, afferma infatti: “Voi mi avete visto e non credete”, ovvero non vi fidate di me. Essi non comprendono la portata di quel dono di vita che Gesù è.

Noi a differenza degli interlocutori di Gesù, abbiamo già la certezza che è possibile vivere da risorti, che quel pane di cui abbiamo veramente bisogno alimenta la persona nella vita, dona consolazione, salvezza, misericordia infinita del Padre, perché Dio è la sorgente dell’amore che ci permette di vivere senza cedere alla disperazione. Qui comincia la vita eterna, vita che è più forte della morte, ossia, una vita da vivere ogni giorno nel desiderio d’amore che Dio ha per noi. Questa infatti è la volontà di Dio: nutrirci e raccoglierci tutti nel suo amore.

“Signore,

insegnami a credere, a credere sempre,

e nutrendomi di Te, sostieni la mia debolezza.

Fa che ti riconosca,

e sappia aiutare gli altri a riconoscerti.

Insegnami che in me è già presente quella vita eterna,

come risposta ad ogni dolore o fatica,

ovvero una vita che è già risorta poiché tu l’hai salvata

con tutto te stesso

e non c’è amore più grande di Te,

e non c’è cuore che in Te non possa risorgere.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

Rendimento di grazie

rendimento di grazie

21 APRILE 2023

VENERDÌ DELLA II SETTIMANA DI PASQUA

Prima lettura: At 5,34-42

Salmo: Sal 26 (27)

Vangelo: Gv 6,1-15

“Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano” .

Ci troviamo qui in una situazione di estremo bisogno di cibo, ma oltre alla fame fisica ce n’è una più profonda, che vive nel cuore di ogni uomo: la fame di valori, la fame stessa di Dio, origine e fine di ogni esistenza e di ogni dono.

Per l’azione del rendere grazie ciò che avviene si moltiplica all’infinito e ci fa entrare in una logica di gratuità e sovrabbondanza, che supera ogni calcolo puramente umano e costituisce una prova di fede per i discepoli allora, come per noi oggi.

Quante scelte abbiamo fatto misurando solo le nostre forze, i mezzi, il bene, la stima, l’amore degli altri senza considerare la grandezza di Gesù; Lui è il vero nutrimento.

L’abbondanza del pane che ci viene donato ogni giorno, è quello eucaristico, esso è il “rendimento di grazie” per eccellenza, dove l’amore si moltiplica, si spezza e si dona a noi, affinché riconosciamo che possiamo contare su di Lui, e non solo sulle nostre forze.

Alle parole: “il corpo di Cristo”, rispondiamo: “amen” come segno  di essere parte di quella folla venuta da Gesù, ma che è già sazia perché ha ricevuto un pane che non va perduto, anzi esso dura per la vita eterna e più si dona più si moltiplica. Saziati da questo pane, invochiamo il Signore affinché ogni rendimento di grazie a cui partecipiamo, spalanchi il nostro cuore e lo rinnovi del Suo amore.

“Un pezzo di pane,

amore per intero,

dato a tutti noi affamati di tutto

e a volte poco di Te.

Eppure Tu vieni incontro a noi

per donarci te stesso,

per saziarci il cuore.

Ti prego: vienici sempre incontro,

pane del cielo.

Fa che la nostra vita ti sappia riconoscere,

e impari a donarsi come Te.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)