Vita quotidiana

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VENERDÌ 17 NOVEMBRE 2023

SANTA ELISABETTA DI UNGHERIA, RELIGIOSA – MEMORIA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Il testo del Vangelo di oggi sembra alquanto strano in realtà ci narra vita quotidiana e su cosa “accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà”, non è per scoprire un futuro, ma per comprendere come vivere oggi il presente.

Noè ha fatto le cose che fanno tutti gli esseri umani: mangiava beveva si è sposato. La differenza sta nel come si fanno le cose. Noè ha costruito un arca per la salvezza, ovvero ha lavorato ogni giorno con amore a quel progetto che Dio aveva pensato per lui e a beneficio degli altri. Quando un uomo lascia entrare Dio nella sua vita quell’attimo diventa il punto di inserimento di un amore sconfinato e attraverso di lui passa nella vita del mondo. Lì si costruisce la salvezza.

Ora noi possiamo vivere nell’indifferenza, oppure nella solidarietà, nella condivisione, nella fraternità, in tutti quei gesti che dicono amore, in modo da costruire la salvezza già in questo mondo, non in un altro, perché la tentazione è sempre di pensare che avverrà tutto in un futuro.

La salvezza si compie a partire da ogni istante che vivo, dal presente che è presenza di Dio. L’uomo si perde quando è mosso dall’egoismo, quando trattiene l’amore per paura di perderlo. Ma Dio moltiplica tutto e lo rende vita per tutti.

“Signore, insegnami a vivere.

Se il presente è l’unica cosa che dispongo,

aiutami a ricordare il passato e le sue saggezze

per vivere oggi quel presente, futuro di ogni domani.

Aiutami a non perdermi per incontrarti,

Tu vita unica e vera

ti prego scendi nel mio cuore,

liberalo dal torpore dell’egoismo,

dall’inciampo invadente del mio orgoglio,

così che nel mio presente

non possa che scorgere Te,

tessitore del tempo,

mio unico passato, presente e futuro,”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

Gesù presente e vivo

Gesù presente e vivo

15 APRILE 2023

SABATO FRA L’OTTAVA DI PASQUA

Prima lettura: At 4,13-21

Salmo: Sal 117 (118)

Vangelo: Mc 16,9-15

Il Vangelo di oggi ci invita a pensare Gesù presente e vivo nella nostra vita. Egli si manifesta da risorto a chi prima aveva già incontrato per vari motivi. È così anche per noi: la nostra vita è attraversata dalla sua presenza in modi differenti, poiché sempre Egli  ha cura di noi.

Il rischio è: ma ci crediamo? Crediamo ad un Dio presente davvero nella nostra vita, oppure viviamo questa relazione come un Dio che invoco ogni tanto?

Credere non è un punto di arrivo, è il primo passo: Maria di Màgdala ha fatto quell’esperienza iniziale con Gesù che è stata un mezzo che l’ha portata a credere in Lui risorto, così i suoi discepoli, c’è sempre un momento che prepara a quel nuovo incontro con Gesù risorto.

Dobbiamo chiedere al Signore l’aiuto di sentirlo vivo e accanto a noi, di liberare il nostro cuore da tutto ciò che frena o può frenare la nostra relazione con Lui, così da poter scorgere segni di Risurrezione, segni di Dio nella nostra vita, che non esclude la fatica quotidiana, ma essi saranno la forza da cui attingere. Diventeremo anche noi dei risorti, ovvero persone capaci di Dio, in grado di mettere luce, di far brillare la nostra vita persino in quelle parti più buie, poiché Lui le ha già perdonate e per il quale ha amato e ha dato tutto, tutto se stesso.

“Signore,

illumina la mia vita del Tuo amore risorto.

Aiutami a credere sempre,

nonostante il dolore o la fatica.

Aiutami a ricordare quel primo giorno

in cui ho percepito il Tuo amore,

affinché possa guardare

la mia vita con speranza,

una speranza che viene dall’esperienza

che Tu per me, o Signore, ci sei”.

(Shekinaheart Eremo del cuore)

C’è una novità

 

C'è una novità

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: At 19,1-8

Salmo: Sal 67 (68)

Vangelo: Gv 16,29-33

 

Con la gioia ancora nel cuore per la festa di ieri, il Vangelo di oggi sembra quasi smorzare questa felicità, ma non è così, leggiamo: “Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!”.

Il Signore non annuncia quello che accadrà, dice: “Nel mondo avete tribolazioni“, è un verbo al presente, esprime la Sua conoscenza di ciò che viviamo, con una novità: esortare a renderci consapevoli che Lui ha vinto il mondo. Le preoccupazioni, gli affanni, e tutto ciò che ci portiamo nel cuore, di questo tempo presente, sono già nel cuore di Dio.

L’invito è ad aver coraggio, e spesso ci vuole più coraggio a percorrere le stesse strade in novità di vita, che cambiare rotta, ma Gesù è quella novità nella nostra realtà.

Quando non sappiamo dove trarre la forza, Lui ci sta indicando in chi possiamo confidare. Egli è accanto per dare coraggio, lì in quella situazione dove pensiamo non ci sia nessuno. Lui non desidera lasciarci soli, vuole farci sentire il Suo amore e aiutarci a credere.

Probabilmente non cambieranno immediatamente le cose, ma riscopriremo in noi una nuova forza, che allontanerà quella sensazione di solitudine, per dare spazio a uno sguardo nuovo: quello delle piccole cose che donano sollievo e riposo al cuore.

Egli ha vinto il mondo, perché l’ultima parola nella vita non sia il dolore, ma l’amore, l’ultima risposta non sia il rifiuto o l’abbandono, ma la fede. La fede in Chi ci ha creato, la fiducia del cuore del Padre accanto ai Suoi figli.

 

 

 

Il presente

 

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LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: 1Gv 2,12-17

Salmo: Sal 95 (96)

Vangelo: Lc 2,36-40

 

 

Noi possiamo identificarci con il popolo che aspettava la redenzione, sentiamo il bisogno di essere salvati, perdonati, sentiamo il peso delle nostre colpe. Nel Vangelo di oggi riceviamo un conforto che non si riferisce a una profezia futura ma al presente, a quel momento presente in cui Anna incontra Gesù.

Non devo andare lontano, Egli si fa presente per me, nonostante io mi senta mancante o che sia passato tanto tempo, quasi una vita intera ad aspettare quell’incontro. Il momento dell’incontro si fa presente, perché è dal presente che si costruisce il futuro, e il mio quotidiano diventa il tempio dove poter incontrare il Signore.

Gesù lascia il tempio per raggiungerci nel nostro quotidiano, per diventare noi stessi Suo tempio, un luogo dove il peccato lascia il posto al perdono, dove un pezzo di pane e del vino, diventano comunione in cui poter crescere e fortificarsi, un luogo dove l’attesa lascia il posto alla presenza il cui volto è di un Dio che ha scelto di abitare in te.