III domenica di Quaresima

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03 MARZO 2024

III DOMENICA DI QUARESIMA – ANNO B

Mentre il tempio, a quel tempo, diventa un mercato, oggi il Signore ci invita a guardare a questo Vangelo chiedendoci: dove pongo il mio cuore?

Cosa sta diventando? Queste sono domande salutari, perché dirsi la verità è sempre il primo passo per guarire e per scoprire la Sua misericordia che ci ama così, prima di ogni nostro cambiamento.

Siamo invitati a camminare, a non svalutare il nostro cuore in relazioni di poco conto, che mercanteggiano la fiducia a scapito di un interesse, e che terminato svanisce.

Siamo chiamati a relazioni vere, autentiche, basate sulla realtà e la fiducia, sulla stima reciproca e siamo chiamati ad una relazione con Dio, che non si basa sul comprare la sua bontà, con gesti e cose, perché Egli è un Dio di amore, non da “placare”. Finché la penseremo così, non conosceremo realmente Dio, ma la nostra idea di Dio sarà solo una ideologia!

Il Signore ci chiama invece a scendere nel nostro cuore, a farci attrarre da Lui, a fare le cose, anche le più semplici, per Lui.

Auguriamoci di avere il coraggio di fare del tempio del nostro cuore, ciò che ha fatto Gesù oggi, scacciando quello che non va, perché non rimarremo soli, anzi il rischio è il contrario, rimanere soli perché non l’abbiamo fatto.

Il Signore che è sempre al nostro fianco ci dia la forza di cambiare ciò che ancora è fragile, che ha bisogno solo di amore e che Lui unico porto sicuro, può realmente darci.

“Signore,

metto il mio cuore, nel Tuo.

Sono qui, perché non voglio fare della mia vita un mercato,

un via vai di gente

ed io al centro, perso.

Desidero che il mio centro sia Tu.

Aiutami, buttiamo via insieme ciò che non va,

purifichiamo il mio cuore.

Quaresima che attende la Pasqua è la vita.

Eccomi, fai di me una primavera destinata a fiorire,

dopo tutto il freddo dell’inverno.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Una salvezza davanti a tutti i popoli

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GIOVEDÌ 02 FEBBRAIO 2023

PRESENTAZIONE DEL SIGNORE – FESTA

 LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Ml 3,1-4

Salmo: Sal 23 (24)

Seconda lettura: Eb 2,14-18

Vangelo: Lc 2,22-40

 

Simeone dice: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo

vada in pace, secondo la tua parola,

perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,

preparata da te davanti a tutti i popoli:

luce per rivelarti alle genti

e gloria del tuo popolo, Israele».

C’è una salvezza preparata dal Signore davanti a tutti i popoli. Egli è colui che ci apre la strada, affinché la Sua luce la illumini.

Sono passati con oggi quaranta giorni dal Natale e Gesù viene presentato al tempio, come diceva la legge. Egli si mette in cammino come tanti altri.

Simeone vede tutto questo: vede la salvezza farsi strada nel mondo, diventare concreta e presente. Vede la salvezza di Dio in un uomo che, attraverserà con i propri piedi la storia di tanti, e tanti dopo di Lui lo seguiranno, ecco chi sono i consacrati di cui oggi è la festa, uomini e donne di Dio, che hanno visto la salvezza in Lui e desiderano solo annunciarla.

Preghiamo per tutti i consacrati e le consacrate, soprattutto per quelli che stanno vivendo un momento di fatica, affinché il Signore doni loro la forza di affrontare il buio, nella certezza che la notte finirà e presto ci sarà la luce.

Tutti noi, consacrati da Dio nel battesimo, rimaniamo fermi in questa certezza: presto ci sarà una Luce anche per me, in qualsiasi strada abbia preso, qualsiasi scelta io faccia, Dio ha preparato una strada di amore davanti a me, e questo non cambierà mai.

“Signore,

cammina davanti a me,

affinché io da dietro possa vedere i Tuoi passi.

Sostienimi quando stanco di camminare non ce la faccio.

Rinnova il mio cuore

dal dubbio e dallo sgomento.

Fa che sia sempre la Tua luce a guidarmi,

perché sei Tu la mia salvezza”.

(Shekinaheart Eremo del cuore)

 

 

Profumo del Pane

profumo del Pane

 

18 NOVEMBRE 2022

VENERDÌ DELLA XXXIII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Ap 10,8-11

Salmo: Sal 118 (119)

Vangelo: Lc 19,45-48

 

“Ogni giorno insegnava nel tempio”, ogni giorno appena svegli è preparata per noi la Parola di Dio. È bello pensare che c’è Qualcuno a preparare qualcosa per noi: una Parola, un po’ di conforto, aiuta a sentirci a casa.

Questo è il desiderio di Dio per noi: che la Sua casa diventi una casa di preghiera, e non un covo di ladri; espressione “forte” ma significativa, poiché ci aiuta a farci comprendere che non c’è nulla di fuggiasco, di breve o temporaneo, non c’è qualcosa da accaparrare nella Sua casa, ma si tratta entrare e prendere quel dono che Dio stesso ha preparato per noi.

Entriamo nella Sua casa, sentiamoci a casa con Dio così da potergli affidare ogni cosa, ogni dubbio e paura e ricordiamoci che lì all’interno vi è preparato un posto per noi. Gustiamo il calore di questa casa, sediamoci alla tavola apparecchiata e respiriamo il profumo del Pane.

“Signore,

sorreggi i miei passi,

fa che io mi accorga del dono che mi hai preparato

e ne faccia tesoro

per i tempi duri e quelli felici.

Aiutami a sentirmi a casa,

affinché la mia vita trovi un posto con Te

ed io smetta di cercare altrove ciò che Tu mi hai preparato:

una casa, un rifugio, un conforto

nel Tuo cuore, per me”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

Il nuovo tempio

 

il nuovo tempio

 

MERCOLEDÌ 09 NOVEMBRE 2022

DEDICAZIONE DELLA BASILICA LATERANENSE – FESTA

 LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Ez 47,1-2.8-9.12

Salmo: Sal 45 (46)

Vangelo: Gv 2,13-22

 

Gesù è il nuovo tempio. La casa di Dio non è più solo fatta di mattoni, ha preso vita, così che ciascuno potesse trovare in Gesù il luogo dove incontrare Dio e sentirsi raggiunti.

Oggi l’invito è sentirci a casa con Dio, è sperimentare quanto nel corso dei secoli si è passati dal tempio struttura fissa, al tempio che è Cristo, un tempio che rimarrà per sempre con noi.

Nel Vangelo si parla di tre giorni per ricostruire il tempio, è un’allusione alla Risurrezione di Gesù, quei tre giorni dopo la Sua morte, tempo di attesa, silenzio, in cui dalle viscere della terra, il nuovo tempio stava per risorgere e dire a tutta l’umanità: risorgete con me.

Oggi passando davanti o meglio entrando in una Chiesa, sentitevi parte di qualcosa di grande, parte di una Risurrezione che comunque ci ha coinvolti anche dopo tanti anni. Sentitevi a casa, e credete fermamente che Gesù Cristo Risorto non è fermo lì, ma ci accompagna, è Risorto, affinché tutti potessimo sentire la vita rinascere, sperimentare la Sua forza nelle difficoltà e vivessimo di quell’amore che ci ha raggiunto.

Gesù è il tempio da amare, onorare, celebrare e non è più distante da noi, è un tempio che per risorgere ha attraversato la sofferenza, il dolore, è un tempio le cui ferite sono visibili come le nostre, è un tempio in cui ogni lacrima sarà raccolta e ogni dolore sarà consolato, perché in ognuno di noi è presente e vivo il tempio di Dio.

 “Signore,

desidero cercarti,

perché ho bisogno di essere consolato.

Tu che hai sofferto lo sai,

ti chiedo di starmi accanto,

di farti vivo, presente in me,

perché non perda la forza.

Affido a Te la mia vita

come un candela accesa che arde e si consuma,

posta dinanzi al Tuo altare

e diventa una con Te”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

Nell’ultimo banco

nell'ultimo banco

 

DOMENICA 23 OTTOBRE 2022

XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

LITURGIA DELLA PAROLA      (clicca qui)

Prima lettura: Sir 35,15b-17.20-22a

Salmo: Sal 33 (34)

Seconda lettura: 2 Tm 4,6-8.16-18

Vangelo: Lc 18,9-14

 

Chissà quante volte ci siamo sentiti così, come il pubblicano a distanza, entrando in Chiesa nell’ultimo banco, in punta di piedi, con i pesi del nostro errore e non sentendoci a posto.

A tutti noi, il Signore dice: “vieni a casa”, perché è Lui il luogo dove poter finalmente fermarci e lasciargli il peso dei nostri peccati.

Fardelli pesanti trascinati sulle nostre spalle, paure, essi sono un blocco per noi ma non per Dio. Quel pubblicano ha sperato di poter trovare in Dio qualcosa che nessun altro aveva e fu così, tornò a casa giustificato, perché ha capito di aver sbagliato e aveva solo bisogno di una possibilità.

Il Signore ci dà sempre una possibilità, ci ama e vuole per noi il meglio, affinché da quella situazione possiamo uscirne rinnovati. Sentirsi sbagliati non aiuterà mai nessuno, sentirsi amati è la strada per cambiare, crescere e migliorare. È nell’amore che il cuore batte più forte e quello di Dio ha noi come suo palpito, tanto da essere Padre, amico, per alcuni sposo e per tutti un luogo dove poter rinascere.

“Ho voluto sperare almeno in Te,

mi sono recato al tempio,

era giorno, ma io vivevo il buio.

Non volevo entrare, però qualcosa era più forte,

eri Tu, che mi parlavi, non dal tempio, ma dal mio cuore,

come se avessi voglia di vedermi.

“O Dio abbi pietà di me peccatore”.

C’era tutto in quella frase, c’era me stesso

e sono tornato a casa

perdonato, amato,

non avrò la presunzione di essere giusto,

non occuperò mai i primi posti,

ma alzerò la testa,

così tutti sapranno che Ti ho incontrato”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

L’unica legge

 

l'unica legge

 

LUNEDÌ 08 AGOSTO 2022

SAN DOMENICO, PRESBITERO – MEMORIA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Ez 1,2-5.24-28c

Salmo: Sal 148

Vangelo: Mt 17,22-27

 

Nella casa di Dio siamo figli liberi! È Gesù a spiegare quanto alta è la libertà di chi ha fatto della sua vita questa certezza. Egli paga la tassa per il tempio come tutti, perché non si difende o discute? Per evitare scandali, è scritto.

Si, affinché tutti capiscano che Gesù e i suoi non sono un’élite, ma fanno parte della gente che fa le cose quotidiane e ordinarie, comuni a tutti, come ad esempio pagare la tassa, poiché ciascuno di loro fa parte di quell’unico popolo.

Lo scandalo sarebbe stato non pagare, mettersi in una posizione “alta”, ma Gesù sceglie di abbassarsi alle leggi di re terreni, di scendere per farci risalire tutti accanto a sé e al Padre, e comprendere che non siamo solo un popolo, ma il popolo dei figli di Dio, la cui unica legge è quella dell’amore.

Se siamo liberi è per dono Suo che ha fatto della Sua libertà un’offerta, affinché nessuno fosse escluso da questa figliolanza. C’è dello straordinario in questo brano di Vangelo, Gesù manda Pietro a pescare un pesce dove all’interno vi è una moneta d’argento con cui pagare, segno della Provvidenza di Dio.

La moneta data al tempio, non sarà più per Pietro un tributo ai regnanti della terra, ma un dono ricevuto dalle mani del Padre, consegnato al tempio a nome di una libertà più grande.

Tutti noi siamo figli sotto il segno di una legge di amore e libertà, dinanzi a un Padre che non impone, ma dispone per noi un cammino in cui riconoscere a partire dalle piccole cose, dall’ordinarietà della vita, la straordinarietà di Dio.

“Signore,

insegnami a sentirmi Figlio di Dio

in ogni situazione,

affinché anche nelle difficoltà, io ricordi

che c’è un Padre in cui confidare.

Aiutami a vivere dell’unica legge che tu mi hai donato:

il comandamento dell’amore,

per scoprire quella libertà che in essa trova rifugio

e in cui io desidero esistere,

perché davvero per tutti

c’è un posto nel cuore di Dio”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

Il presente

 

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LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: 1Gv 2,12-17

Salmo: Sal 95 (96)

Vangelo: Lc 2,36-40

 

 

Noi possiamo identificarci con il popolo che aspettava la redenzione, sentiamo il bisogno di essere salvati, perdonati, sentiamo il peso delle nostre colpe. Nel Vangelo di oggi riceviamo un conforto che non si riferisce a una profezia futura ma al presente, a quel momento presente in cui Anna incontra Gesù.

Non devo andare lontano, Egli si fa presente per me, nonostante io mi senta mancante o che sia passato tanto tempo, quasi una vita intera ad aspettare quell’incontro. Il momento dell’incontro si fa presente, perché è dal presente che si costruisce il futuro, e il mio quotidiano diventa il tempio dove poter incontrare il Signore.

Gesù lascia il tempio per raggiungerci nel nostro quotidiano, per diventare noi stessi Suo tempio, un luogo dove il peccato lascia il posto al perdono, dove un pezzo di pane e del vino, diventano comunione in cui poter crescere e fortificarsi, un luogo dove l’attesa lascia il posto alla presenza il cui volto è di un Dio che ha scelto di abitare in te.

 

 

Oltre la domanda

 

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LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Nm 24,2-7. 15-17b

Salmo: Sal 24 (25)

Vangelo: Mt 21,23-27

 

La non risposta a Gesù frutto di una strategia da parte dei capi dei sacerdoti e degli anziani, genera un’altra non risposta da parte di Lui. Perché Gesù non dice da dove veniva la Sua autorità? Perché parla ancora di Giovanni e non di sé stesso? Come mai? Perché a Lui interessa che andiamo all’origine delle cose, poiché Egli sta all’origine. Quello che Gesù fa, è portarci a compiere un passo in più della semplice conoscenza data da un insegnanento, ed è per questo che parla di Giovanni, perché solo dinanzi all’esperienza è possibile conoscere. Gesù desidera far fare ai capi dei sacerdoti, agli anziani e anche a noi, l’esperienza di Dio e utilizza tutto per fare questo, persino delle domande che sanno di accusa per permettere che ciò avvenga. Non importa a che punto siamo della nostra vita: vicini, lontani o persino ostili. Egli fa delle nostre esperienze un luogo di insegnamento, di conoscenza dove potergli chiedere: chi sei? È li nella domanda, che iniziamo anche noi a sentirci nel tempio, un tempio fatto persino dai nostri stessi muri, ma soprattutto fatto di un Volto che ci attende. Gesù entra nel nostro tempio e fa della nostra vita occasione di dialogo, di relazione, un luogo di risposta dove non sentirci più soli, lontani o ostili, ma riappacificati tra i nostri dubbi tanto da divenire noi stessi per altri esperienza, risposta e annuncio.