Una via, una strada, un posto

 

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LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Sof 3,1-2. 9-13

Salmo: Sal 33 (34)

Vangelo: Mt 21,28-32

 

Due figli, due modi di agire in cui potremmo identificarci, potremmo essere entrambi in base ai periodi della vita, è come avere due strade, ma in verità la strada è una: quella che Gesù chiama la via della giustizia. Chiamandola cosi sembrerebbe la strada di chi fa scelte giuste, buone, corrette, invece è la strada della figliolanza dove si incontrano anche quelli che sbagliano, ma anche quelli che si pentono e credono. Credere in che cosa? Che siamo Figli, che apparteniamo a un Dio che è Padre e non importa cio che facciamo, ma importa riconoscere chi siamo. Ciò che sta a cuore al Padre è che noi ci riconosciamo su questa strada, perché solo attraverso quest’esperienza possiamo sentirci meno peccatori, meno lontani da Dio e più vicini tra noi. Accanto al termine figlio mettiamo il nostro nome, noi fratelli di strada, gioiamo di chi ci passa davanti perché ha riconosciuto dov’è; sentiamoci perdonati per tutte quelle volte in cui è stato più forte non avere voglia e ci siamo sentiti deboli. Ciò che conta è oggi, tu in qualunque condizione ti senta, sei un Figlio, sei colui che ha un posto nel cuore di Dio.

 

 

La Fede si fa spazio

 

 

 

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LITURGIA DELLA PAROLA  (clicca qui)

Prima lettura: Is 35,1-10

Salmo: Sal 84 (85)

Vangelo: Lc 5,17-26

 

 

Il Vangelo di oggi fa pensare che la fede si fa spazio. Possiamo dire che nell’incontro con il Signore, anzitutto precede un’esperienza che si fa spazio nelle nostre vite grazie a chi ci ha cresciuto, o attraverso incontri che hanno segnato la nostra storia. L’episodio di oggi aiuta ad allargare, a dare spazio alle nostre prospettive: lì dove ci sentiamo inadatti, lontani, oggi ci viene detto che non è necessario entrare dalla porta, va bene anche attraverso il tetto, perché ciò che il Signore ha a cuore è che per tutti ci sia “un sentiero e una strada” (Is 35,4) che il popolo potrà percorrere. E se entro dalla porta, o dal tetto cosa importa? Sono davanti come posso, con quello che sono, con i miei sforzi, con l’aiuto degli altri, le mie fatiche e le mie fratture e tu o Dio sei davanti a me con il tuo perdono, il tuo conforto e la tua forza. L’episodio si conclude con il paralitico che esce con il suo lettuccio, ma da dove è uscito? Non è detto, ma poco importa, perché dopo questo incontro ha trovato il suo spazio.

 

Strada facendo

 

 

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Prima lettura:Is 30,19-21.23-26

Salmo: Sal 146 (147)

Vangelo: Mt 9,35 – 10,1.6-8

 

Ciò che caratterizza questo testo è il movimento, Gesù viaggia per piazze e villaggi, e manda altrettanto i suoi discepoli ad andare dalle pecore perdute. Non è indicato il dove, ma per chi è questo viaggio: per le pecore perdute, disperse che vagano senza meta, ma esse stesse sono una meta per Dio, la loro direzione. Devo sentirmi la direzione verso cui e per cui il Signore intraprende un viaggio. Io che non so dove andare, paradossalmente oriento lui a fermarsi da me. Non importa dove sono io e a che punto sono della mia vita, io sono meta di Dio.

 

È davvero possibile…

 

 

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Prima  29,17-24

Salmo: Sal 26 (27)

Vangelo: Mt 9,27-31

 

Leggendo il Vangelo la prima domanda che sorge spontanea è: com’è possibile che due ciechi, ovvero due persone nell’oscurità, possano seguire Gesù che si sta allontanando? Cosa ci vuole dire oggi questo testo? Che nonostante l’oscurità è possibile camminare e addirittura seguire, così come sono, nel buio più totale; siamo invitati a continuare a camminare, c’è un tratto di strada da fare e credere in quello che per ora non sto vedendo. È davvero possibile? Si! Perché quella strada per quanto buia, ha compagni come me e un ingresso in una casa, un luogo che segna la perdita dell’oscurità e l’inizio di un nuovo cammino di luce!

Possa questo avvenire presto per tutti noi !

 

Sulla roccia

 

 

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Prima lettura: Is 26,1-6
Salmo: Sal 117 (118)
Vangelo: Mt 7,21.24-27

 

Di fronte all’invito del Vangelo ad ascoltare e a mettere in pratica, sembra un cammino difficile. Ci sentiamo incapaci, lontani dalla strada giusta, senza sapere dove cominciare: poveri. Ed è proprio la povertà la condizione necessaria: per costruire una casa c’è bisogno di un terreno, di un luogo vuoto. E solo nel vuoto, in ciò che “manca” che è possibile costruire, scorgere ciò che c’è. Nella prima lettura, viene descritto che i piedi dei poveri camminano nella terra dove il Signore: “ha abbattuto coloro che abitavano in alto, ha rovesciato la città eccelsa, l’ha rovesciata fino a terra, l’ha rasa al suolo”. Devo crederci: c’è un strada, un posto, un luogo dove fiorire, dove poter camminare sapendo che le mie fondamenta sono innestate nella roccia.