7. Caffè amaro

Attenzione! Il seguente articolo fa parte di un romanzo erotico/comico/fantascientifico a puntate e, come tale, è riservato a un pubblico maggiorenne: se hai meno di 18 anni sei pregato di chiudere immediatamente questa pagina!

7. Caffè amaro

25/8/20XX ore 11:25 – Sala Riunioni Jeffrey Dahmer, piano -2, base operativa segreta ItacaXX dello SHITS di Pittsburgh, Pennsylvania.

Il colonnello John Gordon Pot Sr. Snurf Kack Tualet sorrise soddisfatto: erano le 11:25 e la sua squadra era già al completo nella sala riunioni X3.

Quasi al completo in effetti… – ricordò il direttore. Il piccolo Timmy infatti non era presente ma la madre gli aveva fatto avere la giustificazione: apparentemente quella birba di ragazzino aveva preso un virus, una malattia tipica dei bambini chiamata “bocca-lingua-culo” o roba del genere.

Proprio ora che le indagini si fanno più impegnative e avrei avuto bisogno di lui… speriamo almeno che non mi abbia contagiato la squadra… soprattutto padre Rucola che me lo teneva sempre d’occhio…

Anche il “ribelle”, il capitano Carl Patt Scott Jr. Mac Burgerein era al suo posto: ovviamente stava perdendo tempo a scribacchiare note sul suo taccuino quando invece il piano, “Fermare questo maniaco”, era già chiaro: ma la puntualità era comunque un passo nella giusta direzione. Gli altri membri della squadra osservavano attentamente la Dottoressa Lily Ruth Saltenberger Raden von Krausslofter.

Sempre intenta a controllare i propri appunti… – approvò il direttore Kack.

Anche l’Ingegnere per una volta era sveglio: il colonnello era stato avvertito che l’uomo aveva forti appoggi politici e quindi lo tollerava ignorandolo e lasciandolo dormire.

Almeno non disturba – pensò.

Finalmente, alle 11:29, il colonnello annuì e prese la parola «Bene, visto che ci siamo già tutti possiamo iniziare. Dottoressa von Krausslofter: smetta di ripassare; so che ha novità importanti, vero?»

La dottoressa, che aveva improvvisato uno spettacolo di pole dance nel vano tentativo di attirare l’attenzione dell’aitante quanto geniale capitano Mac Burgerein, si staccò immediatamente dal palo di sostegno intorno al quale aveva roteato fino a pochi attimi prima, si risistemò la gonna che le era risalita oltre mezza coscia, si riallacciò la camicetta trasparente di seta che lasciava intravedere i piccoli capezzoli rosei, mise via le banconote che l’informatico Vermont Chicken e l’agente Black le avevano infilato nelle mutandine, si annusò le ascelle sudate per controllare che il deodorante reggesse, si dette una sistemata al trucco, si sciolse la lunga coda di cavallo e risistemò rapidamente i capelli biondi in due più militaresche trecce ai lati della testa e, infine, indossò i suoi occhiali fucsia dalle lenti a forma di cuore.

«Dottoressa Saltenberger Raden von Krausslofter non è che ogni volta che la chiamo possa aspettare dieci secondi mentre lei finisce di fare le sue cose femminili!» – la riprese il colonnello.

«È vero direttore Snurf Kack Tualet, ma mancava ancora un minuto all’inizio della riunione e io stavo… beh, lo sa… controllando i miei appunti…» – si giustificò la von Krausslofter.

«D’accordo, d’accordo… ha sempre la scusa pronta lei, eh? Ora però non perda tempo come al solito: ci aggiorni sulla situazione, chop chop!»

«Volentieri direttore e grazie per non…»

«Ah proposito: qualcuno vuole un caffè?» – chiese il colonnello rivolgendosi agli astanti: la proposta ricevette un consenso quasi unanime con le soli eccezioni dell’Ingegnere, che temeva di non dormire, e del capitano Mac Burgerein.

Quelli che fanno gli asceti sono i peggiori… – pensò il colonnello e poi, rivolgendosi direttamente a Mac Burgerein, gli disse a voce bassa senza che gli altri potessero sentirlo «Lo so che lei si crede superiori a noi tutti ma sa cosa? si sbaglia…»

«Bene, quindi se non erro servono dieci caffè…» – disse poi il colonnello Kack ben felice di poter impressionare i propri uomini sfoggiando la sua inconsueta abilità matematica.

Tutti gli sguardi tornarono quindi ad appuntarsi sulla Dottoressa Lily Ruth Saltenberger Raden von Krausslofter.

«Dottoressa, che aspetta?» – la esortò il colonnello.

«Posso cominciare allora?»

«Non “può”: “deve”…» – chiarì serio il direttore Snurf Kack Tualet.

«Allora, come…»

«Dottoressa! I caffè!» – le urlò seccato il colonnello.

«Ma… ma, io? Cioè, devo riepilogare cosa è successo… non fare i caffè, no?» – balbettò la dottoressa.

«Ma… ma… ma… ma!» – le fece simpaticamente il verso il colonnello Snurf Kack suscitando l’ilarità generale «Certo che li deve fare lei: vede altre donne qui con noi?»

«Ma… e la presentazione allora?» – farfugliò Lily Ruth tutta rossa per l’imbarazzo.

«La presentazione la farà appena avrà preparato e servito i caffè: per questo le ripeto di darsi una mossa! Possibile che con lei tutte le volte, con le sue donnesche esitazioni, si perda un’infinità di tempo prima di poter cominciare a lavorare?!»

«Se mi è consentito colonnello, le sue parole potrebbero essere fraintese come leggermente sessiste…» – intervenne con pacatezza, ma anche con estrema serietà, il capitano Carl Patt Scott Jr. Mac Burgerein.

Alle parole del bello e geniale capitano gli occhi azzurri e dolci della dottoressa Saltenberger Raden von Krausslofter scintillarono di gioia e un repentino sorriso le illuminò il volto. Ella volle far capire a Carl Patt il proprio apprezzamento per le sue coraggiose parole approfittando del fatto che tutti, tranne lui, si erano ora voltati ad aspettare la replica del colonnello. Così strinse la mano sinistra a pugno e, con virginale castigatezza, prima la leccò tutta, sempre ben attenta e mantenere il contatto visivo con gli occhi indecifrabili del capitano, e dopo se la infilò in bocca arrivando a ingoiarla fino all’inizio dell’avambraccio; contemporaneamente spinse il proprio bacino in avanti, evidenziando la protuberanza del pube, e con la destra, pudicamente lo massaggiò da sopra la gonna.

«Sessista? Io? Ma come? E perché? Le sue parole capitano prima di offendermi mi feriscono: io ho il massimo rispetto per le donne. Tutte le donne: anche per quelle brutte e intrombabili. Ma lei dottoressa Lily Ruth Saltenberger Raden von Krausslofter non si sarà mica offesa? E per cosa poi? Per questa sciocchezza dei caffè forse?» – chiese il direttore.

Senza farsene accorgere la dottoressa sputò rapidamente la mano sinistra insieme a metà colazione e gli rispose «Beh, un pochino…»

«Ma santa donna! Solo le femmine tossiche si irriterebbero per le mie parole! Proprio lei che grazie alle sue overdosi di estrogeni dovrebbe avere la famosa sensibilità femminile! Non ha capito che il mio era un complimento? Non si rende conto che questi suoi colleghi non la sanno nemmeno accendere la macchinetta del caffè? Se chiedevo all’Ingegnere o ci rimaneva fulminato oppure saremmo stati tutti avvelenati! Il nostro nanaccio assassino neppure ci arriva al tavolo della macchinetta e chi si fiderebbe dell’igiene del nostro Louis Chicken… senza offesa…» – disse il colonnello rivolgendosi direttamente all’informatico della squadra, quasi cieco a forza di controllare Internet alla ricerca di video porno illegali e con le mani ricoperte da una peluria fittissima: l’uomo sentendosi chiamare in causa, smise di fissare la dottoressa e si riallacciò rapidamente i pantaloni.

Ma il direttore non vi fece caso e proseguì «E allora chi salverebbe le donne, proprio le donne dico, della nostra grande nazione, Dio protegga l’America, da quell’abominio verde che insozza la purezza delle nostre fanciulle? Lei per caso? Una semplice e ingenua donnina bionda

La dialettica del colonnello Kack Tualet era stata estremamente efficace e tutti annuirono convinti: anche il capitano Mac Burgerein non riuscì a trovare argomenti per ribattere e, per una volta, abbassò gli occhi sconfitto.

La dottoressa Saltenberger Raden von Krausslofter resasi conto di aver nuovamente ecceduto in vaginale superbia corse via verso il cucinotto per preparare i caffè prima di rischiare di venir sopraffatta dalle lacrime di fronte ai propri più virilmente equilibrati colleghi.

«Aspetti!» – la richiamò il colonnello.

«Sì?» – rispose lei titubante.

«Il mio caffè senza zucchero e lo faccia per ultimo perché mi piace bello caldo, mi raccomando!»

E la von Krausslofter riuscì solo ad annuire prima di allontanarsi rapidamente, questa volta sopraffatta dalle lacrime e senza più riuscire a trattenere i singhiozzi.

«Queste donne: ma non dovrebbero avere le loro cose soltanto una volta al mese?» – commentò il colonnello con tono complice rivolgendosi al resto degli uomini. Tutti ridacchiarono annuendo e ripetendo i soliti banali lazzi sulle donne adatti a ogni occasione. Solo il capitano Carl Patt Scott Jr. Mac Burgerein nascose il suo sguardo accigliato fingendo di ricontrollare per la centesima volta i propri appunti.

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7. Caffè amaroultima modifica: 2024-03-26T21:32:43+01:00da IpostasiRiflessa

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