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Ascari: I Leoni d' Eritrea. Coraggio, Fedeltà, Onore. Tributo al Valore degli Ascari Eritrei.

 

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L'Ascaro del cimitero d'Asmara.

Sessant’anni fa gli avevano dato una divisa kaki, il moschetto ‘91, un tarbush rosso fiammante calcato in testa, tanto poco marziale da sembrare uscito dal magazzino di un trovarobe.
Ha giurato in nome di un’Italia che non esiste più, per un re che è ormai da un pezzo sui libri di storia. Ma non importa: perché la fedeltà è un nodo strano, contorto, indecifrabile. Adesso il vecchio Ghelssechidam è curvato dalla mano del tempo......

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Storia. Anni 1911-1912. (Fase3-1912) Parte Seconda.

Post n°90 pubblicato il 01 Settembre 2008 da wrnzla

Fonte Testi: Cronologia.Leonardo.it

Storia. Anni 1911-1912. (Fase3-1912) Parte Seconda.
GUERRA ITALO-TURCA. GUERRA DI LIBIA. (Fase3-1912)

IL RAID DEI DARDANELLI - KASR EL-LEBEN - BOMBA

IL RAID DEI DARDANELLI

La più importante azione del luglio 1912 e certo la più audace di tutta la guerra italo-turca fu il raid dei Dardanelli, eseguito da cinque piccole torpediniere comandate dal capitano di vascello ENRICO MILLO, succeduto nel comando delle siluranti al DUCA degli ABRUZZI promosso contrammiraglio, raid che aveva come scopo di forzare i Dardanelli, ritenuti fino allora inviolabili, di raggiungere la flotta turca ormeggiata a Nagara e di silurarla.
Le navi che parteciparono all'audacissima scorreria furono le torpediniere Spica, comandata dal tenente di VASCELLO UMBERTO BUCCI che aveva con sé i sottotenenti PANUNZIO e CARASSO e il tenente macchinista DE LEONARDO, la Climene (ten. di vascello CARLO FENZI, sottoten. MONTELLA e LUZZI, ten. macch. CHILLEMI), la Perseo (ten. di vascello GIUSEPPE SIRIANNI, sott. COMMERSATTI e PITTALUGA e sott. macch. BOSCARO); l'Astore (ten. di vascello STANISLAO di SOMMA, sottotenenti TOSCANO e PARDO, sottoten. macch. FEDELE) e la Centauro (ten. di vascello ITALO MORENO, sottotenenti DELLA ROCCA e ROSSINI, ten. macch. PICCIARDI.). Erano cinque torpediniere d'alto mare, di un tonnellaggio di poco superiore alle 200 tonnellate, che avevano una velocità di 24 nodi, un raggio d'azione di circa 2000 miglia ed erano armate di tre cannoni da 47 mill. e di 3 tubi lanciasiluro.
Riportiamo la relazione inviata dallo stesso comandante MILLO al viceammiraglio VIALE:

"II giorno 14 luglio, alle 4 antimeridiane, in seguito agli ordini ricevuti, lasciai Stampalia con la "Pisani, i cacciatorpedinieri Borea e Nembo e le torpediniere di alto mare Spica, Centauro, Astore, Climene e Perseo, dirigendo per la baia di Parthani nell'isola di Leros. Qui disposi lo sbarco dalle siluranti del materiale non strettamente necessario. Comunicai che a suo tempo sarei trasbordato sulla Spica per condurre personalmente la ricognizione, mentre la Pisani, sulla quale era imbarcato il comandante MARZOLO per sostituirmi temporaneamente, con i cacciatorpediniere Nembo e Borea avrebbe aiutato l'impresa accompagnando all'imboccatura le torpediniere. I due cacciatorpediniere avrebbero dovuto eventualmente eseguire delle esterne dimostrazioni durante l'azione interna. Il tempo cattivo mi obbligò a rimanere a Parthani fino al tramonto del giorno 17, accennando a migliorare, lasciai quell'ancoraggio dirigendomi a Strati e compiendo la navigazione di notte a luci oscurate in modo da tenere l'operazione per quanto possibile nascosta. Ho scelto Strati perché non collegata in alcun modo con altre isole, perché poco abitata e fuori di ogni linea battuta dai piroscafi e perché mi è sembrata l'unica isola che potesse essere utilizzata per rimanervi per qualche ora nascosto
alla fonda ad attendervi la sera per muovere poi ai Dardanelli.
Lemnos, Imbros, Tenedos Metellino avrebbero certamente corrisposto meglio allo scopo perché più vicine al luogo dell'azione, ma non davano nessuna sicurezza che i nostri movimenti non fossero otticamente segnalati al nemico che occorreva invece sorprendere, per cui la scelta non poteva cadere che su Strati.
A Strati le siluranti nel giorno 18 dal pomeriggio al tramonto fecero riposare gli equipaggi, pulire i forni e tutto predisposero per la ricognizione. Poco prima della partenza da Strati trasbordai personalmente dalla Pisani sulla Spica assumendo così il comando diretto della squadriglia di alto mare destinata ad operare e lasciando quello della Pisani e dei due cacciatorpediniere al comandante MARZOLO.
La Pisani, secondo gli accordi presi, mosse da Strati alle ore 18 del giorno 18, alla velocità di 12 miglia, seguita dalla squadriglia al mio comando e dalla sezione dei cacciatorpediniere. Il tempo era buono e calmo il mare. Una leggera foschia all'orizzonte induceva a ritenere che dalle lontane isole di Lemnos, Imbros e Tenedos non ci avrebbero scorti, sicché, con rotte appropriate navigammo per essere alle 23.30 nel punto stabilito. Avviandoci ai Dardanelli si scoprirono i proiettori della difesa esterna in azione a Capo Elles e a Kum-Kalè i quali ci permisero di identificare l'apertura dello stretto dove contavo di entrare, come avvenne, dopo la mezzanotte.

"Lasciata alle 23.30 la Pisani nel punto anzidetto ho, con la squadriglia di alto mare, diretto per imboccare i Dardanelli a 12 miglia di velocità, e per passare possibilmente inosservato ho ordinato la linea di fila (Spica, Perseo, Astore, Climene, Centauro). Constatata poco dopo una corrente contraria di due miglia, aumentai la velocità a 1.5. Il proiettore di Kum-Kalè teneva il fascio fisso che attraversammo senza essere scoperti. Quelli di Elles invece esploravano e ne avevano già oltrepassato il traverso quando quello più interno si fissò sull'Astore che era il n. 3 seguendolo per qualche minuto. Facevamo allora rotta per il levante.
"Fu allora alle 0.40 circa, che il Capo Elles, con un colpo di cannone e un razzo diede l'allarme, che fu ripetuto lungo lo stretto con segnali luminosi. All'allarme seguirono vari colpi di cannone. I proiettili caddero nelle acque della squadriglia. Poiché la difesa apparve fiacca, decisi di continuare la ricognizione e avanzare nello stretto per poi decidere il da farsi a seconda della distanza e aumentata la velocità a 20 miglia diressi a prolungare molto da vicino la costa d'Europa per evitare la zona di mare minata. Erano nel contempo entrati in azione numerosi proiettori che successivamente furono identificati come segue: Foci dello Smandara; Teken; Kilid-Bahr; Cianal; batteria Mejdieh fra Cianak e Nagara; altri due a nord est di Kilid Bahr, oltre a quelli delle navi che scorgemmo in azione solo quando fummo nei pressi di Cianak.

"Il fuoco nemico era allora cessato, ma i segnali luminosi indugiavano lungo le alture e annunziavano una prossima ripresa in basso quando saremmo giunti nel campo di tiro di altre batterie. Prolungando la costa d'Europa ad alta velocità scoprii ad un tratto il proiettore di Smandara; che fino allora si vedeva solo il fascio di luce. Ne passammo in brevissima distanza, sicché, non ci poté illuminare al traverso, per la troppa depressione, ma solo dopo, quando riuscì a presentarsi in direzione della vallata dove scorre il piccolo torrente.
Ho visto personalmente le braccia dell'uomo che in maniche di camicia manovrava il proiettore e perfino udito il comando che doveva essere quello di attenti della batteria situata a ridosso nella vallata perché poco dopo la Spica fu investita a breve distanza da una scarica di cannoni di piccolo calibro, scarica che ne perforò il fumaiolo in più punti.
Il proiettore di Smandara mi permise di costatare che la squadriglia navigava in ordinata linea di fila a distanza serrata e che nonostante il fuoco nemico che successivamente investiva le siluranti, i comandanti conducevano bravamente la loro unità in precisa formazione.

"Proseguendo fummo oggetto di tiri da parte di moschetteria e di altre batterie delle quali non posso precisare l'ubicazione perché i numerosi proiettori nel cui campo entravamo concentravano tutti i loro fasci sulla Spica che per prima risbucava lungo la costa e avanzava, rapidamente, alla velocità di 23 miglia.
Riconobbi in tale tratto i proiettori delle navi nemiche a Nagara (mi sono parsi sette) in funzione e gli altri costieri di cui ho fatto cenno, nonché quello dell'incrociatore Potenky-Schevket. Dalla fonda subito a nord di Cianak le batterie continuavano il fuoco e lo aprivano a mano a mano che avanzavamo e lo specchio d'acqua di prua appariva completamente illuminato come in pieno giorno. La Spica è arrivata così a grande velocità alla punta di Kilid-Bahr, accostando rapidamente dai due lati per non permettere al nemico un tiro efficace e io osservavo un tiro di una batteria nemica che trovasi a Kilid-Bahr nascosta a chi viene da sud e col campo di tiro verso levante, molto bassa, quando la torpediniera su cui ero (Spica) rallentò rapidamente e si fermò in pochi metri mentre le eliche si arrestavano di colpo. Il comandante della Spica (primo tenente BUCCI) subito manovrò molto arditamente per liberarsi riuscendovi dopo appena due o tre minuti, e rimise quindi subito a tutta forza le due macchine. Ciò accadeva in corrispondenza alla linea di tiro che limita a nord lo sbarramento di torpedini e corre all'incirca da Kilid Bahr a Cianak quando cioè si scoprivano i riflettori delle navi a Nagara e pertanto presso il punto più ad est di Kilid Bahr a poche decine di metri da esso.

"Considerato il modo brusco del fermo della Spica e l'arresto delle due eliche, sono indotto a credere che abbia investito dei cavi di acciaio o altro materiale da ostruzione, ma dal quale con sperata fortuna riuscì a liberarsi. L'arresto della torpediniera sulla quale mi trovavo mi permise di osservare bene lo specchio d'acqua a nord della congiungente Kilidi Bahr-Cianak, il quale, era tutto illuminato molto bene dai numerosi proiettori nemici. La batteria di Kilid Bahr a tiro rapido aveva intanto aperto il fuoco sistematico, simultaneo per zone a salve con alzi crescenti, intesi a colpire qualunque galleggiante fosse passato presso la punta come era necessario fare per evitare gli sbarramenti.

In simili condizioni, raggiunto lo scopo della ricognizione ordinatimi, con nessuna probabilità di arrivare a silurare il nemico, con la certezza che le torpediniere al mio comando sarebbero state successivamente investite e distrutte dai proiettili nemici sparati a brevissima distanza e non una avrebbe potuto proseguire verso le navi, poiché la squadriglia era ancora intatta e le navi nemiche a due miglia più a nord, ho allora giudicato inutile il sacrificio di uomini e di torpediniere per proseguire senza alcuna speranza e probabilità di successo e ritenni mio dovere di arrestare la ricognizione e di retrocedere. Liberatasi, come ho detto, fortunatamente la Spica, ho ordinato perciò la ritirata a sud senza soggezione di numerazione accostando a diritta con tutta la barra. La squadriglia entrò tutta così nella zona minata, prendendo la via del ritorno sotto il fuoco di tutte le batterie costiere e della flotta e illuminata dai numerosi proiettori. Ed è alla valentia e all'arditezza dei comandanti che io debbo se non avvennero investimenti tra le varie unità in così difficile frangente. La Spica, rimessa a tutta forza, ho da questa diretto la squadriglia per uscire dalla zona minata e prolungare la costa di Europa. In un tratto diventammo nuovamente bersaglio ai tiri delle varie batterie, ma specialmente di quella della foce dello Smandara. Non avevamo però che proiettori al traverso e a poppavia sicché ogni silurante con opportune accostate riuscì ad evitare che il nemico potesse colpirla, pur continuando ognuno a mantenere alta velocità e le rotte per uscire dallo stretto.

"Nel tratto a sud e a sud est di Smandara il fuoco nemico cessò per un certo tratto e con la Spica in testa diressi per passare fra Kum-Kalè e Capo Elles dove la difesa sembrava essere in nostra attesa. I proiettori di Kum Kalè e di Capo Elles erano rivolti all'interno e frequenti segnali luminosi indicavano il nostro approssimare.
La squadriglia lanciata alla massima velocità, dapprima in linea di fila, poi senza formazione per le accostate di ogni silurante, intese a sfuggire i fasci dei proiettori e ad evitare la regolarizzazione del tiro nemico, ha felicemente e senza danni sensibili attraversato anche la zona di tiro delle batterie del passo esterno (Kum Kalè e Capo Elles) mantenendosi unita. II fuoco nemico era a salve di cannoni di piccolo e medio calibro e mi è parso anch'esso, per la regolarità osservata nei punti di caduta, con punteria preparata. Poi si unirono anche i cannoni di grosso calibro, i cui proiettili caddero a breve distanza dalla Spica. Il fuoco di Capo Elles era molto più vivo di quello di Kum Kalè e il nemico faceva gran consumo di munizioni dirigendo però male il suo tiro, mentre i proiettori riuscivano a tenerci a lungo sotto la loro azione e apparivano ben manovrati.

Oltrepassata la congiungente Capo Elles-Kum Kalè, avvistai la sezione dei cacciatorpedinieri e con essa mi ricongiunsi alla Pisani sulla quale presi imbarco proseguendo per Stampalia. Le avarie riportate dalle cinque torpediniere per il fuoco nemico sono di nessuna entità e si riassumono come segue: Spica, alcuni colpi al fumaiolo, uno da 70 millimetri, gli altri di minor calibro. I proiettili non sono esplosi. Astore, due colpi di piccolo calibro nello scafo, uno da 57 millimetri circa, gli altri nelle soprastrutture e nel materiale di coperta. Perseo, una diecina di colpi da 25 millimetri in coperta e nello scafo, le altre siluranti nulla. Nessun ferito e nessun morto. La ricognizione ha avuto importantissimi risultati per stabilire quali sono le condizioni della difesa dei Dardanelli.

"Conclusione: Fin da quando fu decisa l'azione e comunicai a Leros ai comandanti come intendevo svolgerla, constatai subito l'elevata preparazione morale e professionale di ognuno di essi e recatomi poscia sulle siluranti, anche l'alto sentimento del dovere che animava tutti, ufficiali e bassa forza, sicché ne ebbi grande conforto per l'ardua missione da compiere. Tutto il detto personale posto sotto i miei ordini, sotto il vivo fuoco nemico si è condotto come meglio io non avrei potuto desiderare. E un particolare cenno meritano i sottotenenti di vascello che da poche ore sulle siluranti sono stati al fuoco con giovanile baldanza, e i direttori di macchina con il personale da loro dipendente, i quali hanno condotto gli apparati motori, alcuni dei quali da tanto tempo in servizio, in modo perfetto, sviluppando elevate velocità senza andare incontro ad alcuna avaria.
Nei pressi dello Smandara il proiettore nemico mi permise di scorgere l'intera squadriglia che mi seguiva a 22 miglia di velocità in formazione serrata come se sotto il fuoco nemico muovesse in parata. Allora ho sentito l'alto valore di ciascuna unità e la parola "bravo" mi è uscita spontanea dalle labbra. L'essersi potuta la Spica liberare quando era impigliata a Kilid Bahr e l'avere potuto riprendere il suo posto nonostante l'accartocciamento delle eliche è titolo d'onore per il suo comandante e per il suo personale di macchina. E' da ascriversi a grande fortuna che non sia rimasta là, a colare a picco, come avevo già pensato di ordinare, ma spingersi oltre Kilid Bahr a vedere le condizioni di difesa del nemico, e a costatarla da vicino. Una volta raggiunto lo scopo della ricognizione, voler proseguire era andare incontro ad inutile sacrificio senza alcuna speranza di silurare il nemico.
Non ci è venuto meno l'animo e solo l'esatta constatazione delle condizioni del nemico mi è stata di guida nella decisione presa".

OCCUPAZIONE DI ZUARA E DI SIDI ABD EL-SAMAD - IL RITORNO DEL GENERALE CANEVA- CONQUISTA DI CASR EL - LEBEN E DI ZANZUR- LO SBARCO A BOMBA - L'AVANZATA NELLA ZONA DI DERNA

Nel mese d'agosto le operazioni di guerra in Libia proseguirono intensamente. A Derna, dove il nemico si era nel luglio mostrato attivissimo assalendo la ridotta Lombardia e bombardando quotidianamente, se pur inutilmente, la città, al generale TROMBI fu sostituito il generale TASSONI, che subito chiese ed ottenne nuove truppe e nuove artiglierie.
Il 5 agosto, due colonne, comandate dai generali LEQUIO e CAVACIOCCHI partite da Sidi Said e da Forwa, e una colonna agli ordini del generale TASSONI proveniente da Siracusa e sbarcata quel giorno stesso con il sostegno delle navi Sicilia, Sardegna, Re Umberto e Carlo Alberto comandate dal viceammiraglio RICCI BOREA, occuparono Zuara.
Il 15 agosto fu la volta di Sidi Abd el-Samad, ad otto chilometri da Zuara, verso l'interno. L'azione fu diretta dal generale GARIONI, e come abili esecutori del suo piano i generali LEQUIO, CAVACIOCCHI e TASSONI.

Il Lequio, con una colonna formata dell'11° bersaglieri, del 28° battaglione bersaglieri, di alcuni reparti del l° e 2° granatieri, di una compagnia del genio, delle Guide, del 6° e 7° ascari e di reparti del 60° fanteria, s'impadronì al mattino, senza fatica, dell'altura di Sidi el-Samad, mettendo in fuga i Turco-arabi che la difendevano. Questi dalle oasi di Regdaline e di Gemel, dove si erano rifugiati, ritornarono in forze maggiori, più tardi, al contrattacco; ma prima furono trattenuti dagli Ascari, dalle Guide e dai bersaglieri del 28° battaglione, poi assaliti ed accerchiati dalla colonna Tassoni e bersagliati dalle nostre artiglierie infine, dopo quattordici ore di accanito combattimento, sconfitti e inseguiti fino a Regdaline.

Scontri di varia entità ci furono nell'ultima settimana di agosto nelle zone di Bengasi e di Homs. Il 30 agosto gli Arabo-turchi, comandati da KALIL bey attaccarono dimostrativamente le posizioni italiane a nord ovest di Misurata, a sinistra del villaggio di Iedder, e sferrarono un attacco a fondo a quelle di sud est; ma dopo quattro ore di accanito combattimento furono respinti da alcune compagnie del 63° e del 40° Fanteria, dagli ascari e dai savari del capitano Pisciscelli, che rimase ferito.
Il 28 agosto partiva da Tripoli il generale CANEVA, sostituito interinalmente dal tenente generale OTTAVIO RAGNI, giunto poco prima al posto del generale FRUGONI. Il 2 settembre fu emanato il seguente regio decreto:

"Visto il nostro decreto 9 ottobre 1911, n. 1118, con il quale vengono fissate le attribuzioni del comandante del corpo di spedizione in Tripolitania e Cirenaica..., abbiamo decretato e decretiamo:
1° Il tenente generale CANEVA Cav. CARLO, designato per il comando di un'armata in guerra è esonerato dalla carica di comandante in capo del corpo di spedizione in Tripolitania e Cirenaica.
2° Il tenente generale RAGNI cav. OTTAVIO, comandante di Corpo d'Armata, è nominato comandante del Corpo di occupazione in Tripolitania.
3° - Il tenente generale BRICCOLA cav. OTTAVIO, comandante di divisione, è incaricato del comando del corpo di occupazione in Cirenaica.
4° - Le attribuzioni dei comandanti dei corpi di occupazione in Tripolitania e in Cirenaica sono, per quanto riguarda i rispettivi territori, le medesime che col nostro decreto 8 ottobre n. 1118 sopra citato erano stabilite per il comandante del corpo di spedizione in Tripolitania e in Cirenaica".

Con decreto del 19 settembre CANEVA fu promosso generale d'esercito. In Libia i vari settori furono affidati ai seguenti generali: Tripoli: OTTAVIO RAGNI, FELICE DE CHAURAND, LUCA MONTUORI, MICHELE SALAZAR, MASSIMO TOMMASONI e EDOARDO COARDI di Carpeneto; Zuara: VINCENZO GARIONI, ADOLFO TETTONI, CLEMENTE LEQUIO, ALBERTO CAVACIOCCHI e TULLIO TASSONI; Homs: FRANCESCO MARCHI; Misurata: VITTORIO CAMERANA; Bengasi: OTTAVIO BRICCOLA, ARMANO RICCI ARMANI e MACCAGATTA; Derna: EZIO REISOLI, LUIGI CAPELLO, FRANCESCO DEL BUONO e TOMMASO SALSA; Tobruck: CARLO D'AMICO. Le isole dell'Egeo rimasero sotto il comando del generale GIOVANNI AMEGLIO.

Intanto la guerra non aveva tregua. Il 14 settembre, agevolata abilmente da un'azione dimostrativa contro le posizioni nemiche di Bu-Msafer, ad occidente di Derna, condotta da una colonna agli ordini del generale CAPELLO, si effettuava l'occupazione di Casr el Leben, a 20 chilometri dalla città, per opera di due altre colonne comandate dai generali SALSA e DEL BUONO. Tre giorni dopo le nuove posizioni furono violentemente attaccate da numerose forze arabo-turche guidate da ENVER bey, ma queste, fronteggiate dalle truppe di Del Buono e accerchiate da quelle di Salsa, dopo un sanguinoso combattimento furono completamente sconfitte, lasciando sul terreno circa mezzo migliaio di morti. Gli italiani subirono 61 morti e 113 feriti, di cui 4 morti e 9 feriti tra gli ufficiali.
Scaramucce ci furono durante il mese a Misurata e a Bengasi; un serio attacco fu sferrato dal nemico il 27 al Mergheb; altri scontri avvennero in altre parti della fronte. Ma la più importante azione del settembre fu quella voluta dal generale RAGNI per conquistare l'oasi di Zanzur. Avvenne il 20 settembre e vi parteciparono la brigata Maggiotto, la brigata Salazar, la brigata Tommasoni e la brigata celere Di Carpeneto, composta di 4 squadroni di cavalleggeri Firenze, due di cavalleggeri Lodi, del 2° e 6° battaglioni eritreo, del battaglione ascari tripolini e dell' 11° bersaglieri.
L'artiglieria fu diretta dal generale TETTONI. Il nemico si batté con accanimento, ma fu poi disfatto dall'impeto delle truppe italiane, le quali conquistarono tutte le posizioni fissate con vigorosi assalti alla baionetta. Le perdite furono di 200 fra morti e feriti, fra i quali 2 tenenti colonnelli uccisi ed 1 ferito; quelle del nemico oltrepassarono i 2000 uomini. Ben 12.000 arabi e 1500 turchi presero parte al combattimento.

Il 7 ottobre, protette dalle regie navi Vespucci, Bausan, San Giorgio, truppe italiane sbarcarono a Bomba dai piroscafi Favignana e Vincenzo Florio. Il giorno dopo dalle truppe della divisione di Derna comandate dal generale REISOLI fu iniziata un'azione offensiva sulle posizioni occidentali del nemico. L'azione si svolse in tre giorni: l'8 ottobre, la colonna comandata dal generale SALSA, vincendo la resistenza nemica, scalò l'aspro ciglione che domina il Bu-Msafer ed occupò il pianoro di Timsichè; il 9 ottobre la colonna Salsa proseguì nell'avanzata, superando le aspre difficoltà del terreno e congiungendosi alla colonna CAPELLO, che contemporaneamente si era spinta attraverso l'uadi Bu-Msafer; il 10 le truppe, avanzando verso Bu-Suimara-Envaga ingaggiarono un vivace combattimento con gli Arabo-turchi e, dopo averli sconfitti, andarono a rafforzarsi nelle posizioni raggiunte il giorno precedente.

 
 
 
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   Agli Ascari d'Eritrea 

- Perchè viva il ricordo degli Ascari d'Eritrea caduti per l'Italia in terra d'Africa.
- Due Medaglie d'Oro al Valor Militare alla bandiera al corpo Truppe Indigene d'Eritrea.
- Due Medaglie d'Oro al Valor Militare al gagliardetto dei IV Battaglione Eritreo Toselli.

 

 

Mohammed Ibrahim Farag

Medaglia d'oro al Valor Militare alla Memoria.

Unatù Endisciau 

Medaglia d'oro al Valor Militare alla Memoria.

 

QUESTA È LA MIA STORIA

.... Racconterà di un tempo.... forse per pochi anni, forse per pochi mesi o pochi giorni, fosse stato anche per pochi istanti in cui noi, italiani ed eritrei, fummo fratelli. .....perchè CORAGGIO, FEDELTA' e ONORE più dei legami di sangue affratellano.....
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A DETTA DEGLI ASCARI....

...Dunque tu vuoi essere ascari, o figlio, ed io ti dico che tutto, per l'ascari, è lo Zabet, l'ufficiale.
Lo zabet inglese sa il coraggio e la giustizia, non disturba le donne e ti tratta come un cavallo.
Lo zabet turco sa il coraggio, non sa la giustizia, disturba le donne e ti tratta come un somaro.
Lo zabet egiziano non sa il coraggio e neppure la giustizia, disturba le donne e ti tratta come un capretto da macello.
Lo zabet italiano sa il coraggio e la giustizia, qualche volta disturba le donne e ti tratta come un uomo...."

(da Ascari K7 - Paolo Caccia Dominioni)

 
 
 
 

 
 
 
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