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Ascari: I Leoni d' Eritrea. Coraggio, Fedeltà, Onore. Tributo al Valore degli Ascari Eritrei.

 

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L'Ascaro del cimitero d'Asmara.

Sessant’anni fa gli avevano dato una divisa kaki, il moschetto ‘91, un tarbush rosso fiammante calcato in testa, tanto poco marziale da sembrare uscito dal magazzino di un trovarobe.
Ha giurato in nome di un’Italia che non esiste più, per un re che è ormai da un pezzo sui libri di storia. Ma non importa: perché la fedeltà è un nodo strano, contorto, indecifrabile. Adesso il vecchio Ghelssechidam è curvato dalla mano del tempo......

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Storia. Anni 1911-1912. (Fase3-1912) Parte Quarta.

Post n°92 pubblicato il 01 Settembre 2008 da wrnzla

Fonte Testi: Cronologia.Leonardo.it

Storia. Anni 1911-1912. (Fase3-1912) Parte Quarta.
GUERRA ITALO-TURCA. GUERRA DI LIBIA. (Fase3-1912)

- L'ORDINE DEL GIORNO DI VITTORIO EMANUELE III

Il 28 ottobre, Vittorio Emanuele III emanava il seguente ordine del giorno:

"Nella prova solenne alla quale l'Italia fu chiamata dai suoi nuovi destini, l'esercito e l'armata hanno degnamente compiuto il proprio dovere. Ad una saggia opera di preparazione corrisposero in terra ed in mare l'abile direzione dei capi ed il brillante valore dei combattenti. Il felice risultato conseguito fu un meritato premio all'attiva ed intelligente cooperazione di tutti ed all'abnegazione e alla calma pazienza onde serenamente furono
affrontati i pericoli ed i disagi e al sacrificio di nobili esistenze con entusiastica fede votata alla patria. Sia gloria ai prodi caduti per la grandezza d'Italia! All'esercito e all'armata, che fraternamente uniti nell'ardua impresa degnamente impersonarono la coscienza nazionale giunga la calda espressione del mio più vivo compiacimento, eco fedele del plauso e della gratitudine della patria".

La sovranità italiana sulla Libia fu riconosciuta, entro il mese di ottobre, da tutte le Potenze, prima fra tutte la Russia, ultima la Francia.
Il trattato di Losanna, sebbene criticato da molti, fu il 4 dicembre approvato dalla Camera con 335 voti contro 14, dal Senato con 155 voti contro 2.
L'ambasciatore italiano, conclusa la pace, ritornò a Costantinopoli; fu iniziata subito la restituzione dei prigionieri e fu prontamente liberata la missione Sforza-Sanfilippo che era stata fatta prigioniera dai Turchi all'inizio delle ostilità e giunse a Tripoli, festeggiatissima, l'11 di novembre.

Contemporaneamente alla restituzione dei prigionieri cominciò l'esodo degli ufficiali e dei soldati turchi; ma non tutti partirono; molti poi tornarono ed altri nuovi ne giunsero, che alimentarono la resistenza degli arabi contro l'Italia e capitanarono gli armati indigeni.
Il 7 dicembre si recò a Tripoli l'on. BERTOLINI, cui era stato affidato il portafoglio del Ministero delle Colonie, di recentissima istituzione. Bertolini visitò i dintorni e durante il suo soggiorno a Tripoli radunò i capi arabi e tenne loro un discorso.
Nello stesso mese di dicembre entrò in funzione il naib ul-Sultan, KHEMS EDDIN, la cui presenza, innocua di per se stessa, recò all'Italia un danno indirettamente perché valse a fare schierare contro SIDI AHMED, detto il Gran Senusso. Costui, comprato dall'Italia con doni e denari, si era presto tirato fuori dalla guerra.
Dalla sconfitta turca e dal conseguente abbandono della Cirenaica e della Tripolitania da parte degli Ottomani egli si era ripromesso il vantaggio di succedere al Sultano come rappresentante dell'Islam in Africa,. Queste sue speranze erano state troncate dalla presenza in Tripoli del "naib".
Vedremo in seguito che il Senusso sarà uno dei nemici più accaniti dell'Italia e uno di coloro che più degli altri contrasterà con le armi il possesso della nuova colonia dell'Italia: la Libia.

Che però precisiamo, l'Italia non ottiene dal governo turco una cessione formale, ma solo la sua rinuncia ad amministrarla e ad occuparla militarmente.
E poiché i Turchi manterranno alcuni presidi in Cirenaiaca, l'Italia non restituirà il Dodecanneso e Rodi, e continuerà ad occuparli anche durante la prima guerra mondiale, per poi ottenerli come possedimenti con il
"Trattato di Losanna" del 24 luglio 1923.

Ciò che rimase di questa guerra, furono le tante micce lasciate, messe o fatte "crescere" sui Balcani.
Infatti i vari gruppi etnici, dopo la crisi dell'impero Ottomano, ognuno iniziò (ma anche molto prima della firma a Ouchy) a desiderare la propria indipendenza; e subito trovarono alcune potenze pronte ad appoggiare questi legittimi desideri, con patti segreti o interventi più o meno visibili.
Tutta l'arretratezza, la povertà e la mancanza di comunicazione, la penisola balcanica la doveva alla lunga dominazione ottomana. Ma alcune aspirazioni nazionalistiche -anche quando i "Giovani Turchi" costrinsero il sultano ad adempiere gli impegni costituzionali fino allora evasi- rimasero insoddisfatte e si avvicinarono gli slavi alla Triplice alleanza, che era interessata ai Balcani per il petrolio romeno, per le risorse minerarie da sfruttare, per i vari commerci oltre che per instaurarvi un egemonia politica.

Ma la fedeltà dei capi politici slavi alla dinastia asburgica fu scossa, quando nel 1908, l'amministrazione austro-ungarica decise di procedere all'annessione pura e semplice della Bosnia-Erzegovina. Questa era una regione povera, ma i suoi abitanti erano in maggioranza serbi-croati, e l'annessione fu considerata dagli slavi in genere, come un affronto magiaro-tedesco agli slavi Serbi e agli stessi slavi del sud che alla Serbia guardavano. Da quel momento Praga divenne il quartier generale degli indipendentisti "iugoslavi", e fu proprio a Praga a partire dal 1908, che si cominciò a parlare di un futuro stato degli Slavi, cioè della Iugoslavia.

Per le stesse ragioni anche la Russia -per egemonia e per problemi di frontiere- non poteva permettersi di restare a guardare, e per quanto avverso ai rivoluzionari balcanici (i serbi erano diventati i più irrequieti, e Belgrado il principale centro d'attrazione per tutti gli slavi del sud) diede l'impressione a tutti i panslavisti di essere (per motivi etnici) al loro fianco, senza però intervenire, ma facendo circolare la voce che si trattava soltanto di prendere tempo. E questi indugi, quell'accettare senza reagire all'annessione, indusse i comandi austriaci a voler passeggiare sui Balcani, convinti di poter fermare le tendenze centrifughe degli slavi, e le tendenze russofile dei cechi entrati nel mirino dei rancori dei tedeschi della Boemia.

I Greci a loro volta si contrapponevano in Macedonia sia ai serbi sia ai bulgari, divisi tra loro nonostante gli stretti legami etnici e linguistici. Infine c'erano gli Albanesi che pur essendo il popolo meno numeroso per razza e cultura, differenziandosi da tutti gli altri, miravano ad una propria netta indipendenza, pur vendendosi ora a questa ora a quell'altra Potenza, come poi vedremo.

In mezzo a tante ambiguità, in questi ultimi mesi del 1912,
alcune micce nei Balcani si erano già accese.

Siamo dunque alle "Guerre Balcaniche",
che sono null'altro che il preannuncio alla grande guerra europea.

… periodo dal 1913 al 1914 > > >

 
 
 
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   Agli Ascari d'Eritrea 

- Perchè viva il ricordo degli Ascari d'Eritrea caduti per l'Italia in terra d'Africa.
- Due Medaglie d'Oro al Valor Militare alla bandiera al corpo Truppe Indigene d'Eritrea.
- Due Medaglie d'Oro al Valor Militare al gagliardetto dei IV Battaglione Eritreo Toselli.

 

 

Mohammed Ibrahim Farag

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Unatù Endisciau 

Medaglia d'oro al Valor Militare alla Memoria.

 

QUESTA È LA MIA STORIA

.... Racconterà di un tempo.... forse per pochi anni, forse per pochi mesi o pochi giorni, fosse stato anche per pochi istanti in cui noi, italiani ed eritrei, fummo fratelli. .....perchè CORAGGIO, FEDELTA' e ONORE più dei legami di sangue affratellano.....
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A DETTA DEGLI ASCARI....

...Dunque tu vuoi essere ascari, o figlio, ed io ti dico che tutto, per l'ascari, è lo Zabet, l'ufficiale.
Lo zabet inglese sa il coraggio e la giustizia, non disturba le donne e ti tratta come un cavallo.
Lo zabet turco sa il coraggio, non sa la giustizia, disturba le donne e ti tratta come un somaro.
Lo zabet egiziano non sa il coraggio e neppure la giustizia, disturba le donne e ti tratta come un capretto da macello.
Lo zabet italiano sa il coraggio e la giustizia, qualche volta disturba le donne e ti tratta come un uomo...."

(da Ascari K7 - Paolo Caccia Dominioni)

 
 
 
 

 
 
 
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