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Ascari: I Leoni d' Eritrea. Coraggio, Fedeltà, Onore. Tributo al Valore degli Ascari Eritrei.

 

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L'Ascaro del cimitero d'Asmara.

Sessant’anni fa gli avevano dato una divisa kaki, il moschetto ‘91, un tarbush rosso fiammante calcato in testa, tanto poco marziale da sembrare uscito dal magazzino di un trovarobe.
Ha giurato in nome di un’Italia che non esiste più, per un re che è ormai da un pezzo sui libri di storia. Ma non importa: perché la fedeltà è un nodo strano, contorto, indecifrabile. Adesso il vecchio Ghelssechidam è curvato dalla mano del tempo......

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Messaggi del 12/09/2008

Battaglione Indigeni Eritrea. Primo Eritreo. Immagini

Post n°160 pubblicato il 12 Settembre 2008 da wrnzla

 

Battaglione Indigeni Eritrea. Primo Eritreo.

Tags: Ascari Eritrea. Ascari Eritrei.

 
 
 

Esposizioni coloniali.

Post n°159 pubblicato il 12 Settembre 2008 da wrnzla

Esposizioni coloniali.


Fonte Testi: www.tamburoparlante.com
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Torino 1884. Prima ancora che una spedizione militare nel 1885 occupasse il porto di Massaua, dando così il via all’avventura colonialiale italiana, e trascorsi due anni appena dall’acquisto della Baia di Assab dall’armatore Rubattino, all’Esposizione Nazionale del 1884 di Torino fu già allestito un "recinto" assabese, con tanto di famiglia reale. Solo in seguito si conobbe la vera provenienza della presunta famiglia di principi; in realtà si trattava di una mendicante, un pregiudicato e due ragazzini travestiti ed inseriti nella mostra come "reperto" dei primi possedimenti africani, a sostegno e propaganda della causa espansionistica.

Palermo 1891- Sette anni dopo, nel 1891, a Palermo si inaugurò la prima mostra coloniale italiana: la Mostra della Colonia Eritrea. Inserita in una esposizione nazionale a carattere industriale, la mostra Eritrea con i suoi 12,000 mq di esposizione doveva servire da attrattiva per i visitatori. A questo scopo fu costruito un intero villaggio abissino con capanne e chiesa, abitato per tutta la durata dell’esposizione da 64 indigeni reclutati in diverse aree della colonia; ed effettivamente, stando alle cronache dell’epoca, sia il villaggio che le varie collezioni di prodotti esotici richiamarono migliaia di visitatori incuriositi.

Milano 1906 - Anche la Mostra Internazionale del Sempione inaugurata a Milano nel 1906, anno di apertura dell’omonimo traforo stradale, fu l’occasione per allestire, accanto ad esposizioni industriali e scientifiche italiane, una mostra coloniale Eritrea. Nei due saloni dell’esposizione, sorvegliati da ascari decorati con medaglie al valore militare, erano esposti i risultati economici e commerciali dei primi sacrifici in terra africana, a sostegno di quanti avevano creduto nell’impresa coloniale.

Torino 1911 - Ma la prima vera completa esposizione coloniale fu quella internazionale di Torino del 1911. Nei "padiglioni degli italiani all’estero", che occupavano una superficie di 1.000 mq., trovavano posto tre mostre organizzate dai governi delle colonie Somala e Eritrea, con campionari di merce, mostre etnografiche, collezioni private, industrie e commerci dei liberi coloni. Anche questa esposizione vide la costruzione di un vasto parco di divertimenti nel quale furono fedelmente ricostruiti un villaggio somalo ed un villaggio eritreo, entrambi abitati da autentici indigeni, mentre, per stupire ed intrattenere i visitatori, una zona del parco fu destinata alla "Kermesse orientale": un recinto all’interno del quale dietro pagamento di un ulteriore ingresso si poteva assistere a giochi e spettacoli esotici.

Genova 1914 - Anche Genova ospitò nel 1914 un’esposizione coloniale con l’intento di dare al pubblico informazioni sullo stato delle colonie e sul progresso che si era raggiunto in tanti anni di sacrificio. Le sei mostre che occupavano l’area sicuramente più vasta fino a quel momento dedicata alle colonie, riguardavano la Tripolitania, la Cirenaica, l’Eritrea, la Somalia; in tutte si sottolineavano l’opera di incivilimento svolta dalla madrepatria e le potenzialità economiche e commerciali dei territori africani. In questa mostra, a differenza delle altre, gli indigeni furono sostituiti da manichini raffiguranti le diverse etnie coloniali.

Torino 1928 - Di nuovo a Torino nel 1928, in occasione della celebrazione del centenario della morte di Emanuele Filiberto, fu allestita una esposizione nazionale con una parte dedicata alle colonie italiane. L’esposizione, che occupava una vasta zona sulla riva sinistra del Po', oltre alle varie mostre di carattere economico e commerciale, ed a un mercato esotico sull’enorme piazza porticata d’ingresso, aveva anch’essa i suoi quattro villaggi coloniali, con capanne, tende, chiese, moschee e minareti.

Parigi 1931 - L’Italia partecipò anche all’Esposizione Coloniale di Parigi del 1931. La partecipazione a questa esposizione, visti gli scarsi possedimenti italiani rispetto alle altre nazioni europee partecipanti, fu incentrata sulla storicità e continuità dell’impegno del popolo latino nell’opera di colonizzazione e incivilimento, tanto che uno dei tre edifici che alloggiavano la mostra italiana era la riproduzione della basilica fatta costruire dall’imperatore Settimio Severo a Leptis Magna ai tempi del massimo splendore dell’impero romano.

Napoli 1940 - Il periodo delle esposizioni coloniali si concluse con la Mostra triennale delle terre italiane d’oltre mare inaugurata a Napoli nel 1940, quarto annuale dell’impero. Per questa mostra, allestita negli anni che videro anche l’inizio del conflitto europeo, si edificarono 54 edifici su 1.200.000 mq di terreno. Si piantarono 30.000 alberi ad alto fusto e più di un milione di piante basse, con un impiego di due milioni di giornate di lavoro. La mostra che doveva essere "confessione d’orgoglio, e affermazione di dignità nazionale", fu inaugurata dal Re imperatore. Il percorso si snodava attraverso tre sezioni tematiche che volevano rappresentare la continuità "del contributo di solare civiltà che la razza latina ha elargito a tutti i popoli d’oltre mare dall’urbe dei cesari alla Roma del Littorio." Una sezione storica, rievocante il passato coloniale, una sezione geografica panorama dei nuovi possedimenti italiani, dove era documentata tutta la rapida e intensa valorizzazione dell’Africa Orientale Italiana compiuta dal Regime Fascista e una sezione dedicata alla produzione e al lavoro, sulle potenzialità di sfruttamento dei territori colonizzati.
La mostra inaugurata il 9 maggio e chiusa il 15 ottobre, vide l’ingresso dell’Italia nel conflitto europeo, a causa del quale la gran parte delle strutture edificate e dei materiali espositivi andarono distrutti o dispersi.
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In aggiunta a fonte.
Roma - Settembre 2004. Mostra Vittoriano Roma. L'epopea degli Ascari Eritrei. Volontari Eritrei nelle Forze Armate Italiane 1889-1941. Iniziativa intesa a costituire un atto di doveroso omaggio all'immenso contributo di sangue recato dagli Eritrei - conformemente alle loro tradizioni guerriere plurisecolari - alle nostre forze armate nel periodo della presenza italiana in Africa (1869-1941)
Mostra inaugurata ad ASMARA nel luglio 2004 e allestita a BOLOGNA a Palazzo Saraceni, sede della Fondazione della Cassa di Risparmio di Bologna dal 1 ottobre al 6 novembre, poi in programma a MILANO. Un ampio apparato iconografico, finora disperso tra enti e collezioni private, e un gran numero di cimeli e fotografie spontaneamente offerte dalla popolazione eritrea hanno reso possibile la ricostruzione della storia, della vita quotidiana e delle vicende degli ascari.

Note:
1) Per descrizione mostra, sede di Roma, foto e cerimonia ONORI ALL'ASCARI IGNOTO vedi articolo: blog.libero.it/wrnzla/5193359.html
2) Per catalogo mostra vedi link: www.libreriauniversitaria.it/

 
 
 

Il Cimitero Italiano di Tripoli. Storia del Sacrario.

Post n°158 pubblicato il 12 Settembre 2008 da wrnzla

Il Cimitero Italiano di Tripoli. Storia del Sacrario.


Fonte Testi: www.zeriba.net

Nel 1953 il Commissariato Generale delle Onoranze Caduti in Guerra, studiò un programma di massima per la sistemazione definitiva di tutte le Salme dei Caduti Italiani in Libia dal 1911 al 1945. Il programma prevedeva la costruzione di due Sacrari a Tripoli e Tobruk (o Bengasi) per coloro che erano morti tra il 1940-1945; per tutti gli altri antecedenti, si pensò al ripristino e al mantenimento dei vecchi Sacrari ed Ossari della Libia.

Il programma, però, venne modificato in seguito all’esodo di molti connazionali dalle minori località libiche per le grandi città costiere.

Pertanto nel 1955, si decise di riunire a Tripoli in un unico Sacrario, tutte le Salme dei Caduti italiani dal 1911 al 1945 anche per i vantaggi che da esso derivarono come l’economia di spesa per la custodia e la manutenzione, maggiore facilità di conservazione del Sacrario essendo, Tripoli, la sede dell’Ambasciata e di una Colonia italiana molto numerosa.

La scelta della costruzione cadde nella zona centrale del Cimitero Cristiano di Tripoli, sito a Hammangi a circa 2 km dal centro della città.

Subito dopo l’ingresso del Cimitero di Tripoli, percorrendo il viale asfaltato si trovavano a destra e a sinistra, il monumento ai Vigili del Fuoco e quello dedicato al R.C. Truppe Coloniali.

Il viale immetteva in un piazzale circolare al centro del quale era posta una splendida “Pietà” in bronzo, opera dello scultore Selva.

Dal piazzale si dipartiva un altro breve viale che immetteva nel vasto piazzale interno dell’opera. A destra e a sinistra del viale sorgevano due aiuole rettangolari e su di esse vi erano dei cimeli di guerra, recuperati nella zona.

Intorno al piazzale principale del Sacrario si affacciavano due padiglioni e sullo sfondo un largo viale e la Cappella Votiva. Sui frontoni dei due padiglioni, in lettere di bronzo, appaiono le iscrizioni:

Ottennero il regno della gloria e la mano del Signore li protegge
I corpi sono sepolti in pace ed il loro ricordo vivrà in eterno.


Padiglione est.

In questo padiglione vi erano lapidi di marmo di Carrara, incorniciate con listature di marmo botticino sormontate da scritte in bronzo, con i nomi dei Caduti non identificati della seconda Guerra Mondiale le cui salme erano conservate nel padiglione, in loculi in ordine alfabetico e non di grado. In questo padiglione c’erano anche i loculi contenenti Salme dei Caduti della seconda Guerra Mondiale decorati di Medaglia d´oro.

Il Padiglione est conteneva anche una stanza a disposizione dei visitatori in cui si trovava il Registro delle firme e i registri Cimiteriali della 2 Guerra Mondiale mentre in una parete spiccava una grande lapide su cui, in caratteri di bronzo dorato, vi erano scritti i nomi delle maggiori unitá che avevano combattuto in Libia e che erano:

- Divisione Ariete
- Divisione Bologna
- Divisione Brescia
- Divisione Cirene
- Divisione Giovani FF
- Divisione Marmarica
- Divisione Sabratha
- Divisione Savona
- Divisione Sirte
- Divisione Spezia
- Divisione Trento
- Divisione Trieste
- Divisione XXVIII Ottobre
- Divisione I e II Libica
- Divisione Truppe Gaf

Più la Marina e l´Aeronautica
A destra e a sinistra della lapide, vi era l’emblema nazionale ed un capitello romano del quarto secolo.

La Cripta

In essa giacevano ben 2.500 Salme non identificate provenienti dai vecchi Sacrari libici e deposti in un’unica tomba sopra la quale era riportato in lettere di bronzo dorato la seguente iscrizione:

Dominus novit eorum
Requiescunt in pace Christi


Padiglione Ovest

La struttura era identica a quella del padiglione est e qui erano sistemate le Salme dei Caduti del 1911-1939 e dei reparti di appartenenza:

- Carabinieri
- Granatieri
- Fanteria
- Alpini
- Bersaglieri
- Artiglieria
- Cavalleria
- Genio
- Sanità
- Sussistenza
- Ascari Eritrei
- Meharisti

Anche in questo padiglione vi era una sala a disposizione del pubblico e una Cripta dove erano conservate le salme dei 3.000 Ascari Eritrei caduti in Libia; al centro della Cripta un grande sarcofago in marmo chiaro sui lati del quale una iscrizione in amarico, riportata, anche, su una delle pareti della Cripta, in caratteri di bronzo dorato:


“L´Italia ai suoi fedelissimi Ascari”


Hammangi aveva anche una Cappella Votiva sul cui frontone vi era la seguente iscrizione:

Ipsis honor et gloria


Lungo il viale che porta alla Cappella Votiva, sui pilastri di sostegno degli archetti, spiccano 16 lapidi (8 per parte) che riportano i nomi delle località libiche più famose per avvenimenti bellici:

1. Bardia-Capuzzo-Sidi Omar-Sceferzen
2. Bir el Gobi-Gasr el Arid-Sidi Rezegh
3. Scief Sciuf-N’Beidat-Belhamed
4. Baludeah-Bu Assaten-Bir Garsa
5. Tobruk-Ras el M’dauuar-el Adem
6. Bir Hacheim-Bir lefda-Got Ualed
7. Ain Gazala-Sidi Embarech-Garmuset R’gem
8. Alem Hanza-Bir Temrad-Sidi Breghisc
9. Derna-Martuba-el Mekili
10. Cirene-Barce-Bengasi
11. Mteifel el Chebir-Bir el Harmat-Aslag
12. Agedabia-el Agheila-Marsa Brega
13. Sirte-Misurata.Homs
14. Tripoli-Zuara-Gadames
15. Sebha-Murzuk-el Gatrun
16. Giarabub-Gialo-Cufra

Al di sotto della Cappella c’era una Cripta dentro la quale vi erano le salme di Italo Balbo e dei suoi compagni di viaggio periti nello stesso incidente aereo.

Per finire la descrizione di Hammangi non poteva mancare l’ elenco delle varie fasi operative in cui si ebbero le maggiori perdite:

1911-1912

a) Occupazione della Tripolitania

23 ottobre 1911: Combattimenti di Sciara Sciat e Bu Maliamar
4 dicembre 1911: Sidi el Hani, Ain Zara, Tagiura
8 giugno 1912: Battaglia di Zanzur
23 ottobre 1911: Occupazione di Homs
27 febbraio 1912: Combattimento di Mergheb
1-2 maggio 1912: Combattimento ed occupazione di Lebda
10 aprile 1912: Sbarco e combattimento di Buchemasc (zuara)
5 agosto 1912: Occupazione di Zuara
8 luglio 1912: Combattimento ed occupazione di Zuara

b) Occupazione della Cirenaica

18 ottobre 1911: Sbarco a Bengasi
28 novembre 1911: Combattimento di El Coefia
12 marzo 1912: Battaglia delle 2 Palme
16 ottobre 1911: Sbarco a Derna
3 marzo 1912: Combattimento di Bu Maafer e Sidi Abballa
17 settembre 1912: Combattimento di Ras el Lebem
4-9 ottobre 1912: Sbarco a Tobruk
22 ottobre 1912: Combattimento a Tobruk

c) Conquista altipiano Cirenaico (1912-1914)

Combattimenti a Benina, Regima, el Merg, Slonta, Cirene, Marsa Susa, Faida, Teniz, Talfagà, Zaviet el Beda, Ain bu Scimrat, Sidi Garbaa, Ettangi, Martuba, El Mdauuar, Bir Gandula, Sceleidima, Zuetina, Agedabia

d) - 1922-1924 Riconquista Tripolitania
e) – 1923-1924 Riconquista Cirenaica
f) – 1925-1938 Operazioni di Polizia Coloniale
g) – 1940-1942 Combattimenti di :

Bardia – Agedabia –Tobruk – Capuzzo – Bel Amed – Scief Sciuf – Sidi Rezegh – El Adem – Bir el Gobi – Bir Hacheim – Alem Hamza – Harmat – Aslag – Ualeb – Gad el Amar – Mteifel el Abis – Bir Tamar – Harmat – Gasr R’gem – Acroma – Cufra

Un anno dopo il rientro in patria della collettività italiana “cacciata” dalla Libia, il nuovo regime di Tripoli, per umiliare ancora di più l’Italia coloniale che “tanto aveva distrutto ciò che non c’era”, dichiarava di voler smantellare il cimitero cattolico di Hammangi e di volerne trasferire le salme nel cimitero di Ain Zara, .... che poi, magari, in seguito avrebbe seguito la stessa sorte di quello sito in Zuara: sparito nel nulla!

Tali propositi, però, furono fermati dall’’ANIRL (Associazione Nazionale Italiani Rimpatriati dalla Libia, la cui storia apparirà prossimamente) che, in collaborazione con i Ministeri degli Esteri e della Difesa, e d’intesa con le Associazioni Combattentistiche e d’Arma, riuscì con una grande operazione, a far traslare tutte le salme dei militari in Italia. La gran parte dei civili riposa, invece, nei luoghi di residenza delle famiglie che fecero richiesta di traslazione, secondo le disposizioni del Governo italiano di allora.

I traghetti della “Tirrenia”, per settimane, fecero la spola tra Tripoli e i porti di Siracusa, Genova e Palermo dove c’erano ad aspettarli i parenti che per un costo di zero lire poterono mettere in salvo le tanto amate ossa, di coloro che molto avevano contribuito a far divenire Tripoli una delle più belle città del Mediterraneo, strappandola al medioevo e facendola affacciare nel mondo moderno in pari grado, se non in superiorità, ai Paesi limitrofi.

Oggi le salme dei militari caduti in Libia riposano, e questa volta in via definitiva, a Bari; in quel cimitero nato nel 1967 proprio per accogliere tutti i nostri caduti (militari e anche civili) in terra straniera ( 70.000, e ancora ricevente) e il cui progetto, voluto da Caccia Dominioni, si rifà proprio al nostro caro Hammangi; là, dove al tramonto, nove rintocchi di una campana, ricordano ai vivi e a noi Italiani di Libia, tutti quei Caduti (Victi vivimus) che .non sono riusciti a trovare pace nelle terre in cui hanno dato la vita e in cui i regimi al potere continuano a calpestarne la memoria.

Ecco perché non si capiscono i motivi (o forse sì!) del perché si continui ad insistere a sprecare soldi del contribuente italiano in una terra e per una terra, che non ha e non intende risarcire i danni (materiali e morali) provocati alla Comunità italiana di Libia, che purtroppo non trova la protezione (forse i suoi interessi sono poco remunerativi?) di alcuna Associazione, perché quelle esistenti si preoccupano solo di meschini interessi di parte (come quelli dei proprietari terrieri) e non dei veri problemi di una Comunità di oltre 20 mila unità.

Rita Scontrino

Qui di seguito si trovano ritagli di giornali italiani sull’argomento e alcune delle lettere scritte al Governo italiano dall´Anirl, la prima vera e unica associazione di tutti gli Italiani di Libia, nonché la lettera di risposta del Ministero degli Affari Esteri, che conferma la decisione adottata.

 
 
 
 
 

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Un blog di: wrnzla
Data di creazione: 27/05/2005
 

 
   Agli Ascari d'Eritrea 

- Perchè viva il ricordo degli Ascari d'Eritrea caduti per l'Italia in terra d'Africa.
- Due Medaglie d'Oro al Valor Militare alla bandiera al corpo Truppe Indigene d'Eritrea.
- Due Medaglie d'Oro al Valor Militare al gagliardetto dei IV Battaglione Eritreo Toselli.

 

 

Mohammed Ibrahim Farag

Medaglia d'oro al Valor Militare alla Memoria.

Unatù Endisciau 

Medaglia d'oro al Valor Militare alla Memoria.

 

QUESTA è LA MIA STORIA

.... Racconterà di un tempo.... forse per pochi anni, forse per pochi mesi o pochi giorni, fosse stato anche per pochi istanti in cui noi, italiani ed eritrei, fummo fratelli. .....perchè CORAGGIO, FEDELTA' e ONORE più dei legami di sangue affratellano.....
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A DETTA DEGLI ASCARI....

...Dunque tu vuoi essere ascari, o figlio, ed io ti dico che tutto, per l'ascari, è lo Zabet, l'ufficiale.
Lo zabet inglese sa il coraggio e la giustizia, non disturba le donne e ti tratta come un cavallo.
Lo zabet turco sa il coraggio, non sa la giustizia, disturba le donne e ti tratta come un somaro.
Lo zabet egiziano non sa il coraggio e neppure la giustizia, disturba le donne e ti tratta come un capretto da macello.
Lo zabet italiano sa il coraggio e la giustizia, qualche volta disturba le donne e ti tratta come un uomo...."

(da Ascari K7 - Paolo Caccia Dominioni)

 
 
 
 

 
 
 
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ASCARI A ROMA 1937

 

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