Creato da yellowwoman il 15/03/2007

8 marzo

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Io ci sarò!

Post n°779 pubblicato il 10 Febbraio 2011 da solosorriso

"In Italia la maggioranza delle donne lavora fuori o dentro casa, crea ricchezza, cerca un lavoro (e una su due non ci riesce), studia, si sacrifica per affermarsi nella professione che si è scelta, si prende cura delle relazioni affettive e familiari, occupandosi di figli, mariti, genitori anziani.
Tante sono impegnate nella vita pubblica, in tutti i partiti, nei sindacati, nelle imprese, nelle associazioni e nel volontariato allo scopo di rendere più civile, più ricca e accogliente la società in cui vivono. Hanno considerazione e rispetto di sé, della libertà e della dignità femminile ottenute con il contributo di tante generazioni di donne che – va ricordato nel 150esimo dell’unità d’Italia – hanno costruito la nazione democratica.
Questa ricca e varia esperienza di vita è cancellata dalla ripetuta, indecente, ostentata rappresentazione delle donne come nudo oggetto di scambio sessuale, offerta da giornali, televisioni, pubblicità. E ciò non è più tollerabile.
Una cultura diffusa propone alle giovani generazioni di raggiungere mete scintillanti e facili guadagni offrendo bellezza e intelligenza al potente di turno, disposto a sua volta a scambiarle con risorse e ruoli pubblici.
Questa mentalità e i comportamenti che ne derivano stanno inquinando la convivenza sociale e l’immagine in cui dovrebbe rispecchiarsi la coscienza civile, etica e religiosa della nazione. Così, senza quasi rendercene conto, abbiamo superato la soglia della decenza.
Il modello di relazione tra donne e uomini, ostentato da una delle massime cariche dello Stato, incide profondamente negli stili di vita e nella cultura nazionale, legittimando comportamenti lesivi della dignità delle donne e delle istituzioni.
Chi vuole continuare a tacere, sostenere, giustificare, ridurre a vicende private il presente stato di cose, lo faccia assumendosene la pesante responsabilità, anche di fronte alla comunità internazionale.
Noi chiediamo a tutte le donne, senza alcuna distinzione, di difendere il valore della loro, della nostra dignità e diciamo agli uomini: se non ora, quando? è il tempo di dimostrare amicizia verso le donne."

L’APPUNTAMENTO E’ PER IL 13 FEBBRAIO IN OGNI CITTA’ ITALIANA

(Fonte http://senonoraquando13febbraio2011.wordpress.com/)

 

 
 
 

Donne che amano troppo

Post n°778 pubblicato il 05 Febbraio 2011 da ladamadivetro

SOLO NOI STESSE POSSIAMO RIEMPIRE I NOSTRI VUOTI

 Quando le persone (soprattutto le Donne) sopportano comportamenti (soprattutto) maschili di un certo tipo, (privi di rispetto per esempio), esse....sopportano. Sono "Donne che amano troppo", amano in modo malato, usano vani tentativi per salvare situazioni ben poco remunerative per loro.
Ma la chiave per spiegare il mistero del loro attaccamento devoto a questi uomini, di solito si trova nelle loro esperienze infantili.
Quasi tutti da adulti, continuiamo a comportarci secondo il ruolo che avevamo adottato nella nostra famiglia d'origine. Per molte Donne che amano troppo, spesso questo ruolo consisteva nel negare i propri bisogni personali per cercare invece di provvedere ai bisogni degli altri membri della famiglia.
Forse eravamo costrette dalle circostanze a crescere troppo in fretta, assumendo prematuramente le responsabilità di un adulto, perchè nostra madre o nostro padre erano troppo malati fisicamente o emotivamente per esercitare le funzioni di loro competenza nel modo più opportuno.
O forse la morte o il divorzio ci aveva private della presenza di uno dei genitori e noi cercavamo di riempire il vuoto, prendendoci cura sia di fratelli e sorelle, sia del genitore rimasto. Forse eravamo diventate la "mammina" di casa, mentre nostra madre lavorava per sostentare la famiglia.
O forse vivevamo con entrambi i genitori ma, poichè uno era frustrato o in collera o infelice, e l'altro non se ne curava e non mostrava alcuna comprensione, ci eravamo trovate nel ruolo di confidenti, e ascoltare i particolari dei loro rapporti ci imponeva uno stress emotivo troppo pesante. Ascoltavamo perchè avevamo paura delle conseguenze che ne avrebbe subìto il genitore infelice se non lo avessimo ascoltato, e temevamo anche di perdere il suo amore se non avessimo accettato il ruolo che ci era stato prescritto.
Così non potevamo difenderci, e neppure i nostri genitori ci proteggevano, perchè avevano bisogno di credere che fossimo più forti di quanto eravamo in realtà. Anche se eravamo troppo immature per questo compito, abbiamo finito per occuparci noi di proteggere loro. QUESTO ERA ACCADUTO QUANDO ERAVAMO TALMENTE GIOVANI CHE ABBIAMO IMPARATO A PRENDERCI CURA DI CHIUNQUE, MA NON DI NOI STESSE.
I nostri bisogni d'amore, attenzione, affetto e sicurezza erano ignorati, mentre facevamo finta di essere più forti e meno intimorite, più adulte e meno bisognose di quanto ci sentissimo in realtà.
E, avendo imparato a NEGARE IL NOSTRO BISOGNO DISPERATO di avere qualcuno che avesse cura di noi, da grandi abbiamo cercato altre occasioni per fare quello che avevamo imparato tanto bene: preoccuparci dei desideri e delle esigenze di qualcun altro, invece di riconoscere la nostra paura, il nostro dolore, i nostri bisogni ignorati.
Abbiamo finto per tanto tempo di essere adulte, chiedendo così poco e dando così tanto, che ormai sembra troppo tardi perchè possa venire il nostro turno di ricevere le attenzioni che non abbiamo mai avuto.
Così, continuiamo ad aiutare e aiutare, e a sperare che la nostra paura scompaia e che la nostra ricompensa sarà l'amore.
Ma solo noi stesse, potremo riempire questi vuoti, nessun altro, perchè se non si sana questa ferita, nessun altro, lo potrà fare.
"IL BISOGNO DI SENTIRSI NECESSARIA" di R. NORWOOD

 Buon San Valentino a tutte ma riflettiamo su questa lettura. Tutte.

Alessandra

 

 
 
 

Malamore. Esercizi di resistenza al dolore

Post n°776 pubblicato il 04 Febbraio 2011 da stelladanzanteforeve
 

Le donne provano la temperatura del ferro da stiro toccandolo. Brucia ma non si bruciano. Respirano forte quando l'ostetrica dice "non urli, non è mica la prima". Imparano a cantare piangendo, a sciare con le ossa rotte. Portano i figli in braccio per giorni in certe traversate del deserto, dei mari sui barconi, della città a piedi su e giù per gli autobus. Le donne hanno più confidenza col dolore. È un compagno di vita, è un nemico tanto familiare da esser quasi amico. Ci si vive, è normale. Strillare disperde le energie, lamentarsi non serve. Trasformarlo, invece: ecco cosa serve. Trasformare il dolore in forza. È una lezione antica, una sapienza muta e segreta: ciascuna lo sa. Maria Malibran, leggendario mezzosoprano, che impara a nascondere le lacrime durante le terribili lezioni di canto inflitte dal padre. Denise Karbon che scia ingessata, Vanessa Ferrari che volteggia con una frattura al piede. La prostituta bambina che chiude gli occhi e pensa al prato della sua casa nei campi. La giovane donna che si lascia insultare e picchiare dal suo uomo perché pensa che quella sua violenza sia una debolezza: pensa di capirne le ragioni, di poterle governare, alla fine. Le migliaia, milioni di donne che vivono ogni giorno sul crinale di un baratro e che, anziché sottrarsi quando possono, ci passeggiano in equilibrio: un numero da circo straordinario, questo di cercare di addomesticare la violenza - la violenza degli uomini - qualche volta andando a cercarla, persino. Perché è un antidoto, perché è un prezzo, perché il tempo che viviamo chiede uno sforzo d'ingegno per conciliare la propria autonomia con l'altrui brutale insofferenza. Le storie che ho raccolto sono scie luminose, stelle cadenti che illuminano a volte molto da lontano una grande domanda: cosa ci induce a non respingere, anzi a convivere con la violenza? Perché sopporta chi sopporta, e come fa? Quanto è alta la posta in palio? Alcune soccombono, molte muoiono, moltissime dividono l'esistenza con una privata indicibile quotidiana penitenza. Alcune ce la fanno, qualche altra trova nell'accettazione del male le risorse per dire, per fare quel che altrimenti non avrebbe potuto. Sono, alla fine, gesti ordinari. Chiunque può capirlo misurandolo su di sé. Sono esercizi di resistenza al dolore.

da “Malamore. Esercizi di resistenza al dolore”

CONCITA DE GREGORIO

 
 
 

auguri !!

Post n°775 pubblicato il 05 Gennaio 2011 da stelladanzanteforeve

a tutte noi !

 
 
 

Buon Anno

Post n°774 pubblicato il 30 Dicembre 2010 da ladamadivetro

Care amiche, cosa ci aspettiamo da questo 2011? Aspettiamoci l'amore e la fiducia negli uomini. Che ci sappiano apprezzare per quello che siamo e che imparino ad amarci senza maltrattarci, violentarci, offenderci, sminuirci. Che ci amino e basta.

Buon Anno a tutte le donne.

Alessandra

 
 
 

Buon Anno a Tutte :-)

Post n°773 pubblicato il 29 Dicembre 2010 da solosorriso

Che il 2011 possa essere un anno di traguardi raggiunti per tutte le donne!

Carmen

 
 
 

Auguri a Tutte :-)

Post n°772 pubblicato il 22 Dicembre 2010 da solosorriso

Sia un Buon Natale davvero per Tutte le Donne del mondo.

Un abbraccio.

Carmen

 
 
 

Auguri !!!

Post n°771 pubblicato il 22 Dicembre 2010 da stelladanzanteforeve

Natale un giorno

Perché
dappertutto ci sono cosi tanti recinti?
In fondo tutto il mondo e un grande recinto.

Perché
la gente parla lingue diverse?
In fondo tutti diciamo le stesse cose.

Perché
il colore della pelle non e indifferente?
In fondo siamo tutti diversi.

Perché
gli adulti fanno la guerra?
Dio certamente non lo vuole.

Perché
avvelenano la terra?
Abbiamo solo quella.

A Natale - un giorno - gli uomini andranno d'accordo in tutto il mondo.
Allora ci sarà un enorme albero di Natale con milioni di candele.
Ognuno ne terrà una in mano, e nessuno riuscirà a vedere l'enorme albero fino alla punta.

Allora tutti si diranno "Buon Natale!" a Natale, un giorno.

 

di Hirokazu Ogura

 

 
 
 

Buone Feste!

Post n°770 pubblicato il 18 Dicembre 2010 da ormesullasabbia.a

Auguri di Pace e Serenità

per Tutti!

Paola

 
 
 

Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

Post n°769 pubblicato il 24 Novembre 2010 da solosorriso

Post n°1663 pubblicato il 24 Novembre 2010 da solosorriso

 

Violenza sulle donne: in questa giornata particolare perdiamo un attimo di tempo a leggere e pensare quanto è sempre più preoccupante il dato delle donne uccise.

"Un indagine della Casa Delle Donne Di Bologna ci rende partecipi di un dato veramente allarmante. Solo nel 2010 le donne uccise ‘in quanto tali’ come afferma la stessa associazione sono 115.

Ma la cosa ancora più allarmante è che se consideriamo che nel 2006 erano 101, nel 2007 107, nel 2008 112 e nel 2009 119, non c’è dubbio: la percentuale è in costante crescita.

Nel 36% dei casi gli assassini sono i mariti, nel 18 % conviventi o partner, parenti nel 13 % e ex compagni nel 9%. Da questo si deduce che il movente è per la maggior parte dei casi  passionale .

Ma perché? Perché forse dietro c’è sempre il solito discorso della donna-oggetto, concepita da alcuni uomini (per fortuna non tutti!) come un qualcosa di sua proprietà, di suo possesso che sta acquisendo troppa libertà, troppi diritti nel mondo del lavoro, in quello della famiglia e questo  ‘non s’ha da fare’ per i trogloditi uomini-padroni.

Chiara Avesani ci spiega in un articolo su facebook del gruppo Il Fatto Quotidiano : “Quali sono le cause di questa vera e propria persecuzione di genere? […] sarebbe la crescente autonomia economica e sociale femminile ad alimentare la spirale di violenza: quanto più la donna acquisisce diritti, dignità e cerca di affermarsi nella società, tanto più l’uomo si trova spaesato, in cerca di una propria identità. Si tratta di uomini che, indipendentemente dal loro status sociale, per propria debolezza, non accettano l’autonomia femminile e vogliono controllare e sottomettere la compagna per dimostrare che hanno potere.

Per fortuna ci sono donne come Paola Perrone che si è occupata delle iniziative per le Pari opportunità della Regione Piemonte e adesso nello specifico, sia per le vittime sia per la prevenzione della violenza sulle donne, sta lavorando ad un progetto chiamato Melting Lab.

Noi diciamo basta. Lasciateci  vestire, crescere, mangiare, lavorare, pensare e vivere in pace!"

(articolo tratto dal sito donna10.it)

Chi prova pietà per la donna, la disprezza.
Chi le attribuisce la colpa dei mali della società, la opprime.
Chi crede che la bontà di lei dipenda solo dalla propria bontà e che la sua malvagità dipenda solo dalla propria, è uno spudorato.
Ma colui che accetta la donna come Dio l’ha fatta, le rende giustizia.

Kahlil Gibran  

 
 
 

 

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il numero di pubblica utilità “Antiviolenza Donna” dedicato al supporto,
alla protezione e all’assistenza delle donne vittime di maltrattamenti e
violenze.

 

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