Creato da HansSchnier il 28/10/2009

PEZZI, pezzotti

(le Opinioni tarocche)

 

 

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morality play

Post n°247 pubblicato il 23 Novembre 2018 da HansSchnier

 

1. Montag (il personaggio di Ray Bradbury, Fahrenheit 451, e dell’omonimo film di Truffaut) capisce, con assoluta certezza, che nel giro di pochi giorni gli tocca morire.

2. Come se nulla fosse, Montag, nel suo rifugio, continua a leggere libri. La sua patologia gli consente di farlo per buona parte della giornata.

3. Si dedica agli italiani: li aveva sempre trascurati e non vuole morire senza averli almeno sfogliati. Dante non gli dice niente (così ultraterreno, stranamente gli sembra un terrestre, “fedele alla terra”). Ma da qualche parte trova la lettera di Anton Francesco Doni, che parla di Machiavelli e del suo sogno premonitore: resta turbato. Poi scopre Verga. Legge avidamente le Novelle. Si ferma sulla Roba. Solidarizza col protagonista.

4. Una notte (e sarebbe stata l’ultima), Montag cerca di ubriacarsi. Pur vomitando e barcollando, riesce effettivamente a imitare Mazzarò (il personaggio di Verga): libri miei, venitevene con me. Riprende il lanciafiamme e li brucia. Stordito dai fumi del rogo che ha acceso, perde conoscenza. Sta morendo.

5. Ha una visione. Platone, Tacito e Plutarco, cuius doctrina inimica est Dei, lo accolgono bonariamente. Benché malvestiti, sono proprio loro, i tre del sogno di Machiavelli.

6. Gli dicono: “Non potevi portare via con te i libri. Le opere dell’ingegno sono virtualmente indistruttibili, anche se vengono soppresse. Non puoi uccidere una musica o un teorema o una narrazione, e tantomeno un’opera di filosofia, come si uccide una gallina. Puoi accantonare le idee, dimenticarle; ma esse sono esenti dalla distruzione e possono essere ricreate all’infinito.”

7. “Allora, ho capito! Non sono stato io a portare via con me i libri, sono stati i libri che mi hanno liberato dal mondo delle cose materiali e mi hanno condotto qui da voi, per ragionare in eterno della vostra filosofia, dei vostri libri di storia, di morale…”

8. “Nemmeno. Dove li vedi, qui, i nostri libri? Qui c’è il biliardo, c’è una canna da pesca, c’è il giardino botanico, c’è un’autostrada che passa in una vallata dal paesaggio spettacolare; c’è la cantina dove invecchiano i vini, ci sono cose belle, ti puoi dedicare a ciascuna di esse; ma i libri non ci sono. Puoi anche dipingere, raccontare delle storie, suonare il piano, ma è come la manna di Mosè: ogni giorno la tua dose di arte, e basta. Non puoi tesaurizzare le tue (o le nostre) creazioni.”

9. “E perché?”

10. “Non ricordi cosa sognò Machiavelli? Sognò di optare per l’eterna frequentazione di autori cuius doctrina inimica est Dei. Le nostre opere non sono innocenti come si pensa; hanno prodotto conseguenze negative nel mondo da cui provieni. Ma la nostra vita, nella sua banale eppure irripetibile singolarità, è più importante delle nostre opere. Sicché Dio ci ha liberati dal peso delle nostre colpe. Qui siamo esseri umani come te. Uomini senza lettere. Quello che per te era l’incubo dell’ignoranza e della futilità, qui è un’altra cosa. Qui la vita non è più alienata. Né dagli schermi giganti, né dalle dottrine, né dalle pretese artistiche.”

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