Post n°1026 pubblicato il
14 Aprile 2011 da
merizeta21
“io sarei morta, morta di dolore"
E io infatti sono morta, mia cara. Sono morta e come l'Araba Fenice sono rinata dalle mie ceneri, e sono andata avanti con una parte della mia vita.
Solo con una parte, perché il resto non esiste più.
Ho una pietra al posto del cuore, e un coltello piantato nello stomaco.
Per gran parte del tempo non me ne accorgo. Ma quando me ne rendo conto - e basta poco, un pensiero, un ricordo, un incontro - il dolore ritorna uguale. Una parte di me vive nell'illusione, alimentata dai discorsi degli amici, e dalle rune, dalle carte, dai sogni, dagli oroscopi, dalle sensazioni. Un'altra vive nell'assenza, nella mancanza, nel rimpianto. Tu mi hai ucciso. Questa è la verità incontrovertibile. La persona che ero non valeva granché. Ma io le volevo bene, era la me che avevo imparato ad amare attraverso i tuoi occhi. Senza il tuo sguardo poteva solo morire, ed infatti è stato così. Insieme a lei sono morte tutte le persone che avrei potuto essere, e che forse ero. Io sono qui, ma non c'è traccia in me di quella donna che ha lasciato casa, lavoro, famiglia, amici, abitudini, per correre incontro alla nostra vita. Non è colpa tua se non posso andare avanti. Non lo hai fatto apposta a farmi soffrire, lo so questo. Ma nemmeno io faccio apposta a conservare questa sofferenza: se potessi estirparla come si fa con una mala pianta, l'avrei già fatto, credimi.
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