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Crollano le Borse, evaporano i Fondi Pensione...

Post n°219 pubblicato il 12 Novembre 2008 da zmblog
 

TFR NETTO + 2,11% FONDI PENSIONE - 4,11 % (primi 6 mesi 2008)

Il recente fallimento della banca d’affari USA Lehman Brothers sta interessando anche i fondi pensione italiani. Il primo di cui si è avuta notizia è stato il Fondo Cometa, il più antico e grande fondo di previdenza complementare, al quale sono iscritti 500mila lavoratori metalmeccanici.
La Covip, la commissione di vigilanza sui fondi pensione, ha accertato che diversi fondi di categoria hanno titoli Lehman nel loro patrimonio:
- Cometa il fondo dei metalmeccanici tramite la società di gestione (Sgr) Pioneer ha bond Lehman per 3,7 milioni di euro, mentre tramite Axa ha 150mila euro;
- Fonchim, il fondo del settore chimico ha 3,15 milioni in bond Lehman tramite Duemme;
- Fondenergia (gruppo Eni) invece ha alcune decine di migliaia di euro in azioni della banca Usa, su oltre 600 milioni di patrimonio e analoghe proporzioni sono segnalate in altri fondi pensione dalle dimensioni inferiori al miliardo di patrimonio.

Secondo la Covip (Comitato di vigilanza fondi pensione) le adesioni ai Fondi Pensione crescono poco o addirittura calano.
Aderiscono poco i giovani. Non si è dovuto aspettare troppo perché si capisse che affidare il TFR ai fondi era peggio che giocare a bingo. La previdenza integrativa non è decollata e il progetto di smantellare la previdenza pubblica è sostanzialmente fallito. In un anno i maggiori fondi aziendali o di categoria hanno perso l’1,9%, con punte dell’8/10% per le linee azionarie mentre il TFR in azienda si è rivalutato del 3,6%. Tra mancato guadagno e perdite realizzate chi ha conferito ai fondi il TFR ha perso il 5,5% (questo il rendimento puro, ovviamente poi c’è da considerare il contributo che ci mette l’azienda, comunque modesto). E’ bastato un anno per far capire che c’è un forte rischio per il salario dei lavoratori e guadagnano, a prescindere dalla resa dell’investimento, solo i gestori, le banche e gli speculatori che hanno la possibilità di “giocare” con i soldi dei lavoratori. Alla fine di aprile 2008, sono circa 4,65 milioni gli aderenti alla previdenza complementare, 1/5 dei circa 22 milioni potenziali sottoscrittori. Tra i 12,2 milioni di dipendenti privati aderisce solo il 25%, circa 3 milioni di lavoratori. In fatto di adesioni nei primi 4 mesi del 2008, si registrano rallentamenti, e addirittura cali.

Inoltre, i fondi non convincono i giovani e i precari già sfruttati e mal retribuiti. Saggiamente la grande maggioranza dei lavoratori, come proposto dalla CUB, continua a tenere il TFR in azienda/INPS.

Il Rendimento del TFR è sicuro quello del Fondo Pensione non è prevedibile: Il TFR in azienda/INPS è rivalutato ogni anno nella misura fissa del 1,5% più lo 0,75% per ogni punto di aumento dei prezzi.

Esempio: a fronte di un aumento annuo del 2% dei prezzi viene rivalutato del 3%. Quindi il TFR fino ad una inflazione del 6% non solo garantisce la rivalutazione del capitale, ma permette un piccolo rendimento e soprattutto non potrà mai avere un andamento negativo.

In caso di fine contratto, licenziamento, dimissioni o pensionamento il lavoratore riceve subito tutto il TFR accantonato se lo mantiene in azienda/Inps, invece il TFR messo nel fondo pensione complementare non viene dato subito ma il lavoratore deve aspettare di stare disoccupato almeno 12 mesi per richiederne solo una parte (50%) e potrà essere riscosso interamente solo dopo 4 anni ininterrotti di disoccupazione. Inoltre, la maggior parte dei fondi di categoria (come Telemaco) non prevedono la reversibilità, ovvero, la possibilità in caso di morte di corrispondere la pensione al coniuge: se il pensionato muore tutti i soldi da lui versati resteranno nel fondo in barba a quanto ha pagato per anni !!!

Se a causa della disoccupazione, cassa integrazione/mobilità, o di un lavoro precario i versamenti del TFR al Fondo vengono interrotti o versati in modo discontinuo o ridotti come entità, l’assegno vitalizio mensile che verrà erogato al lavoratore quando maturerà i requisiti per andare in pensione, potrà subire una forte decurtazione a causa del minor capitale complessivo investito negli anni (esempio indicativo: lo 0,5% di riduzione del TFR versato ogni anno in 35 anni di lavoro, potrebbe portare ad una decurtazione del vitalizio mensile del 10%).
Il TFR lasciato in azienda/INPS non ha costi di gestione da pagare. Mentre per il Fondo pensione il lavoratore dovrà pagare le spese di adesione, le spese di gestione annuali, i gettoni degli amministratori del fondo (imprenditori e sindacalisti), le spese di accumulo e le spese di erogazione della rendita vitalizia al momento del pensionamento + le tasse.

I lavoratori nuovi assunti dal 1 gennaio 2007 ad ogni nuovo lavoro hanno 6 mesi di tempo per scegliere la destinazione del loro TFR futuro, se non scelgono entro 6 mesi automaticamente il TFR andrà nel fondo di previdenza complementare contrattuale (tipo Cometa, Telemaco, ecc.) o nel fondo di previdenza complementare residuale Fondinps.

Imprenditori, governi e Cgil-Cisl-Uil hanno reso volutamente difficoltoso e antieconomico uscire dai Fondi pensione, tuttavia per i lavoratori che da poco tempo hanno aderito ai Fondi può essere vantaggioso uscire rimettendoci pochi soldi rispetto a prospettive future assai più nere. Perciò invitiamo i lavoratori che vogliono uscire dai fondi o per altre informazioni a contattare la CUB.

Occorre rilanciare il dibattito e la lotta per il salario e le pensioni pubbliche attraverso:

1. Forti aumenti degli Stipendi e delle Pensioni di almeno 3.000 euro l’anno
2. Il mantenimento del TFR in azienda/INPS rivendicando, per i lavoratori iscritti ai Fondi, il diritto (oggi negato) al recesso e a richiedere ed ottenere quanto versato.
3. L’Informazione ai nuovi assunti sui rischi dello scippo del TFR a favore dei Fondi pensione e sul fatto che devono esprimere l’eventuale contrarietà entro 6 mesi dall’assunzione.
4. Il rilancio della previdenza pubblica, strumento unico, universale ed insostituibile per assicurare il mantenimento del reddito percepito prima del pensionamento, la separazione effettiva della previdenza dall’assistenza.

A sostegno di questa piattaforma e per sconfiggere le politiche economiche e sociali imposte dal liberismo e realizzate dai governi i sindacati di base hanno già effettuato uno Sciopero Generale Nazionale venerdì 17 ottobre, con alte adesioni e tantissimi lavoratori, studenti e pensionati che sono scesi in piazza. Altre iniziative sono in programma per le prossime settimane.

Federazione Lavoratori Metalmeccanici Uniti - Confederazione Unitaria di Base (FLMU-CUB)

 
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