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Messaggi di Giugno 2016

***l'ultimo_pezzetto***

Post n°527 pubblicato il 23 Giugno 2016 da fragolozza
 

Realizzi un ulteriore motivo perché ti facciano santa quando, alle quattro di pomeriggio, completamente digiuna e, di conseguenza, morta di fame, hai solo cinque minuti di tempo per recarti da un posto all'altro. Lungo il tragitto, ti mangeresti gli alberi, i marciapiedi e tutti gli specchietti delle auto parcheggiate. Anche il braccio di qualche passante, ovviamente, ma forse ce l'hai scritto in faccia e tutti ti si tengono a distanza di sicurezza. Poi finalmente arriva la visione, un chiosco di dolcetti, e tra i tanti anche quelli alle arachidi che ti piacciono tanto. Ne acquisti due al volo e, al volo, uno lo scarti e l'altro lo infili in borsa. E così, mentre continui a correre per non arrivare in ritardo, ti sollazzi distribuendo morsi a casaccio alla massa ben burrosa del tuo dolcetto. E ti pregusti il finale, che, come in molti casi, è il momento migliore, quando dal nulla percepisci la sua voce. 

- Me ne dai un pezzo?

La tua parte irrazionale ti consiglia di non voltarti, di continuare a correre o di infilarti l'ultimo pezzo in bocca, pure a rischio di strozzarti, dato che ancora non hai mandato giù il morso precedente. Ma c'è un'altra parte di te, quella per cui un giorno potrebbero farti santa, che non resiste alla tentazione o alla curiosità e si volta. E no, non è un mendicante, un bambino, un morador de rua. È un normalissimo ragazzo, ben vestito, in forma e visibilmente meno affamato di te. Ma ormai lo hai fatto, ti sei fermata e hai pure perso un casino di tempo a squadrarlo. Lui punta gli occhi dritti su quell'ultimo pezzo di dolcetto che gelosamente stringi. Tu sai che lo meriti più di lui, ma sullo sfondo intercetti un campanile e ti sorge il dubbio che questa davvero potrebbe essere una prova per mettere a dura prova la tua santità. Perciò glielo cedi. Allunghi la mano e, mentre il suo artiglio rapace ti strappa via l'amato dolcetto, anche se non piangi perché non hai tempo e già sei in ritardo, in fondo in fondo, ad essere precisi dalle parti dello stomaco ancora vuoto, sei commossa eccome. 

Certo, potresti rifarti con l'altro dolcetto, ma ormai hai così tanta paura che ti sottraggano anche quello, che fingi di dimenticarti di quanto hai fame.

Perciò riaccelleri il passo e ingoi saliva a più non posso, nella speranza di debellare dal palato e dai denti ogni briciola o granello di zucchero che, rimestandosi, ti restituirebbe l'amato e perduto sapore. 

E non ti è di nessun conforto il pensiero che, a finale, hai fatto una buona azione. 

Privandoti di quell'ultimo pezzo di dolce, non hai mica risolto il problema della fame nel mondo? E di certo nemmeno il problema della fame che hai tu. 

 

 
 
 

***lunga_durata***

Post n°526 pubblicato il 22 Giugno 2016 da fragolozza
 

Dopo il caffè, mi chiede se mi va di continuare a passeggiare. Accetto volentieri. 

Mi piace la sensazione di scoperta e sollievo che si accompagna ad un'amicizia appena nata, il senso di totale benessere nel riconoscere nell'altro la possibilità di condividere una parte di sé, quell'entusiasmo che ha molto in comune con l'amore appena sbocciato, ma senza paranoie e senza paure. 

È sabato pomeriggio e il centro commerciale è affollato e vivace di luci e persone.

Di fronte ad un negozio di cosmetici, si ferma.

- Ti spiace se diamo un'occhiata?  Vorrei comprare un nuovo rossetto. 

- Figurati.- e la seguo trotterellando all'interno.

Il prodotto che cerca l'attende, scintillante in una variante infinita di nuance, su un banco alla nostra destra. Una commessa si avvicina per aiutarla nella scelta.

- Mi hanno detto che è appena stato lanciato un nuovo rossetto a lunga durata.

- Prova questo!- le dice la commessa, porgendole uno stick di un colore che, già a vedersi, si intuisce che le starà perfettamente- Dura tantissimo. Puoi mangiare, bere e persino dormire con la sicurezza che, al risveglio, starà ancora bello appiccicato alle tue labbra.

- Anche baciare?

- Dipende dai baci- risponde la commessa, sorridendo.

Si dirige alla cassa, paga e infila il rossetto in borsa.

- Che dici, lo metto la prossima volta che esco con João? 

- Claro che sì! - le rispondo.  - Ma ad una condizione. Se esci con João e, al rientro a casa, hai ancora il rossetto, non ti accompagno più a cercare un nuovo rossetto. Ti accompagno a cercare un nuovo João! 

Scoppia a ridere ed io con lei. 

- Sei proprio un'ottima amica, lo sai?

In verità, no, non lo so, ma è bello sentirselo dire.

Smettiamo di ridere, ci guardiamo e quasi all'unisono - Ci prendiamo un altro caffè? 

 
 
 

***come_va?***

Post n°525 pubblicato il 06 Giugno 2016 da fragolozza
 

Va o almeno sembra che vada bene, poi però ti chiedono “come va?” e ti ricordi di tutte le cose che non vanno, di quelle che vanno male e pure di quelle che, fino a cinque minuti prima che te lo chiedessero, andavano bene.

Va o almeno sembra che vada, anche se ancora non hai capito che cos'è che esattamente dovrebbe andare, perché quando te lo chiedono mica specificano il soggetto? Sei tu che devi armarti di santa pazienza e tentare di indovinare l'elemento sottinteso e, di conseguenza, la risposta adatta. Come va cosa? La vita? Sto viva, quindi in teoria va bene. La situazione? Sì, ma quale? La maglietta nuova? Chissà, forse  fanno riferimento proprio a questo e fai bene a rispondere “bene”, anche se ti sei ingrassata e le cuciture ti segnano i fianchi. O, magari, sai perfettamente a cosa fanno riferimento e a te non va di parlarne, perché, guarda caso, eri appena riuscita a dimenticartene e, invece no, ti tocca ripensarci perché loro vogliono sapere come va.

Il punto è che, di qualunque cosa si tratti, per sua natura è destinata ad andare, a muoversi, ad evolversi, prima o poi a cambiare. Perciò va così, semplicemente va. E non senti il bisogno di aggiungere una connotazione di modo al moto. Per il momento continua ad andare ed tu continui a lasciare che vada. Il come saranno pure fatti tuoi.

 
 
 

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Le cloache di notte somigliano
a fiumi nascosti.
Scommetti che a perdere il cuore
guadagni più spazio?
Sul banco dei pegni
ho impegnato
il mio ombretto di rosa.
Palpebre nude non chiudo
per cogliere il resto
di quello che resta
sul conto in sospeso
dei nostri sospesi.

Le formiche al tramonto ricordano
grani di pepe.
Sai contare al contrario, partendo
da cifre irrisorie?
Sotto l’arco
s’inarca in trionfo
la triade imperfetta.
Me stessa, quell’altra o la stessa
si chiudono a riccio.
Per capriccio
mi cavo d’impiccio.
Mi sento di troppo.

 

 

 

 
 

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