Creato da fragolozza il 13/10/2006

LeCoccinelleVolano

...ma cadono lo stesso.

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

AREA PERSONALE

 

ULTIME VISITE AL BLOG

fragolozzaAssaggio.Di.PassionemadultCostanzabeforesunsetautunno.dolciastropartnermaschiofra19572romhauscalos7ilcavaliere_1970only_viruallyil_giovanewertherzarita.63paneghessa
 

FACEBOOK

 
 

MOLKO-DIPENDENTE

 

 

 

But it’s you I take

‘cause you’re the truth

not I.


 


 

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Luglio 2016 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
        1 2 3
4 5 6 7 8 9 10
11 12 13 14 15 16 17
18 19 20 21 22 23 24
25 26 27 28 29 30 31
 
 

ASTRATTE MELODIE

 

CHI PUò SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti possono pubblicare commenti.
 

IL MIO PROSSIMO FIDANZATO

 

COME ALTERNATIVA

CERCASI MODELLO CALVIN KLEIN...

 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
Citazioni nei Blog Amici: 46
 

Messaggi di Luglio 2016

***quando_finisce_un_amore***

Post n°531 pubblicato il 25 Luglio 2016 da fragolozza
 

Napoli 30/12/2015
– Quanto costano le magliette? 
– Cinque la piccola e otto la grande.
– Una grande. È per me.
– Quale ti do?

Non esistono garanzie sulla durata o la fine di un amore, ma il fatto di sapere a priori che ogni storia, dalla più effimera alla più profonda, è potenzialmente destinata a finire, non evita di rimanerci male, quando effettivamente finisce.
Perché, quando si ama qualcuno, così come io ti ho amato, è difficile accettare qualunque tipo finale, tanto più se è un finale di merda.
E pensare che io nemmeno volevo amarti.
Dopo Ezechiele e la sua fuga con la francese, mi ero convinta che nessun altro mi avrebbe rubato il cuore. E, infatti, per quanto Edison si fosse impegnato, provando a conquistarmi, non c’era mai riuscito e, quando pure lui, alla fine, se n’era andato con la stessa francese, una semplice scollata di spalle era stata più che sufficiente per dimenticarmene.
Tu arrivasti all’improvviso, come un colpo di fulmine a ciel sereno, durante il primo pomeriggio di una domenica di agosto. Di te sapevo soltanto che eri un coglione che si era sfracellato la faccia su uno scoglio di Capri. Ma mi bastò guardarti. E il rospo, vestito d’azzurro e di grinta, diventò il principe insieme al quale io, che mi ero sempre sentita una cenerentola, forse finalmente avrei avuto l’opportunità di diventare una regina.
Quante ne abbiamo passate insieme? Tante gioie e altrettanti dispiaceri. In alcuni casi, a ripensarci adesso, la colpa è stata tua, ma la mia idolatria era tale da negare ogni tuo difetto, ogni tua mancanza. Era tale da difenderti sempre contro tutto e tutti.
E adesso te ne vai, mi lasci e ti aspetti pure che ti auguri di essere felice.
Non posso. Non si può augurare la felicità a chi ci spezza il cuore.
La discriminante tra il “possiamo rimanere amici”, il “ti vorrò per sempre bene” e il “che ti puozz’ cecà!” è data dalla modalità con cui ci si lascia o si viene lasciati. 
Se tu, per esempio, mi avessi lasciata civilmente, mi avessi spiegato le tue ragioni o mi avessi dato modo di intendere che con me non eri felice, avrei capito o magari no, ma comunque lo avrei accettato. Tu, invece, da grande scornacchiato quale sei, mi hai fatto credere fino alla fine che tutto quell’amore era ricambiato, che era solo invidia quella degli altri, che mai e poi mai tu avresti potuto tradirmi in un modo tanto becero e bieco.
Se fossi scappato pure tu con una francese o un’inglese o una tedesca o qualche amica della tua vecchia fiamma spagnola,  lo avrei superato. Tanto…chi ti vedeva più?
Invece, tu ti sei comportato come il peggiore degli uomini. Quello capace di tradire la sua donna con la sua migliore amica. Solo che tu hai fatto persino peggio, perché hai tradito la tua donna con la sua peggiore nemica. E questo è imperdonabile. 
Perciò, vattene pure a Torino, Gonzalo. Vattene a Torino e vattene a fanculo! 
A me passerà. Arriverà qualcun altro, più giovane, più bello e più forte di te. E non proverò nessun rimpianto, vedendoti indossare quel pigiama a righe. 
Perché, alla fine, vuoi sapere la verità? Nonostante ti adorassi, non sei mai stato tu il mio preferito.

 Quale maglietta vuoi? Quella di Higuain?
– No. Credimi, a Higuain voglio un bene dell’anima. Ma Higuain è un centravanti. Oggi ti ama, domani ti schifa. Dammi quella di Hamsik. Il capitano è sempre il capitano.

 
 
 

***l'ultima_scatola***

Post n°530 pubblicato il 22 Luglio 2016 da fragolozza
 

Rimane una sola scatola,  che ho appositamente lasciato aperta. Il resto è già stato caricato sul furgone. Ho detto ai ragazzi della ditta di traslochi che li raggiungerò in cinque minuti. Gli ultimi cinque minuti in questa casa. 

L'avevo trovata grazie alla dritta di un amico, otto anni fa, subito dopo la separazione da mia moglie. Una casa luminosa, accogliente, con una buona vista e un discreto giardino. Ideale per trascorrervi il fine settimana con i miei figli ed il restante tempo in solitudine, a rimettere insieme i cocci di una vita che improvvisamente era andata in pezzi. 

Non me la sono cavata male, dopo tutto. 

Ma, adesso che mi appresto ad un nuovo inizio, mi è difficile guardarmi intorno senza provare una profondissima malinconia.

Non mancano ormai molte cose. Alla fine, resta in gran parte paccottiglia di cui potrei fare a meno, ma che, per educazione, porto via con me. La bottiglia di Martini, che ho lasciato sulla mensola del camino, mi consiglia di buttare giù un ultimo goccio. Resisto e la cedo a chi vorrà servirsene o buttarla via.

È notevole e imbarazzante la quantità di oggetti che non ricordavo o non sapevo di avere, nascosti sul fondo dei cassetti, negli angoli infrattati di mobili, le cui ante ho aperto a mala pena due volte. Alcune continueranno a stare con me, altre giacciono sul fondo del bidone all'angolo di strada.

Le pareti ormai nude si preparano a registrare nuovi sussurri, a spiare l'amore, le liti, i discorsi e i silenzi di chi verrà dopo di me; qualcuno che, come me, tra queste mura si ritroverà e si sentirà perso; qualcuno che coltivi sogni, ma non abbia la pietà di far morire le speranze; qualcuno che, non importa quanto è spietato e triste il finale, perché sarà sempre pronto, ogni volta, a ricominciare; qualcuno, le cui impronte, gradualmente, si sostituiranno alle mie e a quelle delle persone che, insieme a me, sono passate di qua. 

Pochi amici, molte donne e, tra le tante, lei.

Sorrido mentre stringo tra le mani questo babydoll, traccia concreta del suo passaggio, dimenticata, forse volutamente, perché un giorno, scavando sul fondo di un armadio, il mio cuore potesse perdere un battito a ricordarsi del suo odore. Le ombre disegnano forme di labbra e baci, il cui segreto, queste pareti conserveranno in eterno. Chissà che tra tanta polvere, incastrato tra due listelli di parquet, non sia rimasto un suo capello.

E mi chiedo, mentre tra i sorrisi soffoco una lacrima, quanto del nostro amore rimarrà per sempre qui, come un'eco silenziosa che risuoni lungo il corridoio, dalla cucina alla camera da letto, sotto la doccia e poi, indietro, sul divano, ad assolare la noia della tv lasciata accesa, del soffritto che rischia di attaccare, dei passeri che cantano al mattino presto.

Continuo a sorridere, soffoco altre due lacrime e le inviò un messaggio. Ti voglio bene, babe. Te ne vorrò sempre.

Mi risponde dopo pochissimo. 

Ecco, adesso posso chiudere l'ultima scatola, chiudere la porta e andare.

 
 
 

***sampietrini***

Post n°529 pubblicato il 14 Luglio 2016 da fragolozza
 

Il clangore metallico del palo colpito dal sampietrino interrompe i miei pensieri distratti, riportandomi alla realtà del posto in cui vivo. E non mi riferisco specificamente al Brasile, in merito al quale i luoghi comuni si sprecano, nel bene e nel male. 

Samba, tanga, cocco, Copacabana, lambada, churrasco, saudade, pobreza, favelas, meninos de rua. 

Un omicidio ogni sei minuti.

Uno stupro ogni 11 minuti.

All'inizio facevo più attenzione. Del resto, durante una delle mie prime uscite in solitaria nel centro di Belo Horizonte, mi ero trovata nel bel mezzo di una protesta ed ero morta di paura. Lanci di bottiglie, sassi, polizia a cavallo, pistole e colpi sparati e tirati alla cieca. Me la cavai rifugiandomi in un negozio, prima che venissero tirate giù le serrande. Una mezz'ora trascorsa in ostaggio dei balordi che, da fuori, battevano sul metallo e provavano ad entrare. Poi tutto era finito, passato, come nulla fosse mai successo. 

- Tutto questo è normale? - avevo chiesto impaurita.

- Sì, - mi aveva risposto una delle commesse- da queste parti è assolutamente normale.

Ma fortunatamente non era poi così normale, perché, dopo quell'episodio, non mi era più capitato nulla di così spaventoso o pericoloso. La pericolosità, in fondo, è una caratteristica universale. Non riguarda solo le metropoli, tantomeno solo quelle brasiliane. Di balordi se ne incontrano in ogni dove. Persino nei più piccoli e tranquilli villaggi di campagna (che personalmente temo più delle grandi città, per un retaggio da fanatica dei film horror, che, fateci caso, sono quasi sempre ambientati nei boschetti o in mezzo al nulla). 

Insomma, non mi sono mai lasciata condizionare dalle statistiche, né dai luoghi comuni relativi alla violenza delle città brasiliane. Il peggio può capitare in ogni momento e in ogni dove. 

È per questo che, ieri, come tutti gli altri giorni, camminavo tranquilla e distratta. 

È luglio ed è inverno, ma sembra primavera. Il caldo tiepido del sole, sparato forte addosso, disegna il contorno di questa città il cui orizzonte è bello già nel nome. La fioritura degli ypes solletica l'aria di colore. I marciapiedi sono pieni di petali rosa. È uno spettacolo meraviglioso. 

La salita di rua Aleixo è così impervia da lasciarmi senza respiro e quando raggiungo la cima, all'altezza del semaforo per attraversare rua da Bahia, mi ci vogliono sempre un paio di minuti per riprendermi dalla sopraggiunta insufficienza polmonare.

Ed è stato proprio in quel punto che l'ho visto. La scarsa ossigenazione mentale, inizialmente, ha fatto sì che scambiassi i suoi lanci per un nuovo tipo di sport metropolitano, qualcosa come "tiro al cartello", "pallina avvelenata", "palla a vuoto". Ma non erano palline.

E, quando ho sentito la botta sul palo centrato in pieno ed ho poi constatato che, poco distante dai miei piedi, giaceva un sampietrino enorme, ho percepito la reale portata della follia che mi stava capitando. E che le urla, quelle che credevo fossero un normale sottofondo al traffico, erano l'appello di una donna, nascosta dietro un'auto, che disperatamente mi gridava: "Moça, saia daí!" (Ragazza, allontanati da lì).

Solo in quel momento, quando ho cominciato ad avere una paura fottuta che, al prossimo lancio,  quel pazzo, piantato al centro delle strisce pedonali, mi sfracassasse il cranio con un pezzo di marciapiedi volante, sono tornata nella realtà del posto in cui vivo. E non faccio riferimento al Brasile. Bensì ad un mondo, completamente e inguaribilmente, folle.

 
 
 

***emoticon***

Post n°528 pubblicato il 04 Luglio 2016 da fragolozza
 

Mi piacciono gli emoticon e me ne avvalgo spesso, soprattutto quando l'uso delle parole non è sufficiente ad esprimere appieno il sentimento sottinteso al messaggio inviato. Gli emoticon rendono la sensazione, l'emozione, l'intenzione, insomma quel metalinguaggio che in una conversazione vis-à-vis è dato dai gesti delle mani, dalle espressioni del viso, dal tono di voce e che, attraverso l'uso del solo alfabeto, sarebbe difficile rendere.
Per esempio, mandare a fanculo per iscritto qualcuno, è molto più facile da quando esiste la possibilità di inserire nel messaggio le faccine. Grazie al tipo di faccina inserita, il destinatario può infatti capire immediatamente se lo state mandando a fanculo sul serio o per scherzo. 
Il problema nasce quando per scelta, per pigrizia e, a mio avviso, pure un po' per deficienza, si comincia a comunicare solo tramite emoticon.
A questo proposito, ieri ho ricevuto un messaggio in cui sono presenti: una faccina assonnata, uno spicchio di luna, una palma e una faccina a culo di gallina (che, a seconda delle interpretazioni, potrebbe però anche essere una faccina che manda un bacio senza cuore). 
Che cacchio significa? Mentre dormivo, al chiaro di luna, sotto una palma, mi è venuta una paralisi alla bocca? Sto dormendo sotto la luna ma sogno di farmi un selfie sotto un albero di cocco? È notte, ho sonno, ma ti bacerei senza cuore sotto una palma?
E boh...
Sta di fatto che, tutte le volte che ricevo un messaggio di questo tipo, entro seriamente in crisi e mi è difficile non pensare alle pitture rupestri, alla stele di Rosetta, all'isola di Pasqua e agli uomini della pietra. Migliaia di anni di storia ed evoluzione del linguaggio buttati al vento.

 
 
 

CONTATTA L'AUTORE

Nickname: fragolozza
Se copi, violi le regole della Community Sesso:
Età: 43
Prov: EE
 

CIAO

web stats
 

ULTIMI COMMENTI

POETRY

Le cloache di notte somigliano
a fiumi nascosti.
Scommetti che a perdere il cuore
guadagni più spazio?
Sul banco dei pegni
ho impegnato
il mio ombretto di rosa.
Palpebre nude non chiudo
per cogliere il resto
di quello che resta
sul conto in sospeso
dei nostri sospesi.

Le formiche al tramonto ricordano
grani di pepe.
Sai contare al contrario, partendo
da cifre irrisorie?
Sotto l’arco
s’inarca in trionfo
la triade imperfetta.
Me stessa, quell’altra o la stessa
si chiudono a riccio.
Per capriccio
mi cavo d’impiccio.
Mi sento di troppo.

 

 

 

 
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Luglio 2016 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
        1 2 3
4 5 6 7 8 9 10
11 12 13 14 15 16 17
18 19 20 21 22 23 24
25 26 27 28 29 30 31
 
 

KELLY JONES

I really hope ya happy,
 both of you
and maybe sometimes
you miss me too!

 

TAG

 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963