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Ennesimo ciclo di film proiettati dal cineclub Shining, che salvano le nostre giovani (ancora per poco) menti dai funesti monopolizzatori dei cinematografi a forma di cinepanettone (leggi: Giometti). L'ultimo film proiettato è Odgrobadogroba, poco più che uno scioglilingua piuttosto complesso per noi italiani, mentre il titolo nostrano è “di Tomba in Tomba”.
Il film è sloveno, del 2005, diretto da Jan Cvitkovic, ed è un film sicuramente a due facce.
Per tutto il primo tempo e buona parte del secondo, il film è estremamente lento, quotidiano, e narra le gesta di un giovane, "Pero", innamorato di una sua vicina (tutto il film è incentrato sulle persone che vivono in un piccolo borgo di case) che come mestiere fa l'oratore ai funerali, sollevando i parenti affranti dal dolore e dall'onere del discorso di commiato. Pero vive con le due sorelle, di cui una sposata con un bulletto e un'altra sordomuta, e con un padre depresso aspirante suicida.
Lungo tutto il film ci sono personaggi eccentrici ed interessanti tra cui il sommozzotare e il meccanico che customizza la sua 600 (anche se pare che fosse di marca slava costruita su licenza della Fiat) ispirandosi niente di meno che a Maciste e alle corse delle bighe. Il film sembra avere un tono leggero e scanzonato, salvo che il dramma monta a poco e le cose precipitano. Senza un senso, senza un disegno apparente, senza che lo spettatore capisca o possa capire. Si scoprono relazioni incestuose, omicidi, violenze. Se ne rimane molto turbati, ormai abituati al clima mite della maggior parte del film. Difficile dare un giudizio, ma senz'altro è positivo, è un film interessante, diverso, che lascia qualcosa, anche se non brilla per riprese mirabolanti o per attori eccezionali, anzi, spesso al limite del dilettantismo. Ma un dilettantismo buono, senza pretese, quello dei film girati con due soldi ma che valgono tanto oro quanto pesa la pellicola.
T.
Hank
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HAGAKURE
Quando un acquazzone ci sorprende, cerchiamo di non bagnarci affrettando il passo, ma anche tentando di ripararci sotto i cornicioni ci inzuppiamo ugualmente.
Se invece, fin dal principio, accettiamo di bagnarci eviteremo ogni incertezza e non per questo ci bagneremo di più. Tale consapevolezza si applica a tutte le cose.
Yamamoto Tsunetomo(1 - 79)
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LA MORTE E IL BUSHIDO
Quando sopraggiunge una crisi, davanti al dilemma fra vita e morte,è necessario scegliere subito la seconda. Non è difficile: basta armarsi di coraggio e agire. Alcuni dicono che morire senza aver portato a termine la propria missione equivale a una morire invano. Questa è la logica dei mercanti gonfi di orgoglio che tiranneggiano Osaka ed è solo un calcolo fallace, un'imitazione grottesca dell'etica del samurai.
E' quasi impossibile compiere una scelta ponderata in una situazione in cui le possibilità di vita e di morte si equivalgono. Noi tutti amiamo la vita ed è naturale che troviamo sempre delle buone ragioni per continuare a vivere. Colui che sceglie di farlo pur avendo fallito nel suo scopo, incorre nel disprezzo ed al tempo stesso è un vigliacco e un perdente.
Chi muore senza aver portato a termine la propria missione muore da fanatico, in modo vano, ma non disonorevole. Questa è infatti la Via del samurai.
L'essenza del Bushido è prepararsi alla morte, mattina e sera, in ogni momento della giornata.
Quando un samurai è sempre pronto a morire, padroneggia la Via.