Creato da: bb034rl il 21/06/2011
"Chi ha paura di sognare è destinato a morire." (Bob Marley)

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Invidia.

Post n°114 pubblicato il 01 Dicembre 2013 da bb034rl
 

Non penso di avere chissà quale cervello, ma credo di pensare, di farmi domande, di cercare di indagare ciò che non capisco. Ed è in quel momento che invidio coloro che sono sicuri di tutto, di sé stessi, dello scopo della propria vita, della nullità del tutto (",L'universo è nato dal nulla e nel nulla finirà. P. Odifreddi - Il matematico impenitente). Queste persone sono sicure di tutto, sanno tutto, possono tutto, e tutto quello che non possono o non sanno, semplicemente non esiste.

Perchè non sono anch'io come loro? Perchè mi chiedo per quale motivo esisto, per quale motivo sogno, per quale motivo alcuni sogni mi hanno avvisato del futuro, per quale motivo altri sogni mi hanno parlato della vita, perchè mi sento parte di questo mondo quando tutti mi dicono che noi uomini siamo proprietari del mondo, ovvero, siamo superiori al mondo? Perchè mi chiedo per quale motivo vedo un essere senziente negli occhi di Saba (il mio cane) o di Cippo (il pappagallino che stava con noi oltre trent'anni fa)? Perchè credo nell'immortalità della vita (non solo quella umana) quando la scienza ci dice che esiste solo ciò che è materiale e quindi caduco? E per quale motivo mi arrabbio coi credenti che, di fronte alle mie presunte certezze sulla vita, mi rispondono che esiste un solo Dio (che è cristiano, islamico, ebraico, etc. a seconda di chi risponde), quando la mia domanda è molto semplice: ma se Dio ha creato tutto l'universo, perchè noi ci odiamo? Perchè continuiamo a cercare motivi per dividerci ed odiarci anziché cercare ciò che ci unisce? Perché esistono persone che cercano di vivere alle spalle degli altri, quando questo modo di vivere porterà sicuramente ed invariabilmente alla morte tutta la specie umana? Sono stupidi? Sono furbi? Non lo so . Sono pieno di domande e vuoto di risposte. 

Dev'essere meraviglioso avere solo certezze. Ma per me non è mai stato così. Mi ricordo, quando avevo sette anni, che diedi ad un mio amico 50 lire per comprasi le caramelle. Ne avevo 100, io le avevo già comprate, quindi, visto che il mio amico le voleva, gli diedi i soldi per comprarle. Mi sembrò una cosa normale. Ma il prete, facevo catechismo, fece una sceneggiata: "Così si comporta un cristiano! Donare agli altri..." etc. etc. Mi fece vergognare di ciò che avevo fatto. Ancora non conoscevo il concetto di "strumentalizzazione", ma forse, dentro di me, lo capivo. E mi vergognai di tutto ciò, del fatto di aver dato 50 lire ad un mio amico, di tutte le chiacchiere del prete, del catechismo. Discorsi lunghi. Domande su sè stessi, sulla vita, sugli altri. Perché non ambisco al potere? Perché non voglio far parte di una squadra (di calcio, politica, economica, di ogni genere insomma)? 

Dev'essere meraviglioso poter citare decine di pensatori e filosofi, ma io ho sempre preferito la fantascienza ed i topolini, tanto per svagarmi dai pensieri, dalle domande, come, ad esempio, ad otto anni. Un mio amico mi chiede di giocare a sette e mezzo. Accettai ed andai a prendere i topolini a casa. Giocammo e persi i miei venti e passa topolini. Volendo rifarmi, andai a casa a prendere quelli che erano rimasti e persi pure quelli. Tornando a casa sconsolato, non so per quale motivo mi chiesi se mi sarebbe piaciuto vincere tutti i topolini ad un altro. Mi risposi: no! Pensai che l'altro, chiunque fosse, un bambino di sette od otto anni come me, si sarebbe sentito demoralizzato, svuotato, impoverito. Semplicemente, non era giusto togliere qualcosa a qualcuno. Da allora smisi di giocare a sette e mezzo (e non presi mai il vizio del gioco tipo poker, macchinette, scommesse, etc.). Nel gioco uno vince, molti perdono. Ma tutti si immaginano vincitori, nessuno si mette nei panni del perdente, nemmeno colui che ha perso. Perché? Perché è così difficile mettersi nei panni del perdente? E' un essere umano come te! E' una vita, come la tua! 

Quando eravamo piccoli, avevamo decine, centinaia, migliaia di sogni. L'astronauta, il cuoco, l'ingegnere, l'architetto, etc. Ma tutti questi sogni e tutti i bambini che li avevano, dove sono finiti? Tutti a sognare di far soldi? Cosa ti danno i soldi? La fama, la gloria, il successo, l'importanza? Tornate un attimo bambini e chiedetevi: cosa contava per me? Per me, Riccardo L., contava esplorare, scoprire e raccontare. E mi piaceva anche ascoltare le avventure altrui. Oggi, cosa conta? Il denaro? Il successo? La fama? Cosa trasmetti agli altri? Nulla! Solo il tuo essere ricco, famoso, importante. Cosa resterà di te dopo la tua morte? Nulla. E qui torniamo al prof. Odifreddi di cui sopra. Ed io continuo a farmi domande. Che senso ha una vita basata sul nulla, nata dal nulla e che finirà nel nulla? Faccio mio un aforisma di Friedrich Hölderlin che conosco tramite Fanny Wilmot:

Ah, piace alla folla ciò che al mercato vale,

E il servo onora solo il violento padrone;

Al divino credono

Sol quelli che lo sono essi stessi. cuori 


Non credo di essere divino, credo che nessuno lo sia. O meglio, tutti siamo discretamente divini, ma qualcuno si allontana troppo credendosi egli stesso Dio. Se mi chiedete se credo in Dio, vi rispondo: si, ma non nel Dio dei libri (Torah, Bibbia (il pentateuco è la Torah), etc.). Credo in  un Dio che ha creato tutta la vita, animale, vegetale e umana (che fa parte della vita animale). Non credo in tutto il resto. Perché non ci credo? Sapete cosa sono i sogni premonitori? Io si. Sapete cosa sono i sogni lucidi? Io si. Sapete cos'è la premonizione? Io no, ma il non saperlo non significa che non esista. Ci insegnano ad essere razionali, scientifici, matematici, ma quante volte ci capitano cose che ci fanno dire: eppure l'ho già visto! L'ho già vissuto! Ma questo non è scientifico, non è matematico e nemmeno religioso. Per la scienza e per la religione la vita è solo una. E se non fosse così? Ed ammesso che la vita fosse solo una, accettereste di lasciare ai vostri figli un mondo rovinato in nome del "mercato"? Io non ho figli e mai ne avrò (ho 53 anni) ma se penso a quello che stiamo lasciando ai giovani di oggi, mi viene di piangere. Trasmissioni televisive per deficienti, sentimenti fasulli in nome dell'audience, amicizie basate sul tornaconto personale, cuori che battono sull'andamento del Dow Jones. In tutto ciò, dov'è l'essere umano (uomo o donna, cambia poco)? Credevo nel valore della vita umana, oggi mi chiedo se abbia senso vivere in un mondo ove l'unica cosa che conta è ciò che possiedi.

Invidio? Si, invidio tutti coloro che non si pongono domande, che non si chiedono nulla. li invidio, perchè in questa realtà stanno bene, E' la loro reltà, sia che loro l'abbiano costruita, sia che altri l'abbiano costruita per loro. Ma se continuo a farmi domande su tutto ciò, ci sarà un motivo, o no?

BB034rl

 
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Commenti al Post:
Fanny_Wilmot
Fanny_Wilmot il 01/12/13 alle 18:46 via WEB
C'è un motivo, ne sono certa, anche se ne ignoro la natura; detto ciò, ho appena letto uno dei post più belli in cui mi sono imbattuta da quando sono su Libero, un piccolo romanzo autobiografico. P.S. Anch'io faccio sogni premonitori, non mi rivelano nulla di eccezionale ma mi convincono che tutto è già stato scritto.
(Rispondi)
 
 
bb034rl
bb034rl il 01/12/13 alle 21:08 via WEB
Grazie, ma non mi pare eccezionale quello che ho scritto. E' solo ciò che penso. Tutto è stato già scritto? Può essere, come può essere che l'universo nasca, muoia, rinasca e così via all'infinito e noi ci ritroviamo miliardi di anni dopo a rivivere e stesse vite. Forse qualche vago ricordo ci arriva di soppiatto sotto forma di sogno, pensiero improvviso, premonizione. Una cosa che pensavo molti anni fa e che ho poi trovato in un film: K-PAX (da un altro mondo).
(Rispondi)
 
 
 
Fanny_Wilmot
Fanny_Wilmot il 02/12/13 alle 12:54 via WEB
Bellissimo il monologo, grazie per averlo segnalato; quanto al tuo post, resto convinta di ciò che ho scritto ieri. Un sorriso.
(Rispondi)
 
 
 
daredevil665
daredevil665 il 03/12/13 alle 15:53 via WEB
Nietzsche parlava di "Eterno Ritorno"
(Rispondi)
 
 
 
 
bb034rl
bb034rl il 04/12/13 alle 17:01 via WEB
Sono andato a vedere. Si, più o meno. Ma per come la vedo io, alcune cose cambiano. Una volta in un modo, una volta nell'altro. Come se l'universo, ripetendosi, provasse e riprovasse tutte le possibili combinazioni.
(Rispondi)
 
massimocoppa
massimocoppa il 02/12/13 alle 16:39 via WEB
credo che sia meravigliosamente umano NON avere certezze. Di saccenti ne ho piene le scatole
(Rispondi)
 
cassetta2
cassetta2 il 02/12/13 alle 17:13 via WEB
Ora che ho trovato tutte le risposte mi hanno cambiato tutte le domande.
(Rispondi)
 
 
bb034rl
bb034rl il 02/12/13 alle 18:23 via WEB
Quindi non potrei nemmeno copiare! Che fregatura!
(Rispondi)
 
daredevil665
daredevil665 il 04/12/13 alle 09:46 via WEB
Io penso che il senso della vita lo si cerca con la ragione quando non lo si vive, perlomeno completamente. Per qualcuno diventa il cercarlo stesso, se alla base di questa ricerca c’è una passione e il piacere che ne deriva dalla meraviglia delle cose della vita stessa. Non è una mia teoria, ma una mia esperienza e sottolineo che è la mia. Di quella altrui ne parleranno gli altri. Lo dico perché ho passato tempo a pormi queste domande e ho capito tante verità, che prima erano nascoste dal marasma di idee che circolano nella ragione collettiva, pregna di manie, fobie, interessi egoistici e illusioni, da cui poi infinite contraddizioni e relativi circoli di domande senza fine.

Ma il senso della vita non è una cosa che si esperisce pensandolo, ma nel sentirsi “coinvolti” nella vita. Appunto, ti ricordi quand’eri bambino e il coinvolgimento che esperivi senza nemmeno la presenza di un pensiero, ma della fantasia? Quant’era piena la vita quando sprofondavi nelle tue fantasie? E quanto si è svuotata a mano a mano che sei cresciuto in questo mondo fatto solo di cose pratiche di una consolidata realtà ? Perché esistono i pittori, i poeti e gli artisti che si sentono vivi solamente durante la loro arte e, appassionati come sono, vogliono vedere il mondo nel loro modo artistico per essere sempre vivi? E cos’è quel tracimante coinvolgimento che porta l’innamoramento, che nulla ha a che fare con la ragione, ma con la follia?

E il coinvolgimento dev’essere anche cercato. Che la vita sia una sola oppure si rinnovi all’infinito, con o senza destinazione ultima, cosa ne facciamo del suo tempo? Se questa fosse la vita “n” di infinite vite e la passo a chiedermi che senso ha, e se così faccio per ognuna delle infinite vite, in nessuna troverò quel senso che è già qui, ovunque, tranne che nella domanda di senso che si ripete all’infinito.

Perciò, se posso dare un parere, vedo il tuo senso nel coinvolgimento generato dal tuo desiderio di vivere in un mondo migliore, ma la sofferenza che lo genera, cioè il male che ti circonda, non dovrebbe assorbirlo tutto e lasciarne una parte a qualcosa che ti possa rendere più felice nonostante le circostanze. Non lasciare che ti schiacci, insomma, perché, se la vita è sempre la stessa lotta eterna, e probabilmente proprio per questo ogni vita animale che è la fuori non si preoccupa del mondo, con la sua lotta alla sopravvivenza cerca di arrivare a un momento di libertà e gioia per sé. Non è menefreghismo, ma una giusta misura tra te e il mondo.

(Rispondi)
 
 
bb034rl
bb034rl il 04/12/13 alle 17:08 via WEB
La vita mi coinvolge quando riesco a sentirmi utile. Ma il nostro sistema concepisce una sola utilità: quella finanziaria. L'essere umano è funzionale a questa utilità. Abbiamo costruito un Moloch al quale ci dovremmo immolare. Preferisco credere che lo scopo della vita sia il viverla, assaporarne i momenti buoni e sorridere a quelli cattivi. Se ad altre persone piace la vita basata sul guadagno, facciano pure. La vita è la loro e la devono vivere sui loro valori. Basterebbe solo che non ne facessero valori assoluti validi per tutta la specie umana.
(Rispondi)
 
 
 
PRONTALFREDO
PRONTALFREDO il 09/12/13 alle 22:02 via WEB
La vita non ha uno scopo perché è essa stessa uno scopo.
E' uno dei tanti scopi del Nulla che si può esprimere e manifestare anche altre moltissime "forme di non-esistenza".
(Non conosco parole per evitare il paradosso).
(Rispondi)
 
 
 
 
bb034rl
bb034rl il 09/12/13 alle 22:37 via WEB
Dice? Può essere, mapotrebbe anche non essere. Ad oggi l'unica certezza che abbiamo è che: 1) la scienza non sa definire la vita. 2) la fisica non ci sa dire se la realtà è reale o no. 3) la scienza è divisa sul fatto se la vita sia nata per caso o sia il frutto di un disegno intelligente. 4) L'archeologia tiene nascosti moltissimi reperti che fanno a cazzotti con la storia (e preistoria) raccontata nelle scuole, istituti ed università. - E' ancora tutto un mistero. Perchè quindi negare che possa esserci qualcosa oltre questa "realtà"?
(Rispondi) (Vedi gli altri 17 commenti )
 
 
 
 
PRONTALFREDO
PRONTALFREDO il 09/12/13 alle 23:17 via WEB
Ma io non ho negato che possa esserci qualcosa oltre questa realtà, al contrario.
Il Nulla è qualcosa di incredibilmente reale e concreto, ma lo chiamo così perché per non è possibile identificarcisi, nel senso che l'Ego non vi ha accesso.
(Rispondi)
 
 
 
 
bb034rl
bb034rl il 10/12/13 alle 11:58 via WEB
Chissà, forse dovremmo proprio riuscire a cancellare l'Ego. Difficile ma non del tutto impossibile. E forse è proprio qui il punto: la nostra civiltà spinge sui nostri Ego per chiuderci in una realtà angusta impedendoci di vedere oltre. Grazie per la visita.
(Rispondi)
 
 
 
 
daredevil665
daredevil665 il 10/12/13 alle 12:13 via WEB
Ossia, quando c'è l'ego non si è il nulla e viceversa. Però, il nulla lo si "vede" e lo si “sente” alle spalle, prima della nascita, in quella zona buia che precede i primi ricordi; nel tempo del sonno senza sogni e nell’incognita senza risposta, per cui ci inventiamo tante risposte, per colmare il nulla che si fa sentire. E vediamo svanire nel nulla le cose e le persone e perciò ci inventiamo paradisi e altre dimensioni, per non dire che sono nel nulla. Perché il nulla spaventa, si fa sentire nella paura, paura che il confine che determina la nostra forma si laceri, liberando il nulla sotteso alla forma, che tanto si danna per non essere nulla. Ogni offesa è tale perché all’essere si ripropone il nulla, come dire “sei una nullità”, “sei un essere inferiore”, “non sei”. Perciò vogliamo essere qualcuno e rispettati, non emarginati o lasciati nel nulla. Perciò “chi sono”, “dove vado” sono tentativi di colmare quel nulla sempre sotteso ad ogni forma ed ogni discorso. Questa precarietà, è il modo di sentire il valore all’interno dell’essere, soltanto nel rapporto si può fare un discorso tra le differenze e le similitudini, mentre ogni cosa a sé resta indefinibile. E questo nulla, è quel vuoto incolmabile che ci spinge a cercare oltre sé l’oggetto del colmo, che si rintraccia soltanto come oggetto temporaneo, un’emulazione della completezza, determinando l’apparire di nuove forme, lo spettacolo del cambiamento, la meraviglia, il rinnovamento del desiderio. Solo in questa consapevolezza, senza la pretesa di una risposta definitiva, la quale sarebbe una menzogna che dovrà di tanto in tanto rifare i conti con le sue insolvenze, solo assecondando il gioco si resta nell’armonia dell’essere, in cui si esperisce la meraviglia delle forme, in tutte le sue emozioni belle e brutte, che sono belle perché ci sono anche quelle brutte con cui confrontarle. E quando ci rinchiudiamo troppo nella sicurezza, negli schemi, siamo prossimi al nulla, ossia all’assenza di cambiamento e perciò della meraviglia, dello stupore, del coinvolgimento appassionato. La noia, il non-senso, è il monito del nulla, di qualcosa che chiamiamo “anima” che non vuole sentire il nulla.
(Rispondi)
 
 
 
 
bb034rl
bb034rl il 10/12/13 alle 18:25 via WEB
Me lo devo rileggere con calma e poi, credo, scriverò qualcosa sul NULLA. Forse il più grande mistero non è ciò che c'è (questo mondo, questo universo, etc.), ma ciò che non c'è, ovvero, il NULLA. Grazie per l'ispirazione, ma prima devo rileggere con calma il tuo commento.
(Rispondi)
 
 
 
 
PRONTALFREDO
PRONTALFREDO il 10/12/13 alle 19:09 via WEB
Devil, si vede che tu parli del Nulla per concetti astratti o solo per sentito dire...
(Rispondi)
 
 
 
 
bb034rl
bb034rl il 10/12/13 alle 21:09 via WEB
Che ne dici di spiegare la tua idea di nulla fornendo poi il link? Potrei così farmi, almeno io, un'ulteriore idea da elaborare per poi esporre il mio concetto di Nulla. Mi farebbe piacere.
(Rispondi)
 
 
 
 
PRONTALFREDO
PRONTALFREDO il 10/12/13 alle 21:49 via WEB
http://blog.libero.it/Blogvuoto/
(Rispondi)
 
 
 
 
daredevil665
daredevil665 il 10/12/13 alle 21:55 via WEB
Non ho espresso concetti astratti o concreti del nulla, ma ho descritto gli effetti prodotti dalla "sensazione del nulla" che una vita percepisce, perlomeno la mia. Non ho mai letto discorsi articolati sul nulla, nemmeno i tuoi. Questa parola, cioè "nulla", nasce dall'esperienza della "mancanza", non da un concetto a priori, il quale sarebbe sorto poi per colmare anch'esso la mancanza. E la mancanza è la costante per eccellenza assieme alla presenza. Dal momento che si è presenti, si giace anche nella condizione di mancanza, che si rivela nella necessità di qualcosa, dalla fisica ai desideri (dato che facciamo questa distinzione). Non c'è nemmeno bisogno di concettualizzare tanto, è sufficiente constatarlo nei fatti (prova un po a non respirare o a non pensare. Trovami qualcosa che non sia dipendente da qualcos'altro). Nell'ambito della ragione, anziché delle emozioni e sensazioni, la necessità è la ragione stessa con le sue domande. Quando essa si chiede il "che cosa è" tanto "il nulla", come una qualsiasi altra cosa, dimostra che in quel momento l'oggetto è anche un'incognita (volendo concettualizzare, il nulla è l'onnipresenza di un'incognita), ma evidenzia anche l'impossibilità di definire in assoluto quell'oggetto, dato che gli serve qualcos'altro per definirlo, che a sua volta, guardato sotto la stessa luce, richiede qualcos'altro per essere definito (che è ciò che fa la scienza fisica, per causa di un'incognita onnipresente). Per questo, se la domanda naviga in questa direzione, vedrà il nulla di una risposta definitiva, non il nulla come oggetto o concetto, ma come esperienza. Si viene a contatto con la mancanza di senso che esiste invece nei rapporti che si soddisfano nel presente, e che emulano la soddisfazione della necessità assoluta, in quella temporale, cioè presente. Perciò la gente si ammala, per esempio anche di depressione, quando non vive il presente, precipitando nel nulla di una ricerca di senso assoluto. Se tu ritieni invece che io abbia espresso "concetti astratti" e per giunta errati, potresti dirci i tuoi "concetti concreti" o una qualsivoglia forma capace di parlare del nulla o attorno ad esso, mi farebbe piacere. Non ho un tono polemico, ma di curiosità.:)
(Rispondi)
 
 
 
 
PRONTALFREDO
PRONTALFREDO il 10/12/13 alle 22:05 via WEB
Il Nulla a cui mi riferisco sto provando a raccontarlo qui:
http://blog.libero.it/Blogvuoto/
(Rispondi)
 
 
 
 
bb034rl
bb034rl il 11/12/13 alle 11:03 via WEB
Grazie. Vado a leggere.
(Rispondi)
 
 
 
 
daredevil665
daredevil665 il 11/12/13 alle 15:58 via WEB
Ciao PRONTALFREDO. Simpatico il discorso e rende, oltre che l'idea, anche la sensazione del nulla. In alcuni tuoi commenti mi piaci molto, perché c'è anche della poesia:

“La mela rossa sembra rossa, ma non è rossa. E' tutto tranne che rosso, colore che non riesce ad assorbire e lo riflette, non lo ama e ce lo sputa in faccia. Ma di notte, la notte dove se ne va il rosso, se non nei nostri sogni?”

E di filosofia:

“Quando accadrà? Quando non si potrà più dire né "quando" né "dove". Il Nulla è uno stato ASSOLUTO dell'essere, privo di quell'identità personale che qui, invece, è tanto di moda. Nel "Nulla", il Tempo non scorre come qui, ma si manifesta tutto insieme e tutto in una volta. Idem per lo spazio. E il manifestarsi di Spazio e Tempo non ha più bisogno di osservatori perché quell'Infinito Nulla comprende sia CHI osserva sia CHI è osservato. Il Nulla è assolutamente impersonale, eppure chi capita là, lo sente, lo sa di essere lui, però un lui che non ha identità personale. Insomma, le parole non rendono giustizia. Bisogna provare, sperimentare. Purtroppo non so come tornarci, "quella cosa" è già là, e ci sono anch'io, però sto anche di qua e non ci vorrei più stare. Che devo fà, Gabriè?...”

Qui stai dicendo quello che ho detto io, in particolare: “…Il Nulla è assolutamente impersonale, eppure chi capita là, lo sente, lo sa di essere lui, però un lui che non ha identità personale. Insomma, le parole non rendono giustizia. Bisogna provare, sperimentare.”

Le parole non possono rendere giustizia perché esse sono solo “il rapporto tra le forme dell’essere”, che l’essere assume per non essere completamente il nulla. E il nulla è la breccia libera, lo spazio vuoto, per poter creare una forma nuova, lo spettacolo del cambiamento. Ci sarà stato un tempo in cui tu non eri così consapevole del nulla, di questa voragine oscura, e in cui avrai goduto della vita e delle sue fantasie, in cui il nulla aveva solo la forma di un avventuroso mistero, anziché di una voragine. E il punto è questo: Come diceva Niestzche “Se guarderai a lungo nell'abisso, l'abisso guarderà dentro di te.” Allora, per quanto mi riguarda, aver incontrato il nulla mi ha dato anche un’angoscia, ma anche una completezza a cui non rinuncerei mai, una più completa coscienza della vita, perché so che la vita non è solo il nulla. Alloro ho trovato quello che per me è il senso del nulla. Per me il nulla ha la funzione di spazio libero, quindi creativo. Ma, se si resta invischiati in esso, specialmente con la ragione, proprio perché, essendo essa solo un rapporto tra le forme dell’essere, non può esprimere ed esperire l’essenza assoluta delle forme qualora la cercasse (quell’assenza di identità che tu descrivi: “Il Nulla è uno stato ASSOLUTO dell'essere, privo di quell'identità personale che qui, invece, è tanto di moda”) , quindi mediante essa l’animo assapora la nullità. Se questo si perpetua nel tempo, viene a prevalere il nulla sulla manifestazione (di qualcosa che di fatto vuole manifestarsi), se vuoi anche superficiale, della vita.

http://blog.libero.it/AlfredWegener1/12085551.html

http://blog.libero.it/AlfredWegener1/11977037.html
(Rispondi)
 
 
 
 
PRONTALFREDO
PRONTALFREDO il 11/12/13 alle 23:10 via WEB
"E il nulla è la breccia libera, lo spazio vuoto, per poter creare una forma nuova, lo spettacolo del cambiamento.
Il Nulla a cui mi riferisco, Devil, si presenta come Materia densissima e plasmabile,
come potrebbe essere uno spazio vuoto?
Ma forse per "spazio vuoto" tu intendi il fatto che non è visualizzabile in alcun modo....
(Rispondi)
 
 
 
 
daredevil665
daredevil665 il 12/12/13 alle 10:39 via WEB
Esatto, essendo una condizione costante dell'essere, è in ogni "cosa", "dove" e quando. E se facciamo la distinzione tra un "essere" e il "nulla", è perché "qualcosa che è", è anche "qualcosa che non è", ossia l’ente che è, è anche il potenziale di essere altro da ciò che è. Ho scritto volutamente “un” essere e “il “nulla, perché il nulla è una costante impersonale (come dici tu), mentre un essere è una delle infinite varianti, come me, te o una mela . Perché, quella che noi chiamiamo “sostanza”, a cui i fisici non ne vengono a capo con le loro spiegazioni, può divenire qualsiasi delle cose che tu puoi vedere e non vedere. Perciò il desiderio è l’anelare di una forma che è, a ciò che ancora non è (qualcuno dice “non ha”, ma, mediante quel ciò che “non ha”, anela a divenire ad un modo di essere, felice o pieno o completo), in quella infinità di possibilità di essere. Non si può negare la presenza della necessità e del desiderio, cose che ti hanno portato, con la tua ricerca, di fronte all’infinità di possibilità di essere in cui nulla sembra prevalere, perciò scopo = “nullo”.

Se da una prospettiva precisa, in cui si identifica un’altra forma a cui divenire, questa infinità è osservata come un’opportunità e uno stimolo a divenire altro da ciò che si è, da quella a tutto campo si perviene allo spaesamento, per la mancanza del prevalere di una “forma obiettivo” tra le infinite. Mancanza di scopo. Tutti e nessuno. Come in un deserto completamente piatto, che pur essendoci, non suggerisce nessuna tra le infinite direzioni possibili, contemporaneamente tute uguali seppur non la stessa. Questa è la condizione psicologica dell’uomo a differenza dell’animale che è guidato dagli istinti anziché dalla ragione. La ragione è appunto l’apertura sul tutto e nulla, ossia l’infinità di possibilità, da cui la nostra grande capacità di adattamento e di immaginazione, dove, se un territorio non è adatto per un animale che perciò morirebbe, l’uomo lo modifica secondo i suoi desideri.

Ma non voglio ridurre la funzione del nulla (o dell’infinità di possibilità, in cui il nulla è semplicemente l’incognita immane del “quale” tra queste essere) a questo scopo di adattamento. Per me, come avevo già detto, se si vuol vivere questo tempo della vita, non dev’essere visto solo nel suo spazio estremo, come mancanza di scopo, ma come infinità di possibilità di ispirazione ed emozione.

Perché ce ne andiamo al cinema? Vogliamo essere coinvolti, rapiti, meravigliati da nuove forme della natura.

E perché facciamo del cinema? Perché, se non c’è meraviglia, la andiamo a cercare e a creare nella fantasia per portarla nel mondo.
(Rispondi)
 
 
 
 
daredevil665
daredevil665 il 12/12/13 alle 14:11 via WEB
Con “Esatto”, non mi riferivo solo alla questione del “vuoto”, ma anche del tuo pieno, ossia alle infinite possibilità che ha di assumere la “tua” materia piena, e plasmabile appunto.
(Rispondi)
 
 
 
 
PRONTALFREDO
PRONTALFREDO il 12/12/13 alle 22:19 via WEB
Perciò il desiderio è l’anelare di una forma che è, a ciò che ancora non è, in quella infinità di possibilità di essere.
Ti confesso che mi riesce difficile capire tutti quei concetti che hai espresso in termini tecnici e filosofici, Devil.
Il Nulla invece è così semplice che non necessita di alcuna spiegazione, anche un bambino sarebbe in grado di capire...
Non so se riesco a spiegarmi, ma comunque, per quel che riguarda "le infinite possibilità dell'essere", io so che sono infinite anche le possibilità del "non essere", anzi è proprio quest'ultima la vera natura del Nulla, mentre l'esistenza è un'anomalia, quasi un virus...
(Rispondi)
 
 
 
 
daredevil665
daredevil665 il 13/12/13 alle 00:09 via WEB
Non credo sia così difficile capire che si desidera ciò che non si ha o non si è, perché ciò che si è o si ha già non è necessario desiderarlo. E siccome ci sono io e tutto il resto, tutto il resto infinito è il paesaggio dei miei desideri.

É strano che tu dica che anche un bambino sarebbe in grado di capire il nulla, se poi ci stai perdendo dietro una vita intera a cercare di configurartelo, discorrendone sempre e ovunque. le "infinite possibilità del non essere", sono sempre anche tutte possibilità d' essere, perché una possibilità non ha un valore già stabilito. Se si è qualcosa, contemporaneamente non si è tutto il resto, che resta l'insieme delle possibilità desiderabili. Perciò si può sognare. E il virus, è quel modo di vedere svanita la possibilità di vivere un tempo appassionante, per causa del ritenere che le possibilità d'essere non sono rilevanti perché ci sono sempre anche quelle di non essere. Ma che te frega, cerca di essere qualcosa finché te ne è data la possibilità, altrimenti vivi comunque, ma male come uno zombi, anziché pienamente come un virus assetato di vita. Vuoi tornare del tutto o te ne resti pel lo più nel nulla? :) Sei troppo forte. Ti parla qualcuno che è stato uno zombi.
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PRONTALFREDO
PRONTALFREDO il 13/12/13 alle 11:39 via WEB
Me ne resto nel Nulla, perché questa realtà è di una noia mortale.
Tutto ciò che potrei desiderare qui, nel Nulla esiste già.
Resto nel Nulla perché mi piace sondare il mondo della non-esistenza, senza questa mia presenza costante ed ansiosa che opprime e che incatena.
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di_amante007
di_amante007 il 17/12/13 alle 00:08 via WEB
A volte, farsi domande, può apparire inutile quanto l’inutile vivere. Ma di vivere e di farsi domande, è bene non esser mai sazi.
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DivinoGiove
DivinoGiove il 22/12/13 alle 23:57 via WEB
Fra le tue tante interessanti riflessioni e domande ho estrapolato le seguenti frasi che, secondo me, le potrebbero riassumere e fungere da risposta.
”…tutti questi sogni e tutti i bambini che li avevano, dove sono finiti? Tutti a sognare di far soldi?
Non credo di essere divino, credo che nessuno lo sia. O meglio, tutti siamo discretamente divini, ma qualcuno si allontana troppo credendosi egli stesso Dio.
…non aspettare che qualcuno ti dica cosa fare. Se sai cosa è giusto fare, fallo. Se vuoi che le cose cambino, qualcuno deve cominciare. Aspettare (la guida, il messia, Superman) non porterà mai nessun cambiamento”.

Al di là del credo di ognuno ritengo che se ciò che muove ogni intenzione è l' autentica ricerca del bene comune, allora ciò che ci accomuna può diventare più importante di ciò che ci divide…
Ciao Riccardo.
A presto.
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