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RELIGIONI DEL MONDO : L'INDUISMO

Post n°1740 pubblicato il 06 Marzo 2011 da solic1
 

 

 

 

  

Il termine indù, come il nome dell'India, deriva dal sanscrito Shindu, fiume, che i persiani chiamavano Hindu, ed i greci traducevano come Indoi. Più tardi, a seguito dell'invasione islamica l'India fu chiamata Hindustan, ed il termine "indiani" ha designato tutti gli abitanti dell'India, e "indù" quegli indiani che non professavano la religione islamica, o un'altra fede facilmente definibile da un punto di vista dogmatico. In realtà gli indù ortodossi non lo considerano un nome che lo identificano e preferiscono l'appellativo sanscrito Sanatanadharma, ossia la religione eterna che abbraccia sia il pensiero religioso-filosofico che la pratica comportamentale. L'induismo, una tra le più grandi religioni del mondo, non ha un fondatore o un profeta come le altre religioni, è un modo di vivere o meglio ancora una filosofia di vita; l’insegnamento induista potrebbe essere visto in un codice elementare di condotta cui si deve aggiungere l’amore verso tutte le creature, la generosità, indifferenza per ciò che è apparenza. . Il fulcro del pensiero induista è basato sul concetto di "karma" e "dharma".
Il Karma indica il susseguirsi delle azioni in vita che, se saranno buone, incarnazione dopo incarnazione condurranno al congiungimento con l'Essere Supremo.
Il Dharma indica il dovere, la virtù; le leggi che regolano la società, le caste, i rapporti di ogni individuo con gli altri.

La vita dell’uomo sulla terra può essere sintetizzata con tre parole:

samsare, Kama, Karma.

Kama ha il significato di desiderio, cioè di un amore non ancora posseduto. Secondo l’Upanishad-Brhadaranyaka il desiderio dell’uomo spinge a compiere determinate azioni, ed uno agisce in base a ciò che desidera, e l’uomo è ciò che agisce.

Al kama segue il Karma o azione, che può essere buona o cattiva; a seconda di essa l’uomo sarà buono in misura maggiore o minore, con la conseguenza dell’esistenza in una determinata casta o la conseguenza reincarnazione in una casta inferiore o superiore. Solo chi è veramente saggio e totalmente puro si libera dalla legge del Karma e ritorna all’Assoluto per non fare più ritorno al mondo nel ciclo del samsara.

Il samsara è una sorta di viscosità che lega ed impantana lo spirito umano al maya, a ciò che è apparenza in quanto emanazione di Brahman. Per disgrazia propria l’uomo si lascia sedurre dal maya (mondo dell’illusione che ottenebra la mente dell’uomo. E’ il mondo dell’uomo dopo che questo si è allontanato da Brahman), vincolandosi ad esso, ed il samsara non rappresenta altro che il legame soggettivo, umano con il maya. L’uomo riuscirà a raggiungere la salvezza solo quando spezzerà i fili che lo legano al maya.

La religione induista possiede una iconografia religiosa molto vasta, rappresentata da una serie di dei adorati dai fedeli. L'Induismo è un fenomeno socio-culturale sviluppato nel subcontinente indiano e diffuso nel sud est asiatico; non ha definito chiaramente un dio, una filosofia dominante, un profeta, una chiesa, una gerarchia religiosa; non richiede ai propri aderenti una professione di fede; è caratterizzato da una varietà d'idee e pratiche, che appaiono come una molteplicità di religioni, in quanto ha assimilato le diverse credenze con cui è venuto a contatto. L'induismo quindi non può essere facilmente incasellato in un particolare sistema di credenze (teismo, monoteismo, panteismo, politeismo, ateismo) poiché tutti questi sistemi si ritrovano al suo interno. Ne risulta così una complessa mistura di filosofie Vediche, rituali Brahmanici, misticismo Yoga, credenze pagane, culti della fertilità, occultismo Tantrico, e ordini monastici. Possiamo quindi tentare di definire l'induismo come una ortoprassi, come un insieme di comportamenti sociali e religiosi, stabiliti da una tradizione millenaria che trova il suo fondamento e giustificazione nel Sanatana Dharma - legge/verità/religione eterna - codificata nei Veda.  

 

Le origini

È comunemente ritenuto che i principi basilari dell'induismo siano stati portati in India dagli Arii, popolazioni nomadi indo-iraniche, che si stabilirono nel Nord-Ovest nella regione dei "Sapta Sindhu", cioè lungo le rive del fiume Indo e dei suoi affluenti, attorno al 1.500 a.C.. In questa regione, almeno da 2.000 anni prima, esisteva una fiorente civiltà urbana, le cui testimonianze sono rintracciabili nei centri di Mohenjodaro, nel Sind e Harappa, nel Punjab. Dai sigilli ed amuleti ritrovati si può dedurre che queste popolazioni avevano un culto delle immagini (in una rappresentazione si può ravvisare Shiva nella meditazione yoga), ed i motivi di sacri, come il toro, il serpente, la svastica, fanno ancora parte del culto dell'induismo contemporaneo. Secondo alcuni studiosi, l'evoluzione dell'induismo può essere divisa in tre periodi: antico (6.500 a.C. - 1.000 d.C.), medioevale (1.000 - 1.800), e moderno. Comunemente l'Induismo è ritenuta la più vecchia religione del mondo.

 

I principi basilari

 L'induismo non ha un sistema unificato di credenze ed idee, è un fenomeno socio-culturale e presenta un ampio spettro di convinzioni e pratiche che da un lato possono essere considerate pagane, affini al panteismo, e dall'altro sono approfondite, talvolta astratte, speculazioni metafisiche.
Espressioni come Bhakti (devozione), Yoga (disciplina), Dharma (ciò che è giusto, vero) sono usati per illustrare gli aspetti essenziali della religione.

Alcuni aspetti tipici dell'induismo sono:

  • Credenza in un dio (Bhagawan, Ishvar) parte dell'universo, che s'incarna in un infinito numero d'esseri.

  • Adorazione di una dea madre (Devi).

  • Ritualismo (puja, yagna), culto degli antenati, idoli, piante ed animali.

  • Assenza del concetto di male e del diavolo, i lati negativi dell'esistenza sono visti come prodotti dall'ignoranza (avidya).

  • Credenza nella reincarnazione, ed accettazione della situazione presente come conseguenza delle azioni compite nelle vite passate (karma).

  • Ricerca della liberazione (mukti) dal ciclo delle rinascite attraverso la guida di un maestro sapiente (guru).

  • Ricerca di un equilibrio tra retta condotta (dharma), con le aspirazioni materiali (artha), piaceri sensuali (kama), e ricerca spirituale (moksha).

  • Riconoscimento dell'esistenza di una pluralità di vie (marga) per raggiungere la liberazione.

  • Accettazione del sistema delle caste (varna, jat).

  • Credenza che indù si nasce, non è contemplata la conversione.

  • Convinzione che il mondo, il corpo e la mente sono illusioni, e che solo l'anima (atma) è il vero sé che può essere identificato con il supremo essere divino (brahaman)

Le varie scuole concordano su alcuni punti fondamentali.
Questi sono:
Il ciclo della rinascita (samsara): alla morte, ogni creatura rinasce in un altro corpo, vegetale, animale, o umano.
Lo scorrere delle esistenze, ovvero la successione delle rinascite, è visto come un dramma dal quale si desidera liberarsi con l'aiuto di determinate tecniche, come lo yoga e la meditazione.
La liberazione - o moksha - consiste nella scoperta dell'identità del nucleo più profondo di sé (atman), con il brahman, che è l'assoluto, l'Uno indivisibile che pervade tutto l'universo.
Il rispetto della vita: l'anima dell'individuo può rinascere anche in forme animali e vegetali. Ne deriva che gli induisti tendono a manifestare un grande rispetto per ogni tipo di essere vivente (ad esempio, molti di essi sono vegetariani).
Il karma ("azione"): in base a questo concetto, la condizione in cui un determinato individuo nasce nella vita successiva dipende dalle azioni che ha compiuto in quella precedente. In altre parole, ogni azione che l'individuo compie nella vita attuale avrà delle ripercussioni nelle sue vite future.

La divisione della società in gruppi sociali (varna: "colore"): i brahmani (brahmana), i guerrieri (kshatriya), i produttori (vaishya) e i servitori (shudra), oltre ai fuoricasta che si situavano al di fuori del sistema. Successivamente, la società si è articolata in una gran quantità (dalle 2000 alle 3000) di caste (jati) e sottocaste. L'appartenenza a una casta piuttosto che a un'altra dipende dal karma dell'individuo, e dunque dalla sua condotta nelle esistenze precedenti. Chi nasce all'interno di una certa casta deve essere consapevole dei doveri e delle conseguenze della propria condizione (ad esempio ci si può sposare o sedere alla stessa tavola solo con membri della propria casta): un adempimento dei propri doveri castali è necessario per ottenere una rinascita migliore. Va peraltro aggiunto che la Costituzione dell'India moderna vieta ogni discriminazione in base all'appartenenza castale sebbene, nella pratica, il sistema delle caste continui a essere applicato.

Le divinità principali del pantheon indiano: Shiva,  Vishnu e Brahma.

Brahama

il regolatore della legge del karma e creatore dell'universo.

 

 

Shiva

 il distruttore e, nello stesso tempo, rigeneratore del mondo, colui che dispensa la morte, ma anche la vita.

 

Vishnu  
il conservatore del mondo, che egli esercita manifestandosi in determinati momenti della storia del cosmo attraverso un'incarnazione, avatara, per riportare l'ordine fra gli uomini, minacciati da una condizione di instabilità.

 
 
 
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