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Peppino Impastato ucciso il 9 Maggio 1978: le sue idee e il suo coraggio ancora con noi da urbanpost.it

Post n°12360 pubblicato il 09 Maggio 2015 da Ladridicinema
 

Il 9 Maggio 1978 è la tragica data del ritrovamento a Cinisi, nel palermitano, dei brandelli del corpo di Peppino Impastato. Un omicidio di mafia che mise a tacere il giovane trentenne che aveva speso la sua vita a denunciare gli sporchi traffici della mafia e le sue collusioni con la politica: “La mafia è una montagna di merda”

Peppino Impastato 9 maggio 1978 venne ucciso dalla Mafia

Nella notte tra l’8 e il 9 maggio del1978 aCinisi, un piccolo paesino della cintura palermitana, si consumò il dramma della morte del trentenne Peppino Impastato. Sui binari distrutti della Palermo-Trapani la mattina del 9 maggio 1978 vennero ritrovati resti umani sparsi dappertutto e a pochi metri di distanza una Fiat 850 di proprietà di Fara Bartolotta, la zia di Peppino. Lo stesso giorno fu ritrovato a Roma in via Caetani il cadavere del presidente della Dc, Aldo Moro, dentro una Renault 4 rossa e il grande clamore mediatico riservato a questo ritrovamento fece passare in secondo piano il barbaro assassinio di Peppino Impastato. Solo dopo molti anni d’indagini si è riusciti a ricostruire la dinamica di quell’assassinio. Peppino Impastato venne ucciso in un casolare, il suo corpo imbottito di esplosivo venne fatto saltare in aria sui binari per simulare un attentato suicida. Ipotesi a lungo sostenuta anche grazie a tante falsità e depistaggi. Sono passati tanti anni, e c’è voluta la forte determinazione e tenacia della mamma Felicia e del fratello Giovanni perché Peppino Impastato fosse dichiarato vittima della mafia.

Peppino Impastato era un giovane che militando nell’estrema sinistra si batteva contro la mafia, i suoi traffici e le sue collusioni politiche. In questo modo si era posto in una posizione di forte rottura sia nella comunità di Cinisi che all’interno della sua stessa famiglia, tanto che il padre immerso nel crogiuolo mafioso lo aveva buttato fuori di casa. Peppino portava avanti la sua azione politica attraverso l’attività di comunicazione, prima aveva fondato il giornale: “Idea Socialista”, poi il Circolo “Musica e Cultura”, infine “Radio Aut” un’emittente di alternativa all’informazione conformista e reticente che trasmetteva notiziari di feroce satira contro il capo di Cosa Nostra degli anni ’70, il boss locale Tano Badalamenti.

Il giovane Impastato si era iscritto alla facoltà di filosofia, ma la sua natura ribelle gli aveva fatto rifiutare “l’ufficialità” dello studio universitario perché riteneva che la priorità della sua vita fosse l’impegno politico nella lotta alla mafia, fino al sacrificio della vita. Peppino con la sua acuta intelligenza riusciva a cogliere gli aspetti più nascosti della realtà e riteneva che i ragazzi dovevano essere educati alla bellezza: “Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. Bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vive la curiosità e lo stupore”

 
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