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Giordano Bruno

Post n°12625 pubblicato il 28 Settembre 2015 da Ladridicinema
 

da http://robydickfilms.blogspot.it/2010/12/giordano-bruno.html

 

1973, Giuliano Montaldo.

Penso mi comprenderete se non mi metto certo io a fare la biografia di un simile personaggio. Prendo qualche pezzo dalla pagina wiki che ne parla, farò poi qualche considerazione sul film:

«È dunque l'universo uno, infinito, immobile; una è la possibilità assoluta, uno l'atto, una la forma o anima, una la materia o corpo, una la cosa, uno lo ente, uno il massimo et ottimo; il quale non deve poter essere compreso; e perciò infinibile e interminabile, e per tanto infinito e interminato e per conseguenza immobile; questo non si muove localmente, perché non ha cosa fuor di sé ove si trasporte, atteso che sia il tutto; non si genera perché non è altro essere che lui possa derivare o aspettare, atteso che abbia tutto l'essere; non si corrompe perché non è altra cosa in cui si cange, atteso che lui sia ogni cosa; non può sminuire o crescere, atteso che è infinito, a cui non si può aggiungere, così è da cui non si può sottrarre, per ciò che lo infinito non ha parti proporzionabili»
(Giordano Bruno, De la causa, principio et uno, 1584)

Giordano Bruno, al secolo Filippo Bruno (Nola, 1548 – Roma, 17 febbraio 1600), fu un filosofo, scrittore e frate domenicano italiano, condannato al rogo dall'Inquisizione cattolica per eresia.
Tra i punti chiave della sua concezione filosofica, che fondeva neoplatonismo e arti mnemoniche con influssi ebraici e cabalistici, la pluralità dei mondi, l'infinità dell'universo ed il rifiuto della transustanziazione. Il suo pensiero presenta un'accentuazione dell'infinitezza divina sconosciuta ai neoplatonismi precedenti. Con notevoli prestiti da Nicola Cusano, Giordano Bruno elabora una nuova teologia dove Dio è intelletto creatore e ordinatore di tutto ciò che è in natura, ma egli è nello stesso tempo Natura stessa divinizzata, in un'inscindibile unità panteistica di pensiero e materia.


Terminate le citazioni, sul film ho da dire solo una parola a giudizio: CULT. Perché è bellissimo e fatto con particolare attenzione, perché ci sono costumi ed impegno di mezzi importanti, perché ci sono attori notevolissimi col "solito" Volonté a giganteggiare come protagonista, ma soprattutto perché (e scado nel personale ma dopotutto questo è e sarà sempre il mio modo di vedere i film) io ho una assoluta venerazione e stima profonda per il personaggio che fu Giordano Bruno, tanto che alla mia prima visita da "adulto" di Roma la sua statua a Campo de' Fiori (a dx l'immagine) fu tappa obbligatoria con tanto di sosta in meditazione!

Apro una parentesi da blogger più che da recensore.
Giordano, è il secondo nome del mio terzo figlio. Sarebbe dovuto essere il primo per mia ferma volontà, ma poi, con la donna sul letto di sgravio... si sa come vanno certe cose. Il mio verso di lui è un amore che risale all'infanzia. Avevo 10 anni quando ne lessi per puro caso, sulla pagina culturale di un giornale. All'epoca ero cattolico praticante, ne chiesi conto al prete, vi risparmio le vacue ed evacuabili risposte, in capo ad una settimana ero diventato un anticristo mangiapreti, pieno di rabbia. Ero un bambino, ora la rabbia la controllo un po' meglio. In ogni caso fu grazie a lui che aprii gli occhi, non sul fatto di avere o meno fede, ma su ciò che fu, che era e, diciamolo!, ancora è la chiesa, con modalità punitive certo diverse ma non meno efficaci nell'influenzare, soprattutto in italia, politica e cultura in modo nefasto!
Ho quindi un debito di gratitudine, che non ho mai onorato con studi approfonditi. Quanto riportato da wiki è una sintesi che mi basta e mi è sempre bastata. La meditazione davanti alla sua statua è semplice: ricordare, ricordare, ricordare...
Chiusa la parentesi.

I 2 Perché che sono "più perché" di tutti però me li sono tenuti per esprimerli con questi 2 frame


Era felice Giordano Bruno a Venezia prima che quel pezzo di merda di Giovanni Mocenigo, malanima la sua e quella dei suoi successori, lo vendesse, complice il senato veneziano, all'inquisizione romana ben sapendo cosa gli sarebbe accaduto. E sono felicissimo io di come il film lo ha ritratto, nemmeno l'avessi scritta io la sceneggiatura, l'avrei fatto esattamente così tranne che forse, tale è il piacere di quell'inizio, l'avrei fatta più lunga, riducendo al limite la descrizione della sua permanenza nelle prigioni vaticane che, lo ammetto, m'han fatto soffrire e rimontare un disprezzo incontenibile per quegli assassini.
A Venezia c'era il Vero Giordano Bruno, filosofo allegro e gioviale, a suo agio con il nobile come con le puttane, e di più con queste ultime e con il popolo in generale. Parlava parimenti con tutti, la sua esposizione era semplice, chiunque compreso chi scrive lo può capire, ammirarne la lineare logica e le perfette metafore reali, basate sulla natura, sul movimento degli astri, sulla bellezza di ogni cosa, dell'ambiente. Una visione globale e locale di tutta la Vita nel senso più esteso del termine, pacifista senza se né ma, e poi anche gran bevitore, goliardico ma mai violento o becero: un uomo fantastico! Un modello di vita per me, e chiudo qua, ne scriverei pagine e pagine di elogi. Ah quanto vorrei vedere un film che mi mostra la sua vita Prima del suo sciagurato rientro in italia, quanto!! Sarebbe pieno di Intelligenza e di Gioia di Vivere!



Non è stato semplicissimo bloccare questo frame, la scena compare veritiera ma anche ad alta velocità. Non so come si chiama quell'orribile "bavaglio", un uncino che s'infila nella lingua e poi un laccio a stringerlo dietro la nuca. Stava urlando le sue verità prima di essere prelevato per il rogo, non potevano sentirlo evidentemente. Trovo sia un'immagine emblematica, fin troppo chiaro cosa simboleggia, straordinaria. Non ce la faccio quasi a parlarne, mi mette una tristezza che non posso nemmeno esprimere, avevo le lacrime che scendevano durante tutto il finale, un Uomo di tale levatura trattato in quella maniera è terribile perché tutti siamo pari verso la sofferenza fisica, ma qui si tratta di violenza verso la Cultura, il Progresso... una tristezza infinita.

Non posso non citare un altro grandissimo film su un altro grandissimo personaggio italiano, le cui scoperte tra l'altro furono fondamentali anche per la filosofia di Giordano Bruno (che poi non era solo un filosofo, nota bene!):Galileo, della Cavani. Non perdetevelo nemmeno quello! In quella rece, che lascio come l'ho scritta a suo tempo, parlo dell'inutilità della morte di Bruno, però ora, col senno di poi, so che c'ha provato a non morire, solo che aveva capito che ormai ogni sua abiura era inutile e non credibile.

Recensione dedicata ad una cara amica, devo ancora conoscerla personalmente ma abbiamo avuto proficui scambi tramite il web: Zina Crocé, che tra l'altro me ne ha consigliato la visione. Splendida persona, docente liceale ed universitaria, giornalista, saggista, si occupa di critica teatrale, scrive su "Teatro contemporaneo e Cinema", rivista fondata da Mario Verdone, e fa pure altre cose ma quelle che ho elencato sono le sue preferite. Desideravo ospitare il suo nome nel blog, finalmente c'è stata occasione.
Ciao Zina, e... in bocca al lupo per tutto!

edit 27-12-2010: pubblico mail ricevuto da Zina

Beh, devo dire che FB fa conoscere persone veramente “belle” : è il caso di Robydick, mio amico facebookkiano, col quale condivido assolutamente i concetti e le forti emozioni del film di Giuliano Montaldo. Il regista dirige magistralmente un sublime Gian Maria Volontè, solare, vitale, sanguigno, assolutamente intenso. Bruniano, appunto. 
Bruno era filosofo di cultura elevatissima, dotato di profonda sensibilità e di alta ironia, quell’ironia che gli consentiva di dare il giusto “peso” alle situazioni e alle persone, e di essere autenticamente libero, lontano da qualsivoglia sudditanza e ossequio al potere. 
L’unico ossequio che il nolano praticava, con passione assoluta, era quello verso la Filosofia, Amore per la Vita in tutte le sue forme. 
Personalmente, trovo la rappresentazione del “Bruno” di Montaldo di gran lunga migliore di quella –dello stesso filosofo- resa nell’altro film, anche questo bellissimo, citato da Roby, e cioè “Galilei”. Liliana Cavani è regista sublime, però non ha rappresentato in modo incisivo la figura del filosofo di Nola, pur avendo, però – forse per questo ?- tratteggiato in modo superbo la figura di Galileo, nella perfetta interpretazione di Giulio Brogi. 
Roby ha citato a ragion di veduta il film della Cavani : le due opere sono strettamente legate, le trame si intrecciano fortemente per l’affresco d’epoca che offrono allo spettatore nell’evidenziare, in modo drammatico, il conflitto tra chiesa, intesa come spregiudicato esercizio del potere, e Verità, valore sacro qui sacrificato sull’altare sconsacrato, grondante di sangue innocente, della vampiresca ragion di stato della chiesa, che, con lucido cinismo, umilia, tortura, uccide uomini innocenti, che hanno segnato una delle tappe più importanti nel percorso di evoluzione dell’umanità, nell’ottica di “mors tua, vita mea”.
Film-capolavoro, da utilizzare come sussidio didattico nelle scuole, per fare piazza pulita di quelle “menzogne dei millenni” predicate urbi et orbi, e aborrite da un altro grande filosofo demistificante, Friedrich Nietzsche ( a proposito, Roby : ti consiglio la recensione di un altro bellissimo film della Cavani, “Al di là del bene e del male”).
In chiosa : sotto il pontificato di Woytila Galilei è stato riabilitato...., su Bruno grava ancora la scomunica...

 
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