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Messaggi del 01/05/2015

 

John Turturro: "Il mio sogno? Dirigere Nanni Moretti in un film con De Niro" da la repubblica

Post n°12346 pubblicato il 01 Maggio 2015 da Ladridicinema
 
Tag: news

Aggiornato il 24 aprile 2015

 L'attore americano racconta l'esperienza con il regista italiano in "Mia madre". Un'amicizia nata anni fa a Cannes, dove torneranno insieme in gara

ROMA - JOHN TURTURRO racconta al telefono dalla sua Brooklyn l'esperienza con Nanni Moretti, che in Mia madre gli affida il ruolo del capriccioso e smemorato attore Barry Huggins, protagonista del film sull'occupazione della fabbrica "diretto" da Margherita Buy.

In sala il 16 aprile il nuovo atteso film del regista de "Il caimano". Margherita Buy interpreta una regista in crisi tra carriera e vita privata. Nanni Moretti è suo fratello.


Turturro, com'è finito nel cinema di Moretti?
"Ci siamo incontrati tanti anni fa al Festival di Cannes. Ha proiettato il mio primo film da regista, Mac, nel suo Nuovo Sacher. Abbiamo cenato un po' di volte insieme, negli anni. Ai tempi di Habemus Papam mi aveva parlato di un ruolo, ma ero impegnato. Nanni apprezza il mio lavoro e io il suo. Adoro i suoi primi film, così ironici, profondi e critici nei confronti della società italiana. Mi piace quello con le scarpe uguali e la Sacher: Bianca. Mi piace come con gli anni sia maturato, diventato più serio. Mantenendo però intelligenza e sguardo critico. E il divertimento. Qualità rare nel cinema. Quando ho letto il copione, ne sono rimasto incantato".

Cosa le è piaciuto?
"Nanni è un osservatore acuto e sensibile. Tutti abbiamo una famiglia. E molti, me compreso, una relazione forte con la madre. Sentivo che ogni dettaglio nasceva dalla realtà. Da lettore, prima che attore, mi sono sentito toccato. La storia era profondamente personale per Nanni ma anche per me, per
il pubblico".

Il suo personaggio, Barry Huggins?
"Un ruolo divertente, scritto bene. Nanni mi ha chiesto di aggiungere idee, di provare, improvvisare. Porta avanti le cose e le migliora, ciak dopo ciak. Non succede spesso: sul set tutti hanno fretta, pensano ai soldi. Conosco bene il mondo degli attori, so quanto possano essere pazzi, vulnerabili, egocentrici. Ho messo insieme dettagli di amici. Ma molte cose erano già in sceneggiatura".
Com'è stato recitare in italiano?
"Nanni mi ha fatto studiare le battute in entrambe le lingue. Alla fine il mio italiano era così buono che mi hanno chiesto di peggiorarlo un po'".

In una scena lei grida nel sonno che Kevin Spacey vuole ucciderla.
"È un mio sogno vero, angosciante. Non so se volesse farmi fuori con coltello o pistola e non so perché. Forse ho visto troppe puntate di House of cards ".

Nella versione dvd si vedranno le sue imitazioni di Scorsese, De Niro, Cimino.
"Non sono più nel film? Martin che si infila in continuazione la camicia dentro i pantaloni, il gesticolare di De Niro, Cimino che spara indossando i tacchi alti?".

Barry sostiene di aver lavorato con Kubrick.
"La verità è che io ho quasi lavorato con Kubrick. Mi voleva in Eyes wide shut. Ci siamo incontrati, abbiamo fatto una lunga chiacchierata. Sapeva tutto di me. Avevo appena girato La tregua con Francesco Rosi. Abbiamo parlato di Primo Levi, dell'Olocausto. E di baseball, dei suoi film. Ma ero impegnato in un'altra produzione. Nanni ha preso questo spunto, allargato l'idea. Nella mia mente il mio personaggio, Barry, ha lavorato con Kubrick e lui lo ha licenziato, perché Kubrick è uno che ha licenziato molte persone. Ma a me non è successo".

A un certo punto urla "Voglio tornare nella realtà", come fece Michel Piccoli sul set di Habemus Papam. Le è mai capitato?
"Sì. Questo è uno strano modo di guadagnarsi da vivere. Ti capita di fare cose ridicole e pensi: era meglio fare il dottore o l'avvocato. Ma solo quando le cose vanno male".

Da regista dirigerebbe Moretti attore?
"Gli ho detto che dovrebbe fare un film con De Niro, un cast perfetto: due fratelli, Nanni sarebbe quello intellettuale. Si somigliano. Hanno la fissazione di ripetere le cose mille volte".

Mia madre rappresenterà, con Il racconto dei racconti e La giovinezza, l'Italia in gara al festival di Cannes.
"Sono orgoglioso, non vedo l'ora di vedere il film per la prima volta. Stimo Garrone e Sorrentino ma sono emotivamente coinvolto in Mia madre".

Lei è un frequentatore abituale di Cannes.
"Sì, ho molti ricordi. Non andai per Fà la cosa giusta di Spike Lee, c'ero per Barton Fink dei Coen. È buffo, quest'anno loro sono in giuria e io in concorso con un film italiano".

Mia madre piacerà a un pubblico internazionale?
"Il tema è universale: una persona nel mezzo della vita, con una madre, una figlia, un rapporto in crisi. Ti ritrovi a vivere una vita che è quasi fuori dalla tua. Dimentichi di capire e apprezzare le cose che hai di fronte. Questo per me è la madre nel film: una donna generosa, un'insegnante che sa capire la nipotina ed è un riferimento per i suoi studenti. Gli insegnanti sono una categoria sottovalutata. Possono cambiarti la vita, a me è successo. Non vengono celebrati nella quotidianità, ma sono importanti, influenti. Per questo la madre del film ci tocca in modo profondo e universale".

Moretti racconta anche il proprio senso di inadeguatezza.
"Ognuno ha i suoi. Io sono figlio di mezzo, con genitori accudenti. Non mi sento una figura paterna perché non mi sono mai preso cura di nessuno. Il lavoro è una fuga dalle responsabilità. Conosco molta gente egoista, in questo mondo creativo. Meravigliosa e arida. È un ambiente rischioso: ti godi il circo, ma ti manca la consistenza. È complicato".
 
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Da Peter Jackson a Ian McKellen, i messaggi di cordoglio per la morte di Andrew Lesnie da hobbitfilm

Post n°12345 pubblicato il 01 Maggio 2015 da Ladridicinema
 
Tag: news

jackson lesnie

Peter JacksonRichard Taylor della Weta, Ian McKellen e Sean Astin hanno affidato ai social network i loro messaggi di cordoglio alla notizia della morte di Andrew Lesnie, storico collaboratore di Jackson e direttore della fotografia di otto suoi film tra cui Il Signore degli Anelli (vinse l’Oscar per La Compagnia dell’Anello) e Lo Hobbit.

 

Vi riportiamo la nostra traduzione dei messaggi:

Essendo figlio unico, sono cresciuto chiedendomi come ci si sente ad avere un fratello. Fino ad oggi, quando mi sono trovato a dover cercare di reagire alla terribile notizia della morte di Andrew, e ho realizzato quanto lui era diventato quel tipo di persona per me – qualcuno che potevo intrinsecamente amare e del quale potevo fidarmi – e ora so che significa qualcuno che c’è sempre nel bene e nel male. Andrew è stata una parte insostituibile della mia famiglia e non riesco a credere che non potrò più sentire la sua risata contagiosa, o beneficiare della sua calma saggezza, o godermi i suoi generosi complimenti. Andrew creava immagini splendide e indimenticabili sullo schermo, e lo faceva sempre, perché serviva sempre ciò in cui credeva – era un artista a sè, separato da me, ma lavorava sempre generosamente per migliorare ciò che stavamo creando insieme. Sul set abbiamo creato l’abilità di lavorare insieme utilizzando meno parole possibili – un incontro tra menti davvero raro. Ricorderò sempre lo svegliarmi un numero infinito di volte alle cinque del mattino – quei momenti silenziosi che passavamo insieme, quando arrivavo sul set e sapevo che era già lì, imperterrito, pronto, in ascolto, interessato e cosa ancora più importante pronto ad afferrarmi se vacillavo. Mi copriva sempre le spalle. Più diventavo ansioso, più lui si calmava. Una solida roccia in un mondo imprevedibile nel quale entrambi avevamo deciso di lavorare. Dopo 17 anni e 8 film insieme, la perdita di Andrew è davvero difficile da sopportare.

Il mio pensiero e affetto va a Jack e Sam, dei quali era veramente fiero, e a Marce, che gli ha sempre dato tanta felicità.

Carissimo Andrew, non hai mai cercato né voluto riconoscimento – non hai mai avuto bisogno di sentirti dire quanto fossi bravo, ti interessava solo fare del gran lavoro e rispettare il lavoro degli altri. Ma anome di tutti quelli che hanno avuto la fortuna di collaborare con te, di amarti e, in cambio, rispettare la tua bravura nella storia, nell’illuminazione e nella magia del cinema – sappi che sei uno dei grandi direttori della fotografia dei nostri tempi.

Riposa in pace, amico mio.

Peter Jackson

 

***

 

Il team del Weta Workshop apprende con dolore la notizia della morte, oggi, di Andrew Lesnie.

I nostri ricordi di Andrew saranno sempre quelli di una persona straordinaria e premurosa che si prendeva cura dei tecnici che lo circondavano, una persona sempre pronta a farsi una risata e tenere tutti allegri anche quando le cose diventavano molto stressanti per tutti. Che persona incredibile, siamo fortunati ad aver avuto la possibilità di lavorare con lui a così tanti straordinari progetti.

Le nostre condoglianze alla famiglia di Andrew da tutti i suoi amici al Weta Workshop.

 

Richard & Tania Taylor

 

***

Ci siamo incontrati per la prima volta durante il primo giorno di riprese del Signore degli Anelli, 15 anni fa. Andrew era l’indispensabile direttore della fotografia che lavorava nel cuore del team creativo di Peter Jackson. Era un maestro con le nuove tecnologie, culminando con il 3D dei film dello Hobbit, ma la sua arte era personale e ispirata come un pittore di quadri ad olio, era in grado di catturare la luce e diffonderla su paesaggi selvaggi e domestici, e sui volti degli attori. Se amate l’aspetto della Terra di Mezzo, sappiate che non sarebbe stata la stessa senza la bravura di Andrew.
Quanto gli costasse lavorare così duramente era impossibile da dire, perché sul set traspariva solo il suo spirito gioioso. Non gli ho mai sentito sussurrare una lamentela, nè quando ci trovavamo in teatro di posa né quando cercavamo di combattere le intemperie in esterno. Aveva sempre il tempo per una risata, o un abbraccio di incoraggiamento. Era adorabile.
Sarà impossibile da rimpiazzare.

 

Ian McKellen

 

***

 

Ho il cuore a pezzi per la morte di Andrew Lesnie. Quest’uomo è pura luce, nel vero senso della parole.

Direttore della fotografia. Sul set del Signore degli Anelli gli chiesi durante un ste-up nella torre nera, “Andrew, ma da dove dovrebbe arrivare la luce?” e la sua tipica risposta: “Dallo stesso posto da cui proviene la musica.”

Andrew, sono così triste. Grazie per aver partecipato al mio cortometraggio. La tua bizzarra, beh… perfezione. Il mondo è certamente un posto più scuro oggi. Tanto affetto e sostegno alla famiglia, agli amici, ai colleghi e ai fan di Andrew. Ora, rimarrò sotto shock, tristezza e riflessione per un po’.

 

Sean Astin

 
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