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Monicelli, senza cultura in Italia...
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Messaggi del 07/04/2014
Post n°11362 pubblicato il 07 Aprile 2014 da Ladridicinema
Stefano Stefanutto Rosa03/04/2014 In 'Piccola patria', l'esordio del regista padovano, in scena quel Veneto dove si agitano il vento indipendentista e il rifiuto razzista del migrante. In sala il 10 aprile con Luce Cinecittà Restare? fuggire? ribellarsi? Che possono fare due giovani ragazze ‘prigioniere’ del clima soffocante ed arido di una provincia veneta fondata sull’etica del lavoro e dei soldi? InPiccola patria, opera prima del padovano Alessandro Rossetto. Luisa, solare, vitale e trasgressiva, Renata, introversa, ombrosa e carica di rabbia, sono amiche inseparabili con il sogno di andarsene da quella terra. In quel Veneto dove si agitano forte il vento indipendentista e il rifiuto razzista dello straniero, del migrante. I rapporti umani sembrano contaminati, le famiglie sono incapaci di sentimenti. Restano solo i riti collettivi a cui aggrapparsi: il comizio, la sala da ballo, la festa in stile country americano, il poligono di tiro.
Piccola patria, distribuito il prossimo 10 aprile da Istituto Luce Cinecittà, è stato presentato in concorso nella sezione Orizzonti all'ultima Mostra di Venezia e in prima internazionale al Festival di Rotterdam nella sezione Spectrum, passerà in concorso il 6 aprile al Festival di Copenhagen. Il cast è composto da Maria Roveran, Mateo Çili, Roberta Da Soller, Vladimir Doda, Diego Ribon, Lucia Mascino, Mirko Artuso, Nicoletta Maragno e Giulio Brogi. Da segnalare nel film il recupero del canto corale alpino, che verrà riproposto in una serie di concerti del PiccolaPatriaTour che vedrà l’interprete Maria Roveran cantare alcuni brani composti per il film, e altri del repertorio di Marco Guazzone&Stag . Prodotto da Gianpaolo Smiraglia e Luigi Pepe, Piccola patria è una produzione Arsenali Medicei e Jump Cut, con il contributo del MiBACT–DG Cinema, con il sostegno di Regione Veneto-Fondo per il Cinema e l'Audiovisivo, BLS–Business Location Sudtirol Alto Adige, Trentino Film Commission, Friuli Venezia Giulia Film Commission, sviluppato con il supporto del Programma MEDIA dell'Unione Europea.
Come è nata la sceneggiatura? Siamo partiti dal soggetto scritto da me e Caterina Siena e in aiuto è poi venuto Maurizio Braucci, co-sceneggiatore di Gomorra, Reality e L’intervallo. Punto di partenza un fatto che ci aveva colpito: la mercificazione del corpo dei giovani e il loro destino. Avevamo poi raccolto storie di amore tradito o combattuto, di dinamiche familiari intaccate dalla crisi economica.
Come è stato il passaggio dal cinema documentaristico a quello di finzione? Diciamo che sono un finto esordiente. Nella mia formazione il confine tra documentario e finzione è sottile; sono un estimatore sia di Scorsese che di Kramer, sia di Tarkovskij che di Kosakowski. E poi ho una preparazione da attore che ho utilizzato nel dirigere gli interpreti del mio film.
Si è servito dell’esperienza passata? Ho mantenuto un ritmo di lavoro e uno sguardo sui corpi e la realtà di tipo documentaristico. Mi sono affidato all'ascolto e a quella energia giornaliera che deve avere il documentarista. Così ho portato scene di finzione nel quotidiano reale e allora vediamo gli attori al comizio indipendentista, in chiesa, alla festa country.
Quando ha girato le scene del comizio di Gianluca Busato, leader del referendum indipendentista? Nell’estate 2012, non è facile astrarsi dal contingente e dai luoghi in cui sei nato e cresciuto. Gli anni recenti sono stati segnati da dinamiche altalenanti che esprimono una cultura leghista. Nel frattempo il partito di Salvini ha deluso i suoi sostenitori e sono nati gli indipendentisti ‘buoni’, i cosiddetti referendari, e quelli ‘cattivi’, i cosiddetti secessionisti. All’origine una crisi economica che ha morso in maniera molto intima le soggettività.
I rapporti personali sono contaminati da questo leit motiv del denaro, che spesso ricorre nei dialoghi. L’etica del lavoro così presente nel Nord Est è stata colpita in modo forte dalla crisi economica. Dagli anni ’70 molte famiglie si erano trasformate in piccole aziende fiorenti, fino a qualche anno quando hanno conosciuto grandi difficoltà. E il territorio con i capannoni abbandonati, con le aree industriali dismesse, è lo specchio di questo tracollo.
Come ha lavorato con il cast? Alcuni attori non avevano la sceneggiatura e hanno saputo di giorno in giorno quel che chiedevo loro. Inoltre insieme a Nicoletta Maragno, Itala nel film, ho creato, prima di girare, relazioni di coppia tra i vari personaggi, prescindendo anche dalla sceneggiatura e partendo per esempio dalla cura dell’altro, da un spazio vissuto in comune. Alcune improvvisazioni in audio sono poi diventati testi più chiusi nelle scene. Insomma c’era una sceneggiatura di base , che è stata saggiamente abbandonata durante le riprese e poi riemersa in fase di montaggio.
E questo titolo così evocativo come è nato? Quando ho trovato il borgo del film, quel chilometro quadrato di Texas con roulotte e maneggio. Non poteva non diventare la piccola anima della famiglia.
Post n°11361 pubblicato il 07 Aprile 2014 da Ladridicinema
Michela Greco06/04/2014 BARI – Il Teatro Petruzzelli pieno come un uovo e centinaia di persone rimaste fuori per il tutto esaurito. Il divo PaoloSorrentino sbarca al Bif&st di Bari con un Oscar in tasca e il pubblico pugliese risponde con partecipazione ed emozione, tributandogli una lunga standing ovation e tempestandolo di domande a cui lui, di solito piuttosto reticente, risponde ironico e gentile dopo aver intavolato una lunga chiacchierata con il giornalista Malcolm Pagani. "La regia? È il rifugio del dilettante capace di grande concentrazione - chiarisce subito con un filo di understatement, battezzando le tradizionali Lezioni di cinema del festival diretto da Felice Laudadio – Tra l'altro avere una conoscenza troppo approfondita del mestiere può togliere freschezza e spontaneità".
Insolitamente sorridente, il cineasta si racconta con calma, partendo dal primo contatto che ebbe con Toni Servillo e arrivando fino alle recenti critiche mosse a La grande bellezza, soprattutto in merito alla rappresentazione di Roma - "Solo in Italia non ci si è messi d'accordo su cos'è un film: non un catalogo onnicomprensivo di città, ma una scelta precisa di racconto, coerente al suo interno" – e poi ironizza: "Di questo film hanno parlato tutti e a un certo punto ho pensato che potesse essere interessante che ne parlassi anch'io, ma poi non sono stato ascoltato". In oltre un'ora sul palco, Sorrentino snocciola aneddoti e impressioni con battute degne di Jep Gambardella, un personaggio che è "un grande frequentatore di eventi sociali perché vuole rimandare l'appuntamento con se stesso, uno che crea conflitti interiori per paura del conflitto col prossimo". Parla della nostalgia come "unica possibilità per chi è diffidente verso il futuro, che d'altronde significa vecchiaia e morte"; si sottrae alla possibilità di essere considerato un maestro per cineasti più giovani, "Mi piacerebbe essere un talent scout, ma se mi sento parlare con quel tono da maestro mi do fastidio e rinuncio. Mi sembra di essere ancora in fase di apprendimento, forse quando sarò più grande potrò condividere con gli altri le cose acquisite".
Denuncia le dietrologie sulla vittoria a Hollywood – "E' stato affascinante vedere come molti si siano scervellati a trovare dietrologie fantasiose per l'Oscar" – , espone il suo approccio verso le aspettative dello spettatore, "Mi pongo molto il problema di concepire film che abbiano appeal per il pubblico, mi dà fastidio la retorica dell'autore che fa ciò che gli pare e non rende conto a nessuno", e poi spiega: "Da spettatore ho sempre trovato noiosi i film a tesi, con un giudizio: il moralista è frettoloso e non tiene desta l'attenzione per tutta la durata del film". Tutto in una chiacchierata-fiume che sfiora tanti suoi film e altrettanti personaggi, ma non lascia trapelare nulla sul suo prossimo progetto con Michael Caine: "Il titolo Il futuro cambierà. Amo il mio lavoro ed è normale rimettermi subito a farlo, è dispendioso in termini fisici e sento l'esigenza di mettermi in gioco finché ce la faccio. Ora sto facendo i sopralluoghi e il casting".
Il regista stasera viene celebrato con il Federico Fellini Platinum Award for Cinematic Excellence con una motivazione che sottolinea come Sorrentino sia "uno dei narratori più schietti e coraggiosi degli ultimi decenni, autore di un cinema capace di amalgamare immagini indimenticabili con storie potenti, spesso scomode e disturbanti, ma che, alla fine, lasciano allo spettatore una nuova consapevolezza".
Post n°11360 pubblicato il 07 Aprile 2014 da Ladridicinema
Caterina Taricano07/04/2014 Un lungo, caloroso applauso ha salutato la proiezione de Il venditore di medicine di Antonio Morabito, avvenuta nell’ambito del Busto Arsizio Film Festival. Una proiezione alla quale è seguito un vero e proprio assalto da parte del pubblico nei confronti del regista Morabito e del produttore Amedeo Pagani che sono rimasti in sala proprio per sondare le reazioni degli spettatori. “E’ un progetto che ho seguito passo passo per tanto tempo – ha dichiarato Pagani - ci ho creduto profondamente fin da subito. Del soggetto mi piaceva il suo essere così forte senza però avere cadute retoriche; del regista mi piace la sua dolce fermezza, il fatto che è fortemente motivato nei confronti della storia che vuole raccontare ma non ha nessuno dei birignao di coloro che pensano di essere autori per grazia di Dio…”.
E infatti la storia del film è fortemente d’attualità ma è stata ovviamente concepita molto prima che esplodesse il caso delle industrie farmaceutiche che facevano “cartello” per costringere il Servizio Sanitario Nazionale a usare una medicina dieci volte più costosa di un’altra che aveva le stesse caratteristiche terapeutiche. “Per quanto mi riguarda - dice Morabito - questo film è soprattutto la storia di un commesso viaggiatore che viene stimolato a fare carriera contro ogni vincolo morale. Legalmente riesce a farla franca perché chi lo protegge è molto forte, ma dentro di sé si scopre improvvisamente vuoto e solo”: Il commesso viaggiatore in questione è Claudio Santamaria, protagonista del film a fianco di Isabella Ferrari. “Abbiamo curato molto anche i ruoli di contorno – spiega Amedeo Pagani - sono davvero contento di poter vantare un paio di esordi veramente non banali. Il giornalista di inchieste Marco Travaglio personifica il volto più disgustoso e arrogante del potere, proprio quei personaggi contro i quali manda i propri strali giornalistici. E il giudice, a sua volta arrogante e asservito ai poteri forti, è interpretato daRoberto Silvestri, lo storico critico di Il manifesto.
Il film uscirà nelle sale il 30 aprile, distribuito da Luce Cinecittà. “Ci teniamo molto a dire che abbiamo fatto un film di contenuto ma soprattutto un film, una storia dove ci sono personaggi, passioni, psicologia, dialoghi. Non volevamo che venisse fuori un lavoro militante, ma qualcosa che raccontasse una storia vera e forte senza però rinunciare al piacere di raccontare, di vedere i personaggi crescere e modificarsi di fronte alla macchina da presa”.
Post n°11359 pubblicato il 07 Aprile 2014 da Ladridicinema
Stasera su Fox torna la serie che ha trasformato Leonardo in un supereroe. E il pubblico... Da stasera e ogni lunedì alle 21 torna su Fox Da Vinci's Damonscon la seconda stagione: la serie che racconta gli anni giovani di Leonardo da Vinci, nella rivisitazione a dir poco audace di David Goyer, già sceneggiatore della trilogia di Batman al cinema. Visto dagli americani, Leonardo (Tom Riley) è infatti al centro di una storia ricca di azione, combattimenti, colpi di scena. E amori. La biografia lascia il posto a un fumettone, per ammissione degli stessi autori che si sono detti pronti a riscrivere la storia per stupire il pubblico. E quello italiano non solo non storce la bocca, ma sembra apprezzare. Visto e considerato che Da Vinci's Demons, l'anno scorso è stata la serie più vista dei canali Fox. Cosa vedremo La prima stagione si era chiusa con la congiura dei Pazzi nel 1478 e la fuga di Lorenzo de' Medici. Nella seconda in una Firenze ancora sconvolta dalle ostilità, accompagneremo Leonardo alla ricerca del leggendario libro delle Lamine e in nuove sfide e nuovi pericoli. Poi la scena si sposterà in medio oriente e nel nuovo mondo, dove incontreremo anche personaggi inediti. Un consiglio Il sito Metacritic attribuisce alla prima stagione di Da Vinci's Demons un punteggio di 69, persino maggiore del 62 ottenuto dalla prima. Il che contribuisce a farne una serie da vedere. Ma a patto di avere a portata di mano un libro con la vera storia di Leonardo e della sua (nostra) Firenze.
Post n°11358 pubblicato il 07 Aprile 2014 da Ladridicinema
Dal 9 aprile su Sky Atlantic torna l’attesa saga tratta dai libri di George Martin Sono cresciute immerse in un regno fatto di spade, guerre per il potere, fuochi, draghi, sacerdotesse, morti viventi, scene di sesso violento, intrighi, uccisioni con i sistemi più turpi. Non leggendo favole macabre sui libri, vivendoli realmente. Certo, grazie a perfette ricostruzioni sul set, ma realizzate talmente bene che possono pure turbare delle ragazzine di 12-13 anni. Maisie Williams, in arte Arya Stark e Sophie Turner, in arte Sansa Stark, in questi giorni sono a Milano per lanciare lo sbarco in Italia della quarta attesissima stagione de Il trono di spade, Game of Thrones nel titolo originale. Con loro un altro personaggio chiave della storia, Davos Seaworth, all'anagrafe Liam Cunningham, attore irlandese di fama. La serie prodotta da HBO e tratta dalla saga Cronache del ghiaccio e del fuoco scritta da George R.R. Martin, arriverà, nel giorno d'inaugurazione, sul nuovo canale Sky Atlantic Hd mercoledì prossimo in seconda serata (alla 23), preceduto alle 21,10 dalla serie House of Cards. Maisie e Sophie, attrici inglesi come molti protagonisti della serie, diventate grandi amiche, sono cresciute sul set: ormai sono donne fatte, hanno rispettivamente 17 e 18 anni, ma hanno cominciato a recitare nella fortezza di «Grande Inverno» che erano poco più che bambine. Maisie, che interpreta la secondogenita di casa Stark (una delle nobili famiglie dei Sette Regni), ragazzina ribelle che non vuole diventare una dama da dare in sposa, ma combattere come un uomo, è rimasta una scricciolo di ragazza, esile e minuta: si trucca in modo appariscente per mostrare gli anni che ha, ma la sua faccia da bambina è la sua fortuna per continuare a recitare nella saga. Sophie invece appare una donna sofisticata e pacata tanto da rispecchiare il suo personaggio: Sansa, primogenita degli Stark, promessa sposa del re Joffrey, che le ha fatto decapitare il padre, poi prigioniera degli stessi Lannister che hanno conquistato il Trono di Spade. «È vero sono cresciuta sul set - racconta Maisie -. La mia è stata un'adolescenza particolare, diversa da tutte quelle dei miei amici. Ma non sono dispiaciuta di aver perso la spensieratezza di quegli anni, non mi poteva capitare una fortuna più grande che diventare un'attrice e così famosa in poco tempo». «Io sono dovuta crescere molto in fretta - aggiunge Sophie - e stare attenta alle amicizie e alle persone che frequento. Ma quando ho cominciato, a 13 anni, ero abbastanza consapevole delle mie scelte. E mi rendo conto che questo lavoro mi ha fatto crescere e credere di più in me stessa». Per Liam Cunnigham, che interpreta la parte dell'uomo di fiducia di un nobile pretendente al trono dei Sette Regni (Stannis Baratheon), invece, la serie è stata una consacrazione mondiale, lui, attore di cinema, si è ritrovato famosissimo: «Questo mi onora - risponde senza snobismi -. Per me l'importante è scegliere buone storie, che piacciano alla gente. Non cambia se si tratta di cinema o tv, e la Hbo sta realizzando lavori molto intelligenti. Il mio personaggio, Seaworth, poi, è davvero interessante: prima si riscatta socialmente diventando da povero a cavaliere, poi lotta per la giustizia e per mettere sul trono il legittimo erede. Peccato che sulla sua strada ci sia quella strega di Melisandre...». Recitare in una saga fantasy non è semplice. «Spesso mi capita di dover parlare a una pallina - spiega Maisie - poi, quando rivedo le scene, questa pallina è diventata un drago che lancia fuoco o un lupo, gli effetti scenici sono incredibili, dopo tanti anni resto ancora meravigliata». Un lavoro così bello che nessuno dei tre, Maisie, Sophie e Liam vorrebbe uscire di scena (nella saga è facile morire...). «Non possiamo rivelare il nostro destino perché la produzione ce lo impedisce (ma basta leggere i voluminosi libri per scoprirlo) - spiegano - ma se proprio dobbiamo scomparire, speriamo che sia una di quelle morti apparenti, che poi uno ritorna, perché vorremmo stare su questo set per sempre».
Post n°11357 pubblicato il 07 Aprile 2014 da Ladridicinema
a cura di Alessia Staracepubblicato il 04 aprile 2014 Continua, con una visita alla maestosa Barriera e alle terre dell'inverno perenne, il nostro viaggio attraverso la miriade di protagonisti della show HBO tratto dalle Cronache del ghiaccio e del fuoco di George R.R. Martin. Vi ricordiamo che questi articoli saranno aggiornati con l'avanzare delle stagioni del serial.Abbiamo già parlato, dividendoli per casate ( Stark, Lannister, Targaryen e Baratheon), di una buona parte dei personaggi principali de Il trono di spade, popolarissima serie fantasy tratta dai romanzi di George R.R. Martin. Oggi ci spostiamo in un luogo particolarmente inospitale di Westeros, dove il lignaggio non ha più grande importanza, e dove gli intrighi di corte e le guerre dei Sette Regni diventano inezie al confronto con la grande battaglia che ci si prepara a combattere con l'arrivo del tanto temuto inverno. Parliamo naturalmente del Nord, dove si erge la Barriera, straordinaria costruzione di ghiaccio che protegge Westeros dalle minacce delle terre dell'inverno perenne. Lungo la Barriera sorgono i diciannove castelli (soltanto tre, ormai, effettivamente ultilizzati) della Guardia della Notte, la confraternita militare che si dedica anima e corpo alla manutenzione dell'immensa muraglia di ghiaccio e alla protezione del confine. La Guardia della Notte non ha un motto, ma forse vale la pena di ricordare qui il suo suggestivo giuramento: " Cala la notte, e la mia guardia ha inizio. Non si concluderà fino alla mia morte. Io non avrò moglie, non possiederò terra, non sarò padre di figli. Non porterò corona e non vorrò gloria. Io vivrò al mio posto, e al mio posto morirò. Io sono la spada nelle tenebre. Io sono la sentinella che veglia sulla Barriera. Io sono il fuoco che arde contro il freddo, la luce che porta l'alba, il corno che risveglia i dormienti, lo scudo che veglia sui domini degli uomini. Io consacro la mia vita e il mio onore ai Guardiani della Notte. Per questa notte e per tutte le notti a venire. " Nelle lande inospitali al di là della Barriera, è di stanza il Popolo Libero, una popolazione di decine - o forse centinaia - di migliaia di persone per lo più pacifiche che vivono in villaggi, e che vanno fiere del fatto di non essere assoggettate al sovrano di Approdo del Re, ma che, all'apertura delle Cronache del ghiaccio e del fuoco, iniziano a cercare di penetrare a sud, via mare o superando la Barriera, a causa delle terrificante minaccia degli Estranei. Già da diversi anni le genti del Popolo Libero riconoscono un leader in Mance Rayder, il cosiddetto Re-oltre-la-Barriera. Nei Sette Regni, sono definiti "Bruti", e ritenuti selvaggi, assassini, ladri e stupratori. E vero tuttavia che, nelle aree più ostili, alcune tribù praticano il cannibalismo. Ma le terre dell'inverno perenne sono anche dimora degli Estranei, esseri soprannaturali antropomorfi e praticamente invincibili (abbiamo scoperto grazie a Sam Tarly che l' ossidiana o dragonglass può ucciderli), che portano morte e distruzione durante gli infiniti inverni di Westeros. Nota bene: per quanto riguarda riferimenti al futuro personaggi che abbiamo voluto inserire come "valore aggiunto", un disclaimer è necessario. Si tratta, in qualche caso, del frutto di congetture sul possibile proseguimento della saga, in altri della lettura dei romanzi non ancora "raggiunti" dalla serie (la seconda parte di A Storm of Swords, e gli ultimi due volumi pubblicati, i corposi A Feast for Crows e A Dance with Dragons). Tuttavia gli autori David Benioff e D.B. Weiss (e lo stesso Martin, che collabora con loro e ha scritto anche un paio di teleplay per lo show) potrebbero decidere di percorrere vie alternative, quindi nessuno può sapere con certezza cosa sarà dei protagonisti della saga. A parte il fatto che quasi tutti faranno una brutta fine, è ovvio, ma se state leggendo questo articolo conoscete il mondo di Martin e non c'è bisogno di sottolinearlo. Se volete evitare qualsiasi rischio di spoiler, in ogni caso, vi invitiamo a saltare i capoversi relativi al futuro dei personaggi. I personaggi de Il trono di spade: House StarkI personaggi de Il trono di spade: House LannisterI personaggi de Il trono di spade: House TargaryenI personaggi de Il trono di spade: House BaratheonI personaggi de Il trono di spade: i membri del Concilio ristrettoI membri della Guardia della Notte(Per Jon Snow, vedi articolo su House Stark) (Per Benjen Stark, vedi articolo su House Stark) (Per Maester Aemon, vedi articolo su House Targaryen) Jeor Mormont ( James Cosmo) Il Lord Comandante della Guardia della Notte (che è anche il padre di Ser Jorah, il cavaliere al servizio di Daenerys Targaryen di cui abbiamo parlato nel relativo articolo), detto "il Vecchio Orso", è un veterano della Barriera e un leader consumato e ammirato dai suoi confratelli. Sa però di essere anziano, e quindi cerca di individuare tra gli altri Guardiani un giovane che possa avere la stoffa del condottiero, e lo trova nel bastardo di Grande Inverno, Jon Snow. A Jon cede la sua preziosa spada di acciaio valyriano Lungo Artiglio, dopo aver fatto sostituire la testa di orso che decora il pomello con quella di un metalupo. Quando i compagni di spedizione del disperso Benjen Stark vengono ritrovati cadaveri e si rivelano essere non-morti resuscitati dagli Estranei, Mormont organizza una spedizione di circa 300 Guardiani, che si concluderà con la rovinosa battaglia de Pugno dei primi Uomini. StatusE' stato ucciso da Rast durante l'ammutinamento della fortezza di Craster. Il futuroSenza entrare nei dettagli, qualcosa del Vecchio Orso potrebbe essere sopravvissuta nel suo corvo loquace e, secondo Jon, anche un po' troppo intelligente. Samwell Tarly ( John Bradley) Samwell è il primogenito di Lord Randyll Tarly, capofamiglia di una delle maggiori casate dell'Altopiano. Grasso, pigro e codardo, Sam è sempre stato inviso al padre, che l'ha diseredato a vantaggio del fratello minore Dickon e lo ha costretto a prendere il nero. Il ragazzo sarebbe probabilmente morto durante l'addestramento a Castello Nero, se non ci fosse stato Jon Snow a proteggerlo. Di conseguenza, è estremamente grato ed affezionato a Jon; non che, grazie alla sua amicizia, possa mai diventare un guerriero. Non sarà mai un cavaliere, ma Sam è un ragazzo dotato di una notevole intelligenza di cui la Guardia della Notte dovrebbe fare buon uso. StatusSam sta tornando a Castello Nero in compagnia di Gilly, la figlia/ moglie del Bruto Craster che ha al seguito il suo bambino appena nato. Il futuroPer mettere il suo cervello e la sua cultura al servizio dell'Ordine, Sam potrebbe diventare il successore dell'anziano Maester Aemon, e quindi chissà, contemplare un viaggio alla Cittadelladi Vecchia città, dove i futuri Maester studiano e si preparano a forgiare le loro catene, costituita di anelli di un metallo diverso per ogni "specializzazione" scientifica ed accademica. Yoren ( Francis Magee) Fu un ranger dell'Ordine fino a che un trauma alla spalla non lo rese inabile al combattimento. Così, per gli ultimi anni della sua vita, Yoren si occupa di "reclutare" nuovi membri della Guardia della Notte - ovvero, di norma, di razziare le carceri di tutti i piccoli delinquenti che possano essere di qualche utilità alla causa. E' un uomo dall'aspetto e dall'odore sgradevole, e dalle maniere rozze, ma è ben visto a Grande Inverno, dove si reca spesso durante i suoi viaggi. E' lui a salvare Arya Stark dai Lannister subito dopo l'esecuzione pubblica di Lord Eddard. StatusE' stato ucciso dagli uomini di Amory Lorch mentre tentava di portare a nord Arya Stark e il bastardo reale Gendry. Il futuroAlla memoria di Yoren la casata degli Stark dovrà un debito di gratitudine. Qhorin il monco ( Simon Armstrong) Qhorin è un ranger leggendario, a cui viene "affidato" Jon Snow durante la prima missione del ragazzo oltre la Barriera. Deve il suo soprannome al fatto di aver perso buona parte delle dita della mano destra in un duello; in seguito si è esercitato per poter combattere, con la stessa maestria, con la sinistra. Era un grande amico di Mance Rayder, prima che questi tradisse la Guardia della notte per diventare leader del Popolo Libero. StatusSi è fatto uccidere da Jon Snow per permettere al giovane di infiltrare un gruppo di Bruti, e portare a Castello Nero informazioni sulle manovre e i piani dei seguaci del Re-oltre-la-Barriera. Alliser Thorne ( Owen Teale) Maestro d'armi di Castello Nero, è un uomo duro e brutale, che prende in antipatia Jon Snow e fa quello che può per vedere Sam ammazzato dalle altre reclute che sta addestrando. All'origine del suo disprezzo per gli Stark c'è probabilmente il fatto che ha combattuto contro di loro nella Ribellione di Robert, essendo costretto, in seguito alla sconfitta, a prendere il nero. StatusPortato a termine un tentativo (fallito) di convincere la corona a mandare un contingente che dia man forte alla Guardia della Notte, Ser Alliser è tornato a servire alla Barriera. Il futuroE' indubbiamente uno dei confratelli da cui Jon dovrà guardarsi, in prospettiva della sua futura leadership. Altri membri dell'Ordine da ricordare: Edd l'Addolorato, Pyp e Grenn, due attendenti e un ranger amici di Jon Snow; Rast, il ranger che uccide il Lord Comandante Mormont, Jaremy Rykker, primo ranger in assenza di Benjen Stark, Donal Noye, fabbro di Castello Nero; Hobb, cuoco di Castello Nero. Il Popolo Libero(Per Osha, vedi articolo su House Stark) Mance Rayder ( Ciarán Hinds) Il Re-oltre-la-Barriera era un valoroso ranger della Guardia della Notte, prima di decidere di disertare (un gesto normalmente punito con la morte, come dimostrato da Ned Stark già nel pilot de Il trono di spade) e divenire un leader per le genti con cui condivide le origini: è infatti un trovatello del Popolo Libero, allevato dalla Guardia della Notte. StatusAl momento, è impegnato in un tentativo di unificazione di buona parte dei clan di Bruti, parte del piano per la fuga verso sud per evitare la carneficina inevitabile con il giungere dell'Inverno degli Estranei. Il futuroMance è diretto verso sud, Stannis verso nord, potremmo avere dunque l'incontro/ scontro di due tra i tanti autoproclamati sovrani delle Cronache del ghiaccio e del fuoco. Craster ( Robert Pugh) Craster è un Bruto che vive in solitudine - o meglio, in compagnia delle sue donne, che sono anche tutte sue figlie (i figli maschi vengono sacrificati agli Estranei) - in un castello non troppo lontano dalla Barriera; l'avamposto fa comodo ai Guardiani, che mantengono con Craster rapporti di reciproca tolleranza per approfittare occasionalmente della sua ospitalità, nonostante il suo abominevole stile di vita. StatusE' stato ucciso durante la rivolta di un manipolo di sopravvissuti della battaglie del Pugno dei Primi Uomini, per aver negato loro l'accesso alle sue riserve di cibo. Il futuroC'è un macabro mistero legato a Craster, ed è quello della sorte dei neonati maschi che ha consegnato per decenni agli Estranei. Gilly ( Hannah Murray) E' una delle figlie/mogli di Craster. All'inizio della sortita di Mormont e dei suoi 300 uomini, la ragazza, che è alla fine della sua prima gravidanza, chiede aiuto a Jon e a Sam perché teme per la vita del figlio, dovesse essere maschio. Loro sanno di non poter fare nulla, ma, in seguito all'ammutinamento al castello di Craster, Sam, che ha una cotta per Gilly, riesce a salvare sia lei che il neonato. StatusSta per arrivare a Castello Nero in compagnia di Sam e del suo bambino a cui ancora non ha dato un nome, dato che i Bruti, vista l'altissima mortalità infantile, non sono soliti farlo prima del secondo compleanno. Il futuroSam farà quello che può per proteggerla, ma è incerto il futuro di una ragazza che, in quanto femmina, non può in nessun modo essere accolta dalla Guardia della Notte. Ygritte ( Rose Leslie) E' una giovane, passionale e impavida guerriera Bruta che s'innamora di Jon Snow durante il suo periodo di "spionaggio" presso le truppe di Mance Rayder. E' "baciata dal fuoco": ha i capelli rossi, e presso il Popolo Libero questa è una caratteristica considerata molto attraente. StatusSi prepara, con gli altri, ad attaccare la Guardia della Notte, con una motivazione in più nel suo desiderio di vendetta nei confronti dell'uomo che l'ha abbandonata. Il futuroYgritte non si fermerà fino a che non avrà inferto quanta sofferenza è in suo potere infliggere a Jon Snow, ed è destinata a rimanere il suo primo, grande rimpianto. Altri membri del Popolo libero da ricordare: Tormund, detto Veleno dei Giganti, uno dei principali luogotenenti di Mance Rayder; Rattleshirt, detto Il signore delle ossa, un altro leader dei Bruti; Styr, il Magnar di Thenn, altro leader dei Bruti e seguace di Mance; Orell, un warg che è in grado di prendere il controllo di un'aquila (ucciso da Jon Snow, è riuscito a trasferire la propria coscienza nell'animale); Dalla, la moglie incinta di Mance Rayder; Val, la sorella di Dalla.
Post n°11356 pubblicato il 07 Aprile 2014 da Ladridicinema
Il libro, edito da Il Saggiatore, è stato presentato in anteprima nazionale a Ferrara. Accanto a lei la coautrice, Francesca Avon, che in oltre un anno di incontri con Patrizia Moretti ha raccolto e tradotto nero su bianco confessioni e ricordi, e Luigi Manconi, senatore Pd che con l’associazione A buon diritto è stato in più occasioni a fianco della famiglia È il 17 luglio del 1987. Patrizia Moretti dà alla luce il suo primogenito. Lei e il marito Lino lo chiameranno Federico. Inizia dal primo giorno dei suoi diciotto anni interrotti il racconto della breve vita di Federico Aldrovandi. Un racconto che Patrizia Moretti ha racchiuso nelle 184 pagine del libro “Una sola stella nel firmamento”. Il libro, edito da Il Saggiatore, è stato presentato in anteprima nazionale nella sua città, Ferrara. Accanto a lei la coautrice, Francesca Avon, che in oltre un anno di incontri con Patrizia Moretti ha raccolto e tradotto nero su bianco confessioni e ricordi, e Luigi Manconi, senatore Pd che con l’associazione A buon diritto è stato in più occasioni al fianco degli Aldrovandi. È lui a ricordare le “contraddizioni che ancora oggi rimangono aperte” in questa vicenda, scandita da “una verità giudiziaria che è un terribile atto di accusa sia verso i responsabili materiali dell’omicidio, sia verso una struttura che ha consentito che quell’omicidio avvenisse e che ha portato ad alterazioni e falsificazioni dei fatti”. È questa “l’operazione atroce che emerge dal libro: qui sta la doppia morte di Federico Aldrovandi”. Una doppia morte perché “accanto alla vittima lasciata sull’asfalto, a quella morta in una cella o dentro un Cie si applica un processo di stigmatizzazione, di deformazione della sua identità. Così e successo con Aldrovandi, come con Cucchi, Uva e tanti altri. La morte fisica viene seguita da un processo di degradazione dell’identità della vittima, un linciaggio della sua biografia”. Ecco allora la necessità di un qualcosa che “ci restituisca questa parte di vita, una vita interrotta ma che è iniziata e ha compiuto un percorso: un modo per far riconquistare a quelle identità spente in poche righe di cronaca nera di giornale una vita vissuta, una storia vera”. E nel riconsegnare i diciotto anni di Federico, ucciso il 25 settembre del 2005, “è servito un processo di emancipazione dal dolore, il più intimo dei dolori, quello della morte di un figlio – continua Manconi -, che da un peso da coltivare nella sfera privata è diventato una straordinaria risorsa pubblica, un percorso verso la conoscenza che coinvolge la collettività”. È stata proprio questa trasposizione dal privato al pubblico a convincere Francesca Avon a scrivere “Una sola stella nel firmamento” (titolo tratto da una poesia di Gibran): “è la fusione dell’ordinario con lo straordinario che colpisce. Lo straordinario è quanto successo quel 25 settembre e quanto avvenuto dopo. L’ordinario è una madre che ama il mare e la musica, ha due figli adolescenti e li vuole veder crescere”. Per questo Patrizia Moretti “non è un’eroina, è una donna con una grande forza che ha permesso di trasformare questo dolore in qualcosa che ci riguarda tutti”. Il loro incontro è avvenuto dopo il noto sit-in del Coisp del marzo 2013. “In quel momento – rivela la madre – avevo bisogno di qualcuno che mi aiutasse a trovare una chiave di lettura di questi anni. E il dialogo con Francesca è stato molto utile, mi ha fatto bene”. Il risultato è stato questo libro, “che vuole raccontare dell’amore di Federico”. Un riscatto post mortem contro chi “ne ha parlato in tribunale come di un animale da sezionare. Vorrei che servisse a far imparare qualcosa a tutti. Spero che la storia di Federico sia un contributo a un futuro migliore”.
Post n°11355 pubblicato il 07 Aprile 2014 da Ladridicinema
"Cosa volevo dire ne La Grande Bellezza? Raccontare tutto quello che c'è. Non solo Roma, ma tutti gli stati d'animo possibili. Tutte le possibili forme di disperazione degli esseri umani. Questo è stato il mio tentativo malsano". Così al Festival di Bari il regista premio Oscar Paolo Sorrentino durante la lezione di cinema che ha tenuto in un Teatro Petruzzelli strapieno. Per lui tanti applausi e standing ovation e un tono del tutto rilassato. Ecco una piccola antologia di voci delle cose dette dal regista napoletano che però si è guardato bene di parlare del suo prossimo film In the future. REGIA - La regia e il rifugio del dilettante concentrato. Si può essere dilettanti, basta che si sia comunque molto concentrati. Mi è capitato di vedere registi che si frenano nel loro lavoro perché quello che stanno facendo scoprono d'averli visto in un film coreano due anni prima. CINEMA E LETTERATURA - La distinzione tra cinema e letteratura è molto più complessa di quanto sembri. Il cinema, si dice, richiede più denaro, mentre nella letteratura c'è più libertà. Non è vero nel cinema, anche nelle ristrettezze, ci può essere se si hanno idee. Molto spesso chi dice che il suo film è carente per i pochi soldi, non accetta che invece mancavano solo le idee.
ADORO I MASCALZONI - Odio il tocco moralista anche perché il messaggio morale arriva quasi subito ed è dunque noioso. Mi piacciono invece le biografie dei mascalzoni, adoro gli asociali, gente che ha disagio a vivere in società. Persone come Andreotti, un asociale anche se sembrava il contrario. Lo stesso Jep Gambardella è un personaggio asociale, un grande frequentatore di appuntamenti sociali perché rimanda sempre di più il momento di essere solo ed affrontare se stesso. BERLUSCONISMO - Ogni film che si fa in questo paese, in questi ultimi venti anni, viene portato nel quadrilatero del berlusconismo. Ancora Andreotti ha molte analogie con Berlusconi, perché è stato il primo politico attento alla comunicazione. Era in questo senso una specie di antenato di Berlusconi e non a caso a 24 anni si fece dare la delega per il cinema. TRAMA - Non sono contro la trama un film per cercare di avere possibilità di affermazione deve lavorare su due binari come tutti i grandi, penso a Fellini e ad Antonioni. Bisogna lavorare sia sulle idee del film ma anche e soprattutto sul linguaggio. OSCAR - Riguardo alla mia vittoria agli Oscar si sono scervellati tutti ed hanno fatto tante dietrologie. Cosa c'è dietro questa vittoria? Forse ci sono state conoscenze che hanno favorito questa vittoria, hanno detto molti. Insomma, tutte teorie molto fantasiose. MERCATO - L'autore si deve confrontare con il mercato, non può farne a meno ed è la cosa più bella da fare. AMORE - Mi piacerebbe scrivere tanto un film sull'amore, ma penso sia la cosa più difficile da scrivere. MESSAGGIO - Solo in Italia si crede che un film debba avere per forza un messaggio, raccontare qualcosa. Un lungometraggio non deve essere rappresentativo di una realtà, ma solo veritiero. Nel caso de La Grande Bellezza mi hanno detto perché ho rappresentato solo il centro e non le periferie. Ma se lo avessi fatto mi avrebbero detto, 'Perché non hai raccontato anche le trattorie?' IN THE FUTURE - Su In The Future, il prossimo film che Sorrentino girerà in Veneto con Michael Caine, non dice assolutamente nulla, anzi, toglie una certezza. "Il titolo non è detto che sia In The Future, stiamo ancora valutando quello giusto".
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Inviato da: Mr.Loto
il 28/03/2022 alle 11:57
Inviato da: Mr.Loto
il 15/10/2020 alle 16:34
Inviato da: RavvedutiIn2
il 13/11/2019 alle 16:33
Inviato da: surfinia60
il 11/07/2019 alle 16:27
Inviato da: Enrico Giammarco
il 02/04/2019 alle 14:45