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Messaggi del 19/04/2014

 

Rocco e i Suoi Fratelli e Poveri Ma Belli, remake di due pezzi storici della cinematografia italiana da lanostratv.it

Post n°11392 pubblicato il 19 Aprile 2014 da Ladridicinema
 

RAI E TITANUS INSIEME PER FAR RIVIVERE ROCCO E I SUOI FRATELLI E POVERI MA BELLI - Che sia a causa della mancanze di idee, o che si tratti della voglia di ritornare ai fasti della cinematografia italiana di un tempo, la Rai sta ben pensando di ridare vita a due storiche pellicole partorite in terra nostrana, messe in piedi da quei geni del passato capaci di far apprezzare nel mondo l’arte cinematografica italiana. Stiamo parlando di Poveri ma belli e Rocco e i suoi fratelli, due film prodotti rispettivamente nel 1957 e nel 1960, di cui ora la Rai starebbe pensando di produrne due remake, affidando alla Titanus il compito di produrli. La casa di produzione che dovrebbe raccoglierne l’eredità non è lontana dalle due pellicole originali, essendosi occupata già all’epoca della produzione di entrambi i film (Poveri ma belli in solitaria e Rocco e i suoi fratelli in collaborazione con Les Films Marceaus), e la partenza del progetto è prevista per il 2014.  

 

 

RAI E TITANUS NEL REMAKE DI POVERI MA BELLI - La pellicola più vecchia delle due, Poveri ma belli (1957 con la regia di Dino Risi), è entrata nel tempo tra i film cult dell’epoca tanto da meritarsi l’entrata nell’elenco dei 100 film italiani da salvare, lista curata Fabio Ferzetti (critico cinematografico de Il Messaggero) in collaborazione con un team di esperti, che hanno selezionato accuratamente i 100 film diretti da registi italiani che hanno “cambiato la memoria collettiva del Paese tra il 1942 e il 1978″. Poveri ma belli è una storia d’amore probabilmente atipica per il tempo, i cui protagonisti, due ragazzi appunto “poveri ma belli” interpretati da Renato Salvatori e Maurizio Arena, si innamorano di una stessa ragazza, che dopo aver intrapreso una relazione con entrambi si rende conto di essere ancora innamorata del suo ex. Col procedere della storia, i due ragazzi si rendono conto di essere innamorati l’uno della sorella dell’altro. Alla pellicola ne sono seguite altre due, Belle ma povere uscito lo stesso anno e Poveri milionari, uscito nel 1958.

ROCCO E I SUOI FRATELLI SENZA ALAIN DELON - Dalla portata più internazionale fu la pellicola Rocco e i suoi fratelli, prodotta nel 1960 tra Italia e Francia con la regia di Luchino Visconti, anch’essa entrata tra i 100 film italiani da salvare. Storia d’amore e immigrazione ispirata al romanzo Il ponte della Ghisolfa si Giovanni Testori, racconta le vicissitudini di un ragazzo lucano, Rocco, costretto ad abbandonare la sua terra natia alla morte del padre insieme alla madre ed ai fratelli per raggiungere Milano. Da qui partono tutta una serie di intricate situazioni familiari, sentimentali e personali magistralmente interpretate dall’intensità di un allora giovane Alain Delon, volto e voce del protagonista. La notizia del remake ha scatenato la curiosità degli appassionati, curiosi di sapere come la storia verrà trattata e chi prenderà il posto di Delon.

RAI E TITANUS RIUSCIRANNO NELL’IMPRESA? - Un’ardua impresa per due film così consolidati nella storia ed anche nella cultura nazionale, da trattare con il giusto impegno stando attenti al rischio di scadere nello scimmiottamento. Ma si sa, quando certe cose vengono trattate da professionisti e da gente che sa dove mettere le mani il risultato ne risente in positivo, ma se ci provano degli sprovveduti…

 
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La Cina paga il remake del film sui partigiani titini da http://ilpiccolo.gelocal.it/

Post n°11391 pubblicato il 19 Aprile 2014 da Ladridicinema
 

La pellicola jugoslava “Valter difende Sarajevo” diventata cult nel 1972 anche nei cinema di Pechino

di Stefano Giantin

BELGRADO. Non solo promesse di investimenti e di sostanziosi prestiti per la costruzione di ponti e autostrade, per la modernizzazione di obsolete ferrovie, ma anche denari per far rivivere uno dei più grandi “colossal” cinematografici jugoslavi. Sì, sembra proprio che una delle direzioni in cui i Balcani possano e debbano guardare per ridare slancio a qualche progetto turistico, imprenditoriale e anche artistico sia quella che porta verso la Cina.

Cina dove ancora sopravvive, nei più anziani, la memoria dell’epoca d’oro della Jugoslavia di Tito. E la memoria va sfruttata. Lo conferma la recente idea della società di produzione cinematografica “China Star Media”, che ha annunciato che lavorerà, con l’assistenza del ministero della Cultura bosniaco, a un remake del film “Valter brani Sarajevo”, conosciuto in italiano con il nome “Valter difende Sarajevo”. Film che, per varie ragioni, non ultima l’avvincente sceneggiatura, è diventato subito un cult dopo la sua proiezione nelle sale jugoslave ed estere, nel 1972. La storia, ricorda il sito specializzato Imdb, racconta un momento significativo del tramonto della sanguinaria occupazione nazista dei Balcani.

I tedeschi, dopo la caduta di Belgrado e durante la ritirata verso la Germania, «avevano un disperato bisogno di carburante» per rifornire le truppe e Sarajevo era il centro cruciale per la logistica. Ma un «misterioso e carismatico leader della Resistenza», nome di battaglia Valter, «riusciva a ostacolare i rifornimenti» nella città, senza che i nazisti riuscissero a mettere la mani su di lui piegando Sarajevo. Famosissima, tra le tante, la scena in cui la nemesi di Valter, il comandante tedesco Von Dietrich, che aveva tentato inutilmente di catturarlo, prima di abbandonare Sarajevo ammette la sua sconfitta a un funzionario della Gestapo, Wilder. «Ora che sto per andare via ho capito chi è Valter». «Mi dica immediatamente il suo nome», gli ordina Wilder.

«Guardi, vede questa città, questa è Valter», la risposta dell’ufficiale della Wehrmacht indicando dall’alto Sarajevo, in una scena straordinaria, congegnata con attenzione anche per sottolineare, come tutto il film del resto, la vittoria della “fratellanza e unità” sull’invasore.

Film che ebbe un successo straordinario non solo in Jugoslavia – dove la memoria di Valter vive ancora nella cultura popolare e nella musica - ma anche in Cina. La riprova, i tanti neonati cinesi nati all’inizio degli Anni Settanta chiamati Valter in onore del protagonista del film e le vie dedicate all’eroe partigiano.

E poi la birra cinese Valter, sull’etichetta l’attore interprete del leader partigiano, Bata Zivojinovic, con in mano un mitra. Una fama, quella di Valter che difende Sarajevo, liberamente ispirato alla figura del partigiano Vladimir Peric Valter, che ha spinto la China Star Media sulla strada del remake, da realizzare grazie a sette milioni di euro di fondi.

Una pellicola da girare naturalmente in Bosnia, con attori locali ma regista cinese, a partire dal prossimo anno. La produzione del Valter “made in China” sarà realizzata in collaborazione con la Jadran Film e il Filmski Centar di Sarajevo, ha specificato l’agenzia Afp. «Da quando ho visto il film, quarant’anni fa, Sarajevo mi è rimasta nel cuore», ha dichiarato invece ai media locali il numero uno dell’azienda con sede a Pechino, Bing Xiang, anticipando la sua intenzione che è anche quella di «risvegliare le nuove generazioni» in Cina, «come Valter svegliò noi».

E di far vedere, non solo in Asia, quanto i «valori di fratellanza e unità», ha poi aggiunto il manager, possano ancora avere un senso.

 
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“50+1” il nuovo album dei Nomadi

Post n°11390 pubblicato il 19 Aprile 2014 da Ladridicinema
 

Novellara. Il doppio cd della storica band contiene 34 brani fra pezzi classici con nuovi arrangiamenti e due canzoni inedite

NOVELLARA (Reggio Emilia)

Qualche settimana fa Beppe Carletti, rilasciandoci un’intervista per la presentazione del suo nuovo libro, disse che il gruppo stava cominciando a lavorare al nuovo album e che sarebbe uscito fra un bel po’. Forse dovevamo guardare meglio il suo naso e magari avremmo notato che si stava allungando. Pazienza. Comunque Beppe è perdonato.

Il nuovo album dei Nomadi è inaffiti già qui, fresco di stampa, per celebrare una lunga carriera che ormai ha tagliato anche il traguardo del mezzo secolo di ininterrotta attività. S’intitola “50+1” ed è composto da due cd frutto del lavoro da studio di registrazione,tra successi pescati dal passato e due brani inediti. Con una scaletta di trentaquattro pezzi, l'album è anche il primo con il quale Cristiano Turato (voce della band dal 2012 dopo la separazione con Danilo Sacco) si è confrontato con alcuni pezzi storici dei Nomadi in versione riarrangiata.

BEPPE E “DIO E’ MORTO”. «Ha dell'incredibile perchè da una certa parte era considerata blasfema, mentre Radio Vaticano la trasmetteva perchè era piena di speranza. All'epoca nelle chiese si celebravano le messe beat, e la censura fece la fortuna di questa canzone che ebbe un eco incredibile, gettonatissima nei juke box, appariva nelle sigle finali delle trasmissione televisive anche se non era stata trasmessa per la censura. E' stata una pietra miliare per noi». Così Beppe Carletti durante la presentazione del doppio cd "50+1" ricordava la canzone "Dio è morto" del 1967, che adesso viene riproposta con nuovo sound anche in "50+1".

NUOVO SOUND. «Non è una raccolta di successi, come qualcuno potrebbe pensare – dice ancora Carletti – sono canzoni che riproponiamo in una veste nuova, con la stessa credibilità e la stessa enfasi, un tributo ai 50 anni dei Nomadi a mezzo secolo e oltre dalla nascita della band». Per la maggior parte sono canzoni cantate originariamente da Augusto Daolio e che in questa versione sono riproposte con le voci di Cristiano Turato eMassimo Vecchi. «Massimo ne canta alcune, le altre Cristiano e mi sembrano quasi nuove – spiega il fondatore della band – sono nuovi gli arrangiamenti, con sonorità più attuali. La voce di Augusto era da fare paura ma Cristiano gli ha dato nuova vita».

LA PRIMA CON GUCCINI. Carletti ricorda come nacque la collaborazione con Francesco Guccini: «La prima canzone che incidemmo di Francesco fu "Noi non ci saremo" a Natale del 19'66: parlava di esplosioni, centrali nucleari, in un linguaggio dirompende per l'epoca. Lui conosceva il nostro produttore, cui diede una musicassetta: quelle canzoni ci piacquero, ce ne innamorammo subito ed avemmo un rapporto sincero e pulito con lui».

Del doppio cd fa parte anche "Ho difeso il mio amore", versione italiana di "Nights in white satin" dei Moody Blues. «L'abbiamo fatta nostra, tanto da non sembrare una cover – confessa Carletti – comprai il mellotron per l'occasione, una tastiera dai suoni particolari: non la presentammo al Cantagiro, la suoniamo tutt'oggi perchè è nel cuore di tante persone». E nel nuovo album non poteva certo mancare "Un pugno di sabbia" fra le più conosciute dei Nomadi. «Eravamo l'unico complesso al Disco per l'estate del 1970 – ancora Beppe – siamo tornati a casa e tutti ci riconoscevano. Una volta si suonava sulla riviera adriatica e dovevamo fare due locali per sera, tanta era la nostra popolarità». Al Disco per l'estate del 1972 i Nomadi presentarono "Io vagabondo". «Eravamo dodici cantanti in gara e sei per sera andavano in finale – ricorda – il giovedì vincemmo la serata e la Vanoni non ci credeva. Il sabato sera arrivammo penultimi ma fu veramente un successo».

 
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