Creato da Aria.di.luce il 06/03/2007

Ombre e luci

Per amare non occorre capire...

 

 

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....inverno 95/96

Post n°44 pubblicato il 01 Maggio 2007 da Aria.di.luce

Avevo segni dappertutto...segni invisibili!
La mente, il cuore, l'anima, lo spirito erano devastati da ferite: guarire o morire? Nel mio peregrinare dentro e fuori di me cercavo compensazioni e ragioni; con le ultimi esili forze desideravo il recupero di un' esistenza vana, vuota, priva di ogni significato per cui valesse la pena continuare a vivere.

Restia a chiedere aiuto a chiunque, "per caso" conobbi una coppia di giovani fidanzati S.e A. con cui, forse perchè estranei, mi ritrovai a rivelare il mio grande disagio interiore. Le mie confidenze furono accolte da due cuori generosi che mi proposero, con estrema cautela, di incontrare un sacerdote francescano con cui poter dialogare.

Accettai mal volentieri non volendo deludere la loro gentile premura, e dissi loro di "si".

Amando la lettura in modo viscerale e non potendo permettermi di comprare nemmeno un "tascabile", nè tantomeno rileggere per l'ennesima volta tutti i libri che avevo, decisi di aprire un baule con dei volumi antichi collezionati da mio padre. Ne scelsi uno "a caso" che parlava della vita di Cristo e, svogliatamente, mi accinsi a leggerlo.

Man mano che procedevo nella lettura, una profonda inquietudine mi avvolse. Avvertivo le mie ferite allargarsi e sanguinare mentre una morsa d'acciaio mi stringeva lo stomaco.

Un pomeriggio, il francescano e i due fidanzati vennero a casa a trovarmi. Appena lo vidi, ebbi un sussulto riconoscendolo; era l'uomo che mi disse: "Fermati, ti prego" sulla tangenziale in quella lugubre notte di dicembre del 1993. Era il sig. Oid

I suoi occhi azzurri così intensi e benevoli mi accarezzarono con affetto e, con un marcato accento veneziano mi disse: " C. la pace del Padre sia con te!".

S.e A. dopo aver bevuto insieme un caffè, scesero in giardino per lasciarci da soli a parlare e, malgrado tentassi con chiarezza di esprimere il maggior numero di informazioni possibili per descrivergli il mio stato d'animo, la confusione che gli trasmisi ebbe il sopravvento.

Volevo un aiuto umano, come se il parlare con lui, potesse rappresentare una pratica magica atta a far scomparire d'incanto ogni difficoltà e, quando mi disse che dovevo iniziare a pregare il rosario (seguendolo alle 17,45 su radio Maria) e ad andare a messa ogni giorno, fui presa dallo sconforto e dalla ribellione. In chiesa andavo a stento quando le circostanze (matrimoni, funerali, battesimi), mi costringevano a presenziare, figuriamoci andarci ogni giorno!

Rimasi fortemente delusa; non era il sostegno che mi aspettavo, ma rimuginandoci su mi dissi: "Sarà una medicina amarissima... ci provo, magari soltanto di domenica, ma andrò a messa e tenterò di pregare". Trovai in casa una corona del rosario e un libretto di preghiere destinati come regalo alla mamma di un'amica che, nel frattempo era deceduta e mi accinsi, senza nemmeno sapere come districarmi, a seguirlo in radio.

Quel periodo di pochi mesi che avevo dedicato alla preghiera forzata e alla partecipazione alla messa mi avevano resa ancora più indifesa e confusa, ma con la testardaggine che mi contraddistingue volli proseguire " la cura", riflettendo che alle medicine, spesso, occorre tempo per agire.


Il mio rapporto sentimentale, come ogni cosa che sta finendo, subiva lontananze e riavvicinamenti disastrosi lacerandomi quel briciolo di vita che mi restava: terminò definitivamente il giorno della Pentecoste (26 maggio 1996), quando gli comunicai che volevo vivere in castità e che non ci sarebbero più stati rapporti sessuali tra noi.

Mi sentivo estranea a me stessa, logorata da pensieri che la mia mente non riusciva a decifrare,così decisi di chiudere i battenti al mondo ritirandomi in casa senza più uscire, gridando a Dio tutta la rabbia e il disprezzo di un'esistenza così inutile.

Giorni di delirio accompagnarono lo stato in cui mi trovavo e l'unica meditazione sulla quale mi soffermavo era il suicidio che, laddove non avesse dato l'esito che auspicavo, mi avrebbe ancor più complicato la vita.

Una notte in cui, stanca anche di organizzare la mia morte, non avevo più pensieri, sussurrai a qualcuno lassù: "So che tu mi hai dato la vita e solo tu puoi togliermela, ma ti prego, fammi morire al più presto....". Appena pronunciate tali parole, una pace profonda mi avvolse e mi addormentai senza accorgermene (il ciclo di veglia durava 24 ore... da almeno un mese), sentendomi abbracciata e stretta da mani possenti.

 Svegliatami, ebbi un forte desiderio di andare in chiesa a confessarmi: non mi accostavo al sacramento della Riconciliazione da anni. Inginocchiata per tre ore davanti al sacerdote, inondai il confessionale di lacrime e assaporai la stessa pace della notte precedente. Il mio spirito era invaso di luce e mi sentii profondamente amata dall'Unico in grado di comprendere e accettare la mia vita così com'era.

immagine

Ero finalmente rinata alla "Grazia" dopo una vita di peccato.

 Da allora il mio pane quotidiano è fare la Sua volontà, nutrendomi di preghiera e sacramenti e di adoperarmi con semplicità e umiltà ad aiutare gli altri miei fratelli. Di Gesù voglio essere i Suoi passi, la Sua voce, la Sua sofferenza: ho offerto la mia disabilità per la conversione di chi non ha ancora compreso e sperimentato il Suo immenso amore; voglio essere in eterno nelle Sue mani...voglio essere per tutta la vita....le Sue mani!

* fine


 
 
 
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