Giovane Samurai

Questa mattina mi ritrovo a riflettere sul come si possa essere in contemporanea confusi ma sereni. Si, insomma i vari motivi di stress permangono, ma tu sei sereno e rilassato, e la cosa non ti sembra vera! Mi chiedo come possa il mio cervello continuare ad analizzare gli stessi problemi, le stesse preoccupazioni e le stesse incertezze sulle scelte da fare, ma continuare a rimanere calmo e rilassato, senza avere quel nodo allo stomaco e quella sensazione di essere inseguito. E’ proprio vero che siamo noi stessi e la nostra mente a comandare le nostre reazioni. In effetti nella mia vita non è cambiato molto dalla settimana scorsa, ma oggi mi sento diverso, sono più sereno. Sarà l’effetto del week end. Potrebbe essere la scarica di edorfine data dal lavoro fisico. Ma come fare a descrivere le sensazioni e le emozioni distribuite e ricevute in questi due giorni a chi non ha mai vissuto esperienze simili. Un mix di ben 130 persone su di un tatami sicuramente insufficiente, di entrambi i sessi, di tutte le età, di tutte le regioni e con periodo di pratica da pochi mesi a vari decenni. Un insieme di sorrisi e volti che dopo un po’ di tempo ti diventano familiari, perché li vedi o ci si incontra prima o poi in giro a praticare. Un impasto eterogeneo accomunato sempre e comunque dal sorriso sulle labbra, dai volti sereni e dalla passione per un "arte" che và molto al di la del semplice esercizio fisico. Perché Non conta chi è piu bravo, forte, in forma, allenato, non conta lo spazio ristretto, il caldo, l’importantante è stare insieme e praticare, perché ogn’uno è allievo e maestro degli altri, ogn’uno dona e riceve nello stesso momento. Una grande famiglia, riunitasi intorno ad un maestro che, serafico nel senso più ampio del termine, ti indica sempre i passi da seguire e ti spinge ad andare oltre le apparenze. Ti invita a lasciare da parte il corpo e l’azione per andare oltre. Che condivide i suoi errori e ti fa capire che prima dell’azione viene l’intenzione e che prima dell’intenzione viene il respiro, perché per "entrare in una casa non occorre cercare di arrampicarsi al secondo piano, solo perché non ci si è accorti che c’è la porta aperta".