Creato da MarianneWerefkin il 26/10/2007

Il mignolo

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Messaggi di Maggio 2014

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Post n°203 pubblicato il 25 Maggio 2014 da MarianneWerefkin

Lascio una carezza a questi ultimi giorni di maggio. La loro imminente fine ha smorzato un intento. Negli ultimi giorni ho passeggiato fra macerie, ho visto in fondo ad una via un traguardo mai raggiunto. Ho anche pianto, ho anche sorriso sentendomi fuori da quel luogo. Ho notato insegne arrugginite, ho raccolto polvere grigia nella mani, ho visto ombre inesistenti, osservato paradossi soffocanti. Stanze con ragnatele ai muri, aloni lasciati da quadri caduti, letti disfatti, insanguinati, bagnati, mai più riscaldati. Ricordi abortiti. Ho udito lo spirito del luogo lasciato solo, scivolare senza sosta allarmato, senza più giorni, senza più notti, difendendo quell'angolo di paradiso non voluto da Dio. Adesso che quel luogo sta crollando lo porto via con me, vivremo assieme questa ultima salita sino a giugno, e poi sarà liberazione anche per lui.

 
 
 

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Post n°202 pubblicato il 18 Maggio 2014 da MarianneWerefkin

Il lato positivo dello svegliarsi presto al mattino è rappresentato indiscutibilmente dalla natura. L'aurora, poi l'alba sono incanto per gli occhi e nutrimento per lo stomaco. Le sfumature cromatiche, dall'indaco al rosato, premono sulla retina e accompagnano successivamente il senso della giornata che ancora non ha avuto inizio. È in questi brevi istanti che percepisco come sentirò le ore successive. La distanza palese fra la materia che genera luce e la chimica del mio corpo si annullano, e mi ritrovo intrecciata con lo spazio che osservo. Mi sento al sicuro. Accarezzo l'aria con le guance, socchiudo gli occhi e sento la brezza unirsi al mio respiro mortale.

Poi. Stamane.

Ancora il sole che nasce, inizio ad accompagnare questa unione con un lento movimento. Cammino. Respiro più velocemente, allora distolgo lo sguardo e osservo il tempo al mio polso. Il mio respiro si fa vento mentre la terra persevera con la sua abituale lentezza. Calcolo minuti e sento forza. Mi assegno una meta, la intravedo. Ci arrivo e guardo il tempo. È anche ora del risveglio altrui, appoggio le mani alle ginocchia e respiro profondamente, vedo l'asfalto sotto di me, lo imprimo, lo conservo, lo incido nel mio cuore. Faccio leva con le braccia per raddrizzare il torace, prendo l'ultima boccata d'aria in solitudine.

Apro la porta ed entro. Dentro i miei pur piacevoli doveri.

 
 
 

Fanculo gli esami, ci penserò domani.

Post n°201 pubblicato il 09 Maggio 2014 da MarianneWerefkin

No.
 Che già girare un'ora in questo buco bigotto di città mi fa girare le palle che neanche gli elettroni hanno questa velocità, quindi addio, ciao e ti saluto.
Torno a casa disfatta. E ci penso domani.
Che poi la fila questa volta dicono sia lunga.
 Le cose son cambiate e raccolgo frammenti di notizie in qua e in là, non so che fare. Interrompo l'ansia da prenotazione calcolata.
 Getto la spugna, domani ci penserò.
Non è più un gioco ad incastro, non diverte più il -siamo spiacenti ma il servizio è sospeso-. E' solo l'ennesimo messaggio inatteso di un sistema cerebroleso.
 Non solletica e non è più una prova di resistenza. E' solo l'ultima demenza.
(E' solo sfasciatura di tempo che potrei passare in altro modo)
E' un pizzicotto alla guancia che scanso con la dovuta indifferenza.
Non mi danneggio più, non mi turbo più. 
E ci penso domani.  E' diventata una esigenza.
Non mi danneggio più, non mi turbo più.
- Siamo spiacenti ma il servizio è sospeso-. Non rido più.
-Siamo spiacenti ma il servizio è sospeso-. Sì, ho capito, siamo tutti uguali laggiù. 
E quindi fanculo gli esami, ci penserò domani.

(da: Sono appena ritornata adolescente.)

 
 
 

Angy deve arrivare in fondo alla strada e trovare 200 euro entro la mattina.

Post n°200 pubblicato il 05 Maggio 2014 da MarianneWerefkin

Salgo le scale dell'imbarcadero, l'albergo è a due passi e tutti dormono. Sono le sette del mattino e proseguo dannandomi l'anima a maledire la mia insonnia mattutina, chissà perché poi ho la presunzione di svegliarmi da uno stato ristoratore quando in realtà forse è solo l'inconscio che mi desta e mi salva da inutili incubi, riflettevo mentre ordinavo un caffè al bar. Tu guarda il lato positivo della cosa. Mi hanno insegnato. Intanto prendo posto sulla terrazza, tavolini, sedie, posacenere ed un paesaggio mozzafiato, con la cima delle Alpi innevata accarezzata dal sole appena sorto. Non so se mi spiego, è tutto maestoso, lo scenario, il caffè caldo ed il silenzio della solitudine. Mi ritrovo in una stato di contemplazione, l'imperfetto che osserva la perfezione e ne viene assorbito.

A parte Angy. 

Non l'avevo neppure notata ma vengo richiamata da risa sguaiate e da parole che assomigliano più a schiamazzi, con versi che sanno di triste e non hanno nulla di comico. Sul tavolo davanti a lei un bicchiere di vino. Lo sorseggia mentre è al telefono. Si siede, si alza, si risiede, non ha pace. Blatera con qualcuno. È ubriaca. Presa da un mostruoso cinismo e parlando al vuoto scommetto sulla mia sorte imminente - vuoi vedere che finita la telefonata attacca un pippone anche a me? Ma no...-. Infatti.

La filippica è durata circa venti minuti, ebbene sì detestavo l'idea di abbandonare quel paradiso in terra.

 
 
 

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