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Post N° 9

Post n°9 pubblicato il 19 Marzo 2007 da narrarebellezza

Sulla Bellezza

 

Intervista al dott. Lorenzo Margiotta  

 

immagineper definizione la bellezza è: "la perfezione degli aspetti sensibili che suscita ammirazione e diletto".

oggi, questa definizione è applicata ai vari ambiti della vita dell’uomo, purtroppo, senza il rispetto di vincoli e condizioni oggettive. Vincoli e condizioni, che la priverebbero di quell’idea di assoluto, da cui è caratterizzata e cioè, di una bellezza, da ottenere  “a  qualsiasi prezzo”. Ma, la bellezza in realtà, è solo questo?

rivolgo la “domanda” all'architetto Lorenzo Margotta

consigliere dell'ordine degli architetti della provincia di Bari.

 

domanda:

perché diciamo che un corpo o un paesaggio sono belli? o che lo sono un'azione o un pensiero? e perché molto spesso, la parola bellezza, che dovrebbe essere fondamentale quando si esprime un giudizio estetico, ci appare invece quasi priva di senso, tanto che molti critici ed intellettuali si fanno scrupolo ad usarla?

risposta:

si fanno scrupolo ad usarla perché il termine bellezza è un concetto, per cui ciascuno di noi non ha in sé un'idea di bellezza ma si approccia al contesto, si approccia all'oggetto che visiona o che esamina, con le sue percezioni. Le sensazioni che quell'oggetto, quell'opera d'arte gli determinano, gli associano uno stato d'animo, più o meno sereno, più o meno gradevole, per cui unendo le varie sensazioni, esce fuori il termine che quell'oggetto è più o meno bello o è proprio bello. Per il pensiero è diverso, diciamo che le cose sono più complicate, poichè esso è vincolato legato al nostro e spesso, all’altrui stato d'animo. Se siamo sereni, esprimiamo un pensiero più articolato, armonioso, nel caso contrario, non escludo che tutto diventi più difficile da comprendere e da interpretare, prima di tutto per noi e poi, anche per gli altri.

domanda:

noi percepiamo certe determinate cose e non sappiamo dire esattamente perché esse siano belle o perché siano brutte. Questa presenza simultanea nella realtà, del bello e del brutto, resta un mistero. Come te lo spieghi?

Risposta

secondo me, percepiamo dall'esterno ciò che in linea di massima è già dentro di noi. Ossia, voglio dire che, nel momento in cui riusciamo a cogliere l'armonia di un paesaggio, è perché, già in noi, esistono quei canoni di armonia, di bellezza ecc... Così come quando diciamo che, di una persona, ne cogliamo la bellezza, e naturalmente parlo di una bellezza particolare,  non una bellezza che i tempi moderni ci vogliono indurre a pensare. Cioè, una bellezza da intendere, come grazia del portamento, intelligenza, brillantezza di risposte e così via, è perché in noi, già sono presenti quei criteri che ci permettono un tale giudizio.

Stiamo, naturalmente, parlando del bello, è chiaro che tutto questo può essere riferito a ciò che, al contrario, definiamo brutto, che può essere inteso come disarmonia o incompiutezza…. Dunque, per me, questa simultaneità del bello e del brutto nella realtà è, più che altro, legata all'intimo della persona, al suo pensiero più profondo, al suo stato d'animo, a cose, insomma, che possono orientare un giudizio.

 

domanda:

in genere diciamo che è bello ciò che piace. Esiste quindi solamente un unico concetto di bello personale, particolare, oppure possiamo anche parlare di un concetto universale di bello comune a tutti gli esseri umani? Quali criteri o quali canoni, secondo te, vanno seguiti per stabilire se le cose stanno effettivamente in un modo o in un altro?

 

 

risposta:

ritengo, ovviamente da un punto di vista strettamente personale, che i criteri, scaturiscano dall'analisi di ciò che mi circonda. L'approccio che ho nei confronti di ciò che mi circonda parte inevitabilmente da un'idea di equilibrio, di proporzione, a volte anche da un controllo quasi matematico, di simmetrie ed addirittura, anche di asimmetrie. Penso di essere in linea con quanto ho detto prima, nel senso che questi canoni fanno parte di noi, siano cioè espressioni del nostro modo di esistere

 

domanda:

secondo te i canoni per la definizione del concetto di bello possono variare nello spazio e nel tempo?

risposta:

Sì, sicuramente possono variare nel tempo, come architetto, quindi legato al discorso della bellezza architettonica, posso dire che nei tempi passati effettivamente c'erano dei canoni da rispettare, come per l'architettura greca, considerati, addirittura, veri e propri dogmi. Poi nei vari passaggi temporali, con lo sviluppo delle varie architetture, si è giunti all'architettura moderna, priva, invece, di canoni obbligatori. Quindi, vediamo come nel tempo certe regole possono cambiare e che per questo, non possiamo ritenere regole assolute di bellezza. È chiaro che a questo punto, è necessario considerare anche il nostro adattamento, la nostra soggettività, relativamente a queste regole o canoni.

 

domanda:

volevo chiederti se è vero, che in molte civiltà e presso molte culture il bello sia sempre e comunque stato identificato con il buono ed il vero.

risposta:

fatto salvo che, non tutto quello che ci viene tramandato dal passato, debba essere sempre dato come "vero". Il termine "vero", almeno nell'ambito che poi, è più dei restauri che non dell'architettura di nuova progettazione, di nuova realizzazione, lo associamo a tutte quelle operazioni che hanno portato alla realizzazione di quell’ oggetto. Per il falso, è esattamente il contrario, poiché viene determinato proprio dalla manomissione di ciò che è stato fatto nel passato. Ora, la difficoltà del restauro, che io distinguo per i vari ambiti in cui viene realizzato, cioè il restauro dell'opera bidimensionale o dell'opera a tutto tondo, ossia le sculture e poi delle opere architettoniche, è proprio il fatto che ha approcci inevitabilmente e totalmente diversi. Il quadro, la tela, l'affresco, ha la necessità di far emergere l'intervento dell'oggi, sempre che si tratti ovviamente di restauro conservativo, rispetto a ciò che abbiamo trovato nel passato. Sulla scultura è già più difficile, perché l'opera scultorea è essenzialmente legata al materiale con cui la stessa scultura è realizzata. Per l'opera architettonica, invece, l'intervento è, o di totale manomissione del passato, cioè del " vero", inteso come quello che c'è stato tramandato, e lo si fa mediante un'operazione di accettazione dell'intervento dell'oggi rispetto a ieri. Oppure, si fa l'altra operazione, la più accreditata oggi, cioè quella di conservare. Si tratta sostanzialmente di restauro conservativo, cioè, con l'evidenziazione e la differenziazione dei materiali rispetto a ciò che andiamo a fare oggi, si resta sempre vincolati al manufatto del passato. Questo perché, oggi abbiamo sempre più l'aiuto della datazione e quindi, sappiamo per certo che "proprio oggi" abbiamo compiuto quell'intervento, come dire, il domani avrà due passati: l'oggi e lo ieri, con tutte le sue opere.

 

domanda:

molto spesso, quando andiamo nei musei, vediamo delle opere d'arte che sono state, in un certo senso, già selezionate. Ci sono state delle persone che hanno ritenuto quelle opere d'arte belle, più belle di tante altre. Che senso può avere, a questo punto, basarsi su di un giudizio già formulato da altre persone magari vissute in passato?

 

 

risposta:

secondo me non c'è da accettare nessun giudizio, perché quelle opere d'arte, di fatto non esprimono un giudizio. La loro esposizione è espressione di un'operazione. Un'operazione di studio circa quell'opera d'arte esposta, poiché inserita in un contesto di ricerca, perché importante per quell'autore, in quel momento, per quel movimento artistico.

Per cui l'esposizione dell'opera d'arte, ed apro così, un'ulteriore parentesi poiché, dobbiamo distinguere l'esposizione monotematica dall'esposizione invece più generica, in cui sono presenti varie e diverse opere, è determinata dunque, non solo dal fatto che l'opera è bella, ma soprattutto dal fatto che è importante per quell'autore, per quel movimento, per quell'epoca in cui è stata realizzata. È importante per certi studi che sono stati poi determinati, per cui, queste opere esposte, non ci lasciano obbligatoriamente un giudizio da accettare passivamente. È chiaro che c'è stato un primo giudizio sulla bellezza dell'opera, che però non ne ha determinato proprio l'importanza, nel senso, come ho detto prima, che tanti sono stati gli elementi presi in considerazione, i quali hanno concorso a rendere importante l'opera, tanto… da esporla. Per esempio quando in un museo c'è una mostra tematica, su un autore o su un determinato movimento artistico, si possono, addirittura, percepire più sensazioni " di bello". Questo perché il filone è unico, ci sono più opere, le quali ci possono essere più gradevoli o meno gradevoli, a seconda sempre della nostra soggettività e che per questo comprendiamo anche di più, ma soprattutto perché sono esposte seguendo un criterio logico, che i critici, o chi per loro, hanno utilizzato per quell'esposizione, per darci dei significati.

 

Domanda:

molti uomini, oggi, così come anche nel passato, si interrogano sulla bellezza di Dio,  cosa puoi dirmi a riguardo?

….. so che per molti religiosi Maria Immacolata è l'immagine della bellezza di Dio.

Alla domanda che mi hai rivolto, però, io ho risposto d’istinto: il mondo, cioè la natura e l'uomo, cioè tutto. Ma… non basterebbe come risposta. Quindi, riflettendoci un po', considero anche che la mia esistenza in bellezza, deve essere una esistenza riconciliata sempre con Dio, con me stesso e con gli altri. Quindi, la bellezza di Dio è anche la pace interiore: la pace di sentirsi bene "dentro", toccati nel cuore dallo Spirito Santo, un amore che sana, che viene dall'alto e ci trasforma.

 

 

Il dottor Lorenzo Margiotta è nato a Capurso, in provincia di Bari, nel 1949.

Consegue la laurea in architettura a Roma nel 1974. Direttore editoriale della libreria-galleria " Ful Books " di Bari, specializzata in architettura ed arte. Coordinatore della scuola di perfezionamento in pianificazione territoriale dell'Università di Bari, coordinatore delle mostre di architettura alla fiera del levante di Bari. Ha curato, l'introduzione alla pubblicazione "Bari: una città" del professor Carmelo Calò Carducci e la presentazione della collana "proposte d'arte" della scultrice Annamaria Di Terlizzi di Bari.

 

Elvira S. Zammarano

 

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