Creato da: Merube il 27/07/2014
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Ultimi commenti

 

 

 

diafiṡàrio 12

Post n°12 pubblicato il 19 Novembre 2015 da Merube

 

Precludi codeste stigmate, umettile a lenire il cruor-ōris e vediamo come frana il meccanismo fluente del sangue, lascialo sprofondare giù nel ventre dove si rinnova parola non proferita, perdita amorfa di suono senza esternazione a ricominciare.
Mai ho visto plica più forte subtus la parola stigmate che collassa e quell'epilogo, quel {te} che strascica all'inferno anzichennò in un dŏnum. Ho postulato cosa fosse chi spintona per prima e mi hanno iterato che è lemma e azione congiuntamente, ma io ritengo si pronunzi amore.

{Contempla come smuove le mani, è l'anĭma}

 
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diafiṡàrio 11

Post n°11 pubblicato il 20 Agosto 2015 da Merube

 

Pare dilatarsi oltremodo la gabbia toracica, proprio come un cŏr rigurgitante. E quel muscolo cardiaco lo si percepisce nell'esofago, nel mentre. Non fa discrimen no. Ci si sente dilaniare e non si fa nihil per inibirlo, come non s'interdisce al  mare di ansimare mediante i flutti marosi,  perché non avrebbe senso alcuno. Di colpo la glottide si schiude e il pelăgus tossisce, a volte rantola. Il suo ritmo poi riacciuffa vigŭi. Come lo recupero io. Squartata da beatitudo et spasmus in equanime misura. Venuta alla luce, perita, risorta, entità pagana, brutus imago del sacro, spacciata, insalvabile, eppure così ambitiosum da blasfemare sulla vita.

 
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diafiṡàrio 10

Post n°10 pubblicato il 31 Luglio 2015 da Merube

 

Ha una sagoma aspra il dire quando le ruvidezze repentine di un tempus poris scontornano ogni lemma e tace il titillare convulso della lingua sul palato come uno sbattacchiare d'ali a misurare fiacco il ciglio del vocitus. In girotondo vorticano tutte le parole, prima dello schianto, prima di stramazzare in sincronia con il silenzio incrinandosi nel baricentro fino alla genesis di senso. Così il corpo abbandona peso all'anima e muta d'accezione e d'essenza, nello spiazzo dell'allocuzione si appunta come un fregio nero a margine, nel bianco esangue di una pausa muto, diserta la distanza, annichilendosi si fa senza verbo, cronico, sconfinato.

 
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diafiṡàrio 9

Post n°9 pubblicato il 02 Luglio 2015 da Merube

 

Corpus mea different est. Ed io in esso mi dissipo come fosse un congegno che si rimette a posto da solo, che erra ancora nelle ore di luce, nei suoi strati di subtile pelle, senza tenere conto che all'imbrunire può essere una piena traslucida corroborante a calice sul tuoi zigomi. Il mio, è un corpo flesso su pareti di secrezione lattea cocente di un giorno ricalcitrante all'altro, un tonfo sidereo che procede e va oltre da solo, su ossa scoperte che non serbano traccia ma che avvinghiano le mie alle tue con parole scapicollate tra gli spazi di freddo che insorgono a velo sull'effervescenza del tuo [non] senso.

 
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diafiṡàrio 8

Post n°8 pubblicato il 17 Giugno 2015 da Merube

 

Senza uggia gravidano i silenzi colti in questo mattino spalancato che elegiaco cala e fa a patti con la mera e sola voce che mi rimane, cupida di questo ultimo tempo avvinghiato solo a clichè di vento. Questo presente mi perscruta, agro è il suo addossarsi sotto al mento che mi tiene distante la voce, arrestata dalle perpetue offuscate verità nell'ombra di un futuro pendulo allo sguardo che ascoso copro rabbonendone la pace. E' un vessillo il mio stesso percipere, un diletto verso un'indivisa cruce che porto nel cuore, un sofferente interesse che copioso si sigilla sotto le ombre di una caligine tagliata fine, ancora viva, franata in corsa verso questa ricerca che mi terrà al riparo dal lacrimare, in una cavità d'oro che senza tracotanza non lede e non mi denuda dal contiguo spasmo. E' così che ancora attendo il fiato mio malgrado e il suo essere affine con l'aria, ho compreso di poter essere in qualsivoglia piega, gomito, svolta di questa mea vita.

 
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diafiṡàrio 7

Post n°7 pubblicato il 03 Giugno 2015 da Merube

 

Dove, in quale luogo vanno a consumarsi le condense degli impeti così integri, inviolati, superbamente gonfi e inorgogliti. Dove, in quale luogo vanno a stonare i segni pastosi delle loro grida così crude, conciate e pulsanti se non nell'impercettibile al tatto e immaculatum livido che reca l'animo quando cede in ginocchio per abbandonarsi? Le ossa s'assoggettano senza conspicĕre ma per mera veemenza nel risucchio di un tuffo, tumescenti dalla foia stessa del suo midollo che vibra svenevole in quello dell'altro.

 
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diafiṡàrio 6

Post n°6 pubblicato il 05 Marzo 2015 da Merube

 

Nutriamoci di queste crepuscolari e sghembe disarmonie per redimere nervi e poi irrequietezza pupillare, percepire la primavera che sale dalle cosce a sfilare ombre e contraccolpi più umidi per adattarsi ad insoluti dialoghi. Siamo fatti di exsistentia e graffi dove il cruor-ōris porta un peso erculeo il tempo, e mi vibri in lungo e in largo nel rinvermigliare, da stille di umore mi dispieghi i sensi per farmi ilare. Gutturale il tuo nome si vuole occulĕre, sette passi alla volta avanza, latra impassibile quando la mia bocca tace, sfilando lento la mia benevola disposizione d'animo dal mare e dandomi fuoco, quando ti deambulo nelle parole.

 
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diafiṡàrio 5

Post n°5 pubblicato il 28 Febbraio 2015 da Merube

 

Strizzo al midollo la lacunosa voce dei polpastrelli che s'affossano nella letargia gutturale, priva di fonema, senz'accento. Foce d'ultrasuono imbarco raziocinante evanescente epitaffio mai perito se non per dissidium di memoria lasciato qua e là in riserva d'un non esplicare soverchiamente sennò l'effimero prende volto nella sua scipita magia d'essere da cui sorante senza niuna sostanza e ramazzarsi via le ali no. Sarebbe parto indolore finanche la caduta senza il suo trapestìo.

 
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diafiṡàrio 4

Post n°4 pubblicato il 22 Febbraio 2015 da Merube

 

Quante analogie si possono habēre con le procelle...
insinuanti spumano lemme lemme nell'ego, appartengono al sangue come liquido che incede incessante nel deambulo di vita. Unquanco agevole riemergere dalla sua apnea, perturba flemmaticamente nel respiro accorpato di nuovo ritmo e ti spetta senza ricordanza prossima solo con l'imaginifico sguardo di memor-ŏris statiche, un domani dal loto dischiuso ritrai il seme accresciuto su un cedevole guanciale avvolgente di leggiadro sonno, non schiavo da sogni inarrivabili, asservito alla sopravvivenza del redolènte disinganno di come sia facile attraversarti nella quiete pertinace d'una aurora che prende vigore.

 
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diafiṡàrio 3

Post n°3 pubblicato il 08 Febbraio 2015 da Merube

 

Ed ora, non dalla cappa dell'empireo, ma dal celeste del tetto, che pressa, una sera come inventata, la sera riagguanta le ossa laide e rachitiche delle parole e se ne va in quel paesaggio forellato delle cose che permangono. Con linguaggio dicèrto da lastricare mostro ora spalle impolverate che scrollo dall'ossuto incastro, insorgente odo il carrucolarsi della realtà, giù come un deus ex machina, col trapestìo desolato e giunto, uno sfiato rugghia del corpo quella eloquentia delicata al tatto e cedevole degli spazi che hinc ad hōram non risiedi.

 
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diafiṡàrio 2

Post n°2 pubblicato il 31 Agosto 2014 da Merube


Lo scenario di un segno omesso mi allibisce. Per tentare di vederlo mi aggetto in avanti, ma per quanto io mi sforzi, manca con continuità ininterrotta all'appello. Così lascio che i giorni si spostino rapidamente e come pioggia una goccia dopo l'altra sdrucciolino sulle spalle nude ad agosto fino a rendermi conto che la trasparenza dei gesti, delle opportunità e dei confini, nell'-estesìa doloroso degli attimi, diventa fondamentale tanto quanto l'inaspettata intimità con me stessa.

Conditio-onis come il principio più solido a cui potermi sorreggere.

 
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diafiṡàrio 1

Post n°1 pubblicato il 27 Luglio 2014 da Merube

 

Tardo sufferentia sciocca su di un receptacŭlum emotivo. Dovrei disfarmene con imperturbabilità, capovolgere tutto sulla mia schiena sufficientemente forte da poter sostenerne il peso. Acconsentire ai malintesi di sovvertirsi in comprensioni lineari. Serrare i moti sentimentali nell'armadio, legare le mani tremanti dall'inquietudine ad una sedia. Volvitare lo sguardo fiero e permanere limpida e adoperata ad essere toccata.

Ed invece.

 
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