Creato da mjkacat il 24/05/2005

Eighties

Psicoanalisi Filosofia Teologia

 

 

Le vittorie della "libertà violenta"

Post n°303 pubblicato il 03 Febbraio 2009 da mjkacat

http://www.corriere.it/cronache/09_febbraio_02/eluana_englaro_via_clinica_2b9264b2-f164-11dd-b48f-00144f02aabc.shtml

...e se si può uccidere un'INUTILE donna perchè non si potrebbe uccidere,
dandogli fuoco, un'ALTRETTANTO INUTILE barbone o emigrante.
Che valore hanno in sé.
Poco e niente uguale !!!

http://www.informazione.it/a/8ac31798-c013-43a1-ac44-6e34e07719eb/Indiano-bruciato-vittima-accusa-ma-branco-ora-ritratta?v

 
 
 

La violenza della libertà

Post n°302 pubblicato il 02 Febbraio 2009 da mjkacat

Nella libertà della frantumazione e/o vuoto delle famiglie.
Nella vacuità liberale imperante, l'aggragazione in "branchi"  diventa la
risposta a quel relativismo privo di gerarchia valoriale.

Giusto degli idioti possono dedurre dal particolare
l'universale....RAZZISMO.

NO

Questa è l'eredità della cecità imperante sull'uomo e la violenza che senza
regole, modelli ritenuti autoritari quando sarebbero solo autorevoli,
deborda.

La violenza, nell'illusione di arginarla con leggi, non ripaga certo i morti
che solo ottusi possono pensare che QUESTA sia la strada per stroncarla.

Come per la droga, la pena di morte non stroncano un bel niente, così non si
può continuare a sopportare queste proposte risolutive ridicole.

E' ora che quel branco di incapaci che i mass-media ci spacciano per la
quintessenza dello scibile umano vadano a nascondersi e lascino lo spazio a
chi, meno demente di loro, ABOLISCE questo DOGMA DELLA LIBERTA' fine a sé
stessa.

BAAAAAAASTAAAAAAAAAA !!!!

 
 
 

Io, vegetale...

Post n°301 pubblicato il 01 Febbraio 2009 da mjkacat

 

"Una LIBERTA' che pretende di essere assoluta finisce per trattare il corpo
umano come un dato bruto, sprovvisto di significati e di valori morali
finchè essa non habbia investito del suo progetto.  Di conseguenza, la
natura umana e il corpo appaiono come dei presupposti o dei preliminari,
materialmente necessari nella scelta della libertà, MA ESTRINSECI alla
persona, al soggetto e all'atto umano.  I loro dinamismi non potrebbero
costituire punti di riferimento per la scelta morale, dal momento che le
finalità di queste inclinazioni sarebbero solo beni fisici, detti da taluni
pre-morali"

Giovanni Paolo II°
Veritatis Splendor n.48

 

E' Martin Heidegger che ha connesso il DESIDERIO con la natura PROGETTUALE dell'uomo
Questo è un'ERRORE, GRAVISSIMO, oltretutto.
Ma andiamo per gradi.

Io ho sofferto per quasi trent'anni di "Attacchi di panico"
Sono guarito, e SOTTLINEO GUARITO quando ho proprio riconnesso il
"Desiderio" con la "Progettualità", o per dire ancor più precisamente con
l'INTENZIONALITA'.

Ma cosa RICORDO dei miei quasi trent'anni da VEGETALE ?
Semplice, CHE IL DESIDERIO SUSSISTEVA COMUNQUE in vari bisogni che
sinteticamente potrei riassumere nella parola "Cura" o ancor più
precisamente "AMORE".

E' un mio CHIARISSIMO ricordo che gli attacchi di panico non avvenivano MAI
quando ero in presenza di amici autentici, ragazze amorevoli o altro.
Viceversa erano immancabili nel contrario di queste situazioni

Ancora detto diversamente, nell'assenza di una progettualità ,
intenzionalità, sussisteva un residuo ISTINTO DI FUGA o di avvicinamento.
Istinto di fuga, che non seguito poi da un progetto di fuga, un'intenzione
di fuga stante la vegetarietà suddetta, era all'origine di detta crisi dove
il corpo, autonomamente secerneva adrenalina atta allo scatto mentre da
vegetale restavo fermo.

Ora, ripercorrendo questi ricordi, ve lo dico sinceramente, quello che mi
angoscia è pensare a quella povera Eluana Englaro che, per moltissimi versi
nella mia passata situazione, con il desiderio che son certo mantiene di
SOPRAVVIVERE come lo avevo io, comunque, e solo perchè non può parlare, la
si stà progettando di far morir di fame e di sete.

Voi capite bene che con solo un piccolo sforzo di fantasia io non faccia
molta fatica a immedesimarmi in quella povera donna e vorrei urlare per lei
FERMATEVIiiiiiii.

Spero che abbiate capito che oggi non stò facendo filosofia e che sono
REALMENTE angosciato.

 
 
 

Il corpo

Post n°300 pubblicato il 01 Febbraio 2009 da mjkacat

 

Nel ridurlo fenomenologicamente alla sua progettualità, intenzionalità o
quant'altro, ne consegue, comunque, che "in sé" non abbia NESSUN VALORE.
Ovvio, quindi, che se si parte da questa cervellotica
"intellettualizzazione" del corpo, poi, non si possa trovare un fondamento
ontologico.

Corpo anatomico (korper) è una nozione immediatamente equiparabile a
"CADAVERE" quando, seppur riconoscendo la differenza con il "lieb" (corpo
intenzionato), di per sé non ha uno statuto di VITA al di fuori di detta
"intenzionalità"

Ma questo non corrisponde al VERO poichè, seppur vivo, ridotto
"qualitativamente"
non lo è più
ma però lo è ancora, contemporaneamente !!!
E il "principio di non contraddizione" ?!
Boh !!

Il problema non è solo "Eluana", ma ancor di più il "nascituro", magari
nella sua fase embrionale, ma anche l'hendicappato o il vecchio magari pure
demente.

Ora io non dico di non esser coinvolto anch'io in questo concetto di
"qualità", tutt'altro.
Ma mi rimane il dubbio, puramente intellettuale, che ciò presupponga una
"rimozione", chiamiamola così, quantomeno, nel panorama della Ragione
stessa.
O comunque una cosa non logica, stante la mia ignoranza in materia.
Non riesco a capire !?
Qualcuno mi può aiutare ?!
Parrebbe che lo trattassimo tutti, il corpo che siamo, (altro che
"pensiero", che quello lo lasciamo ai Pooh),  platonicamente come non più di
una prigione.
Non pare anche a voi ?


PS...che poi si aprirebbe pure il discorso sulla sessualità, stante
"sentirsi donna" in un corpo maschile, schizzoidismo, a casa mia, non
"transgender" o amenità simili.
Ma non è questo il centro del discorso.
Il centro del discorso è che fine ha fatto il corpo !!

 
 
 

Il diavolo veste Prada

Post n°299 pubblicato il 31 Gennaio 2009 da mjkacat

Il diavolo, di cui si potrà dire tutto fuorchè che sia un cretino come i
suoi seguaci, non perde un colpo e ben più di Armani e Versace è
un'autentico creativo in fatto di mode e di look...spirituali, ovviamente.

Alla sfilata Primavera-Estate ha presentato la sua nuova collezzione di
abitini in perfetto stile "Postmoderno":
Leggeri, destrutturati, svolazzanti, vere piume per come DEDOLMENTE si
configurano al corpo di ognuno accentuandone la sinuosità di corpi FORTI,
scolpiti, che di hendicappati, pardon, "diversamente abili", vecchi e
bambini, soprattutto se ancor da nascere, si sà, oltre a non esser mai
clienti danarosi, non possiedono poi neppure  la classe, la grazia e la
nonchalance per tali opere d'arte.

Tutti modelli rigorosamente UNICI, ci mancherebbe, che l'obbrobrio del
"comune" non gli si addice di certo.

La serata di gala si è poi conclusa con dolci e gabbane di wisky che tutti
non eran mai stati così felici e contenti.

Più che mai, di questa sfilata, si può dire che "la classe non è acqua",
anzi, diciamo pure che è proprio ...FUOOOOOOCOOOOooooooo.....

Qui, la vostra esperta di mode, Solania.
A voi studio.

 
 
 

Violenza subliminale

Post n°298 pubblicato il 31 Gennaio 2009 da mjkacat

"C'è una mentalità che, esasperando e perfino deformando il concetto di
soggettività, riconosce come titolare di diritti solo chi si presenta con
PIENA O ALMENO INCIPIENTE AUTONOMIA ed ESCE DA CONDIZIONI DI TOTALE
DIPENDENZA DAGL'ALTRI.
Si deve pure accennare a quella logica che tende ad identificare la dignità
personale con la capacità di comunicazione verbale ed esplicita e, in ogni
caso, sperimentabile.  E' chiaro che, CON TALI PRESUPPOSTI, non c'è spazio
nel mondo per chi, come il NASCITURO o il MORENTE, è un soggetto
STRUTTURALMENTE DEBOLE, sembra totalmente assoggettato alla mercé di altre
persone e da loro radicalmente DIPENDENTE e sa comunicare solo mediante il
muto linguaggio di una profonda simbiosi di AFFETTI.
E' quindi la

F-O-R-Z-A

a farsi criterio di scelte e di azioni nei rapporti interpersonali e nella
convivenza sociale.
Ma questo è l'esatto contrario di quanto ha voluto storicamente lo stato di
diritto, come comunità nella quale alle ragioni della forza si sostituisce
la forza della ragione."

Giovanni Paolo II
Lettera Enciclica
"Evangelium Vitae"

 
 
 

Etica..."correct"

Post n°297 pubblicato il 25 Gennaio 2009 da mjkacat

Studiando Bioetica ti accorgi che tutta la partita si gioca sinteticamente
tra due opposte visioni
Cognitivismo e Non-Cognitivismo

Ora, mettiamo tra parentesi "Bio" e lasciamo solo l'Etica.
Ma approfondiamo meglio queste due posizioni.
La seconda in particolare.

Questa parte da una concezione di Uomo RIDUTTIVA che lo pone ad OGGETTO
quasi che le recenti scoperte della Fisica non ci avessero insegnato che è
illusorio pensare alla neutralità dell'indagante sull'indagato.
Inoltre, proprio per la sua natura che riguarda l'uomo e la sua salute,
questi è appunto contemporaneamente oggetto e soggetto.

Ora mi chiedo, com'è possibile usare ancora categorie così vetuste ?!
Inoltre, com'è possibile dare per scontata la conoscenza dell'uomo quando
siamo ben lungi dall'averla raggiunta, tutt'ora !?
Com'è poi possibile risolvere la questione usando "Proporzioni", l'"Utile",
o "Contrattare" il tutto quasi che pazzo o sano fosse una questione di
"valutazione valoriale" , "piacevole o spiacevole", "giusto o ingiusto",
e/o, in sintesi, quasi fossimo a scuola interrogati, che la rispostina sia
più o meno "corretta", magari recitata a memoria e non la comprensione del
SENSO, quasi il tutto si riducesse ad un arido nozionismo e non altro, senza
una VISIONE D'INSIEME coerente e logica, ma solo in un "analisi logica"
della grammatica anche se lo svolgimento del "tema" è un delirio vero e
proprio.

Ciò che permette di distinguere un messaggio folle da quello sano non è in
una sterile "grammatisia" ma se dotato di SENSO LOGICO e non di banale
LOGICA GRAMMATICALE che è un'altra cosa che può benissimo non percepire
neppure il suo esser "fuori tema" come spessissimo succede anche qui.
Un "fuori tema", poi, insensato seppur "logico" come è vero che un discorso
può non essere vero poichè non logico, ma è pur anche vero che non basta
certo che sia logico per dir che sia sensato, "logico" in senso classico,
cioè non delirante e pazzoide e non solo vero o falso, "correttino" o meno
La correttezza formale oltre che ipocrita è falsa perchè, senza contenuto e
quindi inutile , altro che "caritatevole" è ABOMINEVOLE quanto l'orgoglio
perfido che presiede questo modo di ragionare falso e frutto di una
strategia procedurale di POTERE tanto "correct" quanto ingiusta spacciandosi
giusta, cinica spacciandosi buona e falsissima seppur logica.

Due parole sull'Antropologia, poi, baricentro dell'opposta sponda
"Cognitivista", sulla cui base plurietnica si baserebbe la giustificazione
di quanto fin'ora detto.
Parliamo di quell'intimidazione POSTCOLONIALISTA ad esempio, che si sà
benissimo come piaccia ai vecchi "internazionalisti" cariatidei.
Certo, niente di più lodevole della diffidenza verso l'etnocentrismo.  Come
non sentirsi minacciati dal momento che tutti i concetti dell'antropologia
moderna provengono dall'Occidente, ivi compresa la nozione stessa
d'etnocentrismo sempre usata dallo stesso Occidente ESCLUSIVAMENTE contro se
stesso ?
La diffidenza verso l'etnocentrismo è più che legittima, anzi
indispensabile, ma sarebbe bene che non la si usasse come una specie di
clava come è stato fatto dal FALSO PROGRESSISMO e dal falso radicalismo
nella seconda metà del secolo appena trascorso.
La nozione di etnocentrismo ha ridotto al silenzio le più legittime
curiosità antropologiche.
Se venisse dimostrato definitivamente che le famose "differenze" sono le
uniche strutture reali e che esse prevalgono in maniera decisiva sulle
somiglianze e sulle identità, non resterebbe che rassegnarsi.
Ma non è affatto così, anzi.  Tale visione sopravvive solo grazie ad una
sottile censura.
Ormai non sono le ambizioni eccessive di noi Occidentali che ci minacciano,
ma la burocratizzazione e la provincializzazione di una disciplina sempre
più limitata al locale e al particolare, la ricerca antropologica accademica
langue sprofondata in una routine universitaria che chiude il cerchio su
quegli stessi professorini che, viceversa, tanto "correttamente" censurano,
falsificano, stravolgono il tutto affermando l'inesistenza della Verità

La Verità , forse, potrebbe non esistere, ma di FALSI c'è l'inflazione
galoppante !!!

 
 
 

"De mente" & dementi

Post n°296 pubblicato il 21 Gennaio 2009 da mjkacat

Non si può argomentare eticamente
perchè non c'è Verità

Non c'è Verità
perchè non c'è Ontologia

Non c'è Ontologia
perchè c'è solo ASSOCIAZIONE di frammenti

MA E'  FALSOOOOOOOOooooo
che ci sia solo "associazione" di frammenti

L'INSIEME è PIU' della somma delle parti :
GESTALT e Cognitivismo

Come il dito INDICA SOLO la Luna
KOAN ZEN

 
 
 

Gestalt & Zen

Post n°295 pubblicato il 21 Gennaio 2009 da mjkacat

 Notavo da tempo come nessuno proponga mai "visioni d'insieme"
delle cose ma sempre "spezzettamenti", analisi cavillose di singoli
particolari che sfociano nell'insignificanza  di una piattezza finemente
decorata.
Questo è frutto di una "precomprensione" molto carente della psicologia
umana sviluppata solo ascensionalmente e pericolosamente campata in aria
come è tipico di quella Filosofia Analitica che, se corrispondesse alla
realtà del nostro cervello, noi, al Luna Park, vedremmo solo lampadine che
si accendono e si spengono e non fantasmagoriche immagini in movimento.
Un vero peccato questa..."laguna" !!  ;))

http://www.youtube.com/watch?v=HEqLUAiztiU&feature=related


La scissione tra argomento e sue conseguenze, poi,  è artificiale e non
corrisponde alla realtà della mente umana.

Alle "conseguenze" poi proprio di quella legge di Hume che portano ad
analizzare solo i vari "giochi linguistici", "assaggiare il linguaggio in
tutte le direzioni", ad osservare le regole logiche che lo governano, i
diversi ambiti in cui può operare efficacemente o i disordini e le
confusioni a cui può dar luogo, ecco, a tale serie di considerazioni
risponde perfettamente quell'antesignano della Gestalt che è lo Zen dove,
nell'invitare a non guardare il dito (parole) perdendosi così la Luna; e
nell'infinità di "Koan" che son proprio una risposta ai limiti del
linguaggio, stà proprio a significare che tale nichilistica riduzione
meccanico-determinista, perdendo la "visione d'insieme", è tanto ottusa,
letteralmente,  quanto viceversa vorrebbe apparire intelligente ma che tale
è solo per i completamente ciechi !

 
 
 

Il nulla...

Post n°294 pubblicato il 21 Gennaio 2009 da mjkacat

....ecco il vero Dio frutto solo della mente umana.
Invenzione astratta puramente nominale per definire ciò che non si
comprende, ciò che andrebbe ben meglio e ben più razionalmente catalogato
semplicemente nel Mistero.

Invece l'uomo si è costruito quest'idolo logico matematico frutto di uno
zero reale solo per il calcolo.

Dio aritmetico, vitellozzo sciocco quanto superbo,  frutto di quel "dare i
numeri" in cui chi deve fuggire o è già fuggito da sé stesso  trova così il
proprio solipsistico  spazio colmo solo della propria solitudine, nella
sfiduciata inconoscibilità di ogni valore conseguenza di chi non conosce
altro dal proprio narcisismo e dove appaga l'invidia per chi da queste
chimere rifugge  nel riconoscere logico solo il creato e l'altro di questo
gioisce,   raddoppiando così l'odio di colui  che ha come unica speranza
l'uguaglianza della morte e pur da quella resterà deluso.

 
 
 

Chi ha immaginato chi ?

Post n°293 pubblicato il 20 Gennaio 2009 da mjkacat

Siamo noi ad immagine e somiglianza di Dio o è Dio a  immagine e somiglianza
nostra ?

Una cosa è certa.
Quell'ebreo di quattromila anni fa che ha scritto la prima ipotesi era
quantomento cento volte più geniale di Freud che, arrivato ben dopo con
tutti gl'ovvi vantaggi di conoscenza, non ha avuto idea migliore che di
copiare quella invertendone solo i termini.

Onore al merito, quantomeno !!  ;))

 
 
 

Radicali & radicati

Post n°292 pubblicato il 18 Gennaio 2009 da mjkacat

Divenire ed Essere

Se l'uomo E', allora ha un valore intrinseco sempre e comunque.
Se l'uomo DIVIENE, allora ha un valore a seconda delle mode dell'epoca
"Palestrato" ai tempi greci
Ariano a quelli nazisti
Dollaroso negl'attuali
Tutto il resto è ipocrisia a cominciare dal chiamare gli hendicappati
"diversamente-abili" e via dicendo.

E così si capisce il caso di Eluana, aborto, eutanasia, fecondazioni
fantasiose e via dicendo

Essere cattolici non è una fede
E' voler vivere in un mondo meno schifoso.

....quello che voglio dire, in altri termini, è che senza "radicamento
metafisico" non può esserci un'Uomo concepito come "essere" ma solo come
"divenire"

Ora, qui, premesso che si sta parlando primariamente di psicologia e solo
conseguentemente, ma non è l'obiettivo del discorso, di religione, dico
questo perchè ne va' della liberta di ogni uomo di decidere INFORMATO da che
parte stare, ESISTENZIALMENTE

Ora, i "Radicali", giustamente dal loro punto di vista, coerentemente con
questa visione, pretendono tutto e non ci sono ragioni coerenti per
negarglielo stante questo modello di uomo che chiamiamo "diveniente".

L'unica alternativa AUTENTICA inizia da un'ALTRO tipo di Uomo, quello
"radicato metafisicamente", uguale e speculare.

Tutto il resto son vie di mezzo destinate al fallimento e all'insuccesso

-------------------------

"Dio odia dieci volte di più un mezzo diavolo di un arcidiavolo"
Nikos Kazantzakis

"Tu non sei né freddo né caldo.  Magari tu fossi freddo o caldo !  Ma poichè
sei tiepido, sto per vomitare dalla mia bocca"
Apocalisse 3,16
Monito di Cristo alla Chiesa di Laodicea

Gianfranco Ravasi
"Le parole e i giorni"
Mondadori 

 
 
 

Cristianesimo

Post n°291 pubblicato il 18 Gennaio 2009 da mjkacat

«Una cosa importante sarebbe mostrare che il cristianesimo ha qualcosa da dire rispetto alle scienze dell’uomo. Questo è assolutamente indispensabile. L’antropologia ha sempre visto la religione come un tipo di storia. Nel diciannovesimo secolo Auguste Comte sentiva che la religione arcaica era il primo tentativo di capire i "misteri dell’universo". In altre parole, intraprendeva lo stesso percorso della scienza. Ma secondo Comte si trattava di una scienza molto scadente e non di alto livello. Per i positivisti dell’Ottocento, la filosofia si poneva a metà strada, era un po’ meglio della teologia ma non ancora accettabile come la scienza. Questa visione era molto astratta e aveva poco a che fare con il fatto che la religione è un fenomeno molto concreto che porta le persone ad evitare di uccidersi del tutto le une le altre».

René Girard

 
 
 

"Contro il logorio della vita moderna"

Post n°290 pubblicato il 14 Gennaio 2009 da mjkacat

Non riesco proprio ad amare la parola "fede"
Non mi appartiene, non so' che farci;
non mi ci riconosco proprio.

Per me porre Dio al centro è solo il farmaco
"contro il narcisismo della vita moderna",
la sua cura, il suo Cynar per digerirla ! ;)
Che poi gl'altri non si vogliano curare,
facciano pure,
non è mia intenzione convincerli.

Convertirli, si dovrebbe dire, probabilmente,
ma chissenefrega di convertirli
se stanno bene così
Sarebbe come andare a cercarsi i pazienti
Se hanno bisogno sono loro a suonare.
Mica son io ad aver bisogno di loro.

Strana gente che sono i preti, effettivamente..........

 
 
 

Persona e Individuo

Post n°289 pubblicato il 12 Gennaio 2009 da mjkacat

In senso generico questi due termini sono sinonimi ma approfondendo il
significato sono estremamente diversi.
Solo il primo termine, guardando in un'adeguato vocabolario
http://cultura.utet.it/cultura/novita/index.jsp?id=50
ha come significato precipuo l'UOMO, il secondo NO

Il secondo termine, infatti, "individuo", solo genericamente può, si diceva,
essere considerato sinonimo, ma solo andando molto oltre il suo significato
di base che parla appunto di "NON-DIVISO" .
Ma "non-diviso" da che cosa ?

Da una visione PANTEISTA, massificante, decerebrata e pseudo-egualitaria
che, guarda caso,  è poi sempre quel subsatrato antropologico,
strutturalista che, anche a marxismo frantumato, prosegue imperterrito il
suo cammino e che fruttifica poi in quel "relativismo" "debole" che domina
ancora il panorama filosofico, figlio com'è poi anche delle sue altre due
"sorelle", MATERIALISMO e ATEISMO

Certo, definire tutto questo con il termine "COMUNISTI" è generico e
sbagliato.
Sarebbe più esatto precisarlo col termine "Illuminismo" o "Neo-illuminismo"
o ancor meglio ARTERIOILLUMINISMO, ma tant'è è ormai d'uso comune definirlo
"comunismo" anche perchè è in quel modo che si è espresso quell'insieme di
elementi nel suo massimo "oscuro fulgore"

Resta comunque il fatto che è più stupido negarne l'esistenza e relativa
genesi che constatarne la sopravvivenza anche se nominandolo in modo
relativamente sbagliato

Per concludere due parole sul suo OPPOSTO
Quel termine di PERSONA che presuppone una visione antropologica dell'uomo
completamente diversa e che, per non star qui a prendervi in giro, saprete
benissimo che è l'estrinsecazione in chiave filosofica del cattolicesimo

http://it.wikipedia.org/wiki/Personalismo

 
 
 

La morte e gli smorti

Post n°288 pubblicato il 08 Gennaio 2009 da mjkacat

Diciamo la verità, non è che tra i filosofi odierni regni molta allegria e
umorismo.
Parrebbe, a sentir freudianini sofistici e allegri, che religione e istinto
di morte si apparentino, che a perorarne la genesi "piacciona" è rimasto
solo Pioggia, e che dal mortifero "rituale ossessivo" a quello chiesaiolo il
passo sia alquanto breve.

Sarà vero senz'altro ma parrebbe il contrario !

E che cioè sian questi ultimi che paion piuttosto "smorti", inerti,
triiiiiiiiiistiiiiiiiii e rassegnati; che di vitalità paion in riserva
scannata e viceversa i chiesaioli sian piuttosto in forma, vitali
e...pereppeppéééééééé....ci siam capiti, insomma !!

Ma mi sbaglierò senz'altro, anche se continuan a parermi tutti piuttosto
funerei e catabolici, altro che anabolici.

Mah, sarà che non son molto logico.........
Sarà per quello........

Solania La gattamorta

 
 
 

La casa dell'uomo

Post n°287 pubblicato il 08 Gennaio 2009 da mjkacat

A parlar con voi, cari amici logico analitici, parrebbe che la "casa
dell'uomo" fosse più che una casa uno di quei barconi che galleggiano tipo
quelli che si son piantati, nei giorni scorsi a Roma, sotto il ponte di
Castel Sant'Angelo.

Viceversa i grattacieli di New York, che tanto adoro, hanno fondamenta
profonde nella roccia di Manhattan che, viceversa, si alzerebbero ben di
meno.

Ma come fate ad essere appagati di dimore così umili ?
Boh,...siete un bel mistero anche voi, però, mica solo il buon Dio, vè !!

Comunque di una cosa vi devo dare atto.
Voi non siete contro il cristianesimo e le sue radici.
VOI ODIATE PROPRIO LE RADICI !!
....scusate il rotfl...........;)

 
 
 

Psicoanalisi...

Post n°286 pubblicato il 07 Gennaio 2009 da mjkacat

Freud, con la sua nota affermazione che "...abbiamo bisogno degl'altri",
nonchè con il Transfert, vero e proprio perno della psicoanalisi, dimostra
l'indubbio primato della RELAZIONE nella vita dell'uomo

Tale "relazionalita", "intersoggettività", non è tanto da ascriversi a un
bisogno o ad un desiderio ma è parte STRUTTURANTE di fondo dell'essere umano
stesso.
Non c'è possibilità di scelta.
E' così e basta, come il mangiare, fermo restando , ovviamente, la
possibilità dell'Anoressia, restando sulla metafora, ma qui siamo nel
patologico conclamato e inconfutabile stante il risultato invariabilmente
mortale, checchè si neghi l'esistenza della pazzia.

RELAZIONALITA', si diceva, innanzitutto, quindi :

A) CON SE STESSI; ...che l'esempio or ora descritto dell'Anoressia calza a
pennello e ne dimostra il negativo di una "relazione" psiche-corpo
disastrosa.
L'uomo nello stesso tempo è corpo e ha un corpo: questa duplice qualità
fonda le sue relazioni (peculiari rispetto agli animali) con il mondo e la
storia: il fatto di "essere" corpo pone l'uomo in relazione di immanenza con
il mondo, così che l'uomo non può pensare né agire senza dipendere dal suo
corpo e dalla materia; il fatto di "avere" un corpo pone l'uomo in relazione
di trascendenza con il mondo, così che l'uomo non si esaurisce semplicemente
nella sua corporeità e in una serie di rapporti materiali, ma mantiene la
coscienza e la libertà che ne regolano l'agire.  E' attraverso il suo corpo
che l'uomo entra in relazione con gli altri uomini e con la natura.
L'integrazione della corporeità nella definizione di "persona umana",
conduce coerentemente ad ammettere che la persona è essenzialmente
relazionata al "mondo", nella sua duplice eccezione di "società" e di
"natura".  Il discorso sulla corporeità è perciò, in ultima analisi, il
fondamento di quanto ora diremo circa i rapporti interumani e i rapporti con
la natura.

Quindi, dal primo tipo di "relazionalità" passiamo al secondo:

B) L'UOMO IN RELAZIONE CON GLI ALTRI UOMINI:
Lévinas ben sintetizza: "l'apertura al Tu è costitutiva dell'Io" ; la
persona umana, cioè, non può realizzarsi che nell'alterità, nel darsi
agl'altri e nel ricevere dagli altri.
La soggettività umana è essenzialmente intersoggettività.
Nell'incontro con gli altri uomini, l'uomo si trova di fronte ad un "tu"
personale come lui, di cui non può disporre come dispone delle cose.
La realtà del "tu" è situata oltre i rapporti di utilità o di mezzo per
l'auto-realizzazione dell'"io"
L'alterità del "tu", non è di subordinazione ma di comunione:  L'altro, con
la sua dignità di persona, pone un divieto alla libertà dell'"io": un no che
può essere superato solo con il "si" della accettazione dell'altro come
valore intangibile, non a motivo di sue particolari qualità ma semplicemente
della sua dignità di persona.  Il rapporto con l'altro domanda, in una
parola, "rispetto" : il contrario del rispetto è la "strumentalizzazione".
L'apertura di ogni uomo agl'altri non si esaurisce, però, nei rapporti
interpersonali: ogni persona appartiene alla comunità UMANA.  Questa
appartenenza si manifesta in un'esperienza che nello svolgimento dei secoli
è diventata sempre più cosciente e che, al tempo nostro, ha assunto notevole
importanza: l'esperienza di comunione di coscienza, pensiero e libertà, di
convinzione e, soprattutto, di comune destino di tutta l'umanità del mondo.
Un'esperienza tanto radicale nell'essere umano che ripetuti terribili
conflitti e guerre lungo il corso della storia non l'hanno potuto
distruggere.  Oggi, tale esperienza è espressa col termine solidarietà
designante la RADICE ONTOLOGICA della comunità umana, ossia il vincolo
ontologico che unisce ogni uomo con tutta l'umanità.  Si tratta, pertanto,
di una dimensione fondamentale dell'essere umano, dalla quale scaturisce
l'impegno a tutti comune di collaborare al bene della comunità umana e al
progresso delle sue strutture.
La comunità umana non è una persona collettiva sopraindividuale: se così
fosse, ogni persona perderebbe la sua specificità (coscienza e libertà) per
assommarla in una "superpersona" e sacrificarla ad essa; il fondamento di
ogni comunità adeguata alla dignità umana resta l'essere personale
dell'uomo; il "collettivismo" non è conforme alla dignità della persona
umana.
D'altra parte però la comunità umana non è neanche semplicemente la somma
numerica delle persone che la compongono, ma "una realtà qualitativamente
nuova" in rapporto ad essa, perché nella comunità le persone sono unite
proprio come persone, ossia come comunità di coscienza e di libertà, e non
per un legame che sia esterno a esse.
In conclusione di questo punto, quindi, possiamo dire che il senso non
riposa semplicemente in se stessi, non è solo auto-realizzazione, ma riposa
negl'altri, è etero-realizzazione.
Questa non va' però intesa nel senso del Potere, che di Giulio Cesare o
Napoleone ricordiamo a malapena il nome e svogliatamente le gesta, ma nel
senso di "servizio", che di Dante e Shakespeare siam ancora allievi e lo
sarem durevolmente.

Vi è poi un terzo tipo di "relazionalità":

C) L'UOMO IN RELAZIONE CON LA NATURA
La relazione dell'uomo alla natura è già implicata nella relazione con se
stesso e con gli altri uomini: il rapporto con se stesso e con gli altri è
infatti mediato dalla corporeità, che fa parte a pieno titolo della natura.
L'uomo, in ogni momento vive l'esperienza della sua dipendenza dal mondo.
"Egli porta all'interno del suo stesso corpo la presenza della natura con i
suoi processi fisico-chimici, cosicché la natura si mostra costitutiva
dell'uomo: ma non solo nelle necessità biologiche l'uomo dipende dal mondo,
bensì anche nelle attività più elevate, come i concetti, il pensiero, le
immagini, il linguaggio, le sensazioni.  Non c'è atto umano che non sia
condizionato dalla natura
Nello stesso tempo l'uomo vive l'esperienza della sua alterità o
trascendenza rispetto al mondo.
L'uomo conosce la realtà del mondo e la propria realtà, mentre il mondo non
conosce  ne' se stesso ne' l'uomo: un fatto tanto semplice quanto enorme ci
mostra  chiaramente come la distanza  tra l'uno e l'altro non sia
quantificabile, non sopporti nessuna misura quantitativa, sia
incommensurabile.
La radice sta nella coscienza: l'uomo è cosciente di se stesso, il mondo no.
Questo fonda la libertà dell'uomo di fronte al mondo: il mondo è sottoposto
ad un divenire che non può controllare, mentre l'uomo può trasformare il
corso del mondo secondo progetti pensati liberamente.
Il rapporto bivalente, dipendenza-trascendenza, fra uomo e mondo è mediato
da diverse realtà: in primo luogo il lavoro, ossia la trasformazione della
natura per la produzione di beni necessari alla sopravvivenza dell'uomo; in
secondo luogo la sperimentazione, che soddisfa il desiderio umano di
"sapere" e, di conseguenza, guida le azioni dell'uomo, è la base del
progresso; in terzo luogo l'arte, il linguaggio, la cultura, che sono
attività in cui l'uomo, attraverso la natura, esprime la propria
interiorità.  In tutte queste forme di di rapporto uomo-natura, l'uomo non
fa altro che "umanizzare" il mondo e umanizzare se stesso che, quanto più
l'uomo diventa signore della natura, tanto più rilievo acquista il perchè
ultimo della sua azione e della sua esistenza nel mondo.

Vi è infine un quarto livello di "relazionalità"
Quello dell'uomo con Dio
Beh, si, anche perchè vi avevo detto una bugia.
Tutto quanto riportato qui sopra non è tratto da nessun testo di
psicoanalisi, sebbene vedete bene che ne potrebbe far benissimo parte, ma
dalle dispense del mio prossimo esame di "Ecclesiologia"
Vi ho risparmiato inoltre tutti i vari collegamenti di quanto sopra con la
realtà della Chiesa e di Cristo quindi vi risparmio quest'ultimo punto D),
quello dell'uomo con Dio, tanto non vi interesserà sicuramente.
Vi accenno solo che assomiglia molto a quello del paziente con il suo
analista.
Ma non è niente di strano.  Non è forse quell'immagine del Divino che
proiettiamo su di lui ?
Comico però come il buon Freud pretendesse di aver risolto tutti gli enigmi,
fermo restando poi l'assoluta necessità di essere LUI il MISTERO, con la
scusa di essere quello "schermo bianco" necessario.
Si vede che quella di sfiorare sempre la verità pare fosse proprio il suo
perenne destino !!

 
 
 

Arte e Filosofia

Post n°285 pubblicato il 03 Gennaio 2009 da mjkacat

Hans-Georg  Gadamer, nel suo "Verità e metodo" mette brillantemente in luce
la dicotomia fondamentale della cultura contemporanea.
Da un lato l'Arte, nella sua ricerca della "Verità", dall'altra la Scienza e
il suo "Metodo", alla ricerca dell'efficenza, della "potenza" o non saprei
come meglio dire.
Ora, parrebbe che fosse quindi sufficiente approdare all'Arte per trovare
risposte nuove, esaurienti e valide nel confronto con la Scienza e in
un'ottica "Sapienziale"
ERRORE
L'arte moderna è solo piena di buffi pseudofilosofi di infima specie che
imbrattano tele insensatamente spacciando il tutto per "genialate"
incommensurabili.
I più evoluti in assoluto, AL MASSIMO, biascicano un po' di vetusto
Nietzsche che oltre c'è solo il vuoto più assoluto.
Una vera delusione

A questo punto, oltre che ad ascoltare una bella sonata di violini, ragione
suggerirebbe di rientrar mestamente tra le fila dei filosofi e abbandonata
ogni velleità di rivalsa rassegnarsi, che sò, a "divertissement" logici e
poch'altro.
Ma fortunatamente non è così.
C'è un'altra categoria di persone che hanno a chè veder con l'arte e tra i
quali puoi trovare quello che ti aspetteresti dagli artisti stessi ma che lì
non trovi.
Questi sono i CRITICI  LETTERARI
Forse perchè erroneamente per Arte si intende innanzitutto "pittura" e
"musica", ci si dimentica che è pure Letteratura e che SHAKESPEARE,
DOSTOEVSKIJ e PROUST sono geni insuperabili da qualunque filosofo, psicologo
o scienziato.
E questo mondo, quello cioè dei suddetti geni, oltre a Sthendal, Cervantes
eccetera è frequentato SOLO da codesti "Critici letterari" che, a differenza
del piattume filosofico-materialista, sanno scendere e salire anche nella
dimensione VERTICALE dell'uomo e non solo quella ORIZZONTALE dove par che i
filosofi si adagino come bistecche stante il già detto piattume.
Convien quindi convertirsi a detti individui lasciando i filosofi ai loro
sollazzi per chi, annoiato da tanta "superficialità", sente il bisogno di
respirar aria pura e salubre approdando a quel "substrato simbolico
strutturale" che urge possedere per viver bene e saggiamente.

http://it.wikipedia.org/wiki/Critico_letterario

 
 
 

Odioterapia

Post n°284 pubblicato il 03 Gennaio 2009 da mjkacat

"L'odio...scrive per noi ogni giorno il più FALSO romanzo della vita dei
nostri nemici.  Immagina in loro, invece di una MEDIOCRE FELICITA' umana,
frammischiata a COMUNI PENE che susciterebbero in noi dolci simpatie, una
GIOIA insolente che s'offre, IRRITANTE, alla nostra rabbia.  Trasfigura, al
pari del desiderio, e del pari ci asseta di sangue umano.  Dall'altro canto,
siccome può appagarsi solo con la distruzione di quella gioia, la immagina,
la crede, la vede perpetuamente distrutta.  Non si cura della ragione più
che non se ne curi l'amore, e vive con lo sguardo fisso ad una indomita
speranza"

Marcel Proust

 
 
 

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