Mondo Jazz
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martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30
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pianoforte, Fender Rhodes, Giorgio Pacorig
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batteria, Zeno De Rossi
Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)
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Il Dizionario del jazz italiano ha un carattere divulgativo, non pretende di fare una storia del jazz italiano, ma traccia una panoramica, in ordine alfabetico, sui protagonisti degli ultimi anni senza dimenticare alcuni dei “pionieri” di un passato a noi vicino. Molto spazio è dato anche alle giovani leve, portatrici di nuove idee e modi di suonare jazz.
Il Dizionario del jazz italiano è una guida che cerca di rappresentare, attraverso i suoi protagonisti, le diverse aree geografiche italiane, le loro caratteristiche intrinseche e il tipo di jazz suonato. Dal nord al sud dell’Italia si suona jazz in maniera differente, ogni regione ha le sue caratteristiche predominati dovute a tradizione e cultura. L’appassionato e il neofita di jazz troveranno nel volume un’esauriente biografia di ogni singolo musicista, una discografia che segnala i lavori più importanti e il sito web di riferimento per conoscere più a fondo la carriera del jazzista.
Fonte: Quarta di copertina
Cari amici, ho dato un'occhiata al "Dizionario del Jazz Italiano" di Flavio Caprera edito da Feltrinelli pubblicato da poco e sfogliandolo non ho trovato grandi musicisti italiani come ....(seguono decine e decine di nominativi).
L'elenco dei musicisti di Giaaaaas è lunghissimo e la maggior parte di loro è pressochè sconosciuta. Sembrerebbe quasi, a parte qualche caso isolato, che il jazz lo abbiano inventato negli anni '70 senza alcun rispetto per la storia e per coloro che hanno fatto di tutto per promuoverlo e conoscerlo nel nostro paese nel corso dei decenni...
Nell'introduzione l'autore scrive che, anche se molti interpreti non figurano, il materiale contenuto è sufficiente da spingere, chi non lo conosce, ad amare il jazz italiano. Per quanto mi riguarda, la sola lettura del libro mi porterebbe semmai a detestare il jazz italiano. Questo libro fa il paio con l'enciclopedia francese di Andre Clargeat redatta qualche anno, per la parte italiana da Luca Conti su cui stendere non uno ma due veli pietosi.
Fonte: Lino Patruno su Facebook
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