Creato da pierrde il 17/12/2005

Mondo Jazz

Il Jazz da Armstrong a Zorn. Notizie, recensioni, personaggi, immagini, suoni e video.

IL JAZZ SU RADIOTRE

 

martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30

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JAZZ & WINE OF PEACE

Pipe Dream

violoncello, voce, Hank Roberts

pianoforte, Fender Rhodes, Giorgio Pacorig

trombone, Filippo Vignato

vibrafono, Pasquale Mirra

batteria, Zeno De Rossi

Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)



 

 

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I PODCAST DELLA RAI

Dall'immenso archivio di Radiotre č possibile scaricare i podcast di alcune trasmissioni particolarmente interessanti per gli appassionati di musica nero-americana. On line le puntate del Dottor Djembč di David Riondino e Stefano Bollani. Da poco č possibile anche scaricare le puntate di Battiti, la trasmissione notturna dedicata al jazz , alle musiche nere e a quelle colte. Il tutto cliccando  qui
 

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Messaggi di Luglio 2012

ROLLINS

Post n°2327 pubblicato il 15 Luglio 2012 da pierrde

Assistere al declino fisico di un grande jazzista è spettacolo in se straziante, sopratutto se il personaggio in questione ha abbondantemente colmato di emozioni e gioia per lunghissimo tempo ogni appassionato di jazz che è accorso per vederlo suonare ad ogni angolo del mondo.

Erano oramai diversi anni che non ascoltavo Sonny: ancora non aveva i capelli incanutiti e lunghi, il problema all'anca non era visibile e nonostante l'età che avanzava il leone ruggiva senza mostrare scalfitura alcuna.

Purtroppo non è più cosi', gli acciacchi sono visibili, la voce strumentale ogni tanto si incrina ma lo spirito continua a volare altissimo.

Le differenze rispetto al passato non riguardano solo la torrenzialità degli assolo, ora decisamente più contenuta, ma molti altri aspetti del concerto: molto più spazio è lasciato ai musicisti, tra l'altro uno dei migliori gruppi di cui Sonny si è circondato negli ultimi anni, il numero delle ballads si è allargato a discapito dei calypso danzanti e irresistibili, la durata della esibizione è quella canonica senza bis e con Don't Stop The Carnival eseguita non come festoso finale ma a metà esibizione quasi a voler fare intendere che i tempi sono cambiati.

Struggente Rollins quando dedica Serenade, una ballata dolce e romantica, all'amico Vittorio Franchini, storica firma del Corriere della Sera. L'inizio invece è affidato a Pantanjali, una delle composizioni più recenti e poi il repertorio pesca sopratutto tra le composizioni di Sonny, Please, l'ultimo album registrato in studio.

Un concerto dolce e amaro, intriso di malinconia che pervade gli occhi di chi Sonny ha imparato ad amare per quel colosso sia fisico che sopratutto musicale che è stato e che sempre sarà nella storia della nostra musica. E poco serve ad attenuare questo sentimento la notizia che Rollins sarà nel programma del prossimo anno e che sarà affiancato da Enrico Rava e Paolo Fresu come omaggio ai 40 anni di Umbria Jazz.

Il concerto più emozionante a cui ho assistito, indipendentemente dal valore musicale.

 

 

 

 
 
 

JORGE BORGES, SONNY ROLLINS E IL DJ RALF

Post n°2326 pubblicato il 15 Luglio 2012 da pierrde

Negli ultimi dieci anni ho partecipato tre volte a Umbria Jazz. Un lasso di tempo sufficiente per verificarne gli umori, assistere ai cambiamenti, osservarne le trasformazioni.

Perugia è una città straordinaria: il centro storico medioevale è interamente un'isola pedonale e l'atmosfera che si instaura nei giorni del festival è di festa. Una festa non necessariamente del jazz, anzi al proposito ho le mie riserve, ma è indubitabile l'esplosione di musiche e musicisti ad ogni angolo e piazza che, tra l'altro, hanno preso il posto dei punk-a-bestia giustamente cancellati dalla storia. 

Parlo dei ragazzi mediamente di buon livello musicale che si sono esibiti praticamente ovunque e non dei gruppi ufficiali, che invece come di consuetudine nei concerti gratuiti, hanno visto alternarsi proposte tra le più diverse tra di loro nella più o meno generale apparente indifferenza dell'enorme folla di giovani.

E' questo uno dei dati che più mi ha colpito: il pubblico dei concerti paganti è molto più in là come età media e anche meno numeroso rispetto allo sciame impressionante di ragazzi sostanzialmente estranei alla musica, salvo forse per il set del DJ Ralf. Un set che ho avuto l'ardire di fendere, cercando faticosamente di farmi largo per raggiungere il Teatro Morlacchi e che francamente non mi riesce di giustificare.

E' come se ad un festival letterario dopo aver dedicato uno special a Jorge Borges se ne prospettasse un'altro per Moccia. Si sarebbe subissati dalle pernacchie e dalle risate, invece a Perugia la stessa sera si propone Ralf e Rollins. C'è una logica ? Io credo di no, a meno di non considerare aspetti meno artistici e più riguardanti il business magari mascherati da una visione finto-ecumenica della musica, ma che comunque ritengo mortificanti per un festival con la storia di Umbria Jazz.

 

 
 
 

IL SETTIMO GIORNO: METHENY, BOSSO, FRESU E RYAN TRUESDELL

Post n°2325 pubblicato il 15 Luglio 2012 da pierrde

Arrivo a Perugia giovedi', il settimo giorno dall'inizio del festival, in tempo per il concerto della Unity Band di Metheny. Il nuovo gruppo che vede la significativa presenza di Chris Potter al tenore riporta in parte alle atmosfere dell'album 80/81 in cui era fondamentale la presenza di Michael Brecker e Dewey Redman.

Ho assistito molte volte ai concerti di Metheny, sopratutto a quelli in chiave più jazzistica, e non ne sono mai rimasto deluso. Musicista generoso, solista straordinario, persona di rara modestia, Pat anche questa volta ha sfoderato una ottima performance. 

Pur tuttavia la sua proposta musicale raramente mi ha emozionato o coinvolto totalmente, e cosi' anche questa volta ho provato sentimenti diversi come ammirazione, considerazione e stima ma non è scattato il feeling e la sintonia.

Inizio in solo con la chitarra Pikasso a 42 corde e poi via via si susseguono i brani scritti appositamente dal leader per il nuovo gruppo. La voce post bop di Potter è decisiva a traghettare la proposta complessiva in un ambito meno prevedibilmente metheniano, costruito su quelle caratteristiche note allungate e in tonalità acuta; la sezione ritmica è formidabile e Metheny concede anche una passerella ad ognuno dei membri del gruppo con tre duetti deliziosi e corroboranti.

Tra i brani presentati spiccano New Year con Potter in bella evidenza, la bella ballata This Belongs To You con Pat all'acustica; Turnaround è l'omaggio a Ornette Coleman e poi naturalmente Signals, il brano più coinvolgente con l'utilizzo della Orchestrion, un insieme di tastiere e percussioni comandate direttamente dalla chitarra.

Me ne vado mentre eccheggia come bis This Is Not America e con la consueta contrastante e curiosa sensazione di aver assistito ad un ottimo concerto senza peraltro averne tratto grandi emozioni.

Il concerto di mezzanotte al Morlacchi è un omaggio al centenario della nascita di Gil Evans e vede protagonisti una giovanissima orchestra americana, la Eastman Jazz Orchestra diretta da Ryan Truesdell che rilegge le pagine di Gil scritte appositamente per Miles. Tocca a Quiet Nights, mai più suonata dal vivo dopo l'incisione originale, con Fabrizio Bosso solista e a Sketches of Spain che invece prevede Paolo Fresu alla tromba.

Sembrerebbe tutto scontato e non particolarmente originale ed invece godibilità ed emozioni traboccano letteralmente dal palco alla sala. Evidentemente il passa parola ha convogliato un numerosissimo pubblico in teatro, poiche' l'orchestra è al suo sesto concerto ed il pubblico è particolarmente caldo e ricettivo.

Il virtuosismo di Bosso e il canto lirico di Fresu sono di una freschezza e amabilità contagiosa, gli arrangiamenti sontuosi ed il livello dei giovani musicisti sorprendente. Tutti ingredienti che contribuiscono a scacciare la stanchezza e a godere di un concerto che sembra non finire mai. Solo oltre le due di notte con una meravigliosa versione di So What che vede le due trombe incrociarsi il pubblico pare placato e sazio.

Una vera goduria, il concerto più divertente dei miei tre giorni a Perugia.

 

 

 

 

 
 
 

UMBRIA JAZZ

Post n°2324 pubblicato il 14 Luglio 2012 da pierrde

Ritrovare la città, il clima festivaliero, le moltitudini di appassionati cinque anni dopo e' contemporaneamente una festa ed un motivo di riflessione.

Sono a Perugia, ho assistito ai concerti di Metheny, Rollins e molti altri. Di questo e delle suggestioni della citta' vi parlero' nei prossimi giorni perche' nel frattempo il mio tablet ha iniziato a fare i capricci.... 

 

 
 
 

SAALFELDEN

Post n°2323 pubblicato il 11 Luglio 2012 da pierrde

Una ventina di anni fa ebbi modo di frequentare per in paio di volte il festival jazz di Saalfelden, in Austria.

Allora si era agli inizi, ed il festival era confinato fuori paese sotto un grande tendone da circo. Tutto intorno il campeggio, le cucine ed il back-stage. I concerti erano una vera e propria maratona, dalle prime ore del pomeriggio pressochè ininterrottamente sino a notte inoltrata.

Bastavano tre giorni per fare un pieno di musica sufficiente a non accendere l'impianto stereo per parecchi giorni. Allora di italiani al festival ne circolavano pochi, la socializzazione avveniva sopratutto all'ora di pranzo. Dai pressi della nostra tenda emanava un odore di soffritto irresistibile, e la curiosità dei vicini si concretizzava nel momento in cui il piatto di bucatini all'amatriciana compariva in tavola. 

Allora partiva il baratto, in un inglese stentato ecco comparire bottiglie di vino, sorrisi e nuove amicizie. Si partiva poi per il tendone, caldissimo di giorno e poi, appena usciti freddissimo di notte, e l'equipaggiamento per i concerti prevedeva non solo viveri ma sopratutto una indispensabile cassa di birre (buone e a poco prezzo !).

Da allora molto è cambiato: il festival ha attraversato anche una crisi economica che lo ha prima fermato e poi ridotto per alcuni anni.

Ora da qualche anno una nuova amministrazione ne ha capito la valenza non solo artistica ma anche turistica ed il tendone da circo è scomparso, tutti i concerti avvengono in città, i principali nella sala congressi. Solo la formula è rimasta immutata: si privilegia il jazz più sperimentale ed i concerti sono proposti in un continuum che si spinge fino a tardi.

Sono quindi più di vent'anni che in questo periodo ricevo puntualmente a casa per posta la brochure con il programma del festival.

Segnalo agli appassionati che condividono i miei gusti che quest'anno, sabato 25 agosto dalle 14, 30 in poi, sul palco saliranno: Tim Berne/Bruno Chevillon, Giovanni Guidi Quintet, Mary Halvorson Quintet, Jenny Scheinman, Muhal Richards Abrams Experimental Band (con Threadgill, Roscoe Mitchell, Wadada Leo Smith, George Lewis, Amina Claudine Myers, Leonard Jones, Thurman Barker e Reggie Nicholson), Klima Kalima e Aki Takase New Blues Project.

Tutta questa messe di musica e musicisti eccezionali costa meno di un concerto di Keith Jarrett, 76 euro per i primi posti.

Il festival dura in realtà quattro giorni, ma per chi non può prendere ferie, il sabato ha una malia praticamente irresistibile.

Programma completo su : 

http://www.jazzsaalfelden.com/

 

 
 
 

CIAO LOL

Post n°2322 pubblicato il 10 Luglio 2012 da pierrde

L

Sad to report the death yesterday at the age of 79 of one of the greats of the British free improv scene for many decades, Lol Coxhill, after several weeks of a serious illness. (fonte: LondonJazz)

Lowen Coxhill, detto Lol (Portsmouth, 19 settembre 1932 – Hampshire, 9 luglio 2012), è stato un sassofonista, compositore e attore inglese. Musicista eclettico, pur rimanendo uno degli interpreti principali della free improvisation internazionale, ha spaziato tra diversi generi, come il bebop, il rock progressivo, il blues ed altri. Utilizza prevalentemente i sassofoni soprano e sopranino.

Nel corso della sua lunghissima carriera, Coxhill ha inciso molti dischi ed ha al suo attivo un gran numero di collaborazioni nei lavori di altri musicisti. Tra il 1980 ed il 1992, è apparso sugli schermi anche come attore, interpretando ruoli secondari in alcuni film e telefilm inglesi. Negli anni cinquanta, durante i quali il jazz ha una grandissima diffusione in Inghilterra, Coxhill assorbe l'influenza della neonata free improvisation ed il suo stile va a collocarsi all'interno di diversi generi musicali, tra i quali il free jazz, il bebop, il blues, il rock e la musica contemporanea di Edgar Varese e Stockhausen

In questo periodo, un importante punto di riferimento sono per Coxhill i lavori di Thelonius Monk e Pee Wee Russell, dei quali ammira le originali pause tra una nota e la successiva. Altri jazzisti che contribuiscono alla sua formazione sono Charlie Parker e Lee Konitz. Negli anni sessanta si avvicina al rock progressivo della scena di Canterbury, entrando prima nella formazione dei Carol Grimes and Delivery e poi in quella dei Whole World di Kevin Ayers.

Il sodalizio iniziato con Steve Miller nei Delivery, porterà alla realizzazione di diversi album. Altri importanti musicisti progressive con cui ha lavorato sono i Caravan, Fred Frith, Hugh Hopper, gli Henry Cow e Mike Oldfield. Tra i vari artisti di blues con cui ha suonato, vi sono Otis Spann, Champion Jack Dupree, Lowell Fulson, Rufus Thomas ed Alexis Korner.

Tra i jazzisti vanno citati i Brotherhood of Breath, Harry Miller, Steve Lacy, Evan Parker, Anthony Braxton e John Stevens. Negli anni ottanta entra nel trio jazz The Melody Four, con i quali inciderà diversi album.Ha al suo attivo anche la partecipazione in dischi punk del gruppo The Damned e di Penny Rimbaud. L'album Digswell Duets del 1978, accreditato a Coxhill, Simon Emmerson e Veryan Weston, è stato inserito dalla rivista britannica The Wire nella lista dei "100 album che hanno incendiato il mondo (quando nessuno li ascoltava)"

Fonte: Wikipedia

 

 

 
 
 

JAZZ COLOURS DI LUGLIO

Post n°2321 pubblicato il 10 Luglio 2012 da pierrde

Disponibile il nuovo numero della web mail zine

JazzColours

SOMMARIO Luglio 2012 (Anno V, n. 7)

4 - Highlights

8 - Tord Gustavsen il lato erotico dell'improvvisazione

14 - Walter Beltrami quando le note suonano in bilico

19 - Tom Rainey l'elemento sorpresa

23 - jazz&arts: Barry Boobis cinetiche visioni

26 - Recensioni CD Focus on: Henry Threadgill Zooid "Tomorrow Sunny/The Revelry,

 I 5 dischi imprescindibili di Ray Anderson

33 - Black&White: Ahmad Jamal "Blue Moon" (e inoltre: Progetto Guzman, Guillaume Perret & Epic, Dialogues Trio, Devin Gray, Eri Yamamoto Trio, Joel Grip, Romano-Sclavis-Texier, Michael Wollny [em], Mauro Gargano, Gabriel Vicens, AljazZeera, Jeff Parker Trio)

34 - Eventuali

www.jazzcolours.it

 

Non è un website, non è una rivista su carta, non è una newsletter...

 Il primo mensile di musica jazz da ricevere direttamente nella casella di posta elettronica, comodamente a casa come allegato, ecologico e innovativo.

 
 
 

CHE BALENGHI !

Post n°2320 pubblicato il 10 Luglio 2012 da pierrde

 

Non mi piace fare le pulci in casa altrui ne tantomeno cercare polemica a tutti i costi. Quindi premetto che la mia è solo una ironica caccia alla bufala ma senza malizia.

Il sito del magazine Musica Jazz riporta nella colonna di sinistra sotto il titolo Charts un elenco di album numerati, evidentemente una classifica dei dischi più venduti.

A parte il non secondario impatto sul lettore di una classifica aggiornata al mese di maggio, l'album più venduto pare essere Preludio e Saudade di Bartolomeo Barenghi. 

Il bravo ma non famosissimo chitarrista precede giovani di belle speranze tipo Charlie Haden, Hank Jones, Billy Hart.

Preso dalla curiosità per un successo discografico cosi' inaspettato ho cliccato sull'immagine del carrello, ma per la Deastore, il negozio on line che credo curi anche la classifica, l'album non esiste.

E io che pensavo che le classifiche taroccate appartenessero solo al mondo del calcio!

Che balenghi !

 

 
 
 

E' VIJAY L'UOMO DEL 60° CRITICS POLL

Post n°2319 pubblicato il 09 Luglio 2012 da pierrde

Pianist Vijay Iyer won in an unprecedented five categories of the 60th Annual DownBeat International Critics Poll, taking honors for Jazz Artist of the Year and top Jazz Album, for his trio’s 2012 disc, Accelerando (ACT).

Iyer also was voted the top Pianist, his trio was named the top Jazz Group, and he took honors for Rising Star Composer.

“For our 2012 poll, 186 critics from around the globe voted, making this the largest voting turnout in the poll’s illustrious history,” Alkyer said. “The DownBeat Critics Poll is the most comprehensive poll in the jazz world. Its results show more than 1,000 artists or acts receiving votes in 62 categories, shining a spotlight on every style and every instrument in jazz.

” The Critics Poll is divided into categories for established acts and for Rising Stars. In addition to Jazz categories, the poll also includes Blues and Beyond categories. The complete results will be published in the August issue of DownBeat, arriving on newsstands on July 17.

The genre-blending pianist Robert Glasper is also a five-category winner this year. The Robert Glasper Experiment was voted the Beyond Group of the Year, and its disc Black Radio (Blue Note) was named the top Beyond Album. Glasper was voted the Rising Star Jazz Artist and Rising Star Pianist, while his trio was named the Rising Star Jazz Group.

The critics elected influential drummer and composer Paul Motian into the DownBeat Hall of Fame. Motian died on Nov. 22, 2011, at age 80. The DownBeat Veterans Committee elected saxophonists Gene Ammons (1925–’74) and Sonny Stitt (1924–’82) into the Hall of Fame, bringing the total number of inductees to 131.

The top Historical Album of the Year is the Miles Davis Quintet’s Live In Europe 1967: The Bootleg Series, Vol. 1 (Columbia/Legacy).

Among the established artists in the Critics Poll, the winners include Sonny Rollins (Tenor Saxophone), Nicole Mitchell (Flute), Christian McBride (Bass and Electric Bass), Jack DeJohnette (Drums), Kurt Elling (Male Vocalist) and Cassandra Wilson (Female Vocalist). Critics selected Dr. John as the top Blues Artist, and Otis Taylor took the honors for top Blues Album, for Otis Taylor’s Contraband (Telarc). Among the Rising Star winners are Josh Roseman (Rising Star Trombone), Julian Lage (Rising Star Guitar), Linda Oh (Rising Star Bass) and John Hollenbeck (Rising Star Arranger).

 For a list of the complete results, click here.

Fonte : DownBeat.com

Spero di non leggere commenti simili a quello pubblicato solo qualche settimana fa e relativo ai risultati della Jazz Journalist Association.

So benissimo, e sono sempre stato il primo a scriverlo, che un referendum è solo l'opinione di un ristretto numero di critici (186 in questo caso), e che si tratta di una indicazione molto soggettiva e limitata. Ma se si bollano come "idioti" i giornalisti che si occupano di jazz a chi dovremmo chiedere indicazioni sullo stato di salute della nostra musica. Forse a Raffaella Fico ?

 
 
 

VIDEO DA PERUGIA

Post n°2318 pubblicato il 09 Luglio 2012 da pierrde

E' in pieno svolgimento il più importante festival italiano, Umbria Jazz, di cui spesso ho avuto modo di parlare sul mio blog.

Il più delle volte per criticarne programmi e scelte, ma sempre comunque nella consapevolezza dell'importanza che la rassegna perugina riveste in ambito italiano ed europeo.

Dopo un intervallo piuttosto lungo, cinque anni, quest'anno ho deciso di tornare a Perugia anche se solo per pochi giorni. Ho cercato ovviamente di fare in modo di poter vedere ed ascoltare il meglio in uno spazio temporale limitato. Pertanto riuscirò ad essere presente ai concerti di Metheny, Rollins, Gardot, Shorter.

Ovviamente perderò altre proposte interessanti (Dave Douglas e Joe Lovano in primis) ma è inevitabile considerando la lunghezza del festival ed i costi relativi.

Intanto su You Tube compaiono i primi video che riassumono le giornate fin qui trascorse. Propongo il secondo giorno, dove è possibile vedere tra gli altri Stan Tracey ed il gruppo di Herbie Hancock.

Ho dato una occhiata anche agli altri video e la prima impressione pervenuta del gruppo assemblato intorno a Jack Bruce è di noiosissimo deja-vù, ma ho l'impressione di essere un talebano in fatto di gusti e mi aspetto invece di leggere lunghi e calorosi peana.

Scommettiamo ? 

 
 
 

IL CORTILE DELLA MUSICA

Post n°2317 pubblicato il 08 Luglio 2012 da pierrde

 

Pensando a Gianluigi Trovesi, musicista che ha operato da corsaro lungo i confini che una volta separavano le musiche e le genti, scattano una serie di associazioni tanto immediate quanto equivoche. Si tratta, innanzitutto, di jazz? Senza dubbio sì. E, altrettanto indiscutibilmente, no.

Renato Magni, dal libretto del Dvd

Ho sempre apprezzato Gianluigi Trovesi, il musicista bergamasco protagonista di questo film-documentario di Sergio Visinoni, per quella sua visione assolutamente personale della musica. 

Indubbiamente è un jazzista, ma tra le sue fonti ispirative giocano un ruolo determinante le esperienze bandistiche, la musica popolare e le arie d'opera. Frutto di una tradizione e di un mondo, quello della provincia, che oramai è stato inglobato e mercificato dalla modernità.

Questa semplice constatazione è il punto di partenza di questo documentario, ma forse sarebbe più corretto chiamarlo film di improvvisazione, dove Trovesi, tra un progetto musicale e l'altro, si racconta e ci racconta le sue origini popolari intrise di passione per la musica in ogni sua accezione e forma.

Dicevo che più che un tradizionale documentario su un musicista l'opera di Visinoni sembra improvvisata tra le pieghe della narrazione biografica e le prove con i colleghi, componenti della banda o affermati jazzisti vissuti con eguale considerazione.

Per me, bergamasco da parte di madre, i dialoghi in dialetto sono quanto di più vivo e sincero, rendendomi la dimensione umana del musicista quanto mai palpabile e condivisibile.

Avendo alle spalle un buon numero di concerti di Trovesi alle prese con i più disparati progetti, quello che mi manca nel film è la sua pungente ironia, la dialettica irresistibile che solitamente infarcisce le sue presentazioni durante le serate.

Arguto e colto Trovesi è però un musicista che affonda buona parte delle sue radici nel terreno della musica popolare. Come lui stesso argomenta in un dialogo del film, la sua visione della musica è ricca di sfaccettature, e anche quando è impegnato nei progetti più dichiaratamente improvvisati e liberi si può cogliere negli assolo un bagliore di humor, un accenno a temi o a danze, uno squarcio lirico in cui fa capolino la melodia.

Il cortile della musica è ora disponibile in dvd e garantisco gli appassionati che l'ora di film passa fin troppo velocemente e alla fine rimane il desiderio di conoscere ancora di più l'uomo e la sua musica.

 

 

 
 
 

ADDIO AL JAZZ

Post n°2316 pubblicato il 07 Luglio 2012 da pierrde

Addio al festival jazz di Villa Celimontana. Una delle storiche manifestazioni dell'Estate Romana alza bandiera bianca di fronte ai tagli dei finanziamenti e getta la spugna. Il forfait è arrivato ieri mattina durante l'incontro di presentazione delle rassegne che compongono il mosaico dell'Estate Romana 2012.

"Abbiamo appena ricevuto via fax la rinuncia da parte degli organizzatori, nonostante avessero vinto il bando", ha spiegato l'assessore alla Cultura del Comune di Roma, Dino Gasperini. Da parte loro, gli organizzatori della rassegna che ha in passato ha visto salire sul palco anche Joao Gilberto, B. B. King o Ryuichi Sakamoto, hanno fatto sapere che i fondi non erano sufficienti per realizzare la kermesse. "Con 43 mila euro, circa metà della scorsa estate non ce l'avremmo fatta - spiega Laura Biagetti, una delle organizzatrici - Il solo allestimento di cavea con palco, sedie e passaggi costa intorno ai 75 mila euro. E l'estate scorsa il nostro bilancio è andato in rosso di molte decine di migliaia di euro. Per questo non ce la sentiamo di affrontare un rischio ancor più elevato di quello del 2011".

Tra le altre difficoltà, la mancanza di un forte intervento da parte degli sponsor, che negli ultimi anni si è andato via via riducendo. "Anni fa potevamo contare su contributi pubblici di gran lunga superiori ai centomila euro - concludono gli organizzatori della rassegna - Per un lungo periodo, quindi, abbiamo avuto la possibilità di mettere in campo un festival di alto profilo e con molti artisti internazionali, cosa che in queste condizioni è totalmente impraticabile". Insomma: la querelle, tra Villa Celimontana e l'assessorato alla Cultura non sembra indolore. Anzi, lascia intravedere qualche possibile strascico nel prossimo futuro.

Fonte: La Repubblica articolo di Pietro D'Ottavio

Riporto con dispiacere la notizia, anche se gli ottimi nomi citati dall'autore non appartengono propriamente al patrimonio jazzistico... 

 
 
 

MANO A MANO NOBILITA L'ESTIVAL (JAZZ) DI LUGANO

Post n°2315 pubblicato il 07 Luglio 2012 da pierrde

I

Il pubblico che affolla Piazza della Riforma mi ha sempre incuriosito: ai due lati i ristoranti con i tavolini affollati da giovani, apparentemente ricchi e felici, che dispensano applausi convinti con democratica incompetenza sia ai bravi che ai bruti.

In mezzo un parterre recintato cresciuto a dismisura negli anni: inizialmente pensavo servisse alla stampa e agli invitati, quindi poche file. Poi lo spazio degli "ospiti" è lievitato fino a coprire buona parte della piazza. Mi sono sempre domandato chi fossero costoro che ne occupano i posti.  

Le soluzioni che mi sono dato nel tempo sono le più disparate, dagli ospiti degli hotel luganesi agli ex assessori socialisti italiani in contumacia. Di sicuro quelli leghisti non ci sono, per quanto Estival si sforzi di proporre le musiche più diverse loro sono convinti assertori dei cori alpini e delle canzonacce licenziose da osteria .

Poi, insieme ai curiosi, ci sono i lavoratori migranti di ogni etnia e paese che accorrono per pura saudade. Gli appassionati di jazz, se ancora frequentano Lugano, stasera se ne sono andati al termine del concerto di Michel Camilo. 

Un bellissimo set del trio Mano a Mano, dal nome dell'ultimo album dello scorso anno, ha regalato al folto pubblico ritmo, poesia ed emozione.

Camilo è dotato di tecnica eccellente, gusto e intuizione e sa gestire con sobrietà ed intelligenza il virtuosismo esuberante di cui è dotato. Il concerto ripropone i brani dell'album, iniziando da The Sidewinder di Lee Morgan, felicemente innervato dai ritmi del Caribe.

I duetti con Giovanni Hidalgo, patner fisso del trio, sono incandescenti, ma il pianista dominicano sa anche trattare con grande garbo e tecnica sontuosa le ballads che alterna argutamente ai pezzi più scatenati.

Uno dei pochissimi momenti autenticamente jazz, e felici musicalmente, di questa edizione.

Poi è la volta di Mory Kante e della sua miscela di funk, dance e musica etnica. Non faccio a tempo ad annoiarmi questa volta, ci pensa la tivù svizzera che al secondo brano stoppa tutto e trasmette un match di pugilato. 

Per ultimi in programma compaiono gli Chic con Nile Rodgers. Disco music degli anni 80' difficile da digerire oggi come allora. Questi revival sbandierati come autentiche chicche dall'ineffabile Jacky Marty mi ricordano i penosi tentativi di rivalutare i film di Alvaro Vitali e Edvige Fenech. Sarò sobrio e, come sempre tollerante, ma mi pare di poter affermare che una cagata (francesismo fantozziano) rimane tale anche a distanza di trent'anni. 

 

 
 
 

MURRAY E IL RITRATTO DI (MACY) GRAY: 2° SERATA A LUGANO

Post n°2314 pubblicato il 07 Luglio 2012 da pierrde

 

La seconda serata di Estival sulla carta promette, e poi mantiene, qualche emozione in più rispetto alla prima.

L'elemento predominante è la bufera d'acqua che si abbatte su Lugano e sugli spettatori ovviamente decimati dal maltempo ma comunque numerosi in proporzione alle condizioni ambientali.

Inizio affidato ad Dr. John e alla sua Band, un buon gruppo di professionisti dove spicca la presenza e la fisicità di Sarah Morrow al trombone. Il leader l'ho ritrovato invecchiato e stanco ma sempre capace di intrattenere con buon gusto e con i soliti ingredienti che compongono la sua personale miscela di blues e di rock. 

Nulla di trascendentale, almeno secondo i miei canoni, ma divertente il giusto e senza sbavature ne cali di tensione.

Una ottima impressione mi ha fatto David Murray, uno dei musicisti di punta della generazione dei cinquanta-sessantenni, membro del World Saxophone Quartet e leader di una serie di gruppi ed orchestre che da trent'anni propongono musica di qualità.

Certo l'orchestra che ha presentato a Lugano non è la formidabile macchina di qualche decennio fa, ma fino a questo punto il suo è di gran lunga il concerto migliore ascoltato quest'anno a Lugano.

Rimane il problema della presenza di Macy Gray, per me abbastanza di contorno e del tutto secondaria rispetto all'impatto dell'orchestra. Più che la sua voce quello che impressiona è il suo cattivo gusto nel vestire e nel truccarsi. Mai visto niente di simile nemmeno alla Corrida...

Per fortuna gli assoli torrenziali di Murray bastano e avanzano, ed i brani senza la cantante sono importanti per mostrare una orchestra ben oliata e ricca di personalità intriganti.

Per ultimo tocca a Ruben Blades e alla orchestra di salsa di Roberto Delgado. Purtroppo (o per fortuna) sono allergico a questo genere pertanto qui chiudo il mio racconto. 

 
 
 

NOIA ESTIVALIERA

Post n°2313 pubblicato il 05 Luglio 2012 da pierrde

Vivere a pochi chilometri dal confine svizzero presenta una serie di vantaggi e svantaggi: tra i primi va sicuramente annoverata la possibilità di vedere i 4 canali televisivi elvetici, decisamente di un'altro livello rispetto alla maggioranza dei programmi italiani generalisti cosi' sciatti e insulsi.

Ad esempio, l'Estival (Jazz) di Lugano è ripreso in diretta integrale per tutte e tre le serate. Sicchè, senza dovermi sobbarcare una trasferta piuttosto impegnativa in termini di tempi, ho la possibilità di vedere da casa comodamente seduto lo svolgersi delle tre serate.

Innanzitutto una prima osservazione: dalle insegne e dalle parole dei presentatori è scomparsa la parola Jazz. Estival e basta. Ed era ora, visto che oramai la rassegna luganese arrivata al 34° anno, da parecchio ha perso per strada tutto ciò che originariamente ne costituiva l'essenza.

Scelte, naturalmente, confortate da una piazza piena e da una diretta televisiva. Business che ha preso il posto di quello che c'era prima. Inutile rimpiangere, il pubblico cambia ed è sempre pronto ad applaudire qualsiasi cosa.

I toni di Jacky Marty e della sua collega sono quelli di Fazio a Che Tempo che fa: tutti coloro che passano dal palco sono "eccezionali", "formidabili", e via con i superlativi, spesso a dispetto della verità oggettiva.

Ma tant'è, passiamo alla musica, o perlomeno a quella che sono riuscito ad ascoltare prima di essere schiantato dalla noia e dal piattume di un cartellone senza grandi idee o grandi personaggi.

Ovviamente i miei pareri sono del tutto personali e non ho pretese di essere condiviso, anzi, visto il tipo di pubblico che presenzia a Lugano mi aspetto dure reprimende da qualche incauto che cercando conferme alla serata di "grande musica" passa casualmente da qua .

Inizio con Raul Midon e Lizz Wright, sulla quale riponevo le mie attese di un concerto almeno con qualche affinità con il jazz.

Nulla di tutto questo, i due si presentano rispettivamente con chitarra e bongo ed il sostegno di un bassista ed un batterista, dando vita ad un set di natura cantautorale e intimista. Belle voci, sopratutto Lizz, ma due palle stratosferiche. Perfino il pubblico, a Lugano notoriamente abituato a digerire bufale, mi è parso timido ed annoiato.

Non va meglio neanche con con il duo maliano Amadou e Mariam: spesso danno la sensazione di avere qualche problema di intonazione, ma sopratutto è la proposta musicale ad essere poco stimolante. Più mossa rispetto al primo set, e ci voleva poco, è però prigioniera dei soliti luoghi comuni della musica africana imparentata con il rock. Un batterista picchiatore, due coriste e ballerine di pura immagine, e la solita apparente immobilità della musica che dopo un'ora farebbe piombare nel sonno catatonico perfino un insonne collaudato oppure, visto in tivù, può far ballare buona parte di una piazza che non distingue più la noia dal divertimento. Non basta a sollevare il concerto la visibile buona vena chitarristica di Amadou.

Mi riconosco nella figura dell'insonne pentito e non ho il coraggio di aspettare Sheila E, il terzo "formidabile" nome della serata. Chissà che cosa mi sono perso.....

Se non vengo colto dalla depressione ci risentiamo domani notte.... 

 
 
 
 

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