Messaggi di Aprile 2015

Il Water Street Butcher e le sue terribili VHS

Post n°4215 pubblicato il 30 Aprile 2015 da Musashi_87
 
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Trama: Il Water Street Butcher è un sanguinario serial killer che aveva l’abitudine di filmare gli omicidi delle vittime che incontrava per le strade di New York. Nel corso degli anni aveva accumulato una quantità incredibile di VHS pieni delle sue gesta efferate. Ora questi VHS sono stati ritrovati…

"The Poughkeepsie Tapes" è un film thriller/horror di John Erick Dowdle ("Quarantena", "Devil", "Necropolis - La città dei morti"), con Stacy Chbosky ("Quarantena", "Devil") e Ivan Brogger ("Annabelle"), uscito nel 2007. "The Poughkeepsie Tapes è un falso documentario che narra le brutali gesta di un serial killer di nome Ed. Questo individuo, bestialmente teatrale, ha il vizio di riprendere ogni suo omicidio. Ne risulta un film particolare, a metà fra documentario alla Real CSI e pellicola con tecnica camera-on, nel quale ci vengono mostrati alcuni finti snuff movie girati dal killer". [cit.] La pellicola, un mix tra un thriller e un horror, è sicuramente uno dei film più riusciti e originali dei fratelli Dowdle (insieme a John Erick, lavora Evan, co-sceneggiatore e co-produttore), grazie ad un mix di finte interviste, scene p.o.v. (attraverso gli occhi del killer), vhs/finti snuff-movies dalla grafica sgranata e scene più normali, che cercano di dare un realismo totale al caso (fittizio) trattato. Il risultato è un filmetto carino, dalla regia piuttosto furba e intelligente, nonostante una recitazione non sempre all'altezza e ad una trama cmq poco originale. Molto forti i contenuti, nonostante, a conti fatti, si veda poco o nulla. I Dowdle preferiscono il vedo non vedo, lasciando le violenze più cruente ai soli racconti da parte della polizia, così che di sangue praticamente non se ne vede, mentre la scena più forte è sicuramente l'intervista finale alla povera ???, vittima, sul finale, della Sindrome di Stoccolma. Il risultato è un film su un serial killer praticamente invincibile, che riesce a cambiare modus operandi ad ogni vittima (stupri, mutilazioni, omicidi rituali, torture, ecc...), senza mai farsi beccare, prendendosi addirittura gioco del FBI con le cassette in cui dà sfoggio della sua violenza. Un film carino, che però spaventerà solo i meno avvezzi al genere e, tutto sommato, non mostra nulla di nuovo. Ma, paragonato ai lavori successivi dei Dowdle, è sicuramente uno dei suoi film migliori. 6.5/10

 
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Do what u want, 'cause a pirate is HOT!

Post n°4214 pubblicato il 29 Aprile 2015 da Musashi_87
 
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Karla Pirata è una'attrice porno di origine colombiana, nata a Pereira il 28 ottobre 1990. Ha iniziato la sua carriera nel 2011, prevalentemente sul sito spagnolo Putalocura.com. E' alta 1.63m e pesa 59kg, mentre le sue misure sono 91-64-94, con un bel seno naturale taglia 36E. Ha un paio di tatuaggi colorati e una benda (finta) sull'occhio sinistro, da cui il nick.

 
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(You are not) Welcome to Lithuania, motherfuckers!

Post n°4213 pubblicato il 28 Aprile 2015 da Musashi_87
 
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Trama: Quattro amici - John, Ben, Tim e Michael - si trasformano per la prima volta in ladri ma, imbarcatisi sul volo per la Malesia, rimangono bloccati da una serie di disavventure in Europa orientale. Per ritrovare la via di casa saranno costretti ad affrontare assassini, prostitute, poliziotti corrotti, contrabbandieri, ecc...

"Redirected" è una gangster comedy anglo-lituana di Emilis Vėlyvis ("Zero. Alyvine Lietuva" e "Zero 2") , con Vinnie Jones ("Snatch", "Eurotrip", "Escape Plan"), Scot Williams ("The Crew") e Vytautas Šapranauskas (uno dei migliori attori lituani, suicidatosi prima dell'uscita del film), uscito nel 2014. Gangster comedy, nonché primo film lituano ad uscire dai confini e sbarcare in Europa occidentale, che unisce elementi folli alla "Una notte da leoni", al road-movie rocambolesco stile "Eurotrip", ma soprattutto alla parodia di una regione/nazione che ricorda gli eccessi dei film sul meridione italiano di Checco Zalone, Rocco Papaleo & co. Solo che stavolta l'obiettivo di questa parodia è la Lituania, paese di cui non si conosce quasi nulla. E, quindi, chi meglio di un regista lituano poteva scherzarci su, forzando abbondantemente la mano? Il risultato è una black comedy molto ironica, che sicuramente nasconde non poche realtà effettive (la corruzione nella polizia e nel clero, una certà avversità nei confronti dei turisti occidentali -e dei gay- da parte del ceto più basso delle zone rurali, ecc...). I quattro protagonisti ne passano davvero di ogni, braccati da una gang di malavitosi britannici, da una parte, e da altri malviventi lituani, dall'altra, uscendone malconci in più occasioni. Abbastanza alta la violenza, sia nel linguaggio sia nelle varie azzuffate e sparatorie che non mancano. Le lingue parlate sono l'inglese e il lituano, con alcune frasi anche in russo e polacco, ma nella versione italiana da me visionata mancavano totalmente i sottotitoli dei dialoghi non in inglese, rendendo meno comprensibili alcune scene. Buona la recitazione e ottima la cura riservata alle varie locandine ufficiali. In definitiva, si tratta di un bel film, divertente e violento al punto giusto, ma soprattutto molto pungente e autoironico, focalizzato su una nazione pressoché sconosciuta ai più. Purtroppo ho visto la versione italiana con audio ita e senza i sottotitoli, ma sicuramente la versione in lingua originale rendeva molto di più, per quanto riguarda i dialoghi (come "Attack the block", per es.). 6.75/10

 
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Il primo lungometraggio animato di Goro Miyazaki

Post n°4212 pubblicato il 27 Aprile 2015 da Musashi_87
 
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Trama: Prigioniero di una doppia personalità malvagia che lo ha portato a uccidere suo padre, regnante di Enlad, il principe Arren fugge dal castello con la spada magica del padre. Vagando per le lande del regno, incontra Sparviero, abile mago, trovando poi rifugio nella fattoria di una sua amica. Ma il malvagio mago Aracne sembra avere altri piani per loro...

"I Racconti di Terramare" è un film d'animazione giapponese di Gorō Miyazaki, prodotto dallo Studio Ghibli e uscito nel 2006. Liberamente basato sui primi quattro romanzi del Ciclo di Earthsea della scrittrice statunitense Ursula K. Le Guin e ispirato dal manga "Shuna no tabi" del padre Hayao Miyazaki, che chiese alla Le Guin il permesso per un adattamento già negli anni '80, ma si vide respinto a causa del suo ancor scarso successo in Occidente (dove era conosciuto solo per "Conan, il ragazzo del futuro"). Una decina d'anni dopo la scrittrice ci ripensò, ma ad Hayao subentrò il figlio Gorō, nonostante il padre non lo ritenesse ancora pronto per dirigere un lungometraggio e con una certa insoddisfazione della Le Guin, che sperava nella regia del celebre Hayao. Che dire? Circa quindici anni fa vidi "Princess Mononoke" e "La città incantata" e fu subito amore a prima vista. Ero ancora poco avezzo allo sconfinato mondo degli anime e, come primi film dello Studio Ghibli che vedevo, mi piacquero moltissimo. Pochi anni dopo vidi anche "Una tomba per le lucciole" e "Il castello errante di Howl"; il primo mi commosse, il secondo mi lasciò indifferente. Man mano che vedevo altri film dello Studio Ghibli, mi sentivo sempre meno attratto, primo per una certa ripetitività delle tematiche trattate, secondo per lo stile grafico, rimasto ancorato fermamente agli anni '80, cosa che a me piace davvero poco. Sì, lo ammetto chiaro e tondo: a me il chara design Ghibli fa cagare! Capisco che, sicuramente, è ormai il suo tratto distintivo, ma preferisco la modernità. In aggiunta, c'è da dire che questo film è macchiato da una sceneggiatura che presenta molti buchi e omissioni, che rendono difficile una completa comprensione a chi non conosce la saga di romanzi da cui è tratto. Piacevole il tono dark del tutto, con meno umorismo rispetto ad altri film Ghibli, ma davvero molte cose dovevano essere spiegate meglio e, a dirla tutta, la trama risulta a tratti noiosa e pesante. Boh, se non sbaglio, il film ha avuto risultati mediocri e a me è piaciuto molto poco. 5.5/10

 
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Supereroi dai fumetti al cinema pt. III - "L'uomo d'acciaio"

Post n°4211 pubblicato il 26 Aprile 2015 da Musashi_87
 
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(visto in tv, ma avevo troppo sonno e mi sono addormentato, quindi aggiusterò il post quando avrò recuperato il secondo tempo)

 
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Supereoi dai fumetti al cinema pt. I - "Blade Trinity"

Post n°4209 pubblicato il 24 Aprile 2015 da Musashi_87
 
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Trama: Blade si ritrova circondato, braccato dai vampiri e dall'FBI. Dovrà, quindi, allearsi ad un gruppo di cacciatori di vampiri, i Nightstalkers, nella lotta contro il celebre conte Dracula, risvegliato dai vampiri per il suo sangue puro, che permetterebbe loro di camminare alla luce del sole. Blade, insieme ai Nightstalkers, dovrà liberare nell'aria un virus letale che annienti l'esercito di succhiasangue...

"Blade Trinity" è un film action di David S. Goyer ("Il Mai Nato"), con Wesley Snipes, Ryan Reynolds, Jessica Biel, Dominic Purcell e Triple H, uscito nel 2004. Non ho mai apprezzato particolarmente la trilogia su "Blade", tanto che l'ho vista solo in questi anni, grazie a serate (come quella di oggi) in cui ero troppo stanco e/o scazzato per fare qualsiasi cosa non fosse guardare distrattamente la tv. Trovo il protagonista non abbia la benché minima dose di carisma e tutto il contorno poco originale e accattivante. Questo terzo e ultimo episodio, infatti, non migliora la situazione già mediocre dei primi due film, risultando buona giusto per una serata in spensieratezza. Il genere resta quello del film d'azione ad ambientazione horror/vampiresca con scene di combattimento tra Blade e i vampiri, battute tamarre e una sceneggiatura poco interessante. Buono il cast, con un Ryan Reynolds in piena forma (con barba e addominali tirati sta benissimo, come avevo già capito con "The Amityville Horror") che ruba senza dubbio la scena a Snipes, e una Jessica Biel molto carina. Carina anche Parker Posey, nei panni della vampira Danica Talos. Deludente Purcell nel ruolo di Dracula, un villain che poteva essere caratterizzato MOLTO meglio e, invece, risulta giusto una macchietta, anche a causa della scarsa espressività dell'attore. Un action passabile, ultimo capitolo di una trilogia a dir poco mediocre, che poteva essere molto, molto più interessante, se realizzata con maggiore cura artistica. 6/10

 
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"più triste di un sorriso triste c'è la tristezza di non saper sorridere"

Post n°4208 pubblicato il 23 Aprile 2015 da Musashi_87
 
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Trama: XI anno dell'era Meiji. L'unica soluzione dello Stato per fermarela criminalità  era imprigionare i suddetti malfattori, ma molti di loro fuggivano e tornavano in libertà, così fu costruita una grande prigione in mezzo al lago di Biwa. I tre fratelli Kumō, eredi del tempio vicino al lago, sono incaricati di trasportare i condannati sul lago e condurli in carcere.

"Donten ni Warau" (trad. "Ridere in un tempo nuvoloso") è un anime di Hiroshi Haraguchi prodotto dallo studio Doga Kobo ("Love Lab", "Plastic Memories"), uscito nel 2014. La serie è tratta dal manga omonimo di Kemuri Karakara, uscito nella prima metà del 2014, e trae ispirazione della celebre leggenda di Orochi, drago/serpente della mitologia shintoista giapponese. Si tratta di uno shonen storico/fantastico, che mischia un'ambientazione storica realmente esistita (il giappone dell'era Meiji) ad avvenimenti fittizzi (la lotta delle famiglie Kumō e Abe contro il demone Orochi). La sceneggiatura è interessante e, pur partendo lentamente, con i soliti episodi (quasi) autoconclusivi, finisce per risultare avvincente e portare davvero tanta carne al fuoco, forse troppa, per i soli 12 episodi di cui è composta la serie. Ciò ha portato, infatti, ad un finale molto frettoloso (il potentissimo Orochi viene sconfitto con un solo colpo di spade combinato) e all'approssimativa caratterizzazione di alcuni personaggi secondari, che sembrano messi lì solo per fare da contorno, rispetto ai protagonisti, molto ben definiti. Davvero carino il chara design, così come i colori pastello e le animazioni. Belle anche le sigle e il sonoro. Pur non essendo un vero esempio dei anime action, DnW mixa sapientemente vari generi, passando dall'azione, alla commedia, senza tralasciare il misticismo e i feels dei momenti più drammatici. Manca totalmente, invece, qualsiasi tipo di fanservice (dato anche il numero estremamente ridotto di personaggi femminili -3-). Passato quasi completamente in sordina nella stagione di fine 2014 (e anch'io lo avevo lasciato in stallo, per via dei primi due episodi piuttosto banalotti), si tratta invece di una visione piacevole e consigliata. 7.5/10

 
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Recap di aggiornamento: Le serie che seguo al momento

Post n°4207 pubblicato il 22 Aprile 2015 da Musashi_87
 

Anime:



Donten ni Warau ~ Anime ad ambientazione storico-mitologica, dal buon chara design e con una trama che prende forza dopo qualche episodio. I tre fratelli Kumo, da semplici traghettatori, si troveranno ad affrontare il temibile demone Orochi. Un bel mix di spade, magia, gag e momenti drammatici.



Kekkai Sensen ~ Serie prodotta dallo studio Bones e tratta dall'omonimo mana di Yasuhiro Nighthow, autore del celebre "Trigun". Lo stile è quello, molto riconoscibile, mentre i protagonisti saranno umani, vampiri e licantropi, in lotta per chiudere/aprire un portale verso una dimensione demoniaca.



Arslan Senki ~ Serie storica basate sulle night novel di Yoshiki Tanaka (iniziate nel 1986), da cui sono già stati tratti un manga, un lungometraggio animato e 4 OAV. Il chara design è palesemente quello di Hiromu Arakawa ("Fullmetal Alchemist"), che disegna il manga, e ricorda il suo "Hero Tales", anche se stavolta l'ambientazione è persiana.



Triage X ~ Il secondo anime tratto da un manga di Shōji Satō (il primo era "Highschool of the Dead"). Anche qui, belle donzelle dai seni giganti dovranno combattere il male, costutito, però, da terribili malavitosi, al posto dei più anonimi zombie. Un anime poliziesco/mafioso, che punta tutto su un livello altissimo di fanservice. (Sarebbe da aspettare la versione uncut, infatti)



Dungeon ni Deai wo Motomeru no wa Machigatteiru Darou ka ~ Tratto da una serie di light novel scritta da Fujino Ōmori ed illustrata da Suzuhito Yasuda, si tratta di una serie ad ambientazione dungeon/fantasy, come "Log Horizon" e "Sword Art Online", anche se sembra il genere principale sia quello del romance, come fa intendere il titolo "È sbagliato cercare di incontrare ragazze in un dungeon?".

Serie tv:



Penny Dreadful (2nd season) ~ Finalmente ricomincia la serie tv horror che ha fatto tanto successo lo scorso anno, grazie ad una buona recitazione e ad una caratterizzazione approfondita dei protagonisti, presi dalla cultura horror dell'Inghilterra vittoriana. Dal primo episodio, sembra che anche stavolta i riflettori saranno puntati prevalentemente sulla bravissima Eva Green...

 
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A tavola! ~ Ristopizza & grill Funky Gallo (Jesolo)

Post n°4206 pubblicato il 21 Aprile 2015 da Musashi_87
 
Tag: Cucina

Ristopizza & Grill Funky Gallo, Via G. Verdi 74 - Jesolo Lido (VE)



Locale: 7
Locale molto carino, in stile pub-birreria in legno. L'arredamento è semplice, ma accogliente, anche se non originalissimo. Molto comodi tavoli e sedie/panche, mentre non ho visto il bagno. Il locale dispone di parcheggio pubblico sulla strada, a pagamento nelle ore diurne.

Servizio: 7
Nulla da segnalare sul servizio, piuttosto rapido e gentile.

Cucina: 8
Molto vario il menù, che comprende un gran numero di pizze, snacks, panini, ma anche primi e secondi piatti di carne (sia pollo sia carni rosse). Il punto forte è sicuramente la carne alla griglia (galletto, hamburger e bbq ribs). Ho mangiato galletto, patatine, stinco di maiale e bbq ribs, tutto buonissimo. Non ho provato i dolci, le pizze e il resto del menù, ma ci tornerò sicuramente.

Prezzi: 7 - 9 (offerte settimanali)
Nella norma i prezzi del menù, simili a quelli di altri locali simili. Ma esistono tre diverse offerte che rendono tutto più conveniente: il lunedì all u can eat pollo/maiale più patatine e bibita media, il mercoledì hamburger, patate e bibita e il giovedì galletto, patate e bibita, tutto a 10€. Davvero un ottimo prezzo! Caretti, invece, i dolci (5€) e le bibite extra (2€ un acqua da 0.5 L).

 
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Un tiangolo amoroso nel Dia de los Muertos

Post n°4205 pubblicato il 20 Aprile 2015 da Musashi_87
 
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Trama: Il giovane Manolo è diviso tra il soddisfare le aspettative della sua famiglia e il seguire le volontà del suo cuore. Durante le celebrazioni del giorno dei morti, egli si ritroverà a vivere un’intensa esperienza romantica, sulla falsariga di quella di Romeo e Giulietta…

"The Book of Life" è un film d'animazione di Jorge R. Gutiérrez (animatore delle serie "Mad" e "El Tigre: the adventures of Manny Rivera"), prodotto da Guillermo del Toro e uscito nel 2014. Pellicola prodotta negli States, ma praticamente messicana, dato che tanto Gutiérrez quanto Del Toro sono nati in Messico e tutto il film è fortemente intriso di cultura ispanica (i toreri) e messicana (los Dia de los Muertos). Uscito in gran parte del mondo a ottobre 2014, giusto in tempo per Halloween, si tratta di uno pseudo-musical animato, con una storia intrigante e uno stile grafico particolare, che vede i vari personaggi simili a marionette. La trama è incentrata su un triangolo amoroso (la bella Maria, contesa tra i due amici d'infanzia Manolo e Joaquin), ma tratta anche del mondo dei morti, della famiglia e del coraggio di realizzare se stessi, andando contro il destino scritto per noi. Molto interessanti anche i personaggi principali, tutti ben caratterizzati, spesso in modo buffo (vedi l'ossessione di Joaquin per i baffi o la nonna di Manolo, immersa nel suo hobby dell'uncinetto ma sempre pronta ad elargire qualche perla di saggezza). I colori sono sgargianti e vivacissimi, in contrasto con un'altra celebre pellicola di Halloween ("Nightmare before Christmas"), specialmente nel mondo dei Ricordati. Molto buona anche la fine comicità che permea tutta la pellicola, anche se in italiano perde molto e converrebbe guardarlo in lingua originale. Tra i vari doppiatori americani, Zoe Saldana (Maria), Channing Tatum (Joaquin), Ron Perlman (Xibalba), Ice Cube (il Candelaio) e Danny Trejo (Luis). Il risultato è un lungometraggio animato molto carino, dallo stile originale, finalmente (sicuramente la grafica non regge il confronto con blockbuster come "Dragon Trainer 2" o "Big Hero 6", a livello puramente tecnico, ma si distingue moltissimo da tutti gli altri film usciti finora) e con tanti stereotipi sulla cultura messicana che strapperanno più di qualche sorriso. 7/10

 
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A tavola! ~ La Lanterna Beer Club (Portogruaro)

Post n°4204 pubblicato il 19 Aprile 2015 da Musashi_87
 
Tag: Cucina

Lanterna Beer Club, Via Giuseppe Mazzini 23 - Portogruaro (VE)



Locale: 6-
Locale in stile classica birreria britannica, con un bel bancone in legno e una piccola sala con alcuni tavoli per chi vuole sedersi a mangiare qualcosa. Carine le copertine dei cd di rock classico sui muri, ma il locale è un po' spoglio. I bagni sono osceni, ricavati nel retrobottega/sottoscala. Il locale si trova in centro, ad un centinaio di metri dai parcheggi.

Servizio: 5
Siamo andati di domenica sera e il locale era pieno di gente che faceva aperitivo, mentre solo un'altra coppia era seduta a mangiare. C'era solo un ragazzo dietro il bancone e praticamente non siamo stati cagati. Fortunatamente, una volta ordinato, i panini sono arrivati piuttosto velocemente.

Cucina: 7-
Molto scarso il menù, trattandosi prevalentemente di una birreria (le birre, ovvio, sono tante e tutte molto ricercate, sia alla spina sia in bottiglia). Tra le pietanze, si trovano 5-6 diversi tipi di hamburger (particolari quelli col frigo e quello vegetariano), oltre a club sandwich, toast e tostoni. Abbiamo ordinato un panino montanaro (brie e speck, semplice, ma gustoso) e un bacon burger (un bel paninazzo con hamburger di manzo da 180gr, bacon, pomodoro, cetrioli e formaggio, davvero ottimo, ricco di ingredienti e con una carne davvero saporita, tenera e per niente secca come nei panini 'industriali'). Non abbiamo provato altro.

Prezzi: 6
Nella media (alta) dei locali simili, i prezzi, con panini che si aggirano sugli 8-9€, tantini, considerata l'assenza del contorno (solitamente patatine fritte) che gran parte dei pub/birrerie (vedi il Wishing Wells di Treviso) abbinano ai panini per lo stesso prezzo. Per un montanaro (4.50), un bacon burger (8.00) e due acque da 0.5 L (1.50x2), abbiamo pagato 15.50€.

 
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Il vero cinema disturbante è ben altro, ahimé...

Post n°4203 pubblicato il 18 Aprile 2015 da Musashi_87
 
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Trama: Una prostituta vaga senza meta, alternando il suo tempo tra "lavoro" e cocaina. Un giorno, mentre vagabonda su una strada desolata, accetta un passaggio da un misterioso camionista che, dopo aver condiviso con lei lo sballo della cocaina, si rivela un pazzo e sadico criminale, deciso a torturarla e a umiliarla in tutti i modi possibili...

"The Bunny Game" è un film horror di Adam Rehmeier ("Jonas"), con Rodleen Getsic e Jeff F. Renfro, uscito nel 2010. Si tratta di un film molto particolare, una sorta di snuff-movie in b/n, inserito nella classifica dei 50 film più disturbanti della storia del cinema e bandito dal Regno Unito, oltre che fortemente osteggiato in patria. "Film indipendente, è decisamente un prodotto artigianale ed autoriale, tanto che Rehmeier figura nelle vesti di regista, produttore, montatore, compositore, direttore della fotografia e sceneggiatore". [badtaste] E, nella sua autorialità low cost, si può dire che il film abbia il suo perché, grazie ad un montaggio che vuole essere disturbante e, grazie ai numerosi flash visivi e al sonoro spesso stridente, a modo suo, ci riesce anche. A livello contenutistico, però, di carne al fuoco ce n'è davvero poca e, rispetto a film realmente disturbanti, come "Martyrs" o il tanto criticato "A Serbian film", la pellicola non regge il confronto. Le torture sono più che altro psicologiche (umiliazione, rasatura dei capelli, sputi, ecc...) e di sangue non se ne vede una goccia. "The Bunny Game infastidisce e disturba, non perché il problema sia all’interno del film, ma nelle persone. Sono loro che si aspettano di più, che vorrebbero di più – lo stupro della protagonista ad esempio, chiodi, sangue e torture – e che, vedendo disilluse le loro aspettative, provano un senso di disagio dovuto allo stridore tra predisposizione inaspettata e realtà." [sushiettibili] Esattamente. Per assurdo, è più cruda la prima parte, che mostra l'orribile vita della protagonista, fatta di prostituzione, cocaina e vagabondaggio, e, quando dovrebbe iniziare la parte più violenta e scandalosa, si rimane delusi, abituati a scene molto più forti (a volte basta guardare perfino un tg). La sceneggiatura, poi, limitata sicuramente a poche righe scritte su un tovagliolo, avrebbe benissimo potuto adattarsi ad un corto di 20 minuti e il gradimento ne avrebbe giovato sicuramente. Così, invece, si finisce per vedere un sacco di scene inutili e ripetute, ma mai veramente disturbanti. Almeno per chi è abituato al vero gore e alla vera violenza cinematografica. Buone le idee, il coraggio e l'abilità di creare qualcosa di diverso con un budget ridotto e un cast limitato a un paio di attoruncoli più qualche comparsa, ma il vero horror disturbante è ben altro. Ritenta, Rehmeier, e forse sarai più fortunato. 5-/10

Nota: La scena in cui Bunny fugge disperata sembra un chiaro omaggio all'inizio di "Martyrs".

 
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Julianne Moore, il morbo di Alzheimer e un Oscar piuttosto scontato

Post n°4202 pubblicato il 17 Aprile 2015 da Musashi_87
 
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Trama: Alice Howland è una donna alla soglia dei cinquant'anni, orgogliosa degli obiettivi raggiunti. È un'affermata linguista, insegna alla Columbia University e ha una solida famiglia. Ad un certo punto, nella vita di Alice, qualcosa comincia a cambiare, dapprima qualche dimenticanza ed in seguito veri e propri momenti di "vuoto". Capirà, così, di avere il morbo di Alzheimer...

"Still Alice" è un film drammatico scritto e diretto da Richard Glatzer e Wash Westmoreland (insieme, avevano già diretto "The Last of Robin Hood" e "Quinceañera"), con Julianne Moore, Alec Baldwin e Kristen Stewart, uscito nel 2014. Il film è tratto dall'omonimo romanzo (in italiano "Perdersi") scritto da Lisa Genova nel 2007. Si tratta di un film drammatico realizzato in modo semplice e pulito, incentrato totalmente sulla figura di Julianne Moore e del suo personaggio, una donna istruita e intelligente, affetta da Alzheimer, con una bella strizzatina d'occhio agli Oscar (vinto dalla Moore, appunto). Nulla di originale , nessuna scelta stilistica coraggiosa o avventata; i due autori hanno svolto il loro compitino senza infamia e senza lode. Brava la Moore, mentre vengono mostrati solo i sintomi iniziali del decorso del morbo (cosa che ha fatto lamentare tantissimi critici, nelle recensioni lette in giro, ma d'altronde, il film non copre molti anni di storia e la malattia non è così frettolosa. Anche mia nonna paterna ne è affetta da anni, eppure i sintomi sono come quelli della Moore, anche se più frequenti). Abbastanza brava anche la Stewart, che solitamente sopporto a fatica. In definitiva, un bel filmetto, che non scade mai nel patetismo e nel melodramma, ma tratta (in maniera magari leggermente superficiale) un tema non troppo frequente nel cinema, quello del morbo di Alzheimer. 6.75/10

 
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"E' tutta questione di onore" a.k.a. "47 Ronin 2.0"

Post n°4201 pubblicato il 16 Aprile 2015 da Musashi_87
 
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Trama: Raiden, comandante dei cavalieri del settimo reggimento, è onorato di essere nominato erede di Bartok, il suo signore senza figli. La sua felicità viene però distrutta quando Mott, il malvagio emissario dell’imperatore, lo costringe a decapitare il padre acquisito, in seguito ad una mancanza di rispetto di quest'ultimo verso l'imperatore stesso…

"Last Knights" è un film di Kazuaki Kiriya ("Kyashan - La rinascita"), con Clive Owen e Morgan Freeman, uscito nel 2015. Kiriya, ex marito di Utada Hikaru, dopo pellicole j-action come "Goemon" e "Kyashan - La rinascita", riprende e rivisita la leggenda dei 47 ronin già portata al cinema soltanto due anni fa da "47 Ronin", con Keanu Reaves, spostando l'ambientazione ad un paese dell'europa medievale non precisato, seppur mantenendo alcuni personaggi di evidente impronta asiatica. Il risultato, come ho letto da qualche parte, è un mix tra la trama di "47 Ronin" e l'ambientazione de "Il trono di spade". Il ritmo è molto lento per la prima ora abbondante, per poi impennare solo nell'ultima mezzoretta, con combattimenti e uccisioni varie. Nonostante sia Rated R, cmq, si vede davvero poco o nulla. Nonostante qualche violento duello nel finale, di sangue quasi non se ne vede e in più occasioni la camera si spegne prima di mostrare alcuni elementi (una decapitazione, una donna che si spoglia, ecc). La recitazione è abbastanza buona, così come le scenografie e la fotografia dai colori scuri e spenti. Carini anche i combattimenti all'arma bianca nel finale. Ciò che delude, però, è la totale mancanza di originalità, dopo aver già visto la leggenda dei ronin appena due anni fa. Kiriya non ha fatto altro che togliere tutto il versante magico/folkloristico dal film di Carl Rinsch e riproporre la stessa minestra riscaldata. Un film guardabile, dalla buona qualità sul versante tecnico, ma piatto e banale. 6/10

 
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Il primo libro della trilogia piratesca di Tim Severin

Post n°4200 pubblicato il 15 Aprile 2015 da Musashi_87
 
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Trama: XVII secolo. Un'incursione piratesca berbera mette a ferro e fuoco un villaggio irlandese, catturandone gli abitanti e vendendoli come schiavi. Tra di loro, il giovane Hector Lynch e sua sorella Elisabeth. Coraggioso e volitivo, Hector non vuole rassegnarsi al proprio destino di schiavo e, grazie all'aiuto di Dan, un ragazzo originario dei Caraibi, impara a sopravvivere tra violenze e privazioni...

"La rotta dei corsari" è un libro d'avventura di Tim Severin, pubblicato nel 2007. Dopo la trilogia sui vichinghi pubblicata nel 2005, lo scrittore ed esploratore britannico ci riprova, con una nuova trilogia, composta, oltre a questo, da "Il bucaniere della Giamaica" ('08) e "Il mare degli inganni" ('09). E' palese che il mare è tutto per Tim Severin, che ha dedicato la sua vita alla ricreazione delle celebri esplorazioni del passato (Marco Polo, Simbad, ecc), ma anche la sua carriera letteraria; prima con dei libri di viaggio (tra il '78 e il '02) e poi con le due trilogie. Lo stile è molto semplice e scorrevole, nonostante il ritmo lento nella prima parte (che mi aveva fatto lasciare il libro per alcuni mesi) e la presenza a volte esagerata di termini in lingua originale (banos, comite, ecc... Nelle prime cinquanta pagine ogni frase contiene cinque o sei parole in corsivo, senza una vera legenda in basso). Nella seconda parte, fortunatamente, il ritmo impenna e la lettura si rivela molto piacevole, grazie alla varietà dei luoghi e delle situazioni in cui si vengono a trovare Hector e compagni. In definitiva, mi è piaciuto molto, anche se mi rompe le scatole che ogni volta che trovo un libro che mi piace, scopro poi che fa parte di una serie di libri e quindi o mi tocca restare con la curiosità oppure spendere soldi e tempo in lunghe serie. 7/10

 
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L'ennesimo anime sull'accademia di combattimento pieno di figa

Post n°4199 pubblicato il 14 Aprile 2015 da Musashi_87
 
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Trama: Un'accademia privata, riservata ai "salvatori", ragazzi dotati di particolari poteri, divisi in due gruppi: Shirogane, combattenti corpo a corpo, che sfruttano l'energia del Prana, e Kuroma, capaci di formulare incantesimi sfruttando il Mana. Le vicende partono con l'iscrizione all'accademia di Moroha Haimura, il primo individuo in possesso di entrambi i poteri.

"Seiken Tsukai no World Break" è un anime di Inagaki Takayuki, prodotto dallo studio Diomedéa ("Campione!", "Kentai Collection") e uscito nel 2015. La serie, composta da 12 episodi, è tratta dall'omonima serie di light novel scritta da Akamitsu Awamura ed illustrata da Refeia, che nel 2014 è diventata anche un manga, disegnato da Rio Nanamomo. C'è poco da dire. Si tratta dell'ennesima serie ambientata in un'accademia in cui gli studenti praticano particolari arti belliche e/o magiche per difendere la Terra dagli impostori di turno, siano essi draghi, demoni, angeli, robot, alieni o altro. Il tutto condito dalla solita gran quantità di fanservice, ma con una pochezza di contenuti inaudita. Ogni stagione ha la sua serie, basti pensare ai vari "Freezing", "IS: Infinite Stratos", "Zero no Tsukaima" & co. Tutte serie che, ok, fanno sicuramente felici i maschietti per via del gran numero di belle donzelle spesso poco vestite e dalle forme generose, ma annoiano allo stesso modo per la sceneggiatura poco interessante e la scarsissima originalità che le contraddistingue. Questo STnWB non fa assolutamente eccezione e presenta il solito personaggio inizialmente un po' sbadato, che si rivelerà essere ultra potente e presto corteggiato da decine di belle compagne di scuola, che faranno a gara per conquistare il suo cuore. Il tutto, mentre i Metaphysical (mostri più o meno enormi e disegnati malissimo) attaccheranno la terra e verranno, di volta in volta, asfaltati dal nostro eroe. Carino il chara design, anche se pure questo per nulla originale, e alto il livello di fanservice, con un paio di momenti in cui le ragazze finiranno senza vestiti, oltre ad un paio di episodi prevalentemente dedicati a quello (uno al mare e uno nella sauna). Buono il doppiaggio e orecchiabili le sigle. Una serie passabile, quindi, ma che assomiglia troppo ad altri mille anime dello stesso genere. 6-/10

 
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Il "Million Dollar Baby" made in Hong Kong

Post n°4198 pubblicato il 13 Aprile 2015 da Musashi_87
 
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Trama: Il giovane Lin Si Qi scopre che l'azienda del padre è andata in bancarotta dopo alcuni investimenti sbagliati, mentre Ching Fai, di vent'anni più vecchio, ha un debito con alcuni strozzini. Ma Ching Fai è un ex-campione di boxe e torna a lavorare come assistente in una palestra del posto, la stessa scelta da Lin Si Qi per allenarsi in vista di un torneo di MMA.

"Unbeatable" (orig. "Ji Zhan") è un film cinese di arti marziali/drammatico di Dante Lam ("The Sniper"), con Nick Cheung ("The Stool Pigeon", sempre di Lam) ed Eddie Peng ("Tai Chi 0", "Tai Chi Hero"), uscito nel 2013. In patria, è stato il film più visto della stagione ed è un film incentrato sul riscatto, sulla riscoperta del proprio io. I protagonisti sono due uomini, due generazioni a confronto, che vogliono vincere il torneo di MMA, uno per ottenere il rispetto del padre e l'altro per saldare vecchi debiti e ritrovare l'onore perduto a causa di alcuni incontri venduti. Lam riesce a creare un buon mix tra scene di lotta -prima gli allenamenti in palestra e poi gli scontri veri e propri- e la parte drammatica, ambientata tra le mura della piccola abitazione che Ching Fai (o "Fai il fallito") condivide con una bimba e la sua madre, debole dal punto di vista psico-emotivo in seguito alla morte di un suo secondo figlio. Il regista, però, riesce a mantenersi sul filo del rasoio, senza mai scadere nel melodramma, grazie anche a molte scenette dal ritmo più leggero, che strappano spesso qualche sorriso. Bella la fotografia di Kenny Tse e piuttosto realistiche le scene di lotta, realizzate molto bene. Un bel film, magari qualitativamente non ai livelli di "Million Dollar Baby" (un vero capolavoro), ma comunque piacevole. 6.75/10

 
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Una storia di fratelli -uomini e orsi - che scalda il cuore

Post n°4197 pubblicato il 12 Aprile 2015 da Musashi_87
 
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Trama: Kenai vive in un luogo aspro e selvaggio contornato da alti monti assieme ai suoi fratelli Sidka e Denahi. Assieme, i tre scorazzano per la foresta a divertirsi. L’adolescente Kenai è però prossimo al momento tanto atteso: la cerimonia che segnerà per tutti il suo ingresso nell’età adulta… Lo scontro con un grande orso segnerà per sempre la vita dei tre fratelli.

"Koda, fratello orso" è un film d'animazione Disney di Aaron Blaise (animatore di "La bella e la bestia", "Aladdin", "Pocahontas") e Robert Walker, uscito nel 2003. Un film che scalda il cuore e mette in scena un tema piuttosto pungente, quello della crudeltà umana, vista dagli occhi di un orso, il tutto tramite il sistema degli spiriti guida tipico degli Indiani d'America. Belli i disegni, in pieno stile Disney, e le musiche, a cura di Mark Mancina e Phil Collins, che, dopo "Tarzan", torna a cantare per un classico Disney, anche nella versione italiana. Non mancano momenti più leggeri e divertenti, grazie alla presenza di personaggi secondari buffi e divertenti, come le alci Fiocco e Rocco, che tirano fuori alcune gag comiche niente male. In definitiva, un gran bel film Disney, capace di commuovere e divertire grandi e piccini. 7.5/10

 
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Un killer otaku armato di spada laser

Post n°4196 pubblicato il 11 Aprile 2015 da Musashi_87
 
Tag: Games

Finito "No More Heroes: Heroes' Paradise", ennesimo gioco di Suda51, porting ad opera di feelplus ("Mindjack", "Moon Diver") dell'originale "No More Heroes" di Grasshopper Manifacture, uscito su Wii. Si tratta di un free-roaming/simulatore di assassini, molto arcade e con continui richiami al mondo videoludico e otaku, in cui il protagonista Travis Touchdown, armato solo di una spada laser, dovrà scalare la classifica dei 10 migliori killer del mondo fino alla cima. Non mancano, ovviamente, dei minigiochi e delle missioni secondarie, utili per raccimolare il denaro necessario per gli upgrade e per partecipare alle missioni principali. Ricalcando il gameplay della controparte Wii, è possibile utilizzare il PS Move, ma ho preferito giocarci con il tradizionale pad. Si tratta di un gioco molto arcade, con un concept piuttosto semplice ma una difficoltà piuttosto elevata, specie nelle prime missioni. Ho trovato scomodo il sistema di controllo, che rende poco piacevoli i combattimenti, e parecchio brutta la grafica, che, ok, è un miglioramento del 2010 di un gioco uscito su Wii a dicembre 2007. Tra i giochi di Suda51 giocati finora ("Shadows of the Damned", "Lollipop Chainsaw", "Killer is Dead"), è sicuramente quello che mi è piaciuto meno, ma l'ho giocato cmq volentieri. 6.75/10

 
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