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CHIARIMENTI
Le notizie riportate nel presente blog, ove altrimenti non specificato, sono affidate alla memoria dell' autore e non possono pertanto essere considerate degne della minima fede. Ritengo sia mio preciso obbligo morale diffondere bufale, spacciandole per vere e viceversa. Chi si fida di me sbaglia a farlo, ma, volendo, potrebbe prendere spunto da quel bel po' di verità che sarà in grado di trovare in ciò che scrivo, per approfondire l' argomento, se gli interessa, altrimenti, ciccia.
Chi volesse comunque riferirsi a fonti ancor meno affidabili di una vacillante memoria di un incallito bufalaro, potrà consultare Wikipedia o, peggio ancora, la Treccani Online che a Wikipedia spesso rinvia. Degno di considerazione è il fatto che le idiozie di cui Wikipedia è spesso -non sempre, siamo onesti- intrisa fino al midollo sono consultabili gratis, laddove per la redazione della Treccani online lo Stato ha erogato all' ente, presieduto da un non bene amato ex ministro di nome Giuliano, due bei milioncini di euro nostri: che fine avranno fatto? Non c'è alcuna malizia da parte mia, s'intende, nel formulare questa domanda: solo semplice curiosità.
La lettura di questo blog è vivamente sconsigliata a chi ignora cosa sia l'ironia e/o non è in grado di discernere il vero dal falso.
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Piccola biblioteca romanesca (I miei libri in dialetto romanesco)
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Cento sonetti in vernacolo romanesco (di Augusto Marini)
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Post n°875 pubblicato il 21 Dicembre 2014 da valerio.sampieri
Il Dittamondo di Fazio degli Uberti CAPITOLO XXV "Mille anni con cinquanta cinque apresso si scrivea, quando il terzo Arrigo venne per la corona, com’io dissi adesso. Ventinove con venti poi la tenne; onde al suo tempo imaginar ben dèi 5 che di piú novitá esser convenne. Qui funno lagrimosi gli occhi miei e per Italia le genti sí grame, ch’a pena il gran dolor dir ti saprei. L’uno piangea per la misera fame, 10 l’altro la gran mortalitade e trista, che sparta s’era per le nostre lame. E fu nel cerchio de la luna vista la pianeta di Venus tanto chiara, ch’io ne vidi segnare il piú salmista. 15 La vita di Giovanni santa e cara fiorio, a cui il Crocifisso inchina, quando col perdonato a lui ripara. Vidi allora la cisma e la ruina in fra due papi sí crudele e tale, 20 che niuno vi trovava medicina. Or questo imperador fu il primo, il quale fosse scomunicato per la Chiesa, ben ch’a dir taccia la cagion del male. Finito lui con ogni sua impresa, 25 Arrigo quarto, ch’alcun dice il quinto, tenne l’onor senz’alcuna contesa. Costui, poi ch’ebbe Pontremolo vinto, col fiero stuolo fe’ piangere Arezzo e mutar sito dov’è or dipinto. In ogni suo costume e ciascun vezzo seguio il padre: cosí il papa prese con piú de’ suoi, i quai nomar non prezzo. Costui col padre a guerreggiare intese e a la fine lo chiuse in un castello, 35 dove il suo tempo sospirando spese. Costui un papa fe’, Bordin, novello, lo quale nel papato poco stette, ché a ritroso fu posto in sul camello. Un anno dico e piú due volte sette 40 questo signor del mio si vide reda; pro fu e vago di far guerre e sette. Portarono i Pisan con altra preda di Maiolica le colonne e porte, di che Fiorenza poi e sé correda. 45 Dopo questo signore, a la mia corte per la corona seguitò Lottaro, lo quale a tale onor mi piacque forte. Nel mondo fu, al tempo suo, gran caro e vennon l’acque in Francia cosí meno, 50 che laghi e fiumi e fonti si seccaro. E vidi surger guerre nel mio seno per cagion d’un figliuol di Pier Leone, che fu senza misura e senza freno. E tanto, lassa!, fu la quistione, 55 che di Sansogna Lottaro tornato Innocenzo rimise in sua ragione. Molto fu questo imperadore amato, divoto a Dio e con la gente umile, e visse un anno e diece in questo stato. 60 E se deggio seguire il dritto stile, or mi conviene nominar Currado, largo, franco e di animo gentile. Questo signor, del qual parlando vado, non portò mai la mia corona in testa: 65 di che mi dolse, tanto m’era a grado. La croce prese a priego ed a richiesta del re di Francia e passò oltra mare, ben ch’a l’andar sofferse gran tempesta. Assai del suo valore udio contare; 70 a la fine Loisi si ridusse in Francia ed ello ne la Magna a stare. Un poco pria che tutto questo fusse, per gran servigi che Genova e Pisa fenno a la Chiesa, il papa si condusse 75 d’accrescer loro onore e qui t’avisa che ciascheduno arcivescovo avesse i vescovadi sotto lor divisa. Cinque e diece anni mi par che vivesse questo Currado, il quale chiamo re, 80 chè ’mperador non è, s’io nol facesse. In questo tempo il Fiorentin disfé la forte rocca di Fiesole antica per guisa che poi mai non si rifé. Qui non bisogna che ’l modo ti dica, 85 ch’assai ne son che ’l sanno in questo mondo: bon fu lo ’ngegno e poca la fatica. Da notare è, e però nol nascondo: in questo tempo venne men Giovanni, lo quale era vivuto in questo mondo, 90 secondo il dir, trenta sei croci d’anni. |
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