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GENOA
UN AMORE GRANDE
La sera di giovedì 7 settembre, il portone del civico numero 10 di via Palestro, nel nuovo cuore della città di Genova edificato poco più di una decina d'anni prima, era aperto. Alla spicciolata arrivarono dei singolari personaggi che, a vederli oggi, si sarebbe detto fossero appartenuti al Circolo Pickwick. Se l'aspetto tradiva la loro provenienza, i loro cognomi - come si seppe più tardi - non potevano che confermarla: Charles De Grave Sells, S.Green, G.Blake, W.Riley, D.G.Fawcus, Sandys, E.De Thierry, Jonathan Summerhill Senior e Junior, e soprattutto Charles Alfred Payton. Questi, futuro baronetto dell'Impero Britannico, era il Console generale di S.M. la Regina Vittoria a Genova. E l'appartamento (all'interno 4) che accolse l'allegra compagnia d'Albione era proprio la sede del Consolato inglese nella Superba. La cerimonia che stava per andare in scena era l'ufficializzazione del circolo sportivo che da oltre un anno svolgeva una indefessa attività, àuspici e protagonisti i residenti britannici nel capoluogo ligure: il Genoa Cricket and Athletic Club.
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ULTIMI COMMENTI
Post n°366 pubblicato il 29 Giugno 2009 da riddik61
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Post n°360 pubblicato il 05 Dicembre 2008 da riddik61
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Post n°359 pubblicato il 27 Novembre 2008 da riddik61
Per le Banche e i loro padroni IL FONDO. Il provvedimento prevede la nascita di un fondo da 20 miliardi di euro per interventi in istituti di credito qualora dovessero entrare in difficoltà. Il governo non entrerà nel capitale delle banche, ma se la Banca d'Italia o le banche stesse registreranno una capitalizzazione insufficiente, quel capitale lo metterà lo Stato. Questa partecipazione pubblica sarà però sterile ai fini del potere, senza diritto di voto. Per le famiglie Un pacchetto anti-crisi per 4 miliardi di euro. Si conferma l'intervento del governo previsto per venerdì prossimo che sarà suddiviso tra famiglie e imprese. Da http://scheggedivetro.blogosfere.it Finalmente arriva il pacchetto di aiuti alle famiglie del governo Berlusconi. Stop agli aumenti per ferrovie ed autostrade, social card per gli anziani (40 euro al mese) e soprattutto un bonus per le famiglie: da 150 a 900 euro. Non proprio spiccioli, soprattutto per chi non arriva a fine mese. Ma quali sono i requisiti per accedere al bonus ? Essere pensionati o famiglie con un reddito inferiore ai 20 mila euro. Una soglia molto bassa, non credete ? Basta che in famiglia ci siano due persone che lavorano (ad 800 euro al mese) e la soglia è superata. Ovviamente c'è un'altra possibilità: quella di essere evasori. Se evadete il fisco potete accedere al bonus. Prendete 2 mila euro al mese ? Avete macchinone e villa al mare ma risultate nullatenenti ? Ecco che anche per voi c'è un bel bonus che vi aspetta. Visto che i soldi non ci sono, continuano a dirlo tutti, sarebbe forse il caso di non sprecarli regalandoli a chi non ne ha nè diritto nè bisogno. Ma temo che, come sempre, queste speranze rimarranno disilluse. |
Post n°358 pubblicato il 27 Novembre 2008 da riddik61
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Post n°357 pubblicato il 25 Novembre 2008 da riddik61
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Post n°356 pubblicato il 25 Novembre 2008 da riddik61
Si ritorna dopo un periodo di stanca, perchè l'incazzatura aumenta. Aumenta lo schifo che provo per un governo fascista che non fà nulla per la gente che ogni giorno si suda il salario, che si è sudata la pensione, pre i precari che non hanno e non avranno tutto questo. Per un opposizione vergognosa che utilizza il compromesso e i "pizzini" da una parte, e dall'altra è tenuta in vita da un ex poliziotto che tutto può essere tranne che di sinistra. Torno incazzato e avvilito per un Italia in mano a politici che sono lo specchio di una parte di cittadini che hanno votato e avvallato questo sfacio. Torno per i tagli alla scuola, per Gelli in televisione, per le picconate costanti e continue alla lotta partigiana, alle classi per immigrati, per i fucili di Bossi, per gli omicidi sul lavoro, per........... Potrei continuare all'infinito, resta il fatto che torno perchè RIBELLARSI E' GIUSTO. Un abbraccio Riddik |
Post n°355 pubblicato il 04 Giugno 2008 da riddik61
Deliri di Borghezio Biografia da http://it.wikipedia.org/wiki/Mario_Borghezio Laureato in giurisprudenza, esponente della Lega Nord, è stato consigliere comunale di Torino, deputato alla Camera dal 1992 al 2001, sottosegretario alla Giustizia nel 1994 durante il primo governo Berlusconi. È stato anche Presidente del cosiddetto Governo della Padania dal 1999 al 2004. Prima di militare nella Lega Nord ha avuto esperienze sia nel movimento monarchico che negli ambienti dell'estrema destra extraparlamentare. Ha affermato di avere militato da giovane nel movimento Giovine Europa (movimento internazionale di ispirazione "nazionalrivoluzionaria" fondato da Jean Thiriart e in cui militò in gioventù Renato Curcio). Ha partecipato in tempi recenti ad alcuni convegni internazionali dell'estrema destra. Attualmente è deputato del Parlamento europeo, di cui è membro dal 2001 e al quale è stato rieletto nel 2004 per la lista della Lega Nord nella circoscrizione Nord-Ovest, ricevendo 35.000 preferenze. Non è più iscritto, così come gli altri parlamentari della Lega, al gruppo euroscettico nazionalista Indipendenza e Democrazia e, dal 27 aprile 2006 siede tra i membri non iscritti. Nel marzo 2006, infatti "Indipendenza e Democrazia" aveva espulso temporaneamente i parlamentari della Lega per divergenze sulla gestione dei fondi del gruppo e a causa delle provocazioni di Roberto Calderoli in seguito alla pubblicazione delle caricature di Maometto sul Jyllands-Posten che hanno portato alle dimissioni di quest'ultimo dal governo. Borghezio è membro della Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni; della Commissione per le petizioni; della Commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori; della Commissione per l'industria, la ricerca e l'energia; della Delegazione alla commissione parlamentare mista UE-Romania; della Delegazione all'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE. Procedimenti penali a suo carico e azioni "particolari" Nel 1993 è stato condannato a pagare una multa di 750.000 lire per violenza privata in relazione ad un episodio risalente al 1991, quando aveva trattenuto per un braccio un venditore ambulante marocchino, illegalmente in Italia, di 12 anni per consegnarlo ai carabinieri. Il 19 gennaio 2001 è stato aggredito su un tram in centro a Torino, e colpito da uno sconosciuto individuo, che si è poi allontanato a piedi. Nel luglio del 2005, durante un intervento del Presidente della Repubblica Carl Azeglio Ciampi al Parlamento Europeo si è reso protagonista, insieme ad altri parlamentari della Lega Nord, di una vivace contestazione contro l'introduzione dell'euro, da lui considerata colpevole dello stato di crisi dell'economia italiana. Per questo motivo è stato fatto allontanare dall'aula. Nel luglio 2005 è stato anche condannato in via definitiva a due mesi e venti giorni di reclusione, commutati poi in una multa 3.040 euro, perché responsabile dell'incendio, aggravato da finalità di discriminazione, appiccato ai pagliericci di alcuni immigrati che dormivano sotto un ponte a Torino nel luglio 2000. La sera del 17 dicembre del 2005 balza alle cronache per un'aggressione subita in treno sulla tratta Torino-Milano per iniziativa di alcuni no-global e simpatizzanti dei centri sociali; Borghezio e i no-global avevano preso parte a due distinte manifestazione NO-TAV in Val di Susa. I carabinieri avevano sconsigliato in precedenza a Borghezio di salire su quel treno, considerandolo, per lui, poco sicuro. Fece scalpore il fatto che i giovani no-global lo insultarono con il termine "ebreo". A febbraio 2006 la situazione si ripete a Livorno, dove Borghezio stava tenendo un comizio organizzato dalla Lega Nord Toscana; fuori dalla sala civica si verifica un attacco congiunto di un centinaio di no-global e di frange estremiste degli ultrà livornesi respinto dalla forze dell'ordine. Il giorno 11 Settembre 2007 l'eurodeputato leghista è stato fermato dalla polizia prima di una manifestazione contro l'Islam a Bruxelles. Borghezio racconta di essere stato malmenato, prima di essere fermato insieme a un'altra ventina di persone. In realtà i fermati sono oltre 150, compresi il leghista, il leader e il presidente del partito fiammingo di estrema destra, il Vlaams Belang, Filip Dewinter e Frank Vanhecke. Tutti i fermati sono stati caricati su furgoni con i vetri oscurati e portati al Palazzo di Giustizia. Poco dopo le 18 Borghezio ha lasciato il palazzo di giustizia di Bruxelles. La manifestazione anti-Islam era stata vietata dal comune di Bruxelles, nonostante ciò gli organizzatori (riuniti dalla sigla Stop the islamization of Europe) avevano annunciato che l'avrebbero comunque attuata. |
Post n°354 pubblicato il 31 Maggio 2008 da riddik61
Mi scusi Presidente non è per colpa mia ma questa nostra Patria non so che cosa sia. Sono le parole con cui inizia la canzone di Giorgio Gaber “io non mi sento Italiano”, e di questo sento la necessità di parlare, io oggi non mi sento più essere Italiano. Un paese che combatte la mafia senza riuscire a sconfiggerla sul territorio e nella testa della gente, dove dopo 30 anni di emergenza rifiuti le strade di parte della Campania sono invase da cataste di rifiuti e parte di quel territorio è inquinato da discariche abusive. Un paese dove la precarietà non è solo lavorativa, ma ormai è parte integrante della nostra esistenza di tutti i giorni, dove io lascerò un sistema di diritti e di salvaguardia sociale devastato e cannibalizzato dal politico di turno. Una classe politica che mi fa rimpiangere i Fanfani, i Longo, i De Martino, fatta di nani e ballerine dove andare al potere è il fine supremo. Dove una conversione religiosa, che dovrebbe essere una cosa personale, un momento alto, intimo, è sbattuta in pasto alla televisione, con il benestare di chi là fatta, alla stregua del programma “C’è posta per te”. Potrei continuare, la televisione, l’Alitalia, la 194, i diritti delle coppie, la chiesa, l’immigrazione, la costituzione, come vede gli argomenti sono molteplici e stanno a testimoniare che non siamo un paese normale. Andrò a votare per testimoniare il mio essere diverso, ma sono convinto che non basta più, io voglio dissociarmi da una classe politica che non mi rappresenta, da una larga parte di popolazione, proletaria e salariata, che pensa solo al proprio orticello, e non si accorge di essere come il Rumeno o l’Albanese che tanto disprezza, usata e sfruttata. Non posso essere per questione di studi “un cervello in fuga”, sarei già emigrato verso altri lidi, ma con questa lettera voglio esternare tutto il mio malessere, la mia rabbia per un paese in cui non mi riconosco più. “Questo bel Paese
Con amarezza, distinti saluti.
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Post n°353 pubblicato il 07 Aprile 2008 da riddik61
Viviamo in un paese attraversato da un’ondata liberista e conservatrice a tutto campo: contro i lavoratori e lavoratrici impoveriti da oltre venti anni di politiche orientate dall’Unione europea; contro i diritti civili e la laicità a opera di un Vaticano immerso in una logica oscurantista; contro l’ambiente e le comunità locali da parte di una logica del profitto che devasta le risorse e mette a rischio la salute; contro le istanze della pace e del futuro a opera di una guerra globale di cui l’Italia è tra gli artefici. Contro questa cappa si sono mobilitati negli anni passati milioni di persone che hanno poi permesso la vittoria dell’Unione contro le destre populiste, razziste, clericali e autoritarie. Questa carica è andata distrutta e devastata dall’esperienza del governo Prodi e della sinistra tradizionale che ha avallato la guerra, le politiche filopadronali, la subordinazione alle gerarchie vaticane. Quello da cui usciamo è un disastro politico e materiale ben raffigurato dai volti di Prodi, Bertinotti, D’Alema, lo stesso Veltroni. Per uscire dalla crisi servono due cose: il protagonismo diretto dei lavoratori e delle lavoratrici, dei precari, dei giovani, delle donne, dei migranti; e serve un’altra sinistra che non sia compromessa con il fallimento del governo Prodi e con il centrosinistra, una sinistra che fa quello che dice – come dimostra il comportamento parlamentare di Franco Turigliatto – che lavori alla ricostruzione di un progetto alternativo, di classe e anticapitalista. E serve anche un programma e un’iniziativa di trasformazione sociale per rispondere ai bisogni più immediati e alle istanze che provengono dalla società, dai movimenti, dai luoghi del conflitto sociale. 1) La prima emergenza è quella salariale: di fronte al 20% delle famiglie sotto la soglia di povertà, a salari che si sono dimezzati con l’euro, a uno spostamento di ricchezza verso l’alto serve innanzitutto un aumento netto del reddito mensile di almeno 300 euro da realizzare con almeno tre strumenti: la diminuzione dell’Irpef per i redditi più bassi e l’aumento delle aliquote per quelli più alti; il recupero del fiscal drag; l’introduzione per legge di un salario minimo (1.300 euro) introducendo un meccanismo automatico di adeguamento all’inflazione reale dei salari e dei redditi (scala mobile). Ma noi riproponiamo anche il tema della riduzione d’orario e quindi delle 35 ore a parità di salario. 2) Per ottenere risorse aggiuntive, aumentare i salari, migliorare il reddito complessivo e i servizi sociali, serve un forte aumento dell’imposizione fiscale che colpisca i redditi più alti – avvantaggiati negli ultimi quindici anni da centrodestra e centrosinistra – la tassazione progressiva delle rendite finanziarie a esclusione dei redditi dei pensionati e lavoratori a basso reddito (iscrizione delle rendite nella dichiarazione redditi). Ma serve anche una Patrimoniale sui beni immobili e mobili delle grandi imprese, delle società finanziarie, sui beni di lusso, sugli immobili del Vaticano. Questa misura è la sola che possa risarcire da venti anni di prelievi alle tasche dei lavoratori/trici. Ed è una misura che rende credibile, oltre che necessaria, l'abolizione dell'Ici sulla prima casa. 3) Si continua a morire sul lavoro e si continuerà se non si prenderanno misure drastiche. Le uniche misure accettabili sono l’aumento significativo dei controlli e l’inasprimento delle pene per le imprese responsabili di omicidi sul lavoro. Servono almeno 10.000 ispettori del lavoro da assumere riducendo le spese militari – o dirottando risorse umane da questo comparto alla previdenza pubblica – e colpendo i profitti delle imprese. Serve un intervento urgente sui lavori nocivi a partire dall’amianto, riqualificando e soprattutto tutelando quei lavoratori e lavoratrici che si sono ammalati e che non godono delle necessarie garanzie. 4) Dal 1997, con il pacchetto Treu, passando per la legge 30 e poi con il Protocollo sul Welfare, la flessibilità sul lavoro è aumentata peggiorando le condizioni di vita di chi lavora, aumentando le morti. È ora di abolire tutte quelle leggi e battersi per misure che combattono la precarietà, estendano le garanzie minime (contributi, maternità, stabilità dell’impiego) fino all’introduzione di un Salario Sociale per i disoccupati e i precari (1.000 euro mensili netti). 5) Dopo venti anni di massacro delle pensioni è ora di ritornare a un sistema pubblico che garantisca il futuro dei lavoratori, che abbatta il potere delle assicurazioni private che non si faccia intrappolare dai fondi pensione. Serve un sistema pubblico – quello esistente è perfettamente in equilibrio se fosse ripulito dal peso dell’assistenza sociale – sotto il controllo dei lavoratori, con sistema a ripartizione e con metodo retributivo (pensione commisurata agli ultimi stipendi), per impedire le nuove povertà e assicurare una vecchiaia dignitosa. 6) A devastare la vita quotidiana di lavoratori e lavoratrici, soprattutto di giovani alle prese con il proprio futuro c’è il peso dei mutui ipotecari per acquistare la prima casa. Serve una politica di lotta alle speculazioni immobiliari, di requisizione delle case sfitte, di riqualificazione del patrimonio edilizio esistente e di reintroduzione di forme di equo canone, per garantire a tutti e tutte il diritto a un alloggio dignitoso. Serve una grande banca nazionale, pubblica, controllata dai lavoratori e dagli utenti, che adotti una politica “sociale” dei prestiti e che sia da supporto a un piano economico ambientale e di riconversione. 7) Le risorse del resto ci sono basta cercarle. Ad esempio nelle spese militari che il governo Prodi ha aumentato di oltre 5 miliardi in due anni. Riduzione drastica delle spese militari, riconversione dell’industria bellica – da tenere sotto il rigoroso controllo pubblico – progressiva riconversione dell’esercito a uso civile e finalizzato alla difesa del territorio. Nessun sostegno alle moderne “guerre umanitarie” e alle missioni internazionali, ritiro immediato e incondizionato di tutte le truppe all’estero, uscita dalla Nato, chiusura delle basi militari straniere, sono i primi passi per una politica di pace e una diversa destinazione delle risorse finanziarie. 8) Sono passati quindici anni dalle prime, grandi privatizzazioni avvenute in Italia. Con il ruolo decisivo del centrosinistra, a partire da Prodi, lo Stato ha venduto gran parte delle sue strutture: la Telefonia, le Autostrade, una parte dell’Energia, le Banche. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: tariffe più care, servizi più scadenti e, guarda caso, dove è stata mantenuta una quota pubblica, profitti molto alti (Eni). È venuto il momento di ripubblicizzare le grandi società industriali: Telecom, Eni, Enel, Autostrade, per ridurre le tariffe e mettere al servizio sociale i lauti profitti che provengono da questi settori. Allo stesso tempo, bisogna rilanciare servizi pubblici partecipati, posti sotto il controllo dei lavoratori e degli utenti, impedendo ogni forma, anche parziale, di privatizzazione e liberalizzazione, ripubblicizzando ciò che è già stato venduto. 9) Tra i servizi pubblici essenziali, oltre a sanità e previdenza c’è l’istruzione massacrata da oltre un decennio di politiche, di destra e di centrosinistra, aziendaliste e fallimentari. Lo sfascio è sotto gli occhi di tutti, le ricette si assomigliano sempre, il governo Prodi ha saputo solo aggravare una situazione già compromessa. Noi vogliamo un’istruzione pubblica al 100%, stipendi decenti per gli insegnanti, l’immediata regolarizzazione dei precari, la fine delle Università di serie A e B prodotte dal 3+2, un nuovo status per i ricercatori, un diritto allo studio concreto fatto di una tendenziale eliminazione delle tasse e di servizi affidabili per gli studenti. 10) Garantire la proprietà e il controllo pubblico dei servizi sociali è anche il modo per attivare politiche di difesa ecologica dei territori. Il caso dei rifiuti in Campania è emblematico: oltre al disastro di un intero ceto politico, a partire da Bassolino e da tutto il centrosinistra, abbiamo assistito all’arricchimento illecito di una miriade di strutture private, a cominciare da quell’Impregilo che chiama in causa i Romiti. Serve una politica di difesa ambientale al 100%: no ai rigassificatori, al ritorno del nucleare, agli inceneritori, alle centrali a carbone, alla TAV. Vogliamo un sistema integrato di raccolta rifiuti, la raccolta differenziata e il riciclaggio. Vogliamo la tutela delle acque e la riduzione del consumo di acqua da parte di industrie e agricoltura, lo stop alla cementificazione, l'energia pulita, un sistema che faccia pagare alle imprese il costo sociale degli imballaggi eccessivi. È necessaria, inoltre, una politica di riduzione drastica delle emissioni di gas, a partire dalla produzione industriale e attraverso la promozione del trasporto su ferro e del trasporto pubblico, contro il primato del trasporto individuale su gomma. 11) Difesa dell’ambiente, qualità della vita richiedono anche una politica pulita. Basta con i privilegi della “casta”, non per una rivolta demagogica contro la politica in generale ma per una politica che rompa le separazioni e incentivi la partecipazione e la democrazia diretta. Serve una rivoluzione democratica: riduzione drastica delle indennità almeno della metà, limite ai mandati, rotazione degli eletti, elezione delle alte cariche dirigenziali nei servizi pubblici. Solo la partecipazione diretta, non delegata, espressione del conflitto sociale e delle istanze che provengono dal basso può aprire nuovi spazi pubblici per la democrazia. 12) L’emergenza non è oggi solo sociale ma anche democratica e civile. Viviamo in un tempo segnato da vecchie e nuove forme di razzismo anche “istituzionale” con i vari decreti e patti sulla sicurezza, pratiche autoritarie, in cui la Chiesa recupera la tradizione più oscurantista e tenta di ingeritisi nella vita quotidiana. Siamo contro il razzismo e per la conquista di nuovi diritti: per il diritto di cittadinanza di residenza, l’abolizione della Bossi-Fini e del legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro, la chiusura dei Cpt, per la libertà di circolazione dei/delle migranti 13) Siamo per diritti civili, non negoziabili e non subordinabili a nessuna gerarchia ecclesiastica. Diritto alla libera sessualità, diritto all’autodeterminazione delle donne, difesa della 194, diritto ai PACS, rifiuto delle ingerenze e diritto al dissenso contro ogni dogma imposto. Per questo siamo al fianco degli studenti e dei professori che hanno contestato il Papa, delle donne che si battono contro la violenza maschile dei gay lesbiche, trans che vogliono vedere affermato il proprio diritto alla libera sessualità. 14) Siamo antiproibizionisti e rifiutiamo la criminalizzazione del consumo di droghe. Per questo ci battiamo per la liberalizzazione di quelle leggere e la legalizzazione delle altre. 15) Vogliamo uscire dall’emergenza democratica di cui è prigioniero questo paese. Quindici anni di maggioritario hanno moltiplicato le sigle e stabilizzato le politiche, tutte legate al rispetto dei parametri di Maastricht, alla fedeltà agli Usa, alla subordinazione al Vaticano. Oggi si profila una nuova svolta autoritaria di stampa presidenzialista. Noi siamo per il proporzionale senza sbarramenti, per la libera dialettica e per i governi fondati sui programmi. Siamo per la rotazione degli eletti, per il limite di mandato a due legislature, per il divieto di cumulo degli incarichi, per la democrazia diretta e partecipata, per il potere dal basso a partire dai luoghi della produzione sociale. Un tale programma non si realizza semplicemente con un bel risultato elettorale ma ha bisogno di almeno due condizioni: una partecipazione e un protagonismo di massa, la possibilità di decidere e di determinare le grandi scelte. Noi siamo dalla parte dei movimenti contro la base di Vicenza, contro la Tav in Val di Susa, contro gli inceneritori e la devastazione ambientale, siamo con le donne in lotta per la propria autodeterminazione, con i lavoratori e lavoratrici per gli aumenti salariali, con gli studenti per il diritto allo studio, con il movimento lgtbq per la laicità e i diritti civili contro le ingerenze vaticane. Questi movimenti sono il sale della politica e la loro organizzazione e autorappresentazione è condizione essenziale del cambiamento. Non ci proponiamo quindi di rappresentare nessun movimento di lotta né vogliamo avocare a noi le sole istanze della trasformazione sociale. Ma noi siamo anche per la formazione di un nuovo soggetto anticapitalista, protagonista di lotte e vertenze che si pone il problema di una visione generale del cambiamento radicale della società. La presenza di Sinistra Critica a queste elezioni non equivale alla chiusura di un progetto di lungo periodo, la ricostruzione di una sinistra anticapitalista e di classe per la quale continueremo a spendere le nostre energie. Ci presentiamo alle elezioni ma non stiamo fondando, da soli, un nuovo partito. Vogliamo tenere aperto un percorso. Dichiararsi comunisti/e, ecologisti/e, femministe non prefigura alcuna facile sommatoria ma una strada da percorrere con altri/e. |
Post n°352 pubblicato il 03 Aprile 2008 da riddik61
Il 13 e 14 aprile in Italia ci saranno nuovamente le elezioni politiche. Il governo di centrosinistra, guidato da Prodi e sostenuto da Rifondazione Comunista, è caduto. Le sue politiche liberiste di sostegno alle esigenze di Confindustria e la sua decisione di proseguire l’occupazione militare dell’Afghanistan l’hanno screditato di fronte ai settori popolari, che non vedono più la differenza tra sinistra e destra. Davanti a un tale fallimento e a un tale smarrimento, la demagogia di Berlusconi rischia di portare a casa dei frutti. |
INFO
CHE GUEVARA
HO SENTITO CHE NON VOLETE IMPARARE NIENTE
Ho sentito che non volete imparare niente.
Deduco: siete milionari.
Il vostro futuro è assicurato - esso è
Davanti a voi in piena luce. I vostri genitori
Hanno fatto sì che i vostri piedi
Non urtino nessuna pietra. Allora non devi
Imparare niente. Così come sei
Puoi rimanere.
E se, nonostante ciò, ci sono delle difficoltà, dato che i tempi,
Come ho sentito, sono insicuri
Hai i tuoi capi che ti dicono esattamente
Ciò che devi fare affinché stiate bene.
Essi hanno letto i libri di quelli
Che sanno le verità
Che hanno validità in tutti i tempi
E le ricette che aiutano sempre.
Dato che ci sono così tanti che pensano per te
Non devi muovere un dito.
Però, se non fosse così
Allora dovresti studiare.
-Bertolt Brecht
UN DOVEROSO RICORDO
Campagna di “sbattezzo”
Il più importante riconoscimento giuridico ottenuto dall’UAAR.
In risposta all’arroganza delle gerarchie ecclesiastiche, abituate a millantare cifre fantasiose sul numero dei proprî fedeli basate sui battesimi, l’UAAR ha sensibilizzato i proprî soci a chiedere alle parrocchie la cancellazione del proprio nome dai registri dei battezzati.
L’indisponibilità dimostrata dal clero cattolico ad accogliere questa richiesta ha spinto l’UAAR a presentare un’istanza al Garante per la tutela della privacy: quest’ultimo, nel settembre 1999, si è pronunciato sull’argomento riconoscendo il diritto di ogni cittadino a veder annotata la propria volontà di non essere più considerato un fedele della Chiesa cattolica. Il 21 novembre 2002 la Conferenza Episcopale Italiana, riunita in seduta plenaria, ha preso ufficialmente atto della legittimità delle richieste di cancellazione degli effetti civili del battesimo formulate dai soci UAAR.
Da allora, migliaia di cittadini italiani si sono “sbattezzati”, anche se nel frattempo l’obiettivo “statistico” è venuto meno (le cifre diffuse sui battesimi sono comunque non vere).
Il timore di subìre pratiche religiose quando non si hanno più le forze per impedirle; la spinta a uscire da un’organizzazione sempre meno religiosa e sempre più politicizzata, mandandole un segnale molto forte; la volontà di non essere più considerato, da un punto di vista legale, subordinato alle gerarchie ecclesiastiche; la scelta di essere coerenti fino in fondo; l’orgoglio di rivendicare la propria identità atea: tutte queste motivazioni hanno creato un vero e proprio fenomeno di costume, che ha attirato l’attenzione di diversi media.
Per maggiori dettagli consultate la scheda relativa: troverete anche un modulo pro-forma da compilare e spedire per cancellare ogni effetto civile derivante dall’appartenenza alla Chiesa cattolica.
QUARCÖSA
Aldo Gennaro
Ho bezëugno de creddein quarcösa
co no segge lontan
comme o çê.
Quarcösa co segge ciù vixin,
ciù concreto,
co me parle, co me stagghe a sentî.
Co me dagghe amicizia, emoziôin, amô.
Co me fasse sognà.
Che insemme se posse
giöi, soffrî
de tûtto quello che o futuro
da vitta o l'avià da parte pe noî.
E questo quarcösa
vêuriae che ti fosci tì.
Inviato da: giampi1966
il 03/08/2010 alle 22:22
Inviato da: giovanilotta
il 14/05/2009 alle 00:51
Inviato da: ciemmetre
il 27/11/2008 alle 12:08
Inviato da: Antares.89
il 15/11/2008 alle 18:33
Inviato da: sterminatore1986
il 30/09/2008 alle 22:33