Creato da: famigliaarcobaleno il 10/10/2011
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Famiglia Arcobaleno - I - Jannick - Parte 4

Post n°8 pubblicato il 02 Novembre 2011 da famigliaarcobaleno

 

Attenzione, se é la prima volta che leggi questo racconto, ti consiglio prima di leggerti le parti precedenti, ovvero:

Famiglia Arcobaleno - I – Presentazione
Famiglia Arcobaleno - I - Jannick - Parte 1
Famiglia Arcobaleno - I - Jannick - Parte 2
Famiglia Arcobaleno - I - Jannick - Parte 3


Questo é il seguito del racconto. Buon Divertimento!

 

 

Il viaggio verso casa sembrava durasse un’eternità. Jannik aveva voglia di rivedere la mamma, e sfogarsi con lei delle paure che aveva accumulato.

Dopo un paio d’ore era sull’uscio della porta di casa. La mamma lo vide dalla finestra della cucina, e uscì fuori per abbracciarlo. Quando entrarono, gli disse che aveva preparato il pranzo, quindi poteva accomodarsi subito a tavola. Dopo il pranzo, la mamma disse a Jannik che qualche giorno prima la polizia li aveva portato alla centrale, e dopo aver fatto vedere una copia della tua denuncia chiesero della persona che era andato in camera insieme al suo compagno. La persona è una persona molto influente, per questo non hanno rilevato il nome, o meglio la madre disse ai poliziotti che non sapeva chi fosse, ed il compagno si era rifiutato di dare maggiori dettagli della persona. Anche per questo in questo momento era ancora in prigione.

Jannik rimase ad ascoltare il racconto senza dire una parola. Quando la mamma finì, si alzò e disse che era stanco, e che voleva dormire per un paio d’ore.

I giorni seguenti passarono senza nessuna novità rilevante. Le vacanze oramai stavano volgendo alla fine. Un fine settimana ebbe la possibilità di andare di nuovo a Monaco e rivedere Regis e Cristine. Oramai anche per loro si avvicinava sempre più la data di partenza per gli Stati Uniti.

Il periodo natalizio era oramai alle porte, e anche l’aria che si respirava era quella festiva. Si facevano i preparativi per le varie cene del periodo festivo, si comprava qualche regalo (non tanti, dato che purtroppo i soldi non erano tanti). Jannik organizzò un altro week-end a Monaco, l’ultimo in cui avrebbe rivisto i suoi amici.

Col nuovo anno però l’aria in famiglia cambiò nuovamente. Nel frattempo era stato fissato il processo per il compagno della mamma. Un giorno la mamma mentre cenavano chiese a Jannik nuovamente se tutto quello che aveva raccontato alla polizia fosse vero. Erano mesi che non avevano più parlato, e Jannik rimase stupito nella domanda della mamma.

“Si, tutto quello che la polizia ha scritto nella denuncia è tutto vero. Mi dispiace solo che non abbiano ancora identificato l’altra persona.”

“Senti Jannik, domani ci sarà un primo incontro con il giudice. Una persona amica ci ha messo a disposizione uno dei più influenti avvocati di Monaco. Vediamo se riusciamo a fare annullare la tua denuncia. In definitiva non ti è successo niente, e c'è sempre la parola di 2 persone adulte che possono negare quello che hai detto. Naturalmente se ritiri la denuncia, sarà molto più facile. In qualche modo l’avvocato ci ha detto che riuscirà ad archiviare il tutto senza danni per noi e per te. Ah, dimenticavo, la persona amica ci ha promesso un consistente regalo che cambierà la vita a noi ed a te! Ci darà 70000 Euro se non facciamo il suo nome. Se poi tu collabori ci darà 150000 Euro”

Jannik rimase con la bocca spalancata mentre la mamma parlava. Riusciva a stento a credere a quello stava ascoltando. Dopo che finì di parlare, rimase per almeno un paio di minuti senza parola, quando ritrovò la forza di balbettare qualche sillaba.

“Ma, ma... hai capito che quelle persone hanno cercato di abusare di me? Per me era chiaro che tu non hai voluto rilevare il nome dell’altra persona, ma capisci che se anche il tuo ex esce fuori, può darsi che ci riproverà di nuovo?”

“Non fare il bambino. Primo, non è il mio ex, ma è ancora il mio compagno. E se vuoi, un giorno può diventare anche tuo padre. Secondo, l’altra persona ci ha promesso tanti di quei soldi se riusciamo a non coinvolgerlo che possiamo alzare il nostro tenore di vita. Abbiamo 50000 euro di debiti, e con quei soldi possiamo ripagarli subito. Capito perché è necessario che tu ritiri la denuncia? Comunque, anche se non lo fai, sicuramente riusciamo a negare quello che hai dichiarato. Se collabori sarà molto più semplice per tutti noi.”

Jannik, senza dire una parola, si alzò e si precipitò in camera sua. Mentre entrava in camera si rese conto che stava piangendo come non mai. Si sentiva ferito, ma non tanto per gli uomini che avevano cercato di stuprarlo, ma nel realizzare di aver perso la speranza a cui si era aggrappato dopo la morte dei nonni, ovvero la mamma. Per lei in definitiva non interessava più di tanto se qualcuno avrebbe cercato di abusare del suo figlio. Più importante era che il suo compagno stupratore uscisse il prima possibile, e che il conto in banca avesse una cifra di rispetto.

Chiuse la porta della camera a chiave e crollò sul letto, e mentre pensava e ripensava alle parole che la mamma gli aveva appena detto, si addormentò.

La notte fu alternata da sogni belli in cui rivedeva i nonni felici che accudivano il loro nipote, a incubi veri e propri in cui un’orda di persone sinistre lo toccavano dappertutto, ed alcuni lo palpeggiavano nelle parti intime. Nel vedere che alcuni di loro si stavano togliendo i pantaloni, ogni volta saltava dal letto sudato e tremante. Ogni volta si rimetteva a dormire, ma gli incubi dopo un po ritornarono di nuovo.

La nuova giornata salutò Jannik con un mal di testa. La sveglia suonò puntualmente alle 7:00. Dopo aver sbrigato i bisogni mattutini, andò in cucina e tirò fuori degli affettati, del formaggio e dei panini del giorno prima. Scaldò i panini con il microonde, e dopo essersi versato del succo d’arancia in un bicchiere, iniziò la colazione. La mamma stava ancora dormendo. Il giorno prima, dopo che Jannik era andato in camera sua, era uscita. Non sapeva quando era ritornata, ma come era solito, non prima delle 4:00 del mattino.

Si avviò verso la scuola, e dopo le prime 2 ore di lezioni, andò nella sala computer. Voleva scrivere una email Regis.

Caro Regis,

Spero che l’America si stia abituando alla tua presenza. Quandomi racconterai un po delle tue nuove avventure? Hai nuovi amici Yankee? Tua madre? Ha iniziato a lavorare?

Purtroppo qui le cose non vanno molto bene! Mia mamma ha deciso di schierarsi dalla parte del suo compagno, e sta cercando di farlo uscire di prigione. Uno studio legale si sta interessando del caso, e mi stanno facendo pressione per ritrattare la denuncia che facemmo a Monaco. Non so cosa fare! Mi sa che tra qualche giorno uscirà di prigione e me lo ritroverò addirittura in casa come padre!

Non credo di sopportare questa situazione. Sto pensando a come uscirne fuori, anche con soluzioni estreme, ma poi credo che i miei nonni non sarebbero d’accordo nel rivedermi così presto!

Non so come mai, ma forse è il mio destino di ritrovarmi sempre nella cacca!

Adesso devo andare, le lezioni iniziano tra un paio di minuti.

Un abbraccio,

Jannik

Il tempo di controllare che l’email fosse stata inviata correttamente, e si precipitò in classe. Fortunatamente il professore di matematica era in ritardo di un paio di minuti. Il resto della giornata scolastica passò senza particolari annotazioni. Prima di tornare a casa, chiese all’amministratore dei computer se poteva dare un’occhiata alle sue email, anche se ora di chiudere la sala computer. L’amministratore, un ragazzo di non più di 27 anni, gli indicò un computer che era già acceso.

Nella posta trovò un’email di Regis.

Caro cucciolo,

Prima di scriverti questa email ho dovuto rileggere per almeno 5 volte quello che mi hai scritto. Ho verificato anche che non fosse uno scherzo o altro... ma non riesco ancora a realizzare quello che mi hai scritto! Ho contattato telefonicamente i miei amici a Monaco, sai quelli che conosci anche te. Sono tutti disponibili ad aiutarti. Se vuoi ti possono ospitare a casa loro. Se ci dovessero essere dei problemi con le loro famiglie, potresti stare a casa nostra di Monaco. In questo momento è vuota.

Inoltre ho parlato con mia mamma, ed anche lei è d’accordo di farti venire qui in America. Naturalmente non sappiamo ancora come, e soprattutto dato che per te sarebbe un cambio della tua vita, dovresti magari pensarci per bene.

Tienimi aggiornato, e per favore non fare mosse avventate. Ogni problema può essere risolto.

Un caro abbraccio da Regis

Mentre leggeva l’email, un paio di lacrime bagnarono le guance. L’amministratore si accorse dello stato del ragazzo, e chiese se ci fossero dei problemi, e se poteva fare qualcosa.

Jannik disse che era tutto a posto, e mentre si asciugava le lacrime, spense il computer e si avviò verso l’uscita della sala; non prima di aver ringraziato nuovamente per la disponibilità.

La sera la mamma annunciò che il compagno sarebbe uscito entro un paio di giorni, in attesa del processo. Processo che non ci sarebbe stato se lui avesse ritirato la denuncia. Jannik, senza fare alcun commento, andò in camera sua e cominciò a piangere sul letto. Oramai era da tanto tempo, forse 4 anni, che non abbracciava il suo orsacchiotto, ma in quel momento sentì la necessità di riabbracciarlo. Aveva bisogno di qualcuno che porgesse la propria spalla ai suoi problemi, ma i nonni erano oramai in cielo, ed il suo migliore amico era a migliaia di chilometri di distanza. Fu così che abbracciato al suo orsacchiotto, si addormentò.

Il giorno dopo, andò a scuola prima del solito, e dirigendosi verso la sala computer chiese al responsabile se poteva leggere le email prima che iniziassero le lezioni. Il responsabile, quello del giorno prima acconsentì e gli indicò un computer che era già acceso.

Aprì la sua posta, e si mise a scrivere subito un messaggio per Regis.

Caro Regis,

grazie la tua email, e per quello che hai scritto. Purtroppo i miei peggiori sogni si stanno avverando. Tra qualche giorno il bastardo me lo ritroverò in casa e forse sarò costretto anche a chiamarlo papà. Non sto a scriverti come mi sento in questo momento. Mi manchi. Ho perso i miei nonni, praticamente ho perso anche mia mamma, e tu sei lontano. Solo il mio orsacchiotto mi fa compagnia la notte. Purtroppo non ho nessuno con cui sfogarmi.

Scusa se non riesco a darti notizie belle.

Un abbraccio

Jannik

Dopo aver controllato che il messaggio fosse stato inviato correttamente, si precipitò verso la sua classe, come sempre dopo aver ringraziato il responsabile della sala computer, il quale disse a Jannik: “Oggi chiudo una decina di minuti più tardi. Se vuoi puoi venire e fare le tue cose!”. Jannik che nel frattempo era già fuori della sala computer, ringraziò facendo l’occhiolino.

Puntuale come un orologio svizzero si presentò dopo le lezioni in sala. Senza dargli il tempo di dire qualcosa, indicò quale computer poteva utilizzare.

Trovò un altro messaggio di Regis.


Caro Jannik,

Mi dispiace che non ricevo belle notizie da te in questi giorni, ma non ti preoccupare, prima o poi avremo tempo di raccontarci delle nostre cavolate. Adesso ho qualcosa di serio a cui pensare, ovvero al mio cucciolo che é in Germania.

La mamma ha parlato con un avvocato in Germania, e ci ha detto che per poter venire qui in America senza problemi devi essere maggiorenne. Prima hai bisogno dell’autorizzazione dei tuoi genitori, e penso che tua mamma non sia tanto felice di spedirti qui. Sto contattando un paio di altri amici che potrebbero aiutarti. Appena ho delle novità ti aggiorno.

Per il momento ti saluto con un abbraccio.

Regis

Jannik chiese se aveva poteva restare un altro paio di minuti, il tempo di scrivere un messaggio. Il responsabile annuì.

Caro Regis,

Grazie per il tuo conforto. Appena ho delle novità anche io ti mando un messaggio.

Un abbraccio a te e tua mamma

Jannik

Arrivato a casa vide che fuori era parcheggiata un auto che non aveva mai visto. Entrato in casa si ritrovò con il suo aguzzino in cucina che stava parlando con la madre. Appena si accorsero della sua presenza smisero di parlare e lo fissarono per un paio di minuti. Rimasero fermi, senza dirsi niente.

Per rompere l’aria tesa che c’era in cucina, la mamma annunciò che entro 5 minuti si poteva pranzare, e che poteva sedersi già a tavola.

Mangiarono senza parlare. I 2 adulti fissavano Jannik che nel frattempo mangiava lentamente.

“Jannik, adesso lui è qui. Come vedi, in un modo o nell’altro lui rimarrà qui. Se ritiri la denuncia semplificherai la vita a tutti.”

Jannik rimase in silenzio senza dire una parola. Si alzò da tavola e si avviò verso la sua camera. Entrato in camera, chiuse la porta a chiave,prese una foto dei nonni e sdraiandosi sul letto cominciò a piangere tenendo la foto stretta al cuore.

Dopo un’ora il compagno della mamma bussò alla porta.

“Jannik, apri la porta.” disse il compagno sbattendo il pugno sulla porta ripetutamente.

“Jannik, apri la porta, o sarò costretto a sfondarla”

Jannik rimase sul letto senza dire niente. Terrorizzato dalla voce del suo stupratore.

Visto che Jannik non reagiva alle minacce, cominciò a sbattere i pugni sulla porta sempre con più forza. Non avendo alcuna reazione decise di utilizzare le maniere forti, e con una spallata aprì la porta. Jannik balzò dal letto e si rannicchiò in un angolo della camera. Avrebbe voluto chiedere aiuto alla madre, ma sapeva che non saprebbe accorsa in suo aiuto.

L’aguzzino raggiunse Jannik e cominciò a picchiare il ragazzo. Per istinto Jannik cercava di parare i colpi, ma la forza dell’uomo non aveva confronti. Ad un certo punto Jannik vide l'occasione di dargli un colpo in mezzo alle gambe. L’uomo agiva sapendo che il ragazzo non avrebbe reagito, ma Jannik raccolse un po delle sue forze e tirò un calcio colpendo i gioielli del suo aguzzino.

L’uomo, non aspettandosi della reazione, indietreggiò dolorante dal colpo ricevuto. Dopo qualche secondo di smarrimento, si avventò nuovamente sul ragazzo, ma questa volta con più forza e più rabbia.

Quando finì, il ragazzo giaceva sul pavimento immobile. L’aguzzino uscì fuori dalla camera gridando che se non fosse per la madre lo avrebbe bastonato ancora più violentemente.


Continua...

 

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