ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 06/08/2012

NOVENA PER L'ASSUNZIONE DI MARIA DAL 6 AL 14 AGOSTO

Post n°7371 pubblicato il 06 Agosto 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

 O Vergine Immacolata, Madre di Dio e degli uomini, noi crediamo con tutto il fervore della nostra fede nella tua As­sunzione trionfale in anima e corpo al Cielo, dove sei accla­mata Regina da tutti i cori degli Angeli e da tutte le schiere dei Santi; ad essi ci uniamo per lodare e benedire il Signore che Ti ha esaltata sopra tutte le creature e offrirti il nostro omaggio ed il nostro amore. Ave Maria... 

O Maria assunta in Cielo in corpo ed anima, prega per noi.

     O Vergine Immacolata, Madre di Dio e degli uomini, noi sappiamo che il tuo sguardo, che maternamente accarezzava l'umanità umile e sofferente di Gesù in terra, si sazia ora in Cielo alla vista dell'umanità gloriosa della Sapienza increata, e che la letizia dell'anima tua, nel contemplare faccia a faccia l'adorabile Trinità, fa sussultare il tuo cuore di beatificante tenerezza; noi, poveri peccatori a cui il corpo appesantisce il volo dell'anima, Ti supplichiamo di purificare i nostri sensi, affinché apprendiamo fin da questa nostra vita terrena a gu­stare Iddio, Iddio solo, nell'incanto delle creature. Ave Maria...  

O Maria assunta in Cielo in corpo ed anima, prega per noi.

     O Vergine Immacolata, Madre di Dio e degli uomini, noi confidiamo che le tue pupille misericordiose si abbassino sulle nostre miserie e sulle nostre angosce, sulle nostre lotte e sulle nostre debolezze; che le tue labbra sorridano alle nostre gioie e alle nostre vittorie; che tu senta la voce di Gesù dirti di ognuno di noi, come già del suo discepolo amato: «Ecco il tuo figlio»; noi, che Ti invochiamo nostra Madre, Ti prendiamo come Giovanni, per guida, forza e consolazione della nostra vita mortale. Ave Maria... 

O Maria assunta in Cielo in corpo ed anima, prega per noi.

     O Vergine Immacolata, Madre di Dio e degli uomini, noi abbiamo la vivificante certezza che i tuoi occhi, i quali hanno pianto sulla terra irrigata dal sangue di Gesù, si volgano ancora verso questo mondo in preda alle guerre, alle persecu­zioni, all'oppressione dei giusti e dei deboli; noi, fra le tene­bre di questa valle di lacrime, attendiamo dal tuo celeste lume e dalla tua dolce pietà, sollievo alle pene dei nostri cuori, alle prove della Chiesa e della nostra Patria. Ave Maria... 

O Maria assunta in Cielo in corpo ed anima, prega per noi.

     O Vergine Immacolata, Madre di Dio e degli uomini, noi crediamo infine che nella gloria dove regni vestita di sole e coronata di stelle Tu sia, dopo Gesù, la gioia e la letizia di tutti gli Angeli e di tutti i Santi; da questa terra dove passiamo pellegrini, confortati dalla fede nella futura risurrezione, guar­diamo verso di Te, nostra vita, nostra dolcezza, nostra speran­za. Attiraci con la soavità della tua voce per mostrarci un giorno, dopo il nostro esilio, Gesù, il frutto benedetto del tuo seno, o clemente, o pia, o dolce Vergine Maria. Amen. Ave Maria...

O Maria assunta in Cielo in corpo ed anima, prega per noi.

Salve, o Regina... 

RIPETERE LA PREGHIERA PER NOVE GIORNI CONSECUTIVI

da "IL LIBRO DELLE NOVENE", Editrice Ancilla, C.P. 228, 31015 Conegliano TV (mail: ancilla@ancilla.it)

 
 
 

67 ANNI FA LA BOMBA ATOMICA AD HIROSHIMA. I MIRACOLI DI MARIA E IL RICORDO NELLA SPERANZA DI UN MONDO DI PACE

Post n°7370 pubblicato il 06 Agosto 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Ad Hiroshima, quel 6 agosto 1945, c’era anche una piccola comunità di otto gesuiti. Il loro presbiterio era proprio nel raggio di devastazione della bomba atomica. Ma sia loro che il presbiterio rimasero illesi. E attribuirono il miracolo al fatto che vivevano ogni giorno il mistero di Fatima. Quando ci si ricorda di Hiroshima, della prima bomba atomica della storia sganciata su una città, si pensa subito alla devastazione e alla morte che portò quell’atto di guerra. Tre giorni dopo, il 9 agosto, l’attacco atomico toccherà a Nagasaki, una città composta per due terzi da cristiani, e anche lì avverrà che un convento rimarrà miracolosamente illeso. E poi, più nulla. Il Giappone è rimasta l’unica nazione ad essere vittima di un attacco nucleare. Ma è anche una nazione che sa come rialzarsi, e che sa ricordare. E tra i ricordi di Hiroshima, c’è anche quello del miracolo ricevuto da otto padri gesuiti.

Il 6 agosto è il giorno della Trasfigurazione del Signore, ovvero di quando Gesù, accompagnato da Pietro, Giacomo e Giovanni, andò sul monte Tabor e fu trasfigurato davanti ai loro occhi. Il 6 agosto è anche il giorno di un’altra trasfigurazione, quella di Hiroshima. Erano le 8 e 15 del mattino quando un B-29 americano, l’Enola Gay, lanciò la sua bomba “Little Boy” su Hiroshima. La bomba scoppiò a circa 600 metri sulla città. Un flash, una palla di fuoco gigante, e tutto fu praticamente vaporizzato in un raggio di poco più di un chilometro e mezzo dal punto di impatto. Si stima che circa 80 mila persone persero la vita subito, e che il numero delle vittime crebbe rapidissimamente entro l’anno, a causa delle ferite e degli effetti delle radiazioni.

Eppure, non tutto è morte e devastazione. Ad Hiroshima c’era una piccola comunità di padri Gesuiti che viveva in un presbiterio vicino la parrocchia, situata a poco più di un chilometro dal punto di detonazione, proprio nel centro del raggio di totale devastazione. E tutti gli otto membri di questa comunità scamparono praticamente illesi dagli effetti della bomba. Il presbiterio rimase in piedi, quando due terzi degli edifici di Hiroshima erano crollati e a vista d’occhio intorno a loro non c’erano altro che edifici crollati.

Uno di questi sopravvissuti era padre Hubert Schiffer, un gesuita tedesco. Aveva 30 anni al momento dell’esplosione, e visse fino a 63 anni in buona salute. Negli anni seguenti ha viaggiato per raccontare la sua esperienza. E il Catholic Herald, anni fa, ha riportato uno stralcio della sua testimonianza registrata nel 1976, quando tutti e otto i gesuiti della comunità erano ancora vivi.

Il 6 agosto, dopo aver detto Messa, Schiffer si era seduto per fare colazione. Fu lì che vide il fascio di luce. Dato che Hiroshima aveva impianti militari, Schiffer ritenne che c’era stata qualche esplosione nel porto. Ma quasi subito si rese conto che non era così. “Una terribile esplosione – raccontava – riempì l’aria con un tuono rumorosissimo. Una forza invisibile mi sollevò dalla sedia, mi scagliò per aria, mi scosse, mi sbatte e mi fece girare intorno e intorno”. Ricaduto per terra, si risollevò e si guardò intorno, ma non vide niente da nessuna parte. Tutto era stato devastato.

Schiffer ebbe qualche ferita lieve, ma niente di serio, e anche dopo gli esami eseguiti dai medici dell’esercito americano e da scienziati hanno mostrato che né lui né i suoi compagni hanno poi sofferto di malattie causate dalle radiazioni o dalla bomba. Schiffer e i suoi fratelli gesuiti ne sono convinti. “Siamo sopravvissuti perché vivevamo il messaggio di Fatima. Vivevamo e pregavano il rosario ogni giorno nella nostra casa”.

Dopo Hiroshima, il governo giapponese rifiutò di arrendersi incondizionatamente, e per questo una seconda bomba atomica fu lanciata sulla città di Nagasaki tre giorni dopo. Nagasaki era un obiettivo secondario, perché il primo obiettivo era la città di Kokura. E c’è forse della sadica ironia della sorte nel fatto che alla fine la scelta ricadde su Nagasaki, la città dove erano concentrati due terzi dei cattolici in Giappone, i quali – dopo secoli di persecuzione – dovettero patire questo terribile colpo proprio alla fine della guerra.

Ma anche in questo caso c’è un’altra ironia, uno di quei paralleli di cui la storia è piena. Perché come il presbiterio gesuita non subì danni, così il convento francescano che San Massimiliano Kolbe – morto durante la guerra ad Auschwitz nel 1941 dando la vita al posto di un prigioniero - aveva stabilito a Nagasaki prima della guerra non ebbe danni dalla bomba che cadde lì. San Massimiliano, ben conosciuto per la sua devozione alla Vergine Maria, aveva deciso di costruire il convento proprio lì, alle falde del monte Hikosan, contro il consiglio di scegliere invece un’altra posizione e lo aveva chiamato Mugenzai no Sono (Giardino dell’Immacolata)  Ma, quando la bomba fu lanciata, il convento fu protetto dalla forza della bomba proprio grazie all’interposizione del monte Hikosan. Quindi si può dire che sia in Hiroshima che in Nagasaki ci sia stata la mano protettiva di Maria.

Una mano che si è vista chiaramente in un altro miracolo, a Nagasaki. Tra gli edifici ridotti in rovineci fu la cattedrale di Urakami, allora una delle più grandi chiese dell’Asia. Le vetrate si sciolsero a causa dello scoppio di “Fat Boy”, i muri caddero, l’altare si bruciò, le campane si liquefecero. Ma la testa di una statua di legno della Vergine Maria ( nella foto del post) sopravvisse tra le colonne collassate e i rottami della Chiesa. Fa quasi paura il modo in cui l’icona religiosa appare dopo lo scoppio: gli occhi della Madonna sono bruciati, la guancia destra è annerita e una screpolatura corre lungo il suo volto come fosse una lacrima. Tanto che Shigemi Fukahori, allora giovane sacerdote, sostiene che “la prima volta che ho visto la statua danneggiata, ho pensato che la Vergine Maria stesse piangendo. Ho pensato che è come se la vergine Maria ci stesse dicendo della miseria della guerra sacrificando se stessa. Questo è un significativo simbolo di pace che dovrebbe essere preservato per sempre”. I resti della statua sono ora dentro la chiesa ricostruita sullo stesso punto, a soli 500 metri dal punto di esplosione della bomba.

Mentre è stata completamente ricostruita la cattedrale di Hiroshima, considerata uno dei centri più importanti della cristianità in Giappone. A volerne la ricostruzione è stato Hugo Lassalle, un parroco tedesco di Nobori Church, che a stento è sopravvissuto alla bomba atomica. Lassalle ha dedicato la sua vita alla ricostruzione della Chiesa, che oggi è la “Memorial Cathedral for the World Peace”, la cattedrale memoriale per la pace del mondo. Una costruzione che lo stesso Lassalle volle si configurasse come una costruzione aderente ai canoni architettonici giapponesi e allo stesso tempo luogo di culto cattolico e memoriale. Sembravano canoni inconciliabili, ma non lo sono.

Ed è anche qui che, come ogni anno, si celebrano, dal 6 al 15 del mese, dei "Dieci giorni per la pace". Una iniziativa ispirata  all'appello lanciato da Giovanni Paolo II nel febbraio 1981 nel "Peace Memorial Park" di Hiroshima. Il Papa disse:  "Ricordare il passato è impegnarsi per il futuro. Non posso non rendere onore e plauso alla saggia decisione delle autorità di questa città  secondo cui il monumento in memoria del primo bombardamento nucleare dovrebbe essere un monumento alla pace” . . Così facendo, la città  di Hiroshima e tutto il popolo del Giappone hanno vigorosamente espresso la loro speranza per un mondo di pace e la loro convinzione secondo cui l'uomo che fa la guerra è anche in grado di costruire con successo la pace. Da questa città , e dall'evento che il suo nome ricorda si è andata originando una nuova consapevolezza mondiale contro la guerra ed una rinnovata determinazione ad operare in favore della pace".

Un appello ripreso nel messaggio per l’iniziativa dei vescovi giapponesi. I quali - ricordando il terremoto e l'incidente ad una centrale nucleare – concludono: “La via della pace è proprio la strada per amare e rispettare la vita. Pertanto, facciamo ogni sforzo, rinnovando l'appello, per abolire le centrali nucleari immediatamente e per creare una società in cui le persone possano proteggere la vita e cercare la pace”.

- Andrea Gagliarducci - korazym.org -

 
 
 

LA MAMMA BAMBINA. CERCO UN PAESE INNOCENTE.....

Post n°7369 pubblicato il 06 Agosto 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

«In nessuna / parte / di terra / mi posso / accasare //… // Nascendo / tornato da epoche troppo / vissute // Godere un solo / minuto di vita / iniziale // Cerco un paese / innocente». (Giusepe Ungaretti, Girovago)

Tre persone si sono aggiunte nelle mie preghiere. Non le conosco, non so i loro nomi. Per qualcuno, due di queste neanche esistono, non sono mai esistite. Per qualcun altro, forse, nemmeno la terza meriterebbe preghiere. Poteva stare più attenta. Se l’è andata a cercare.
Non mi interessa cosa pensa chi pensa in questo modo.
E’ da un po’ che tre persone si sono aggiunte nelle mie preghiere e quando uno entra nelle tue preghiere non esce più. E non importa se queste tre persone mai sapranno che ogni giorno prego per loro. Non è questo che conta.
La prima è una ragazzina, una “mamma bambina” di tredici anni. Quel giorno cercava l’amore, forse, non so. Nessuno le ha spiegato che non è amore darsi ad un uomo di dieci anni più vecchio, che non ti ama, che mai ti amerà. Lui se l’è presa, la sua ingenuità di bambina, cui nessuno ha insegnato cosa vuol dire volersi bene: volere ciò che è bene per la propria vita. Aveva voglia di lei, di quel corpo, e tanto bastava. Lei, chissà, magari voleva giocare alla “grande”, o, in quell’intreccio di membra, cercava l’abbraccio desiderato da sempre, desiderato da tutti.
Ma non era abbraccio, quello. Neanche amore. Né lei né il suo corpo erano pronti. (…A tredici anni no, non si è pronti… E chissenefrega se “le statistiche dicono”…).
Lui ha tagliato la corda, lei dopo un po’ ha scoperto di aspettare un bambino. No, due bambini.
Stupida! Perché non ti sei fatta prescrivere la pillola, appena ti sei sviluppata? Nessuno ti ha detto, alle medie, come si fa ad avere rapporti protetti? Ma ce l’aveva o no, il preservativo, quello lì? Beh, pazienza. Siete stati insieme, poi è andata male. Vorrai mica tenerli, quei bambini!? Sei matta? A tredici anni una gravidanza gemellare, con lui che non c’è perché quel giorno voleva solo divertirsi, con una famiglia che non hai, con una sorella che ha abortito, e più di una volta…? Lo capisce chiunque che questa gravidanza non è possibile! Vai. Digli che ti tolgano dalle grane. E presto, prima che la pancia cresca, e si veda, e che la gente si accorga…
Lei no. Questa “mamma bambina” non voleva far fuori i suoi figli.
E’ scoppiato il putiferio.
«Deve decidere la donna», si dice. Ma solo quando la donna, magari bambina, suo figlio non lo vuole perché “è stato un incidente”, perché “sarebbe un intralcio”. Quando tuo figlio lo vuoi dare alla luce; quando a quel figlio vuoi donare la vita, allora ti dicono che non sei lucida, che non sai quel che fai, che non ti rendi conto.
Allora ti si avvicinano degli sconosciuti (poi non li rivedrai mai più…) e ti dicono che sanno loro cosa è bene per te. Dacci retta, vedrai: abortisci. In fondo son solo due grumi di cellule. Dimenticherai presto.
Lei no, voleva tenerli in grembo, i suoi bambini: fratellini abbracciati d’Amore.
E così l’hanno allontanata da chi le avrebbe fatto compagnia, da chi l’avrebbe sostenuta. Terra bruciata. Le han fatto toccare con mano e con il cuore la solitudine che avrebbe provato “dopo”: nessuno intorno. Lei, “mamma bambina”, ai piedi di un Everest di vita tutta in salita. Da sola con i suoi due bambini o con la minaccia – peggiore – dei suoi figli custoditi nel grembo abbracciati, e poi perduti per sempre.
Vedrai: te li fanno partorire e poi te li strappano, te li portano via e non li potrai vedere mai, perché sei troppo piccola e non hai soldi per farli crescere. Dai retta a noi. Che senso ha?
Non è “realismo”, questo. Neanche voler bene. Neanche optare per il male minore. Non quando c’è da pensare a tre vite umane. Non quando una mamma, anche se ancora bambina, è responsabilmente disposta a pagare il suo conto con la vita. «Sono stata con quell’uomo che credevo di amare? L’ho voluto, quel momento? E adesso? E adesso loro ci sono e non sono finti: non sono le bambole che ho in camera. Sono veri. Sono i miei bambini».
Chi lo sa cosa passa nella mente e nel cuore di una tredicenne ogni secondo da quando capisce cosa sta accadendo dentro di lei, incinta… E’ per questo che da subito ho pregato.
Per le creature che aveva in grembo e per questa “mamma bambina”. Perché la Madonna, la Mamma di tutti la tenesse per mano. Perché altre donne le stessero maternamente vicine.
Da quando ho saputo, ho continuato incessantemente a pregare.
L’altro giorno, un mal di pancia forte, fortissimo. Allora l’ospedale, allora la visita, l’ecografia, la scoperta che quei due cuoricini avevano cessato di battere…
Me lo dicono, e penso che il buon Dio ha voluto quei due bimbi con sé, orgogliosi della loro “mamma bambina” che, andando contro tutti, li avrebbe voluti accompagnare alla vita.
Forse “gli esperti” ce l’avrebbero fatta a convincerla ad abortire, un giorno, entro i termini previsti dalla legge, ma in cuor suo lei li voleva, e il Signore legge dentro il nostro cuore. Non le ha risparmiato il dolore, che sarà pungolo per sempre, ma le ha risparmiato il rimorso, quello sì.
Per lei prego e, pensando a lei, per tutte le giovani e per tutti i giovani a cui noi adulti non sappiamo più testimoniare cos’è l’amore vero, né la grandezza e l’inviolabilità di ogni vita concepita.
Anche se mai lo saprà, prego per lei e per i suoi bambini non nati: fratellini ora abbracciati da un Amore più grande.
Prego perché questa “mamma bambina”, «tornata da epoche troppo / vissute», possa trovare l’innocenza perduta e, in una compagnia nuova, l’Abbraccio che cerca da sempre, l’Abbraccio che tutti cerchiamo. Che dia pace al suo cuore ferito.

 Saro Luisella - Fonte: CulturaCattolica.it

 
 
 

ADORAZIONE EUCARISTICA PERPETUA PER VIVERE LE OLIMPIADI ANCHE SPIRITUALMENTE....

Post n°7368 pubblicato il 06 Agosto 2012 da diglilaverita
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L'Adorazione Eucaristica perpetua e le altre iniziative della parrocchia di San Francesco d'Assisi a Stratford per rispondere alla domanda pastorale degli atleti e dei turisti partecipanti ai Giochi di Londra

Nell’ambito delle Olimpiadi di Londra, esattamente una settimana fa, lunedì 30 luglio, si è inserito un altro un grande evento che sicuramente non troveremo registrato nella brochure ufficiale dei Giochi: un'adorazione eucaristica 24 ore su 24 nella parrocchia di San Francesco d'Assisi a Stratford, nell'East End di Londra.

"Stiamo facendo svolazzare la bandiera di Cristo", ha dichiarato all’agenzia CNA – Catholic News Agency, il padre francescano Francis Conway, rettore della Chiesa, la più vicina, tra l'altro, al villaggio Olimpico.

"Faremo l'Adorazione Eucaristica dalle ore 9 alle 18 di sera - ha spiegato il francescano - da quell’ora fino a tardi proseguirà un’altra parrocchia dell’East End e infine una terza parrocchia continuerà per tutta la notte finché non riprenderemo di nuovo noi alle 9 del mattino".

Le altre due parrocchie partecipanti sono Santa Caterina da Siena in Bow e Sant’Antonio di Padova in Forest Gate.

Fino al 12 agosto, la città di Londra ospiterà circa 10.000 atleti provenienti da oltre 200 paesi, che si aggiungono alle stime dei 5-6 milioni di visitatori provenienti dal Regno Unito e da altri paesi.

Padre Conway ha spiegato inoltre che la parrocchia ha ospitato numerosi sacerdoti “extra” provenienti da Portogallo, Francia, Colombia, Singapore e altri paesi, per far fronte alla grande domanda pastorale sia da parte dei partecipanti ai Giochi Olimpici che dei turisti.

"Non sapevamo davvero cosa aspettarci, ma eravamo subito pronti" ha detto il frate all’agenzia. “Il primo giorno, ad esempio, è venuto un arcivescovo da Puerto Rico che ha portato con sè gli atleti portoricani per celebrare la Messa".

"Ovviamente un sacco di persone sono venute a Stratford, e ci siamo sentiti in dovere di offrire loro un luogo di riposo e di ospitalità" ha poi aggiunto.

Le parrocchie dell’East End di Londra hanno il vantaggio di essere già multiculturali e multilingue, dal momento che molte comunità di immigrati si sono recentemente insediate nella zona. La parrocchia di San Francesco ha dato quindi un avvio spirituale alle Olimpiadi con una "serata internazionale".

"La gente è stata invitata a indossare i costumi tipici della propria nazione; abbiamo fatto feste e giochi e abbiamo guardato la cerimonia di inaugurazione olimpica in televisione” ha raccontato il religioso.

Fino al termine dei Giochi, la parrocchia organizzerà una lunga serie di eventi, tra cui serate di preghiera e servizi sanitari. Un tassello in più, dunque, al grande mosaico di iniziative con cui la Chiesa cattolica inglese ha voluto celebrare queste 30° Olimpiadi.

- ZENIT -

 
 
 

ABBRONZATEVI CON QUESTO: "LA CINA IN DIECI PAROLE" DI YU HUA

Post n°7367 pubblicato il 06 Agosto 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Prima le brutte notizie: il libro costa 18,50 euro (Serie Bianca Feltrinelli, 2012) ed è scritto da un cinese dal nome cinese, Yu Hua. Premesso questo si potrebbe dire che l’autore ha scritto anche Vivere!, da cui il regista Zhang Yimou ha tratto un film capolavoro che è tuttora censurato in Cina, che è tra gli scrittori più famosi nel suo paese ecc. ecc. Ma questi sono dettagli. La domanda è legittima: perché se in Italia si pubblicano migliaia di libri all’anno e i mesi estivi sono i pochi disponibili per sfogliare un libro, bisogna scegliere proprio l’opera di un cinese? Ed ecco la risposta: perché “La Cina in dieci parole” di Yu Hua non è il solito saggio che spiega quanta gente i comunisti maoisti hanno ammazzato, ma è un libro che racconta, attraverso aneddoti dell’infanzia dell’autore e della vita di oggi a Pechino e dintorni, quanto l’uomo può essere grande e misero allo stesso tempo.

La struttura è semplice: Yu Hua sceglie dieci emblematiche parole attraverso cui spiegare la Cina e poi racconta. Racconta della parola leader, di quando era piccolo intorno al 1960, cresciuto in un piccolo paesino al tempo della Rivoluzione culturale, e piangeva dalla gioia perché era riuscito a sognare il “presidente Mao” ben quattro volte e a stringere la mano al compaesano che diceva di aver stretto la mano al “presidente Mao”, motivo per cui non se l’era lavata per un anno intero. Racconta dell’entusiasmo e della grande capacità di affezione di un popolo, ma anche della violenza generata dall’ideologia. Racconta di un presidente qualunque di un’associazione di lavoratori che di cognome faceva Mao e che tutti chiamavano presidente Mao, e di come sia caduto in disgrazia durante la Rivoluzione culturale perché aveva fatto «comparire due presidenti Mao sulla faccia della terra». E nonostante lui protestasse «con le lacrime agli occhi che gli altri lo chiamavano così, ma lui non si sarebbe mai preso una libertà del genere», gli rispondevano: «Anche se erano gli altri a chiamarti così, tu non dovevi rispondere. Poiché lo hai fatto, sei un controrivoluzionario».

Yu Hua sceglie anche la parola lettura e narra di come gli unici libri da leggere a diposizione in tutta la Cina fossero stati per anni Il libro rosso di Mao Zedong e i testi del “signor Lu Xun”, unico scrittore accettato da Mao e l’unico a poter essere chiamato con un appellativo capitalista: “signore”. Racconta perciò le sue corse da giovane casa per casa alla ricerca di qualcosa da leggere e la fila davanti alla libreria, quando sono stati sdoganati i classici, per accaparrarsi un testo, qualunque fosse. Ma descrive anche quella che l’autore chiama «lettura da strada», cioè la lettura dei dazibao, i manifesti appesi al muro che nessuno poteva strappare se non voleva diventare immediatamente un “controrivoluzionario”. Chiunque poteva essere accusato da un dazibao e venire così ucciso per un nonnulla o umiliato davanti a tutta la città e pestato a sangue. Scrive Yu Hua: «Alle elementari ero terrorizzato dai dazibao. Ogni giorno, mentre, cartella in spalla, andavo a scuola, scrutavo nervosamente le affissioni più recenti per controllare se nei titoli compariva il nome di mio padre. (…) Avevo visto con i miei occhi più di un funzionario di partito cadere in disgrazia con l’accusa di avere “imboccato la via capitalista”. Dopo che i ribelli rivoluzionari gli avevano gonfiato la faccia, il malcapitato passava la giornata a spazzare il viale in stato di costante trepidazione, con un cartello di legno al collo, un cappello di carta a punta in testa e una ramazza in mano. I passanti erano liberi di prenderlo a calci o sputargli in faccia. E i suoi figli erano continuamente sottoposti agli insulti e alle cattiverie degli altri bambini».

Tra la miseria di bambini plagiati dall’ideologia che accusano e denunciano i propri genitori, che fanno i delatori con i coetanei, che insultano e pestano i più deboli in nome della “rivoluzione” fino a farli suicidare, tra la miseria dei nuovi poveri dopo l’era delle aperture, che si ritrovano la casa demolita dal Partito comunista o l’intera cittadina stravolta dai bulldozer, Yu Hua racconta anche esempi di umanità semplice e, per i tempi del maoismo così violenti e duri, sorprendenti. L’autore, «cresciuto durante la Rivoluzione culturale» e secondo l’educazione dell’epoca «ateo convinto» riesce a descrivere il dramma e la grandezza della Cina attraverso racconti di miserie e conquiste quotidiane. “La Cina in dieci parole” di Yu Hua, perciò, non è un discorso sul maoismo o sulla Rivoluzione culturale o sullo sfascio odierno di un paese svuotato di tutto, ma il racconto di tanti episodi di vita che si intrecciano in uno dei momenti più violenti della storia del paese e che mostrano l’uomo per quello che è: ladro, meschino, traditore, violento, stupido ma anche capace di amore, sacrificio e grande generosità. Compratelo, non ve ne pentirete.

di Leone Grotti - Tratto da Tempi  - miradouro.it -

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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