ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 01/08/2012

ESSERE IN GRAZIA DI DIO ABBELLISCE L'ANIMA. GUARDA MARIA SANTISSIMA

Post n°7358 pubblicato il 01 Agosto 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Il fondatore dei Francescani dell'Immacolata spiega il significato dell'Eucaristia

L’Eucaristia è la sintesi del mistero dell’Incarnazione e del mistero della Redenzione. Gesù, il Verbo Incarnato e Redentore universale, si è fatto “Pane” e “Vino”, si è fatto cibo e bevanda per donare ad ogni uomo tutto Se stesso in Corpo, Sangue, Anima e Divinità.

Ancora: l’Eucaristia è la sintesi del mistero di Maria Santissima, Madre di Gesù, e del mistero della Chiesa, Corpo di Cristo, di cui Ella è la Madre. Il Corpo e il Sangue di Gesù, infatti, sono da Maria Vergine per opera dello Spirito Santo. Le membra del Corpo di Cristo costituiscono la Chiesa dei redenti, per cui«l’Eucaristia edifica la Chiesa», come ha scritto il Papa  Giovanni Paolo II nella Enciclica “Ecclesia de Eucharistia”, ove spiega che la Chiesa è costituita, vive, si nutre, opera e cresce per l’Eucaristia (cf. nn. 21-33).

L’istituzione dell’Eucaristia, che è Sacrificio e Sacramento, viene contemplata nel quinto “mistero della luce”, ossia al centro e al cuore, può dirsi, dell’intero Rosario di Maria. Con gli occhi e con il cuore di Maria Santissima, quindi, durante la recita del Rosario, noi siamo spinti a meditare sull’Eucaristia, contemplando il mistero dell’amore di Gesù che supera ogni limite, che arriva «all’eccesso», ossia, può dirsi, alla «follia» dell’amore (cf. Gv 13,1).

Nella vita di san Gerardo Maiella leggiamo che stando il Santo davanti all’altare del Santissimo, capitava che non si contenesse più, a volte, nel parlare a Gesù con sospiri ardenti e con parole brucianti di amore. Un giorno Gesù gli disse: «Ma sei proprio un pazzerello, Gerardo!..».

E san Gerardo, di rimando: «Gesù mio, il pazzerello siete Voi che ve ne state qui per amor mio».

Recitando il quinto “mistero della luce” del Rosario, Maria Santissima vuole animarci ad accogliere in noi l’Eucaristia con il suo stesso Fiat di fede e di amore, pronunciato all’Annunciazione e confermato sul Calvario, ai piedi della Croce. Con la sua immacolatezza e pienezza di grazia, Maria Santissima accolse il Verbo nel suo cuore e nel suo corpo verginali; con la sua “compassione” di amore redentivo, Ella immolò e offrì anche se stessa con il Figlio Redentore per la salvezza nostra.

Meditando il quinto “mistero della luce” e guardando l’Immacolata Corredentrice, quale non dovrebbe essere la nostra disposizione interiore di fede e di amore, di purezza e di sacrificio nel partecipare alla Santa Messa e nel ricevere la Santa Comunione? Con quali desideri ardenti non dovremmo accostarci all’altare per nutrirci e saziarci dell’Agnello immolato?

«E lo sguardo rapito di Maria - scrive il Papa Giovanni Paolo II - nel contemplare il volto di Cristo appena nato e nello stringerlo fra le sue braccia non è forse il modello inarrivabile di amore a cui deve ispirarsi ogni nostra Comunione eucaristica?» (n. 55).

Alla scuola di Maria Santissima si può dire che tutti i Santi hanno coltivato il desiderio più ardente dell’Eucaristia di cui nutrirsi. San Filippo Neri soffriva visibilmente se non poteva celebrare la Santa Messa o ricevere la Santa Comunione alle prime ore del mattino. E quanti non ricordano san Pio da Pietrelcina che celebrava alle quattro del mattino? San Pietro Giuliano Eymard, all’età di cinque anni, diceva a sua sorella: «Te fortunata, che puoi comunicarti! Fa’ la Comunione anche per me».

San Giuseppe Moscati, medico, alle cinque del mattino partecipava in ginocchio alla Santa Messa per ricevere la Comunione. E che cosa dire dei desideri eucaristici di san Pasquale Baylon, di santa Margherita M. Alacoque, di sant’Alfonso M. de’ Liguori, di santa Bernardetta Soubirous, di san Pio X e di santa Gemma Galgani?

Se guardiamo a noi, invece, quanto grande non è la nostra indifferenza e freddezza verso l’Eucaristia! Lo dimostrano le Chiese vuote nei giorni feriali, con i sacerdoti che spesso devono celebrare ai … banchi! Lo dimostra il calo spaventoso della partecipazione alla Santa Messa domenicale. Lo dimostra l’insensibilità e la trascuratezza nei riguardi del culto eucaristico. Quanta tristezza dovremmo provare!

Non meno importante, inoltre, è meditare con Maria, nel quinto “mistero della luce”, sul valore sacrificale dell’Eucaristia, come si esprime il Papa Giovanni Paolo II, affermando, testualmente, che «Maria fece sua, con tutta la sua vita accanto a Cristo, e non soltanto sul Calvario, la dimensione sacrificale dell’Eucaristia» (n. 56).

Se è vero, infatti, come è verissimo, che «il sacrificio di Cristo e il sacrificio dell’Eucaristia sono un unico sacrificio», come insegna il “Catechismo della Chiesa Cattolica” (n. 1382), non può non essere vero che i fedeli «partecipando al Sacrificio eucaristico, fonte e apice di tutta la vita cristiana, offrono a Dio la Vittima divina e se stessi con essa», come insegna il Vaticano II (Lumen gentium 11). Partecipare all’Eucaristia, quindi, significa farsi partecipe del Sacrifico di Cristo, come Maria ai piedi della Croce.

E proprio a Lei, alla Madre purissima, chiediamo di farci meno indegni del Sacrifico eucaristico e di avere sempre la grazia di Dio nell’anima prima di accostarci alla mensa del Sacrificio. Per non commettere un orribile sacrilegio, perciò, quando fossimo consapevoli di una colpa grave, anche se pentiti, ricordiamoci che è sempre necessario «premettere la confessione dei peccati» e ricevere l’assoluzione dei peccati, come ribadisce il Papa Giovanni Paolo II, e come conferma con chiarezza il “Catechismo della Chiesa Cattolica”: «Chi è consapevole di avere commesso un peccato grave, deve ricevere il sacramento della Riconciliazione prima di accedere alla Comunione» (n. 1385).

Essere in grazia di Dio, anzitutto, è abbellire l’anima con atti di amore e di sacrificio: così si partecipa al Sacrificio eucaristico e ci si prepara a ricevere bene la Divina Eucaristia. È così, infatti, che la piccola santa Teresa di Gesù Bambino si preparò alla sua Prima Comunione, come scrisse ella stessa: «Facevo ogni giorno un bel numero di atti di sacrificio e di amore, che si trasformavano in altrettanti fiori, ora in mammole, ora in rose, ora in fiordalisi, in pratoline, in una parola in tutti i fiori della natura, perché essi dovevano comporre in me la culla per Gesù».

Meditando l’Eucaristia, alla scuola di Maria Santissima e sull’esempio dei Santi, vogliamo imparare ad amare l’Eucaristia per arrivare a nutrirci ogni giorno del “Pane degli Angeli”, del “Pane dei forti”, e così essere trasformati anche noi in Ostie di amore eucaristico.

Virtù da praticare: Amore all’Eucaristia.

di padre Stefano Maria Manelli - ZENIT - * Per ogni approfondimento: Padre Stefano Maria Manelli, “O Rosario benedetto di Maria!” (Casa Mariana Editrice)

 
 
 

FEDERICA PELLEGRINI, RIPENSARSI DOPO UNA SCONFITTA

Post n°7357 pubblicato il 01 Agosto 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Arrivata quinta nei 200 mt a titoli cubitali si legge “disastro Pellegrini”, facile fare ironia sugli spot televisi girati o sulle sue battute sul sesso, che subito diventano proclami
È la prima donna italiana ad aver vinto una medaglia d'oro nel nuoto nei 200 mt stile libero, ai Giochi olimpici di Pechino nel 2008. Compirà 24 anni la prossima settimana e può andare orgogliosa dei quattro titoli mondiali nei 200 e 400 m stile libero. Dall'agosto 2011 è detentrice dei primati mondiali in vasca lunga dei 200 e 400 metri stile libero femminili. È l'unica nuotatrice italiana, ad avere battuto dei record del mondo nel nuoto in più di una specialità.

E’ Federica Pellegrini, sino a qualche giorno fa osannata da tutti coloro che attendevano di vederla sorridere sul podio, con una medaglia la collo con lo sguardo fiero e noi orgogliosi con lei.
Ora che è arrivata quinta nei 200 mt a titoli cubitali si legge “disastro Pellegrini”, facile fare ironia sugli spot televisi girati o sulle sue battute sul sesso, che subito diventano proclami.
Facile parlare stando seduti in poltrona a dribblare i tasti del telecomando, o da uno studio televisivo, dove si deve riempire il silenzio di parole.

E’ lo sport bellezza, è la vita.

Si vince e si perde, e spesso si impara più dalla sconfitta e dalla delusione che dalla vittoria. Non è retorica dire che l’importante è mettercela tutta, dare il meglio per raggiungere la meta e sapere che a volte il sentiero non lo tracciamo noi.
Sul suo sito un video amatoriale opera del papà di Federica, racconta di una bambina cresciuta in una famiglia unita, di un fratello che lei dice: “è parte di me” di un padre e di una madre, presenti e discreti. Non deve essere semplice essere un’atleta, essere una campionessa, una giovane donna, dicono che sia antipatica, può essere, ma vai a capire se chi lo dice la conosce, o se solo le invidia la giovinezza e la fama.

Ai vincitori si perdona tutto, tranne dimenticare in un attimo, ogni loro pregio e ogni loro vittoria, appena giunge la sconfitta.
Non è mai facile essere genitori e tanto meno di una ragazza che vive nell’acqua e sotto ai riflettori, che ha la spontaneità a volte malintesa e disastrosa dei giovani, che spesso han detto prima ancora di aver pensato a cosa dire.

In epoca dove ogni cosa finisce scritta sui muri dei social network, delusione, stima, rabbia e insulti son tutti disordinatamente in fila nel suo blog.
Lei scrive che non le fanno nessun effetto, noi non le crediamo, perché nessun cuore è impermeabile al dolore.

Non è facile vivere, mai.

Che si gareggi sotto i riflettori in una olimpiade o che si gareggi nella quotidianità, la vita è sempre fatta di traguardi a volte non raggiunti, di errori da scontare e di decisioni a cui ripensare.

E’ la vita, ed è una bellezza.

La bellezza del crescere e diventare donne, di imparare a dosare le forze e le parole, a scegliere le persone e gli amori.
Non è un caso se a fare da colonna sonora al video il papà di Federica ha scelto la canzone “Ti lascerò” cantata da Fausto Leali e Anna Oxa
“Ti lascerò andare ma indifesa come sei
farei di tutto per poterti trattenere
perché dovrai scontrarti con i sogni che si fanno
quando si vive intensamente la tua età.
Ti lascerò provare a dipingere i tuoi giorni
con i colori accesi dei tuoi anni
ti aiuterò a sconfiggere i dolori che verranno
perché saranno anche più grandi degli amori che ti avranno
e lascerò ai tuoi occhi tutta una vita da guardare
ma è la tua vita e non trattarla male…”

Non trattarla male Federica, è la tua vita, una cosa davvero grande!

Autore: Buggio, Nerella - Fonte: CulturaCattolica.it

 
 
 

IL MUSSULMANO CONVERTITO

Post n°7356 pubblicato il 01 Agosto 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Ilyas Khan, filantropo britannico, racconta pubblicamente la sua coraggiosa conversione dall'Islam al cattolicesimo

Sono tanti i musulmani che vorrebbero rinunciare alla propria fede e abbracciare il cristianesimo, ma la paura delle persecuzioni dei propri correligionari li spinge spesso a non aderirvi.

Tuttavia c’è chi ha avuto il coraggio di fare questa scelta, non solo nell’intimo del suo cuore ma raccontandola pubblicamente sul sito del National Catholic Register.

Si tratta di Ilyas Khan, filantropo britannico, nato da genitori musulmani, cresciuto in Gran Bretagna, banchiere di formazione, proprietario della squadra di calcio Accrington Stanley, nonché presidente della Leonard Cheshire Disability, la più grande organizzazione mondiale di aiuto alle persone disabili.

“Alla mia fede ha contribuito molto l’educazione avuta fino ai 4 anni” ha dichiarato Ilyas all’intervistatore che gli domandava cosa lo avesse portato alla fede. “Mia madre era molto malata – prosegue - così fu una mia nonna, profondamente cattolica, ad accudirmi nei primi anni; non potevo non considerarmi se non cristiano”.

Dai 4 anni fino ai 17 anni, però, Ilyas fu educato e cresciuto come musulmano. Racconta: “Intrapresi gli studi universitari, la Provvidenza Divina intervenne ancora e scelsi di andare a soggiornare presso la Netherhall House, uno studentato dell’Opus Dei”.

Il tempo trascorso in quello studentato lo avvicinò alla spiritualità e alla fede cattolica. Lui stesso afferma in proposito: “Non posso dire di essere stato condotto alla fede inconsapevolmente, anzi fu proprio tra i 18 e 19 anni che scoprii personaggi come Hans Urs Von Balthasar, e consultai continuamente i testi presenti nella biblioteca dove cominciai a interessarmi di teologia, imbattendomi così in Sant’Agostino e Origene”.

Quelle letture provocarono nel giovane Ilyas un moto interiore che già allora lo spingevano ad uscire allo scoperto e gridare il proprio credo, ma la paura di arrecare un dolore profondo ai genitori, ancora in vita, soffocò tutto.

La svolta decisiva, ricorda Khan, fu un “maggior grado di consapevolezza di tutta la mia vita e delle mie basi morali". "Il desiderio di abbandonare l’Islam era profondo, ma è stata la spinta di Cristo che alla fine mi ha portato alla decisione” ha aggiunto.

Un contributo fondamentale arrivò, poi, dal “vivere quotidianamente la vita della Chiesa", durante il suo soggiorno in Asia, precisamente a Hong Kong all’età di venticinque anni. Proprio lì, la chiesa cinese di San Giuseppe “fu il luogo dove mi avvicinai al cattolicesimo tradizionale. Dai venticinque anni in poi non ho mai dubitato di essere cattolico”.

Ma ci fu un momento in particolare che segnò indelebilmente la sua fede: una “visione” durante una visita nella Basilica di San Pietro. Ricorda: “Stavo camminando per la Basilica e mi ricordo di essermi letteralmente arrestato vedendo la Pietà di Michelangelo; mi sono giunte mille domande nel guardare quel volto della Madonna che guardava il suo Figlio. Ho detto tra me e me: ‘Questo è Dio; non può non essere Dio’. Per l’Islam dire che Dio si è fatto uomo è un’eresia; lì mi son caduti tutti i dubbi. La bellezza e l’atmosfera attorno a quello spettacolo hanno segnato il punto di svolta”.

Una grande testimonianza quella di Ilyas Khan che, se da un lato, è stata un incoraggiamento per tutti coloro che hanno ancora dubbi o paure sul proprio credo; dall’altro, ha provocato reazioni negative tradottesi in dirette minacce di odio e di morte.

Nonostante ciò, Ilyas non ha paura di manifestare la propria fede, né di gridarne pubblicamente la bellezza, tanto da essere considerato oggi in Gran Bretagna, “il più importante neoconvertito al cattolicesimo”.

di Salvatore Cernuzio - ZENIT -


 
 
 

LASCIATECI FARE I PORCI COMODI

Post n°7355 pubblicato il 01 Agosto 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

«Il mondo diventa tanto più indifferente quanto più i cattolici si rifiutano di essere differenti».
(Joseph Vandrisse)

Rotti gli argini, ecco le conseguenze: «Sì alle famiglie di tutti i tipi: per me pari son!»

Via, voglio tornare via. Senza giornali, senza telegiornali. L’istinto, al rientro dalle vacanze, è questo. L’avevo sulla punta del cuore e della lingua e l’ho detto. Ecco.
Riprendo i contatti con la cronaca e trovo… di tutto. Elencherò qualcosa in disordine, come viene viene, perché di dis-ordine si tratta. Cominciamo (ma sono solo alcuni esempi… sic!).
L’approvazione del registro delle unioni civili a Milano, con brindisi e un arcobaleno di ovazioni del mondo Lgbt che – loro sì l’han capito bene, mica come gli struzzi dei cattolici che han votato sì o si sono astenuti – punta, sbandato ma dritto, al Parlamento. Prossima richiesta, a breve? Matrimonio e adozioni. Garantito.
Cattolici struzzi, sì, perché quel voto lì, quel registro lì – e lo sapevano, e lo sanno! – è solo un pretesto. Il bersaglio vero è la famiglia.
Prima di partire per le ferie, vadano, i cattolici che a Milano han votato “sì” o si sono astenuti, a fare un giretto virtuale tra i siti arcigay e arcitutto! Guardino Bersani, che, sentendo dove tira (il vento), l’ha già fatto, subito, il suo passo avanti (“avanti” si fa per dire…) in direzione Paola Concia. Leggano Maria Mantello, che, riferendosi alle coppie gay, parla di «diritto alla parità nel riconoscimento pubblico del desiderio di vita normale, che prevede anche l’aspirazione di essere coppia, famiglia, come qualsiasi altra coppia eterosessuale». FA-MI-GLIA, scrive la Mantello. “Famiglia”, han sempre detto che vogliono essere considerate le coppie Lgbt.
Sveglia, politici cattolici! Ricordo male io, o la famiglia (“la” famiglia, non “le” famiglie!) è, per i cristiani, uno dei valori non negoziabili e che dunque vanno strenuamente difesi? Ricordo solo io le parole di Benedetto XVI in visita a Milano?
Bella difesa della famiglia, complimenti! Rotti gli argini, eccola, la fiumana con tutti i suoi detriti. E siamo solo agli inizi…

«Sì alla droga (a patto che sia pura e costi poco)»

Altra notizia di questi giorni. Dopo i radicali, Saviano e Veronesi che si stanno impegnando per la legalizzazione delle droghe cosiddette “leggere”, ecco l’intervento di Beniamino Deidda, procuratore generale di Firenze, che dice: «Sono favorevole a una progressiva e lenta depenalizzazione da un lato e liberalizzazione dall’altro… Controllare il mercato significa anche controllare la qualità della droga, cioè garantire ai consumatori che non saranno vittime di qualità scadenti di droghe… C’è un secondo inevitabile effetto del proibizionismo ed è la lievitazione dei prezzi. Così i più deboli, quelli privi di risorse, sono costretti a procurarsi il denaro con mezzi illeciti».
Cosa capisce chi legge? Capisce che drogarsi non fa male, l’importante è che la droga sia di qualità e che ne possano godere anche i meno abbienti. Bingo!

«Sì a (certe) battaglie di civiltà»

Un’osservazione sul lessico. Mentre, al rientro dalle vacanze, scorro in rete la rassegna stampa, mi accorgo che la frase più gettonata (inflazionata?) è «battaglia di civiltà». Cliccare per credere.
Vale per il registro delle unioni civili, ma anche per i matrimoni gay, ma anche per le adozioni, ma anche per la liberalizzazione della droga, ma anche per la liberazione dei beagles e la prossima, annunciata, liberazione dei maiali. (Per la cronaca: nessun avvistamento di “battaglie di civiltà” per chi nelle carceri vive peggio, molto peggio dei beagles e/o dei maiali. Il mondo prima e dopo le mie vacanze continua ad amare più le bestie che gli esseri umani).

«Sì alle mamme-uomo, ai papà-donna, eccetera…»

Per capire che “civiltà” (?) si sta costruendo, con il silenzio connivente anche di tanti cattolici (struzzi), ecco la notizia di oggi. Titolo di Repubblica (che ne sa sempre una più del diavolo): «Divento uomo ma sarò anche mamma».
Ecco la storia, raccontata da Mara Chiarelli: «Mamma per natura sceglie di cambiare sesso, ma prima di sottoporsi all’intervento che la renderà uomo fa congelare i suoi ovuli». Dove? A Bari, qui, a casa nostra. Il commento del professor Luigi Selvaggi, direttore della prima clinica di ostetricia e ginecologia che sottoporrà il caso al Comitato etico del Policlinico è il seguente: «Sinceramente spero che mi autorizzi… trovo che sia una cosa giustissima: se ammettiamo il transessualismo, dobbiamo dare loro la possibilità di riprodursi». In effetti, da che mondo è mondo, un “se” tira l’altro… Appunto.
Se il comitato autorizzerà l’intervento, alla donna (che però vuole essere anche uomo) verranno prelevati ovociti e un pezzo di ovaio per produrre gli ovociti che, dopo essere stati fertilizzati in vitro, saranno introdotti in cavità uterina. «Magari quella della sua futura moglie», afferma il dottor Selvaggi, che, come volevasi dimostrare, ha già dato per acquisito il matrimonio tra due persone “gaie” dello stesso sesso.
Qualcuno prontamente obietterà che la legge 40 non consente la fecondazione eterologa. No problem. Lo spiega Raffaella De Palo, direttrice del centro di fecondazione assistita del Policlinico di Bari, che contiene la più grande biobanca dell’Italia del Sud. «La normativa italiana – ricorda – non vieta di conservare i gameti, per poi prenderli e portarli in Paesi in cui è consentito farlo».
«Poter disporre di una banca dei gameti è una grande cosa – è anche l’opinione del professor Orlando Todarello, direttore dell’unità operativa complessa di psichiatria e couseling della donna che ha chiesto di diventare uomo – perché consente a queste persone di non rinunciare definitivamente ad avere dei figli». Puntuale come un orologio svizzero, il solito refrain: «E’ un atto civile». Ci mancherebbe!

Ecco la nuova civiltà: il “porcoliberismo”

Aveva ragione Marcello Veneziani, a cui chiedo in prestito un pezzo dell’articolo pubblicato sul Corsera a novembre del 2008. «Siamo entrati nell’era del porcoliberismo. Ovvero il liberismo ridotto a filosofia dei porci comodi. Il liberismo come teologia del maiale, nel senso che ognuno può fare quel che gli istinti e le convenienze del momento gli consigliano, senza limitazioni. Gratta, gratta, a questo poi si riduce la prosopopea di certo garantismo che sconfina nell’antiproibizionismo: lasciateci fare i porci comodi. Lasciatemi sbracare, ubriacare, sniffare, tradire, gozzovigliare, evacuare, quel che mi passa per la testa, per il naso, per la bocca, per il sesso. Il mondo è una periferia del proprio ombelico; la pancia è il Monte Sinai da cui discendono i nuovi comandamenti. Cosa volete che sia la legge, il limite, la sanzione, il richiamo alle nostre responsabilità…? Qui c’è solo Io. Un Io largo e lardoso che la fa da padrone assoluto».
Di fronte a questa “civiltà” (?) che avanza, nessuna chiosa: ha già detto tutto Veneziani. Solo una domanda. E i cattolici?
Con i dovuti distinguo (che Grazie a Dio ci sono), per la risposta verrebbe da dire, parafrasando il titolo di un famoso romanzo di Archibald Joseph Cronin: «E i cattolici stanno a guardare», inermi e, oltretutto, nella direzione sbagliata. «Sursum corda!»

Autore: Saro, Luisella  Curatore: Mangiarotti, Don Gabriele - Fonte: CulturaCattolica.it

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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