ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 13/08/2012

LA DIFESA DELL'EMBRIONE UMANO AL 23° FESTIVAL INTERNAZIONALE DEI GIOVANI A MEDJUGORJE

Post n°7387 pubblicato il 13 Agosto 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Si è svolto dall'1 al 6 agosto l'edizione 2012 del "Mladifest", nell'ambito del quale è stata presentata l'iniziativa del MPV italiano "Uno di noi" a difesa dell'embrione umano

“Signore, aumenta la nostra fede!” (Luca 17,5) è il titolo del 23° Festival Internazionale dei Giovani (Mladifest) svoltosi a Medjugorje dall' 1 al 6 agosto. Oltre 50mila i partecipanti, tra giovani e pellegrini, a rappresentare i i 4 continenti, radunati in nome della Vergine Maria e della preghiera.

Lodi, rosario, messa, adorazione quotidiana, hanno accompagnato l’intero incontro, animato dal Coro e dall’orchestra del Festival, composto da un centinaio di coristi e strumentisti internazionali.

Quasi una "Olimpiade di Maria": tra i vari “Viva Maria”, “Alleluja”, “Viva la Gospa”, “Gospa tre amo”, “Bravehart, Freedom" ( è il grido lanciato dagli scozzesi...), hanno sfilato infatti oltre 70 paesi tra cui Città del Vaticano. Gli italiani, i più numerosi, hanno accolto i pellegrini con “Pace a voi...ricordate che siamo stati creati per il Paradiso”.

Ha inaugurato l’incontro il rappresentante vaticano che ha portato un saluto del Santo Padre Benedetto XVI che augurava “di avere un incontro intimo con Gesù Cristo che ci ama e ha dato la sua vita per noi...Coraggio giovani Dio ci ama!”.

Durante la celebrazione iniziale, presieduta da Padre Miljenko Steko, Vicario della Provincia francescana di Herzegovina, è stato sottolineato come il segno di Medjugorje sia il rosario. "Si viene qui a pregare per fede" ha affermato il Presidente.

Padre Steko ha inoltre ricordato come "parallelamente a questa bellezza, a questa gioia", esista anche un “mondo delle ombre che ferisce senza pietà la coscienza; un mondo senza futuro". “Noi siamo qui per costruire un futuro con Dio, un nuovo percorso illuminato e bello che è la conversione” ha però rimarcato il francescano, ricordando che "Maria conosce ognuno di noi purifica i nostri bisogni e ci manda da Gesù Cristo che è l'unico ad avere la vita eterna".

"Tutto viene come un dono" ha aggiunto, richiamando il Vangelo del giorno incentrato sulla perla preziosa, per la quale uno va, vende tutto quello che ha e la compra. "La scoperta della perla e del suo valore non sono frutto di casualità, ma di una ricerca lunga e dolorosa - ha affermato -. Essa invita a lasciare tutto ciò che è materiale per diventare poveri nello Spirito. Da qui la meraviglia del futuro, perché tutto può rifiorire per la nostra vita, può diventare non più un deserto ma un'oasi".

Al termine della celebrazione è intervenuto Padre Danko Perutina, coordinatore del Festival, presentando l'iniziativa popolare europea “Uno di noi” a difesa dell'embrione umano, leggendo l'“Appello per la vita umana” e invitando i presenti a firmare per l'embrione.

L'iniziativa, presentata ufficialmente il 20 maggio scorso a Roma, e promossa dai vari gruppi pro vita d'Europa uniti, vuole raccogliere almeno 1 milione di firme dei cittadini europei entro il 10 maggio 2013 per poter presentare l'iniziativa al Parlamento Europeo che dovrà dare una risposta.

Per l'Italia l'associazione responsabile è il Movimento per la Vita Italiano, presso la cui sede vanno inviati i moduli firmati (Lungotevere dei Vallati n. 2-Roma).

Un’altra occasione, quindi, per far trionfare in Europa la “cultura per la vita”.

Durante il Festival, sono state raccolte migliaia di firme dai volontari del MPV italiano presenti e soprattutto questa iniziativa a difesa del più debole tra i deboli, il concepito, è stata affidata nelle mani di Maria.

L’iniziativa dei cittadini per chiedere che l’Unione Europea riconosca la dignità di ogni essere umano fin dal concepimento ha avuto inoltre l’incoraggiamento pubblico e ufficiale delle massime autorità della Chiesa Cattolica. Benedetto XVI  il 20 maggio 2012 ha lodato l’iniziativa nel corso del “Regina Coeli” in piazza San Pietro rivolgendosi direttamente al Movimento per la Vita Italiano riunito nella grande aula Paolo VI.

“Cari amici – disse in quell’occasione - il vostro Movimento si è sempre impegnato a  difendere la vita umana, secondo gli insegnamenti della Chiesa. In questa linea avete  annunciato una nuova iniziativa chiamata ’Uno di noi’, per sostenere la dignità e diritti di ogni essere umano fin dal concepimento. Vi incoraggio e vi esorto ad essere sempre testimoni e costruttori della cultura della vita".

Anche il cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio della Famiglia aveva definito questa iniziativa come la testimonianza “della coerenza cristiana e della concretezza operativa del Movimento per la Vita”; e a Bruxelles i vescovi rappresentanti della Conferenza Episcopale della UE avevano concordato di appoggiarla all’unanimità.

***
Per sostenere ed essere parte di un'Europa pro vita, puoi firmare e diffondere “Uno di noi” entro il 10 – 5 - 2013.

Per vedere il testo in varie lingue, avere informazioni e approfondimenti sui moduli da firmare nel proprio paese, per contattare i responsabili nazionali, basta cliccare sul sito ufficiale: www.oneofus.eu.

Sono valide anche le firme per via elettronica.

AVVERTENZA: bisogna agire in modo coordinato perché non basta un solo milione di firme. Perciò è necessario mettersi in contatto con i Responsabili dell’iniziativa nella propria nazione ed offrire una collaborazione.

-  Elisabetta Pittino - ZENIT -

 
 
 

"INFINE, IL CUORE IMMACOLATO DI MARIA TRIONFERA'!"

Post n°7386 pubblicato il 13 Agosto 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Il Fondatore dei Francescani dell'Immacolata spiega l'amore per la Madonna

Per imitare la Madonna bisogna amarla. È ben difficile imitare una persona che non si ama.

Al contrario, più si ama, più si desidera imitare e somigliare alla persona amata. Se amiamo molto la Madonna, la imiteremo molto; se poco, la imiteremo poco.

Un Santo di questi tempi, fratel Carlo De Foucauld, diceva giustamente che «l’imitazione è la misura dell’amore», e si può ugualmente dire che l’amore è madre dell’imitazione.

Per imitare la Madonna, quindi, è necessario amarla. Ma come amarla? E quanto amarla? Se ci fosse possibile, dovremmo subito dire: amarla come Gesù e quanto Gesù. Ma ciò non è possibile, perché l’amore di Gesù è l’amore di un uomo-Dio, mentre noi siamo soltanto povere creature.

Perciò san Massimiliano può giustamente gridarci con il suo cuore ardente: «Non temete di amare troppo l’Immacolata perché non arriverete mai ad amarla come l’ha amata Gesù».

Nell’amore alla Madonna, quindi, non è possibile eccedere; anzi saremo sempre al di sotto della misura, per quanto riuscissimo ad amarla tutti follemente come san Massimiliano Maria Kolbe, che era chiamato, appunto, il Folle dell’Immacolata!

In questo quinto mistero glorioso, infatti, noi possiamo contemplare l’eccelso atto di amore di Gesù che incorona sua Madre Regina del Paradiso, Regina universale. Gesù ha amato talmente la Madonna, che l’ha fatta Immacolata, l’ha resa sua Madre, l’ha conservata sempre Vergine intatta, l’ha associata a sé come Corredentrice, l’ha costituita Mediatrice di tutta la grazia, l’ha portata in Paradiso con l’anima e con il corpo, l’ha incoronata Regina del cielo e della terra.

Chi potrà mai misurare tutto questo amore? Nessuno. Solo Dio. E che cosa potremo fare noi, invece, per la Madonna? Tanto, ma tanto poco! In tutti i sensi. E la cosa più triste è che molti non vogliono fare per la Madonna neppure questo «tanto poco»; molti hanno ridotto pressoché a niente ogni espressione d’amore alla Madonna; molti hanno eliminato il Rosario dalla loro vita; molti hanno messo fuori chiesa e fuori casa, ogni immagine della Madonna; molti arrivano a raffigurare o rappresentare la Madonna in figure indecenti; molti osano persino disonorare e oltraggiare la Madonna nei suoi misteri ineffabili; e quanti, infine, sono facili alle bestemmie contro la Vergine Santa?

Gesù incorona la Madonna Regina del cielo e della terra, e gli uomini invece la degradano a donna come le altre, per di più bestemmiandola. Quanta incoscienza! È questa la triste realtà che lacera il Cuore della Madonna.

Fu chiesto un giorno a Lucia di Fatima perché i primi sabati dovevano essere cinque. Ella si rivolse a Gesù che le spiegò così: «Sono di cinque specie le offese contro il Cuore Immacolato di Maria:

1. Le bestemmie contro l’Immacolata Concezione. 2. Le bestemmie contro la sua Verginità. 3. Le bestemmie contro la Maternità divina e il rifiuto di accettarla quale Madre degli uomini. 4. L’azione di coloro che cercano di infondere nel cuore dell’infanzia l’indifferenza, il disprezzo e anche l’odio contro questa Madre Immacolata. 5. Le profanazioni delle sue sacre immagini».

Noi dobbiamo reagire, dobbiamo opporci all’oltraggio, all’insulto, alla bestemmia. Un giorno san Massimiliano M. Kolbe, per strada, udì un uomo bestemmiare la Madonna. Subito si avvicinò a lui e lo riprese con le parole e con le lacrime.

Quello si scusò e promise di non farlo più. È doveroso riprendere chi bestemmia la Madonna, perché bestemmia la nostra Mamma. È doveroso pregare per i bestemmiatori in riparazione delle bestemmie.

Così facevano i Santi, così facevano i tre pastorelli di Fatima, così fanno i veri cristiani che amano la Madonna. Soprattutto, però, è doveroso lodare e glorificare la Madonna. Con le nostre lodi, noi togliamo le spine che circondano e trafiggono il Cuore dell’Immacolata, e lo circondiamo di rose.

Il 10 dicembre del 1925 suor Lucia di Fatima ebbe un’apparizione, in cui vide la Madonna con il Cuore circondato di spine. C’era anche Gesù Bambino che disse a suor Lucia indicando il Cuore della Madonna: «Abbi compassione del Cuore della tua Madre Santissima avvolto nelle spine che gli uomini le infliggono continuamente; non vi è chi faccia atti di riparazione per strappargliele».

Ecco che cosa ci chiede Gesù per la Madre sua e nostra: offrire atti di riparazione. Le nostre preghiere e lodi, i nostri sacrifici, i nostri Rosari, la pratica dei primi sabati, il culto delle immagini e, soprattutto, la nostra consacrazione a Lei con l’esercizio delle virtù

mariane: tutto dobbiamo fare per la gloria della celeste Madre, chiedendo anche noi a Gesù di darci un po’ del suo stesso amore divino per glorificare la Madonna come a Lui piace, affrettando così il tempo sospirato della grande profezia di Fatima: «Infine, il mio Cuore Immacolato trionferà!».

Padre Stefano Maria Manelli, “O Rosario benedetto di Maria!” (Casa Mariana Editrice) - ZENIT -

 
 
 

ANTONIO SOCCI: IL DISASTRO DEI CATTOLICI IN POLITICA

Post n°7385 pubblicato il 13 Agosto 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

(avremo un Meeting colonizzato dalla tecnocrazia finanziaria al potere? O il grido di libertà del popolo ciellino si farà sentire?)

“E’ doveroso che, nella vita pubblica, i cattolici siano sempre più numerosi”, ha affermato il cardinale Bagnasco, presidente della Cei. Infatti i giornali di ieri hanno titolato: “Bagnasco: più cattolici in politica”.

DI PIU’ ?

Ma siamo sicuri che manchino? A me pare che tutti si dicano cattolici. Dagli ultradestri di Forza Nuova ai comunisti Vendola e Crocetta, da Tonino Di Pietro a Silvio Berlusconi, da Monti a Tremonti, da Rosy Bindi a Maurizio Gasparri e Carlo Giovanardi, da Leoluca Orlando a Raffaele Lombardo o Totò Cuffaro, dall’ex pannelliano ed ex verde Rutelli al post-socialista Sacconi, dall’ex radicale Roccella al caso politico del momento, il sindaco Renzi, dall’ex musulmano Magdi Allam a Borghezio, dalla Binetti a Ignazio Marino, da Mantovano a Buttiglione, perfino da Prodi a Sgarbi (che mi pare si dica cattolico).

E’ il caso di dire: troppa grazia…

Uno dei pochi a dirsi pubblicamente ateo (abbracciando le battaglie laiciste), Gianfranco Fini, con coerenza tutta finiana ambisce ad essere tra i fondatori della “Cosa Bianca”, cioè il nuovo raggruppamento cattolico. Le cui colonne – a difesa del valore della famiglia – oltre a Fini, sarebbero Casini e Passera (non è divertente?).

Mentre per l’altro pilastro – quello dello stato sociale (rivendicato da Olivero delle Acli, un altro dei fondatori, insieme al cislino Bonanni) – il Corriere suggerisce il nome di Emma Marcegaglia, notoriamente paladina degli operai e della dottrina sociale della Chiesa.

A sintesi di tutto – valore della famiglia e valori sociali – sempre secondo il Corriere c’è Luca Cordero di Montezemolo, che è davvero un simbolo vivente, per le masse cattoliche, di devozione e di battaglie per la famiglia e la giustizia sociale…

Il tutto in alleanza con il duo Bersani-Vendola che – di fronte alla grande emergenza economica del Paese – come prima idea ha lanciato quella delle “unioni gay” (la cosa che, come si sa, più sta a cuore agli operai e alla casalinga di Voghera).

Ma oltre alla “coerenza di valori”, nella futura alleanza fra Cosa bianca e sinistra c’è anche un’ammirevole coerenza politica e programmatica.

Perché mentre il nuovo centro di Casini intende rappresentare il “partito di Monti”, per riportare il tecnocrate a Palazzo Chigi dopo il 2013, il duo Bersani-Vendola con cui si allea è dichiaratamente “contro Monti” (Vendola-Fassina) e “per superare Monti” (Bersani). Come si vede: poche idee, ma molto confuse.

Non è chiaro poi cosa abbiano a che fare i cattolici con la tecnocrazia finanziaria rappresentata da Monti, da sempre contrapposta alla Chiesa (già Pio XI, nella “Quadragesimo anno”, tuonava contro l’ “imperialismo internazionale del denaro”).

I PALETTI DELLA CHIESA

E’ evidente allora che la richiesta di Bagnasco in realtà non riguarda il numero di politici cattolici. Ma la qualità e la loro direzione di marcia.

Probabilmente il suo intervento è stato provocato dal crollo del centrodestra il cui governo per la Chiesa fu perfino più favorevole di quelli della Dc.

Alla Cei e anche alla Segreteria di Stato vedevano assai di buon occhio la leadership e la candidatura di Alfano, che speravano si alleasse con l’Udc, ma poi tutto è naufragato.

Così Bagnasco ha riproposto i fondamenti di una seria presenza politica dei cattolici: i valori non negoziabili come base e i valori sociali come sviluppo. Ha posto dei paletti preventivi.

Perché la cosiddetta “Cosa bianca” non sembra nascere alla scuola del magistero Wojtyla-Ratzinger, né in continuità con la tradizione democristiana, ma sull’equivoca “operazione Todi”, uno degli episodi più umilianti di subalternità culturale e politica dei cattolici ai salotti laicisti del “Corriere della sera” (i più accanitamente anticattolici).

DA DON STURZO A DON LURIO

E’ pur vero che a Todi, Bagnasco fece un ottimo intervento per bocciare l’intenzione dichiarata del “Corriere” – gran burattinaio del convegno – di condannare l’epoca Ruini.

Ed è vero che lo stesso Bagnasco ribadì la centralità dei “valori non negoziabili” come base anche per una sana politica sociale (lo ha ripetuto in queste ore).

Tuttavia a Todi non ha prevalso la linea Bagnasco, ma quella del Corriere. Infatti l’evento è poi servito per le manovre politiche che hanno portato al potere Monti, Passera e Riccardi.

E non è mai stato ufficialmente sconfessato dalla Cei (solo a mezza bocca). “Avvenire” sembra talora l’organo ufficioso di Riccardi, dell’ Udc e di Monti.

Del resto a Todi non si sono viste idee, ma solo le ambizioni di tanti personaggi in cerca di notorietà o di poltrone. Insomma un balletto politichese. Cosicché la “cosa bianca” che nasce da lì non sarà all’insegna di don Sturzo, ma casomai di don Lurio.

Quello che è successo da Todi in poi pone anche un altro problema. Ieri, sul “Corriere”, il presidente delle Acli, Andrea Olivero, ha sostenuto che è finita la “supplenza” esercitata dai vescovi, in politica, dopo la fine della Dc.

Poi ha aggiunto: “proseguire su una strada simile, significherebbe tradire la linea del Concilio e la responsabilità del laicato in politica”.

Vero. Ma non è ancora più fondamentalista e anticonciliare il diretto coinvolgimento di associazioni ecclesiali nell’agone politico, come è accaduto a Todi?

E che dire poi della nomina a sottosegretario dell’ambizioso Riccardi, definito da tutti “fondatore della Comunità di S. Egidio”?

Ce la vedete voi Chiara Lubich a sgomitare per avere un posto da sottosegretario o da ministro?

Si tratta di capire se la Comunità di S. Egidio è un soggetto ecclesiale (e allora sembra inopportuno che il suo fondatore corra da politico), o da sempre è un soggetto politico (ma allora si smetta di considerarlo movimento ecclesiale).

Del resto a Todi c’erano anche altri movimenti ecclesiali (quasi tutti) dunque è stata davvero la débacle della laicità proclamata dal Concilio. Mancava – opportunamente – Comunione e liberazione, ma c’era la Compagnia delle opere.

IL CASO CL

E proprio CL è l’altro enigma che sconcerta i vescovi. Il movimento di don Giussani infatti è sempre stato la realtà ecclesiale più vivace, coraggiosa, culturalmente consapevole e socialmente creativa.

Negli ambienti della Cei però, dopo la morte di don Giussani, hanno la sensazione di assistere a un ripiegamento intimistico che sta portando CL proprio a quella “scelta religiosa” di cui Giussani – poi con Giovanni Paolo II e Ruini – fu il più strenuo avversario.

Alla Cei guardano con preoccupazione sia il diminuito slancio missionario, sia la vistosa ritirata del movimento dalla sua tradizionale presenza negli ambienti giovanili e di lavoro, nella vita pubblica, nel mondo della cultura, della scuola e delle iniziative sociali.

Del tutto incomprensibili, alle gerarchie, appaiono poi i segnali sulla politica.

Dall’intervista al “Corriere” del 20 gennaio di don Carron (attuale responsabile del movimento) in cui si annunciava che non esistono politici di CL, alla lettera dello stesso Carron a “Repubblica”, interpretata da tutti non solo come uno storico siluramento di Formigoni (con tutto quel che rappresenta), ma pure come un’immotivata colpevolizzazione di CL, per di più sulle colonne del giornale da sempre più ostile al Movimento e alla Chiesa.

E poi dall’apoteosi di Napolitano al Meeting dell’anno scorso (con tanto di mostra risorgimentale che buttava al macero quarant’anni di elaborazione culturale ciellina), all’apertura del Meeting di quest’anno affidata al premier Monti, presentato da Vittadini, con un seguito di conferenze per ben sette ministri, Passera incluso (il Papa ha deciso di non andare).

Sarà inevitabile dunque la strumentalizzazione politica del Meeting. E diventeranno più vistose le divisioni interne già presenti sia sul caso Formigoni-Simone, che sul recente attacco di Giorgio Vittadini a Maurizio Lupi in quanto berlusconiano (Vittadini invece è indulgente col governo Monti).

In questa confusione i cattolici rischiano di diventare le foglie di fico di poteri e ideologie diverse. Perdendo ogni originalità e identità. 

 Antonio Socci - Da “Libero” - Per discuterne vedi Facebook: “Antonio Socci pagina ufficiale”

 
 
 

"PROCURAVO ABORTI, UCCIDEVO BAMBINI, OGGI MI BATTO PER LA VITA"

Post n°7384 pubblicato il 13 Agosto 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Due storie toccanti di chi ha servito in prima persona la cultura della morte e ora, proprio perché forte di questa esperienza, si batte per la cultura della vita.

Dal sito della Pro-Life Action League conosciamo la storia di Carol Everett, medico ed ex-abortista americana:  «Quando abbiamo aperto la nostra primi clinica», racconta oggi, «nel primo mese abbiamo procurato 45 aborti. L’ultimo mese che ci sono stata, avevamo procurato oltre 500 aborti in un mese». Un lavoro redditizio, dato che ha fruttato oltre un milione di dollari l’anno. La svolta nella vita di Carol avvenne proprio poco dopo l’apertura della quinta clinica “della morte”: lei e il marito ebbero necessità di un consulente finanziario, guarda caso cristiano, che fu determinante per la loro conversione. Carol, che anni prima aveva abortito il terzo figlio su pressione del marito e da allora era lentamente caduta in una spirale di infelicità, rimase folgorata dalle sue ragioni, e il 27° giorno di consulenza abbandonò la sua carriera di abortista. Prese avvio la sua missione di medico pro-life: la prima accusa fu rivolta ai servizi telefonici pensati per le giovani rimaste incinte, i quali subdolamente instillano l’idea dell’aborto senza menzionare l’ipotesi di tenere il bambino.

Da esperta ex-abortista, Carol spiega: «In realtà, non ci sono parole per descrivere l’aborto». Non solo perché è estremamente doloroso per una donna, «ho visto sei persone dover tenere ferma una donna mentre le procuravano l’aborto», ma perché lo è ancora di più per il bambino, ucciso in modo straziante. Le reazioni? «Due» – risponde. La prima è che la donna dica: “ho ucciso il mio bambino”. E’ la reazione più comune e la più sana, dimostra che la donna si rende conto di ciò che ha fatto ed è pronta ad affrontare la cosa per conviverci per il resto della sua vita. La seconda è che la donna invece decida di negare ciò che ha fatto, non lo vuole affrontare, e rifiuta il pensiero. «Le persone si rendono conto di aver ucciso il loro figlio in media dopo cinque anni», riflette oggi la dott.ssa Everett, la quale si dice convinta del fatto che ogni volta che gli attivisti pro-life manifestano davanti una clinica, accendono una luce dentro di essa, perché rendono coloro che vanno ad abortire responsabili delle loro azioni, li portano a riflettere. Questa è la missione che Carol si è posta, e che ha reso la sua vita finalmente felice, vissuta in pienezza.

Su “Tempi.it” un’altra storia ricca di significato. E’ quella di Antonio Oriente, medico italiano e anche lui ex abortista (ne avevamo già parlato). Appena laureato ha cominciato a praticare gli aborti: «La legge diceva che si poteva fare. Non c’è modo migliore di evitare le proprie responsabilità». Però, «accadeva che alla fine degli interventi, quasi inconsciamente, facevo terminare l’operazione alle infermiere». Pensava di aiutare i pazienti, «ma mi sbagliavo: dandogli la possibilità di uccidere un figlio rovinavo anche loro e mentivo a me stesso». Poi l’incontro con la sua futura moglie, pediatra: «una donna che lottava per la vita e amava i bambini. Mi ha sposato senza sapere che ero abortista e quando l’ha scoperto ha cercato di farmi smettere, ma io non ci sentivo proprio». Ironia della sorte, lui che per lavoro uccideva i figli degli altri, non riusciva ad averne di suoi:  «Tornavo a casa la sera e mia moglie piangeva. Così cominciai a crollare: ero stimato, risolvevo i problemi della sterilità altrui, ma davanti a mia moglie ero impotente. Davo risposte a tutti e non riuscivo a darne una a me».

Una sera una coppia di pazienti, vedendolo in questo stato, lo invitano senza successo ad un incontro di preghiera, cosa troppo distante da lui. Tuttavia dopo alcuni giorni cambia idea, ritrovandosi in una chiesa dedicata alla Madonna del Rosario durante un incontro del movimento ecclesiale “Rinnovamento nello Spirito”. Tornerà più volte a questo appuntamento, fino a cambiare intimamente: «Ho visto tutta la verità e ho cominciato a pregare davanti al crocifisso. Mi sono reso conto che chiedevo un figlio a un Padre buono mentre uccidevo quelli degli altri». Arriva anche la promessa di interrompere l’attività abortista: «Da quel giorno non ho più smesso di lottare per la vita. Viaggio in tutta Europa per combattere la cultura della morte, per dire che cosa sono aborto e fecondazione assistita, per dire che non c’è problema economico, familiare o di relazione che non si possa affrontare e per raccontare che la vita ripaga sempre. Non mi può fermare nessuno: ora voglio tutelare la vita che ho bistrattato e ucciso per tanti anni».

Ma la conversione non è mai senza prezzo. Contrariamente a quanto si dice, gli obiettori di coscienza trovano grosse difficoltà:  Il dott. Oriente ha ricevuto minacce dai superiori: “non puoi rifiutarti di dare la pillola”; “non puoi rifiutarti di rilasciare i certificati abortivi, non esiste obiezione di coscienza”.  Oggi la vita di Antonio è più difficile, eppure afferma: «Ringrazio il Signore che l’ha resa davvero vita, che mi ha ridato la libertà, la possibilità di scegliere e di fare davvero quello che voglio e non quello che vuole la società. Ringrazio di essere diventato un medico, perché chi uccide non lo è». E conclude: «voglio raccontare quant’è bello spendersi per la vita anche se guadagno di meno ed è più faticoso».

Claudio Gnoffo - www.uccronline.it -

 
 
 

EDITH STEIN E L'INGEGNERIA DEL MALE

Post n°7383 pubblicato il 13 Agosto 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Gli ultimi giorni ad Auschwitz della monaca carmelitana proclamata santa da Giovanni Paolo II nel 1998. La carmelitana non smentì la sua statura interiore, affermò anche: "Il mondo è formato da contrasti... Ma la finale non sarà formata da questi contrasti. Rimarrà solo il grande amore. Come potrebbe essere diversamente?".

Edith Stein, consegnata con la deportazione all'ultimo viaggio per giungere in quel luogo, Auschwitz, dove regnava l'ingegneria del male e che significava distruzione e morte certa, fu ridotta a cenere. La furia nazista supponeva di aver cancellato insieme con Israele anche la memoria e ogni traccia dell'efferatezza compiuta, invece lo "scacco matto" si è rivoltato contro gli apparenti vincitori, e i superstiti hanno saputo raccontarlo. È possibile quindi ricostruire gli ultimi giorni di Edith Stein prima che scomparisse nell'oblìo e nel silenzio.

Il nudo meccanismo della distruzione non ha avuto la meglio, malgrado la perfetta organizzazione confermata dal telegramma segreto a firma di Eichmann. Il 20 luglio 1942 venne diffusa e letta nei Paesi Bassi la lettera dei vescovi olandesi che, con forti e vibranti accenti, richiamava la popolazione all'aiuto dei perseguitati e si schierava con gli ebrei. Fu una trappola e si tramutò nell'occasione: i nazisti organizzarono per rappresaglia una retata in cui vennero inclusi anche i religiosi, 300, di origine ebraica. S. Romano afferma: "La sua [Edith Stein] deportazione ad Auschwitz nell'agosto del 1942 fu il risultato di un duro scontro fra le autorità tedesche e il clero olandese". Strappata al monastero fu condotta con la sorella al Lager di Amersfoot, dove la baracca loro assegnata già rigurgitava di prigionieri: "Le sette religiose formavano un gruppo a sé, una piccola Comunità: pregavano insieme, dicendo il breviario e il S. Rosario... Edith Stein veniva spontaneamente considerata da loro come superiora, perché traspariva in lei una forza soprannaturale". Portava sul suo abito, come tutti gli altri, la stella ebraica, "era calma, non nervosa, al contrario di Suor Rosa. Secondo il mio parere, questo proveniva dal suo abbandono a Dio.

A Maastricht ovviamente ha pianto anche lei, ma più tardi il contrasto tra lei e Rosa era molto chiaro". Alcuni amici del monastero riuscirono a raggiungerla: "... si parlò di calci e di colpi del fucile. La Serva di Dio lo raccontò con la massima tranquillità, senza agitazione interiore"; il giornalista Van Kempen si trovò dinanzi "una donna spiritualmente grande e forte", egli durante il loro colloquio fumò una sigaretta e le chiese "se ne volesse una anche lei. Mi rispose che lo aveva fatto un tempo e che un tempo, da studentessa, aveva anche ballato".

La possibilità di fuga e scampo le si era presentata molte volte nell'ultimo decennio della sua vita: l'offerta di una cattedra universitaria in America Latina, un rifugio con documenti falsi in uno sperduto convento olandese, la salita in Palestina, dove avrebbe desiderato vivere; sempre rifiutò in nome della Verità tanto da lei cercata ed amata. La sua priora conferma nella deposizione: "Avrebbe potuto benissimo scomparire in un convento su una isola della Frisia, ma rifiutò di farlo perché non voleva sfuggire neanche all'ingiusta persecuzione per vie torte".

L'ultimo diniego di piegarsi lo sperimentò a Westerbork, vicino a Assen, nell'Olanda nordorientale a trenta chilometri dal confine tedesco, campo costruito dagli olandesi nel 1939, con il consenso dell'organizzazione ebraica, per raggruppare rifugiati ebrei, tedeschi o apolidi, entrati illegalmente nel paese e divenuto dal 1 luglio 1942 "campo di transito di polizia": per centomila ebrei olandesi, l'ultima fermata prima di Auschwitz. Un impiegato olandese che prestava servizio al campo e le aveva letto negli occhi uno smisurato e pacato dolore, testimoniò più tardi nel corso del Processo di Beatificazione: "Dal suo essere silente emanava un forte influsso... Parlava con umile sicurezza, tanto da commuovere chi la sentiva. Una conversazione con lei ... era come un viaggio in un altro mondo. In quei momenti Westerbork non esisteva più.... Mi disse: - Non avrei mai creduto che gli uomini potessero essere così e... che i miei fratelli dovessero soffrire tanto! - Quando non ci fu più dubbio che dovesse essere trasportata altrove, le domandai se potevo aiutarla e (cercare di liberarla); ... di nuovo mi sorrise supplicandomi di no. Perché fare un'eccezione per lei e per il suo gruppo? Non sarebbe stata giustizia trarre vantaggio dal fatto che era battezzata! Se non avesse potuto partecipare alla sorte degli altri la sua vita sarebbe stata rovinata: - No, no, questo no!".

La carmelitana non smentì la sua statura interiore, affermò anche: "Il mondo è formato da contrasti... Ma la finale non sarà formata da questi contrasti. Rimarrà solo il grande amore. Come potrebbe essere diversamente?". Solo nel vivo dramma del campo Edith Stein toccò con mano una realtà che aveva sottovalutato: "Non avevo mai saputo realmente che i miei fratelli e le mie sorelle dovessero soffrire così...Ogni momento prego per loro. Se Dio ascolta la mia preghiera? Egli ascolta certamente il loro lamento".

 - (©L'Osservatore Romano 9 agosto 2012) - Cristiana Dobner - donboscoland.it -

 
 
 
 
 

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Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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