ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 08/08/2012

NEK: STORIA DI UN "TIEPIDO" OGGI CONVERTITO

Post n°7376 pubblicato il 08 Agosto 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Filippo Neviani, meglio noto al grande pubblico con il nome d’arte Nek, ha dato una svolta alla propria vita in seguito ad un pellegrinaggio a Medjugorje nell’inverno del 2005, effettuato su invito di  Chiara Amirante, la fondatrice di Nuovi Orizzonti.

Da quel momento Nek è passato dall’essere un cattolico “tiepido” (“Conosco le tue opere: tu non sei né freddo, né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo, né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca” – Apocalisse 3, 16) all’essere un fedele discepolo di Dio.

Afferma Nek in un’intervista: “A Medjugorje ho toccato con mano che cosa vuol dire,in un luogo tanto lontano, ma nello stesso tempo geograficamente accessibile, la fede in Dio, grazie all’opera della Madonna che, come instancabile mediatrice, opera autentiche grazie”.
Per poi proseguire: “Ho davvero sperimentato la presenza della Madonna, di una madre che ascoltava, mi tendeva la mano e diceva: «Vieni, figlio mio che sei tornato a casa». E la fede, che già nella mia famiglia avevo ricevuto, si è come infuocata. Indubbiamente devo fare ancora molta strada, però sento di essere sulla giusta via”.

E alla domanda dell’intervistatore Bruno Volpe “Le piace la messa antica?”, Nek risponde così: “Dal punto di vista dell’eleganza e del mistero, senza dubbio. Non la capisco come molti miei coetanei, ma ha una sua indubbia eleganza, valorizza l’idea del mistero e del sacrificio. Una messa che non banalizza il gesto, ma per altro verso comprendo le tesi di chi vuol vivere la messa, comprendendola e partecipando attivamente”.

Naturalmente l’adesione alla fede cattolica da parte di Nek ha un diretto riverbero anche sui testi delle sue canzoni.



Testo di “Lui vive in te”:

Risalirò col suo peso
sul petto
come una carpa il fiume
mi spalmerò
sulla faccia rossetto
per farlo ridere
per lui poi comprerò
sacchetti di pop-corn
potrà spargerli
in macchina
per lui non fumerò
a quattro zampe andrò
e lo aiuterò a crescere

lui vive in te
si muove in te
con mani cucciole
è in te
respira in te
gioca e non sa
che tu vuoi buttarlo via

Gli taglierò
una pistola di legno
gli insegnerò a parlare
la sera poi con noi due
farà il bagno
e vi insaponerò.

Per lui mi cambierò
la notte ci sarò
perché non resti solo mai
per lui lavorerò,
la moto venderò
e lo proteggerò, aiutami.

Lui vive in te
Lui ride in te
o sta provandoci
è in te, si scalda in te
dorme o chissà,
lui sta già ascoltandoci.

Lui si accuccerà
dai tuoi seni berrà
con i pugni vicini
tra noi dormirà
e un pò scalcerà
saremo i cuscini noi due.
Con gli occhi chiusi lui
la vita afferra già
il figlio che non vuoi
è già con noi.

Lui vive in te si culla in te
con i tuoi battiti
è in te
lui nuota in te
gioca chissà…
è lui il figlio
che non vuoi



Testo “Per non morire mai”:

Muore lentamente chi cammina tra la gente a testa in giù e non la vede più.
Muore lentamente chi rifiuta di ascoltare nuove idee che non siano sue.
Muore chi non ha passione, chi per abitudine fa la stessa via, chi sta fermo al primo piovere, chi si lascia escludere dalla nostalgia..

Cercami tra gli uomini quelli che ci credono, posso perdere ma non finisce mai…
Cercami, ti resterò vicino…

Muore chi non rischia mai, chi per non avere guai pensa ai fatti suoi.
Muore lentamente chi ha paura di sentimenti e per eluderli non s’innamora più, chi sta di fronte ad un oceano e non riesce a credere all’eternità, chi in mezzo ai dubbi non sa scegliere, chi non sa più vivere con curiosità…

Quindi, cercami tra gli uomini, quelli che ci credono posso perdere ma non finisce mai…
Quindi, cercami nei battiti, tu cercami e mi troverai, nei colori ancora incerti di un mattino da dove mi vorrai…
Quindi, cercami, tra gli uomini, quelli che si fidano se vuoi cercami mi riconoscerai, nelle mani che accarezzano e sguardi che si incontrano nelle voglia di gridare che ci sono per non morire mai,

per non morire mai.

Autore: Giulia Tanel - libertaepersona.org -

 
 
 

PERCHE' I CRISTIANI ASPIRANO AL CIELO?

Post n°7375 pubblicato il 08 Agosto 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Il fondatore dei Francescani dell'Immacolata spiega il desiderio degli uomini a guardare il cielo

Gesù che sale al cielo distaccandosi dagli uomini e dal mondo, ci invita a salire in alto con la nostra anima per aspirare ai beni eterni, rinunziando ai beni transitori di questo povero mondo.

Contemplando l’ascensione di Gesù, possiamo sentire rivolta a noi l’esortazione vibrante di san Paolo ai cristiani Colossesi: «Cercate le cose di lassù, gustate le cose di lassù, non quelle della terra» (Col 3,2).

Se davvero guardassimo di più in alto, quante speranze e consolazioni ci donerebbe Dio, a differenza degli uomini e del mondo!

L’eroica mamma dei sette fratelli Maccabei, dopo l’uccisione dei primi sei figli, così esortava il settimo,il più piccolo, ad affrontare con coraggio il martirio: «Figlio mio, guarda il cielo!» (2 Mac 7,28).

Lo stesso si legge negli Atti del martirio di san Timoteo. Il coraggioso Santo venne immerso nella calce viva. Tra gli spasimi tremendi, egli udì gli Angeli che gli dicevano: «Alza il capo e pensa al Cielo che ti attende!».

Purtroppo, oggi specialmente, gli uomini non sanno più vivere senza essere assillati da interessi e preoccupazioni materiali. Il benessere e il consumismo li assorbono.

Non sanno, non riescono a pensare ad altro. Sesso, sport, politica, soldi, spassi, affari, successi, televisione, stampa: è un bombardamento a tappeto ogni giorno, un assalto di gioie turbolenti e di affanni che logorano, un tran-tran snervante che domina gli uomini e li porta avanti alla cieca, in un dimenarsi senza altro senso né scopo che l’agognato piacere di brevi soddisfazioni terra terra. Più o meno come gli animali. Dice bene lo Spirito Santo per bocca del profeta: «L’uomo nella prosperità non comprende, è come gli animali» (Sal 48,21).

Nella vita del beato Enrico Susone, domenicano, si legge che, da bambino, un giorno, durante un giro sulla barca sul magnifico lago di Ueberlingen, stando accanto alla mamma e guardando le onde del lago che, increspandosi, brillavano come perle, meravigliato disse alla mamma: “Mamma, guarda quante perle!..” “Sì - rispose la mamma - sembrano perle, ma se le vuoi prendere con la mano, raccoglierai soltanto un po’ di acqua fredda… Volgiti al sole, invece, e pensa al Sole eterno che è Dio!”.

Gesù è il sole, infatti, e l’Ascensione di Gesù ci chiama in alto, molto in alto. L’educazione cristiana si avvantaggerebbe molto del richiamo frequente di questo mistero dell’Ascensione, che ci svela il destino finale del nostro cammino terreno sui passi di Gesù: la salita al Paradiso.

Nella famiglia di santa Teresina, ad esempio, ogni sera, oltre la recita immancabile del Santo Rosario, i bravi genitori parlavano ai figli delle verità eterne. E santa Teresina potrà un giorno scrivere: «Udendo i nostri genitori parlare di eternità e di cose sante, ci sentivamo disposte a considerare le cose del mondo come tante vanità, quantunque avessimo ben pochi anni di età...

La certezza di andare un giorno lontano dalla mia patria tenebrosa, mi era stata data fin dall’infanzia... Sentivo nel mio cuore, per mezzo di aspirazioni intime e profonde, che un’altra terra, una regione assai più bella sarebbe stata un giorno la mia dimora...».

Il distacco dal mondo innalza verso il cielo e fa pensare all’eternità. Il pensiero dell’eternità richiama  il Paradiso e l’Inferno; e la scelta del Paradiso dovrebbe impegnarci a lottare contro il peccato che il demonio, il mondo e la carne vorrebbero farci commettere per precipitarci nell’eternità dell’Inferno.

Diceva bene, infatti, la piccola Giacinta di Fatima quando affermava: «Se gli uomini sapessero che cos’è l’eternità, come farebbero di tutto per cambiar vita!».

E la sapienza di Giobbe ci ricorda che i giorni dell’uomo «passano più veloci del filo sulla spola» (Gb 7,6), la nostra vita «è un fiore che presto avvizzisce, un’ombra che dilegua» (14,1.2), per ritrovarsi al cospetto di Dio e dell’eternità.

Contemplando l’Ascensione di Gesù al cielo, preghiamo il Cuore Immacolato di Maria di voler tenere il nostro povero cuore sempre sollevato verso l’alto e proteso al cielo.

Virtù da praticare: Distacco dal mondo.

di padre Stefano M. Manelli F.I. - Per ogni approfondimento:

Padre Stefano Maria Manelli, “O Rosario benedetto di Maria!” (Casa Mariana Editrice) - ZENIT -

 
 
 

LA VITA CAPOVOLTA

Post n°7374 pubblicato il 08 Agosto 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

L’anziano protagonista dello spot pubblicitario di una nota azienda produttrice di chewingum, apparso l’anno scorso sugli schermi televisivi e replicato di recente, si sbottona la camicia e dice, mostrando il reggiseno: «Figliolo, c’è una cosa che devo dirti. Io non sono tuo padre. Sono tua madre». «E io sono una marionetta…», risponde il figlio. La scenetta pur demenziale, fortemente diseducativa e generatrice di confusione psicologica soprattutto per i bambini che la guardano ci fornisce la chiave di lettura di quel che siamo diventati: dei burattini nelle mani di questa cultura irriverente verso la dignità umana che va sotto il nome di relativismo.

Una cultura che incide profondamente sull’antropologia umana, che viene sostenuta, alimentata, diffusa, proprio da quelle Istituzioni, come il Parlamento europeo, che si sono prodigate negli ultimi anni per spacciarla come foriera di civiltà. Quello spot pubblicitario, registra proprio questo: il degrado culturale che viviamo, diviene realtà. Un documento di Thomas Hammarberg, Commissario del Consiglio d’Europa per i Diritti Umani, intitolato I Diritti Umani e l’identità di genere, accolto come una pietra miliare durante una conferenza internazionale sui diritti umani che si è tenuta a Copenhagen nel luglio del 2009  che ha costituito la base teorica delle linee guida della Transgender Europe (la rete europea di organizzazioni a tutela dei diritti dei transessuali) – oltre ad esaltare i diritti dei transessuali, prevede che lo psicoterapeuta che segue nel suo percorso il transessuale, gli prospetti la possibilità di far prelevare e congelare le proprie cellule germinali (spermatozoi e ovuli) al fine di una futura nascita.

Per la prima volta in Italia, un Comitato etico – quello del Policlinico di Bari – si pronuncerà a breve sul caso di una donna che si è rivolta alla struttura pubblica, chiedendo di diventare uomo, aggiungendo la richiesta di far congelare le sue cellule (ovociti e un pezzo di ovaie) per il futuro, per non precludersi la possibilità di avere figli. Intanto, il ginecologo che ha in cura la donna che vuole diventare uomo e contemporaneamente vuole preservare il suo diritto alla maternità, dichiara di sperare che il Comitato etico, al quale ha sottoposto la questione, lo autorizzi.

Nel frattempo, afferma: «Tenendo ben presenti i paletti legati alla legge 40 che vieta la fecondazione eterologa, eliminando le questioni etiche e religiose, trovo che sia una cosa giustissima: se ammettiamo il transessualismo, dobbiamo dare loro la possibilità di riprodursi». Conservando i gameti, per poi trasferirli in un Paese dov’è consentita la fecondazione eterologa.

Le questioni etiche e religiose – così le chiama il ginecologo – vengono messe da parte. Il medico non se lo pone neanche il problema. Sono inutili. Il corpo perde la sua identità originaria, in base ad una scelta definita di libertà, ma deve conservare un diritto, quello alla maternità ed alla riproduzione, che di per sé si traduce solo in puro egoismo. La vita, così, si trasforma in una successione di atti puramente materialistici, che eliminano qualsiasi vincolo naturale e qualsiasi riferimento all’anima, alla dimensione spirituale.

Come se l’uomo e la donna, fossero stati messi al mondo non per generare con amore, ma come bestie. Trasformo la mia identità, mi conservo gli ovuli e li affido a chi li può trattare. La nascita dei figli non appartiene a nessuno, né tantomeno ad un disegno soprannaturale. Appartiene solo ad un mio diritto, alla mia identità precedente e a quella attuale. Non importa se loro, da piccoli, mi chiederanno perché sono contemporaneamente la loro mamma e il loro papà. La risposta già me la sono costruita: è quella del Parlamento europeo, dello psicoterapeuta che mi ha visitato, del ginecologo e del comitato etico, che di sicuro comprenderà. 

(Danilo Quinto) - corrispondenzaromana.it

 
 
 

"TI VOGLIO BENE, MAMMA. E VORREI CHE TU MORISSI"

Post n°7373 pubblicato il 08 Agosto 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

«L’amore aiuta a vivere, a durare, / l’amore annulla e dà principio. E quando / chi soffre o langue spera, se anche spera, / che un soccorso s’annunci di lontano, / è lui, un soffio basta a suscitarlo. / Questo ho imparato e dimenticato mille volte, / ora da te mi torna fatto chiaro, / ora prende vivezza e verità. / La mia pena è durare oltre questo attimo». - (Mario Luzi, L’amore aiuta a vivere)

Non credo di sbagliare se dico che solo qualche anno fa sarebbe stato impensabile leggere, in un settimanale, un titolo come questo: “Ti voglio bene, mamma. E vorrei che tu morissi”.
Notare la congiunzione: non è un “ma” avversativo. “E vorrei…” sottintende sibillinamente “e proprio perché ti voglio bene, mamma, vorrei che tu morissi”. La lingua italiana ha le sue regole.
Ammettiamo anche che un titolo così qualche anno fa, magari con le due proposizioni coordinate dall’avversativa “ma” si potesse anche trovare, provocatorio. La piattezza asettica e dis-umana del contenuto solo qualche anno fa sono certa che avrebbe però impedito la pubblicazione di questo articolo. O avrebbe suscitato una generale alzata di scudi.
Ora no. I tempi sono “maturi”. Di fronte a questo titolo non ci si scandalizza più.
In sette facciate di “D”, il supplemento settimanale di Repubblica, il giornalista e scrittore Michael Wolff parla di sua madre anziana e malata e svela il suo desiderio, nemmeno celato, di liberarsi di lei (perché le vuol bene, ovvio).
E siccome l’impaginazione, le immagini e il grassetto hanno il loro peso, un lettore che poco poco sia scaltro lo capisce che la scelta di pubblicare l’articolo non è provocatoria, e che l’obiettivo non è suscitare dibattito. Condivisione piena. Ennesimo spot della nuova religione ateologa e laicista. “Eutanasia: cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza”.
Questa l’introduzione: «L’era dei miracoli medici ha creato una nuova condizione biologica, che protrae la vecchiaia sempre più a lungo. Ma non sempre garantisce una vita degna di essere vissuta. Tanto da spingere un figlio a sperarne la fine». Altri passaggi segnati in grassetto: «Mentre scrivo, fatico ad attribuire a mia madre una personalità. Me lo ripeto ogni giorno: ormai non è più lei… Ecco chi è la donna, o perlomeno ciò che resta della donna che ora risiede in un monolocale… una sorta di pre-bara… Le circostanze concorrono a spogliare l’essere umano di qualsiasi speranza, dignità e benessere». Ancora: «Che cosa fai con tua madre quando lei da sola non riesce a fare più niente, intendo proprio niente? La questione non è più come soddisfare i suoi bisogni, ma dove piazzarla». E poi: «Cosa non darei per un organo imparziale a cui implorare la fine di mia madre».
Bastano queste frasi che non commenterò e che D ha deciso di mettere in rilievo per chi non avesse voglia o pazienza di leggere tutte e sette le pagine, per capire il messaggio forte e chiaro di Wolff: «Ciò che io avverto in modo più acuto, quando siedo accanto al letto di mia madre, è un senso di colpa schiacciante per il fatto di tenerla in vita. Chi può accettare una sofferenza del genere? Chi può – così coscientemente – facilitarla?».
Il giornalista riassume la storia di sua madre, Margherite Vander Werf, che ora ha 86 anni, reporter militare durante la seconda guerra mondiale, madre di tre figli, poi direttrice marketing di aziende farmaceutiche e a 72 anni di un’azienda di videogiochi online. Tre anni fa ha iniziato a perdere le forze, a stare male, a dare segni di demenza. Operata al cuore, una crisi convulsiva le ha provocato un forte stato confusionale ed ora è ferma a letto.
Questo il quadro raccontato dal figlio, che qui e lì riporta i costi mensili di mantenimento della madre anziana e qua e là infila le statistiche degli ultra ottantacinquenni, che, in America, nel 2050 si ipotizza saranno il 5% della popolazione.
Dati (e portafoglio) alla mano, il discorso si fa sempre più esplicito, anche con i medici: «Qualche settimana fa, io e mia sorella abbiamo chiesto un incontro alla dottoressa di mia madre. “E’ passato un anno”, ho cominciato io, cercando alla cieca le parole che andavano dette: è ora, mettiamo un punto, facciamola finita, desideroso di far fuori gli eufemismi tanto quanto avrei voluto far fuori mia madre». Chiarissimo.
La dottoressa propone di aumentare le cure palliative e lui commenta: «Non so come mai ai death panels (le “commissioni della morte”, termine coniato da Sarah Palin per accusare il governo democratico di voler istituire delle giurie per decidere a chi “staccare la spina”) sia toccato un termine così orrendo. Dovevano chiamarle “commissioni di liberazione”». E conclude: «Di sicuro noi figli del boom troveremo, dobbiamo trovare, un modo migliore, più economico veloce e umano di uscire di scena… Nel frattempo, e dal momento che, come mia madre, nemmeno io posso sperare che qualcuno mi piazzi un cuscino in faccia, cercherò di mettere a punto tempi e modi di una exit strategy fai-da-te- E’ quello che dovremmo fare tutti».
Lo so. Mi sono dilungata oltre misura con le citazioni. Era per far capire dove si vuole andare a parare e in che modo: con che linguaggio. Non serve essere insegnanti di italiano per capire il “peso” delle parole quando si vuole argomentare la tesi che far fuori la propria madre anzitempo non è omicidio o suicidio assistito, ma “morte dignitosa”, o “estremo atto di amore… estremo”. La lingua – oltre che le sue regole - ha i suoi eufemismi politicamente corretti. Eccoli qui. Usati da Wolff, sposati dal Gruppo editoriale L’Espresso.
Mi chiedo perché questa lettura non mi lascia in pace, tanto che non posso andare alle pagine successive (…e come possono “gli altri”, mi dico? Com’è possibile ci abbiano anestetizzati al punto da farci credere che desiderare di sbarazzarsi della propria madre sia la “normalità”, e così si volta pagina, e si passa alle astronaute, a Messner, alla moda…?).
Ecco cos’è che mi tormenta: manca il cuore, in questo articolo. A tal punto che non solo mi pare impossibile che a scriverlo possa essere stato un figlio; mi sembrerebbe in-credibile anche scritto da un medico, da un infermiere, da una delle badanti che accudiscono quell’anziana donna. Dalla vicina di casa, dalla portinaia… Manca il cuore. O è diventato di pietra, che è lo stesso.
Penso al libro Vivi, di Fabio Cavallari; penso alle testimonianze di padre Aldo Trento e di tanti amici che stanno accanto ad anziani (e giovani) malati e li accompagnano fino alla fine, all’incontro con il Mistero.
Cosa vorrei per me, mi chiedo? Per me, figlia; per me, fossi quella madre lì?
Non c’è ombra di dubbio: so cosa vorrei; so cosa – ne sono certa – tutti, nel profondo del cuore, desidereremmo per noi. Vorremmo, malati, essere guardati come padre Aldo guarda i “suoi” malati: con gli occhi di Cristo, lo sguardo di Cristo.
O in quel modo o in nessun altro. Certamente non con gli occhi di questa cultura necrofila spacciata per buonismo o per “carità” (ma è bestemmia, questa!).
O in quel modo, o la vita, per tutti, davvero è un inferno: l’inferno descritto da pagina 52 a pagina 60 del supplemento D di Repubblica.
E allora è bene dircelo, e ridircelo, e ricordarcelo ancora. Questo sguardo è possibile, esiste! L’abbiamo sperimentato e dobbiamo recuperarlo perché è l’unico umano. E’ l’unico che abbraccia e che salva la dignità dei malati, ma anche dei “sani” chiamati a prendersi cura e a prendersi a cuore chi è più fragile.
La posta in gioco è altissima, perché è il valore della vita umana, amata, guardata, accarezzata dal Nazareno sempre: sana, malata, appena concepita o vicina al morire. Sempre.

Saro Luisella -  CulturaCattolica.it -

 
 
 

LA GERMANIA RIFIUTA IL MATRIMONIO OMOSESSUALE: AVETE LETTO QUESTA NOTIZIA SUI QUOTIDIANI ITALIANI?

Post n°7372 pubblicato il 08 Agosto 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

I mezzi di comunicazione esaltano le unioni civili, ma sono solo il primo passo verso l’adozione da parte degli omosessuali

Anche la Germania ha preferito salvaguardare la famiglia naturale e il matrimonio tradizionalmente inteso, evitando l’ingerenza politico-ideologica in questioni antropologiche antecedenti alla legge stessa. Il 28 giugno scorso infatti, il parlamento tedesco ha respinto la proposta dei Verdi di equiparare le coppie dello stesso sesso al matrimonio tra un uomo e una donna.
Qualcuno ha per caso letto questa notizia sui quotidiani italiani? Come avrebbe fatto altrimenti Paola Concia a massacrare ancora gli italiani a reti mediatiche unificate, dicendo che l’Italia deve adeguarsi al resto d’Europa? Certo, avrebbe continuato ugualmente, per lo meno per dare un senso ai 16mila euro al mese, vitalizio escluso, che porta a casa (è stata messa lì per quello, d’altra parte), ma forse con qualche impaccio maggiore. Oltretutto, è bene ricordare che soltanto dieci paesi al mondo hanno deciso di snaturare il significato antropologico di “matrimonio” e “famiglia”: Paesi Bassi, Spagna, Belgio, Sud Africa, Portogallo, Canada, Norvegia, Svezia, Islanda e Argentina.
La votazione al Bundestag è stata di 309 parlamentari contrari contro 260 favorevoli (12 astenuti). Dal 1° agosto 2001, la Germania ha permesso le cosiddette “unioni registrate” (eingetragene lebenspartnerschaft)  per le coppie dello stesso sesso, partnership che prevedono alcuni dei diritti del matrimonio, escludendo adozione e benefici fiscali completi.
Ricordiamo le parole di Francesco D’Agostino su “Avvenire”, quando ha spiegato: «i rapporti di coppia tra omosessuali possono avere una loro tutela giuridica, non però perché simili, ma perché diversi da quelli eterosessuali». Tuttavia, come i tentativi tedeschi dimostrano, tali unioni civili sembrano servire soltanto per fare il primo passo verso il matrimonio e l’adozione omosessuale.
 
Fonte: Corrispondenza Romana - BastaBugie -

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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