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Omicidio Tommasino, inchiesta sulle tessere del Pd

Post n°10180 pubblicato il 17 Ottobre 2009 da stabia_info
 
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Gli investigatori acquisiscono le liste degli iscritti. Nel mirino i criteri di selezione e le connivenze

LEANDRO DEL GAUDIO Convocare i rappresentanti cittadini, i coordinatori di zona con un obiettivo chiaro: ricostruire la filiera di contatti che ha consentito a un killer dei D’Alessandro di girare con la tessera del Pd in tasca. Passa di qui l’inchiesta su «Stabia connection», indagine che nasce dall’omicidio del consigliere comunale del Pd Gino Tommasino e che punta a fare luce nei torbidi della città vesuviana. Camorra, imprenditoria e politica, dunque. Tracce dopo otto mesi di indagini che hanno consentito di identificare i presunti killer entrati in azione lo scorso tre febbraio, in una vicenda che ora si arricchisce di nuovi tasselli. La Mobile punta ad accertare com’è avvenuto il tesseremento di Catello Romano, il diciannovenne reo confesso del delitto Tommasino, sfuggito alle maglie della giustizia dopo aver dato inizio a un’effimera parentesi collaborativa con lo Stato. Chiaro l’obiettivo degli inquirenti: capire com’è stato possibile che il giovane killer del clan D’Alessandro sia stato iscritto nelle liste del partito destinato a rappresentare il nuovo riferimento politico e amministrativo in città. Chi ha garantito per il giovane Catello? Accertamenti condotti dalla Mobile del vicequestore Vittorio Pisani, nel corso dell’inchiesta condotta dalla Dda dell’aggiunto Rosario Cantelmo e dai pm Pierpaolo Filippelli e Claudio Siragusa. E non si tratta - fanno capire gli inquirenti - di vicende di scarso rilievo. L’inchiesta sul tesseramento del killer dei D’Alessandro potrebbe infatti aprire nuove lame di luce sull’anello mancante del caso Tommasino, vale a dire il rapporto tra politica e camorra, tra imprese e assunzioni pilotate, tra racket e mediazioni borderline. Identificati i presunti killer, va messo a fuoco il movente dell’omicidio: il consigliere comunale potrebbe essere stato ucciso per non aver versato al clan D’Alessandro una somma di denaro, circa trentamila euro, in un probabile giro di tangenti. Versione che risale a un’intercettazione sospetta che resta tutta da verificare - va chiarito anche nel rispetto della persona uccisa - che emerge comunque dalle indagini condotte in questi mesi su pezzi della maggioranza di centrosinistra radicata nel comune stabiese. Non si escludono colpi di scena a breve, come interrogatori di almeno un paio di colleghi di partito (per altro già ascoltati subito dopo l’omicidio) per verificare una serie di elementi finora raccolti. Poi occorre mettere a fuoco il criterio di selezione che ha consentito al killer 19enne di entrare nella lista degli iscritti del Pd di Castellammare. Facile intuire le mosse degli inquirenti: l’inchiesta punta ad acquisire un file excel dove sono elencati i 2943 iscritti del Pd a Castellammare, un documento al momento a disposizione della federazione provinciale di via Toledo a Napoli. Inevitabile lo screening incrociato sui nomi, per accertare la presenza negli elenchi di altri personaggi in odore di camorra. Sullo sfondo dell’agguato consumato in viale Europa il business del racket o delle assunzioni pilotate a sfondo clientelare che potrebbero aver visto un ruolo attivo di Tommasino o di altri consiglieri della città delle terme: parcheggi, rifiuti, terapie di riabilitazione. Sono i settori battuti in queste ore dagli investigatori, che quindici giorni fa hanno messo a segno l’arresto del presunto killer: in cella Salvatore Belviso; pentiti invece Raffaele Polito e Catello Romano (quest’ultimo autore della fuga beffa dal programma di protezione), denunciato Renato Cavaliere (quest’ultimo detenuto in casa di lavoro). Resta uno scenario di possibili collusioni che rischia di arricchirsi di nuovi elementi dopo interrogatori e accertamenti incrociati. il mattino

 
 
 
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