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BLOG DI SILVIA DE ANGELIS

Messaggi del 21/07/2012

TOCCANTI DISEGNI

Post n°415 pubblicato il 21 Luglio 2012 da das.silvia

ora che i voli più reconditi si posano sul trepidante sfiorarmi
(mimata sensualità in bilico su cilestrino orizzonte)
scivola lo sguardo in un sorso d'attrazione
suscitando in me un desiderio sovrano...
mentre fruga lo scenario più segreto

la mancanza di te in quel riso mascalzone
fa sopire raggiate scie nel desertico sfondo
e la bocca arsa di quel velo di sensualità
trae sollievo in un trasalire d'affusolate mani...
nel circuire toccanti disegni
ove s'arrampicano salite ubriache di te


Silvia De Angelis tutti i diritti riservati     febbraio 2011


 
 
 

MONICA VITTI

Post n°414 pubblicato il 21 Luglio 2012 da das.silvia

I capelli scarmigliati; la voce roca, dal timbro inconfondibile;

lo sguardo insieme languido e penetrante, sempre vivace,

prensile, sottolineato dalla grossa riga di matita, da una

passata energica di mascara, agli inizi dalle ciglia finte

, poi da ombretti fumosi e polverosi dietro gli occhiali; in fine

gli abiti, invariabilmente con qualcosa, anche solo un piccolo

dettaglio, non esattamente a posto. Monica Vitti, diva riluttante,

lontana mille miglia dallo stereotipo della star, e in particolare

dal cliché pneumatico e voluttuoso della stella italica – quella

genìa nazionalpopolare di matrone carnali e seducenti, intoccabili

sul loro piedistallo, cementate nell'immaginario collettivo in un

impasto di glamour e polvere di stelle, che dalla Lollo e dalla

Loren arriva, ridotta a formula, al burro gallico della Bellucci –

è l'epitome dell'antidiva. Quel prefisso "anti" lei lo ha fatto suo,

con naturalezza e senza fanfara, assai prima che opporsi

diventasse l'ennesima posa studiata a tavolino da publicist, per

le case di produzione. Essere attrice ed essere donna non sono

mai state qualità, men che meno attività, antitetiche per questa

romana nata nel 1931 sotto il segno dello scorpione, fosca e

complessa, solare e sensuale: Maria Luisa Ceciarelli – questo il nome

all'anagrafe – ha regalato tutte la propria verve, la propria carnalità,

ma anche i propri difetti – umani, troppo umani – e le proprie nevrosi

a Monica Vitti, creando una icona sfaccettata e raggiungibile,

perfettamente imperfetta perché, fuori dallo schermo, la perfezione

è solo una opprimente utopia, un ideale paralizzante. Lontano

dai vitinidi vespa, dalle tette generose, dalle mise infiocchettate

nelle torri d'avorio degli atelier di Piazza di Spagna, la Vitti ha

portato un soffio di realtà nell'Olimpo della settima arte,

sparigliando le carte. Non ultime, quelle dello stile. Non a caso,

ci fu molto invidiata, all'estero, negli anni Sessanta dei primi

dubbi e delle prime crepe che incrinavano il sogno del boom

a colpi di incomunicabilità ed esistenzialismi, diventando una

icona di italianità nuova. Con la stessa leggerezza che le ha

consentito di passare dalle parti tormentate e problematiche

nei film di Michelangelo Antonioni – memorabile la Giuliana

di Deserto Rosso, nevrotica fino al midollo, dai capelli mogano

al golfino nero – al ruolo di mattatrice della commedia

all'italiana, la Vitti ha attraversato mode e modi portandosi dietro

un'aura tutta sua: il glamour del tinello, la capacità leggiadra

di apparir domestica anche nelle mise e nelle situazioni più

splendenti. Una qualità concessa a poche, che le dive di oggi,

sempre in posa, sconoscono del tutto. Mai in posa, invece, la

Vitti ha sempre conservato la sciatteria garbata e travolgente

della donna che non spende troppo tempo davanti allo specchio,

che non si mira e rimira cesellando la propria beltà, ma che

semplicemente vive, accettando errori, falli, capitomboli come

parte del processo; come elemento eccitante, mai sminuente,

del gioco delle parti. Sarà forse per quei capelli ribelli, proprio

incapaci di stare a posto, o per quella maniera svagata di

portare le collane di turchesi e gli orecchini di corallo con le

bluse di seta e le giacche maschili; sarà per le sue gonne al

ginocchio, di quella lunghezza infingarda che fa sempre scappar

fuori un lembo di sottoveste; sarà, soprattutto, per quella

sana e rara capacità di non prendersi affatto sul serio. (WEB)

                     

                                             

 
 
 

 

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