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BLOG DI SILVIA DE ANGELIS

Messaggi del 07/07/2012

QUELL'ACINO

Post n°387 pubblicato il 07 Luglio 2012 da das.silvia

Ebbra di risa


ti celi goduriosa


dietro pampini carnosi


ove racchiudi


significante impronta femminile


immersa nel riflesso vermiglio


d'un chicco d'uva rossa...


ne mordi vogliosa un acino


oscillando in eteree volute d'amore


Silvia De Angelis tutti i diritti riservati   marzo 2011

                   

                                            

 

 
 
 

RESISTENZA DEI TOPI

Post n°386 pubblicato il 07 Luglio 2012 da das.silvia

Uccidere un topo è diventata un'impresa degna di

Rambo. Usate la colla per provare ad intrappolarlo,

e in un modo o nell'altro riuscirà a liberarsi; tentate di

utilizzare il veleno per ucciderlo, ma le esche avvelenate

scompariranno senza svolgere la loro funzione letale.

La resistenza al veleno che i topi hanno sviluppato nel

corso del tempo è principalmente colpa dell'essere umano

, che ha sottoposto i topi ad una pressione evolutiva

importante. I roditori, in risposta ai nostri svariati e

ripetuti tentativi di liberarci di loro, hanno deciso di

passare al contrattacco con una mossa che in pochi

si aspettavano. Come ha recentemente documentato

il ricercatore Michael Kohn della Rice University, diverse

varietà di topi provenienti da tutto il mondo sono

riuscite a trasferire geni tra loro, creando ibridi dotati

di un'incredibile resistenza al veleno per topi più comune.

Gli ibridi sono generalmente individui particolarmente

svantaggiati, soprattutto dal punto di vista riproduttivo.

Nel caso di questi topi, solo meno del 50% dei roditori

sarà dotato della capacità di procreare; deve esserci

quindi un vantaggio evolutivo che ha consentito a questi

ibridi di sopravvivere fino ad ora e che bilancia la scarsa

fertilità. "Qualche volta, compare uno strano ibrido che

ha la giusta combinazione di genomi dalle due specie

che lo hanno creato, cosa che lo rende temporaneamente

superiore rispetto alle specie originali" spiega Kohn.

La scoperta del "super-topo" è avvenuta all'interno di un

panificio tedesco. Il proprietario, dopo aver tentato di

uccidere i roditori utilizzando il bromadiolone, una

versione potenziata del veleno per topi più comune, si

è accorto che il tentativo di avvelenamento era risultato

completamente inutile, e ha deciso di inviare qualche

topo al laboratorio di Kohn per capire quale fosse il

segreto dietro a questa resistenza.

Quando si parla di veleno per topi ci si riferisce

generalmente alla warfarina, un composto anticoagulante

privo di odore o sapore, ideale per avvelenare esche

per topi. La warfarina agisce lungo un periodo di diversi

giorni, accumulandosi nell'organismo del roditore man

mano che questo si nutre dell'esca, fino a raggiungere

la dose letale.

Il bromadiolone, spesso chiamato "super-warfarina",

è un derivato della warfarina più potente del veleno

originale, e che ha la tendenza ad accumularsi anche

nel fegato dell'organismo avvelenato. E' sempre

risultato efficace laddove la warfarina ha fallito, ed

agisce riducendo la quantità di vitamina K nell'organismo

provocando emorragie interne letali.

Il problema è che la warfarina e i suoi derivati sembrano

ormai essere ben tollerati dalla maggior parte dei topi.

Per quale motivo? Perchè i topi europei trovati nel

panificio tedesco, oltre ad essere incredibilmente

adattabili, sarebbero ibridi di topi europei ed africani

dotati di un particolare gene. Questo gene, già noto

in alcuni roditori e in altri animali, consente di bilanciare

una dieta povera di vitamina K, ma ha come effetto

collaterale quello di elevare la soglia di tolleranza

alla warfarina. ( W E B)

 

 
 
 

 

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