Creato da nina.monamour il 11/06/2010 |
L'INFERNO CHE HO SCELTO..
Lei gli sussurrò
"Sono il tuo inferno"
e lo guardava con occhi densi di desiderio.
Lui la attirò prepotentemente a sé...
e mentre la spogliava con gli occhi e con le mani rispose...
"TU.. sei l'Inferno che mi sono scelto..."
il resto....è storia...
CARPE DIEM..
Ci sono persone che non vivono la vita presente, ma si preparano con grande zelo come se dovessero vivere una qualche altra vita e non quella che vivono e intanto il tempo si consuma e fugge via..
"Carpe diem, quan minimun credula postero"
Messaggi di Aprile 2016
Post n°7514 pubblicato il 16 Aprile 2016 da nina.monamour
(immagine Louis Jover) E' arrivata l'età delle rughe? Pazienza.
Virna Lisi era molto bella, anche alla sua età; aveva pochissime rughe, forse anche perché era una persona felice, appagata e di buon carattere. Io non sono di quelle persone che rimpiangono la giovinezza, perché gli anni mi hanno portato tanto, affetti, conoscenza, esperienza, tutte cose alle quali non rinuncerei. Però, qualche rughetta in meno non mi dispiacerebbe! Ma teniamocele queste rughe! E chi se ne frega!
Rughe, curve rotonde, il bello della morbidezza. E poi Nannarella..
Anna Magnani diceva al suo truccatore: "Non togliermi nessuna ruga, mi sono costate molto".
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Post n°7513 pubblicato il 15 Aprile 2016 da nina.monamour
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Post n°7512 pubblicato il 15 Aprile 2016 da nina.monamour
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Post n°7511 pubblicato il 14 Aprile 2016 da nina.monamour
Quante donne sacrificate al Picasso! Si nutriva della loro passione e poi le abbandonava. Olga, la ballerina, Dora, la fotografa, e poi Marie Thérese, Françoise, Jacqueline e chissà quante altre. Era un grande artista, un maestro di seduzione, ma anche un pericoloso vampiro, perchè la sua creatività esigeva storie travolgenti; lui le alimentava sacrificando le compagne in un gioco al massacro, tanto che due di loro si sono tolte la vita! Una grande mostra a Pavia Palazzo Vistarino ha celebrato quegli anni roventi, e il talento che ha consegnato alla storia muse, mogli e amanti. Parigi si è svegliata intirizzita dopo i bagordi del Capodanno, a mezzogiorno ha cominciato a nevicare e sul boulevard Saint-Germain regna un silenzio soffuso, l'aria è sfumata di grigio, la Senna esala fiabeschi fiumi azzurrini, le ombre sono colorate come in un quadro impressionista. E' il 1° Gennaio del 1936, per la bella ragazza bruna seduta nel berceau del Café de Flore s'annuncia una lunga stagione di magie e di dolori. Si chiama Dora Maar, ha occhi azzurri e capelli neri, l'ovale perfetto, gli zigomi di diamante e il demone che in sette anni scardinerà ogni certezza, catapultandola nel deserto della follia, si chiama Pablo Picasso e sta seduto di fronte a lei.
L'artista piu' importante del Novecento è sceso al caffè con un amico, dopo aver pranzato, abita a due passi, in Rue des Grands Augustins, in un lussuoso sottotetto arredato con quadri di Modigliani e raffinata chincaglieria. I due si guardano e si "riconoscono", inizia così un gioco di complicità. Lei, 28anni, fa la fotografa, ha tanti amici e amanti che l'adorano, ma davanti a Pablo si sente una sprovveduta, arrossisce, poi si toglie dalla mano destra il guanto nero e comincia a martirizzarsi le dita con la lama di un coltello. Lui la guarda divertito, irretito, scramucce d'amore? Non proprio, la chiamerei una bella estenuante partita al mssacro, dove la la posta in gioco era lei, Dora da amare e da detestare. Nel rituale dell'ambivalenza amorosa, il genio spagnolo trapiantato a Parigi nel lontano 1904, adesso al culmine della gloria, è talentuoso esattamente come quando realizza gli eccentrici "scarabocchi" cubisti che l'hanno reso celebre e pagatissimo (pensate che la scorsa Primavera il dipinto Donne di Algeri, è stato venduto all'asta per la cifra record di 179,4 milioni di dollari, pari a circa 160milioni di euro), accipicchia..
Continua.. |
Post n°7510 pubblicato il 13 Aprile 2016 da nina.monamour
Farfalle nello stomaco, campane che suonano, occhi a forma di cuore. Ma soprattutto lacrime, sorrisi, emozione.
Quanti di noi sono davvero capaci di provare tutto questo? Tutti. L'essere umano è l’animale perfetto (non tollero chi dice che sia la "macchina" perfetta), e ogni esponente di questo grande insieme di esseri umani è in grado di provare ogni qualsivoglia emozione, sovrana fra tutte l’amore. Vi ripeto, tutti sono in grado, tutti, dal primo all'ultimo, dai grandi sovrani all'ultimo degli straccioni. Tutti. Infatti la domanda non è "quanti di noi sono capaci di provare amore", bensì: Quanti di noi sono in grado di ammettere di provare amore? E qui la risposta si differenzia notevolmente da quella che ho dato prima, pochi, anzi pochissimi. Perché? Partiamo dal fatto che tutti siate d’accordo con me nel dire che l’amore sia la somma delle emozioni. Detto ciò, ci troviamo a dover affrontare l’emozione con la E maiuscola, la sua più alta manifestazione. Sapete da dove deriva il termine emozione? Deriva dal latino emotionem, che a sua volta deriva da emotus, che è il participio passato di emovere. Emovere, il cui significato più letterale è "portare fuori". Allora io mi chiedo quante siano in realtà le persone che sono in grado di portare fuori appunto quello che sentono, di emozionarsi dunque, e di emozionare. Ora fate un calcolo, guardatevi intorno, guardate la società in cui viviamo, e sono sicura che converrete con me nel rispondere che di queste persone ce ne sono veramente poche. Viviamo nella società della vergogna, una società nella quale i sentimenti vengono nascosti dietro un nickname, nella quale ogni forma di esposizione personale, anche la più romantica tra tutte, viene etichettata come un atto da canzonare e, quasi, da condannare. Ma che male c'è ad aprire il proprio cuore, a urlare al mondo che si ama e che si vuole amare? Che male c'è a dedicare una canzone al proprio amore, a fare l’idiota solo per farla o farlo ridere, a fare delle grandi piazzate, dei grandi litigi, qualsiasi cosa abbia a che fare con l’amore che si prova e che provi, appunto, che lo si sta provando? Nulla. Ma a quanto pare in troppi non lo capiscono.
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Post n°7509 pubblicato il 12 Aprile 2016 da nina.monamour
Cos’è l’odio razziale? Ne siamo davvero immuni in quanto cittadini di un mondo planetario e cosmopolita che afferma di bandire discriminazioni e disuguaglianze? E’ solo un fatto culturale, figlio di un’epoca che ormai non ci appartiene? Diversi episodi di cronaca continuano a smentirlo, non bastano infatti le dichiarazioni di uguaglianza e solidarietà; la paura del diverso, dell’altro da sé è una modalità con cui la mente umana può sempre funzionare nel tentativo di darsi identità e certezze. L'incertezza, l’imprevisto, il cambiamento che mai come oggi sono all’ordine del giorno ci fanno paura, ci sgomentano ci levano quei punti di riferimento su cui le precedenti generazioni fondavano la propria identità. La globalizzazione delle economie, delle informazioni e delle frontiere ci impongono continuamente di confrontarci con un "altro" e un "altrove" senza darci garanzia di chi siamo, e del futuro che ci attende. L’odio razziale non è cosa di altri tempi purtroppo e soprattutto oggi dove il diverso ci fa vacillare più che mai. L’odio "razziale" contro gli italiani del sud (triste ma a volte vero), l’aggressione xenofoba ai danni di tre indiani a Fondi, i lavori forzati per i Rom senza impiego in Ungheria, le scritte antisemite che, più di una volta, sono tristemente apparse a Roma. Non parliamo dell’Europa fra le due guerre, ma della nostra moderna, cosmopolita, ipertecnologica realtà di oggi fonte tuttavia di altrettante incertezze e miserie pur se diverse da quelle di un tempo. Il film "L’onda" di alcuni anni fa riportava efficacemente i tratti salienti di un esperimento realmente condotto, una classe di studenti fa proprio il modello autoritario e ideologico proposto da un docente fino a sfociare in episodi discriminatori e violenti anche a carico dei propri stessi membri pur di difendere un sentimento di "appartenenza" che in poche settimane aveva nutrito confini rigidi ma rassicuranti per le loro giovani menti. Quando si è incerti della propria identità come persone (come nel caso dell’adolescenza) o come cittadini (come nel caso dell’attuale mondo globale) l’odio razziale trova parte della sua origine nella modalità con cui le persone si rifugiano in appartenenze di etnia, religione o altro nel tentativo di trovare confini rassicuranti ad un’identità che si avverte incerta e precaria. Costruire e difendere l’appartenenza ad un gruppo a spese di chi è "fuori" o è "diverso" è, in altri termini, un modo per difendersi dall’estraneità e l’imprevedibilità che si avvertono prima di tutto in sé stessi. E fondamentale propugnare parità di diritti civili, prevenire l’odio razziale si può e si deve a cominciare anche dal basso, dai contesti micro sociali, dalla famiglia e dalla scuola. La domanda di aiuto che attualmente viene rivolta alla psicologia, infatti, riguarda sempre più un malessere vissuto nelle relazioni, nei propri contesti di vita e di lavoro, lasciarsi perturbare dall’altro e crescere grazie all’imprevedibile, al nuovo che lo scambio può offrire è difficile ma allo stesso tempo urgente in un mondo che non ci chiede più di "appartenere" ma di crescere e adattarci continuamente al cambiamento.
Buona giornata e buon lavoro a tutti.. |
Post n°7508 pubblicato il 11 Aprile 2016 da nina.monamour
Far tacere le armi. Credo che la guerra sia una cosa che rappresenta la più grande vergogna dell'umanità. E penso che il cervello umano debba svilupparsi al punto da rifiutare questo strumento sempre e comunque in quanto strumento disumano L'inizio di ogni guerra è come aprire la porta su una stanza buia, non si sa mai che cosa possa esserci nascosto nel buio.
(immagine Charles Summer) Datemi il denaro che è stato speso nelle guerre e vestirò ogni uomo, donna, e bambino con un abbigliamento dei quali re e regine saranno orgogliosi. Incoronerò ogni pendio con un posto di adorazione consacrato alla pace.
Noi possiamo trasformare
(immagine Jasus Jaime Mota) Quanto pesa una lacrima? Dipende, la lacrima di un bambino capriccioso pesa meno del vento, quella di un bambino affamato pesa più di tutta la terra. Le lacrime di un bambino affamato sono proiettili nel cuore per le anime degli adulti impotenti. Invece per i potenti della terra sono il loro fine .. Buon inizio di settimana |
Post n°7507 pubblicato il 10 Aprile 2016 da nina.monamour
Leggere ci rende più intelligenti, più creativi, più seducenti, più sereni e più ricchi. Ma dovremmo leggere qualsiasi cazzata?! Non tutte le parole hanno lo stesso potere e le fonti che scegliamo possono influenzare profondamente la nostra crescita personale. Spesso ci appassioniamo al para-guru americano di turno, o al santone orientale alla ricerca di motivazione, illuminazione e determinazione. Più la fonte della nostra conoscenza è esotica e più ci sentiamo unici, diversi, importanti. Non c’è nulla di male in questo, la propensione al cambiamento è sempre apprezzabile, ma credo sia arrivato il momento di riscoprire le nostre radici. Proprio in questo periodo di referendum, ritengo sia importante rivalutare quello che è il nostro retaggio culturale, chi eravamo, ma soprattutto, chi potremmo essere. In questo post ho raccolto alcuni detti latini preferiti, ovvero quelli che hanno avuto il maggior impatto sulla mia crescita personale.
Ti sorprenderai a scoprire che già tutto è stato detto. Rileggili ogni mattina, ma soprattutto applicali ogni giorno! Il tuo destino è nelle tue mani
Questo primo detto latino credo racchiuda l’essenza della crescita personale. Non c'è guru, coach o chicchessia che possa plasmare il tuo destino, è una tua responsabilità. Solo quando ti assumi questa responsabilità in toto, la tua vita inizia davvero a cambiare. Tradotto in parole povere, smettila di comportarti come frigno-frignonis ed inizia a pedalare. La determinazione può spezzare la roccia
Uno dei capitoli essenziali della mia guida anti-procrastinazione si intitola "la trappola dei risultati". Facendo una sintesi brutale. i frignoni si concentrano sui risultati, i vincenti si concentrano sui progressi. La differenza appare sottile, ma è essenziale. Siediti un secondo, devo darti una brutta notizia. Non esiste un rapporto lineare tra il tuo impegno ed i risultati che ottieni. Ma questo non significa che quel rapporto non esista. In natura, qualsiasi cambiamento avviene in modo discontinuo; pensa al salto quantico di un elettrone, all’eruzione di un vulcano, o alla nascita di un fiore, l'energia prima si accumula, giorno dopo giorno, e nulla sembra accadere, poi all’improvviso tutto accelera e gli eventi si susseguono ad una velocità inaspettata. Lo stesso vale per i tuoi obiettivi, devi essere quella goccia che, senza fretta, ma senza sosta, scava la roccia. Ti assicuro che ci saranno periodi in cui, per intere settimane, non vedrai neanche il barlume di un risultato, ma dovrai continuare a scavare la tua pietra, quando all’improvviso quella pietra si spezzerà ed i tuoi risultati fluiranno come un fiume in piena. La resilienza è il segreto della sopravvivenza
Questa frase sembra tratta dal film Rocky, "mi piego, ma non mi spiezzo!". In realtà si tratta di una variante del ben più noto motto gentilizio, “Frangar, non flectar” (Mi spezzerò, ma non mi piegherò). Nel suo significato originario, la frase indicava l’integrità morale di chi non cede di fronte a nessuna minaccia. Tuttavia, in italiano, viene spesso citata la traduzione dal significato opposto, “mi piego, ma non mi spezzo“. In questa accezione, il detto latino è una perfetta sintesi del concetto di resilenza. Fallire è doloroso, frustrante, eppur inevitabile per chi aspira a risultati ambiziosi. Puoi scegliere di opporti ed essere spezzato sotto il peso dei tuoi stessi fallimenti, oppure seguire la " via della cedevolezza". Non è il tempo a mancarci
Possiamo assumerci il 100% della responsabilità del nostro percorso di crescita personale, possiamo essere una goccia che scava la roccia o un ramoscello che si piega e non si spezza, ma se continuiamo a cazxxxare su Facebook, non cambierà mai una cippa fritta!!! Spesso ci lamentiamo del fatto di non avere abbastanza tempo per coltivare le nostre passioni, bullshits (sciocchezze)! Questa è la più grande delle balle che ci raccontiamo. La verità è che sprechiamo un sacco di tempo, dissipando quella che è la nostra risorsa più importante, l’attenzione. La prossima volta che non avrai il tempo per ciò che conta veramente nella tua vita o che ti ritroverai a correre all’ultimo istante per quella scadenza così importante, pensa a tutto il tempo che hai sprecato nel corso della tua giornata. Se non ti senti abbastanza salame, sentiamoci: ti faccio un bel discorsetto demotivante. Ogni mattino è un’opportunità
Leggere è una delle abitudini più diffuse tra le persone di successo. Indovina qual è l’altra abitudine che accomuna imprenditori al top (questa fa troppo Crozza-Briatore!), leaders ed in generale chiunque abbia raggiunto risultati ambiziosi? Bingo, svegliarsi presto al mattino. Puntare la sveglia 1h prima è stata una delle 10 abitudini che mi hanno cambiato la vita e la ritengo importante. Ma perché gli appassionati di crescita personale hanno ‘sta fissa dello svegliarsi presto? Certo, se ti svegli alle 5 del mattino e poi sprechi il tuo tempo prezioso, stattene a letto! Anticipare la sveglia ha un senso solo nel momento in cui dedichi le prime ore della giornata alla tua crescita personale. Che si tratti di attività sportiva, meditazione o un progetto personale a cui tieni particolarmente, poco importa, trova un "perché" abbastanza forte per svegliarti presto al mattino, rendi queste prime ore un successo, e capirai davvero perché il mattino ha l’oro in bocca.
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Post n°7506 pubblicato il 09 Aprile 2016 da nina.monamour
Non sono al mondo per competere con nessuno. Chi vuole competere con me perde il suo tempo. Amo competere soltanto con me stessa. Oltrepassare i miei limiti, vincere le mie paure, lottare contro i miei difetti, superare le difficoltà..
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Post n°7505 pubblicato il 08 Aprile 2016 da nina.monamour
Saga al Dulaimi, 28 anni, parla in un'intervista esclusiva all'Expressen dell’ex marito, "Amava i bambini più di una donna, m era misterioso, spariva per alcuni periodi. Era un buon padre di famiglia, una persona normale e un universitario. Capo coperto dall’hijab nero, parla per la prima volta la ex moglie di Al Baghdadi liberata in Dicembre durante uno scambio di prigionieri tra la Siria e il Liban, Saga al Dulaimi, racconta dell’ex marito, quando ancora non era il leader dello Stato Islamico. "Aveva una personalità complessa e preferivo non avere discussioni con lui", spiega la donna che è madre di quattro bambini. Cresciuta a Baghdad in una famiglia conservatrice dell’alta borghesia irachena, Saga era già stata sposata con una delle guardie personali di Saddam Hussein prima di incontrare l’uomo che sarebbe diventato Al Baghdadi. Quando il suo primo marito muore in combattimento Saga resta vedova con due gemelli, Omar e Usama. Il padre la convince a risposarsi. "Io non lo conoscevo ma mio padre approvò il nuovo matrimonio", racconta. "Quando l’ho sposato era un uomo normale, che andava all’università. A quei tempi il suo nome era Hisham Mohammad". Saga rivela dunque una nuova identità del terrorista, conosciuto dalle autorità americane come Dr. Ibrahim o Abu Du’a. La donna si trasferisce a vivere in un piccolo appartamento con il nuovo marito e la sua prima moglie. "Non raccontava molto del suo passato, era misterioso, ci incontravamo la sera a cena. Passava le sue giornate all’Università dove studiava la sharia. Qualche volta spariva per alcuni giorni dicendo che andava a trovare il fratello". Saga racconta di non essere stata felice con lui. Questo nonostante fosse gentile con i figli, di cui si prendeva cura "meglio di una donna". Amava i bambini, era il loro idolo. Ma Saga non va d’accordo con la prima moglie di Al Baghdadi così se ne va e torna dalla sua famiglia. Non lo amavo. Era una persona enigmatica, non potevi avere una conversazione normale con lui, l'ultima volta che abbiamo parlato è stato nel 2009. Saga spiega anche di non aver mai avuto prove che l’uomo fosse coinvolto nella resistenza irachena. "Come possa essere diventato l’emiro del più pericoloso gruppo terroristico io non ne ho idea". Saga spiega poi di essere andata in Siria a trovare parte della famiglia che si era trasferita lì. Secondo i servizi di Assad, il padre di Saga è uno dei leader del fronte ribelle legato ad Al Qaeda, al Nusra. Saga viene imprigionata nel marzo 2014 e rilasciata in uno scambio di prigionieri tra la Siria e il Libano. Ed è una volta passato il confine che le spiegano come il suo ex marito sia in realtà Al Baghdadi. O,almeno, questo è quello che racconta la donna. In Libano Saga e i suoi figli vengono nuovamente incarcerati. Poi un anno dopo viene organizzato un nuovo scambio di prigionieri tra al Nusra e i libanesi. E così Saga esce di prigione con tre figli. Oltre ai due gemelli infatti Saga è madre di Haga, la bambina, 8 anni, secondo il test del Dna, sarebbe la figlia di Al Baghdadi.
Poi afferma di voler andare in occidente e si dichiara innocente. "Quale sarebbe la mia colpa? L’ho sposato nel 2008, poi ho divorziato da lui, sono io che l’ho lasciato. Ne ho passate di tutti i colori e ho sofferto in prigione. Se fossi rimasta con Al-Baghdadi avrei potuto vivere come una principessa. Ma non voglio denaro, voglio essere libera". Che ne pensate? Buongiorno e buon lavoro |
Post n°7504 pubblicato il 07 Aprile 2016 da nina.monamour
McCartney scrive il brano "When I'm Sixty-Four" nel 1967, subito dopo aver conosciuto Linda; nella canzone immagina la dolcezza di passare insieme la vecchiaia, quando i figli se ne saranno andati per la loro strada; anche Lei non desidera altro, dal giorno in cui ha incontrato il piu' bello dei Beatles in un club di Londra, ma il destino non li lascerà realizzare i loro sogni.
La pioggia tamburella sulla finestra, allunga la mano, cerca quella di Paul, come ha fatto ieri, come farà domani, come farà sempre; suo marito stringe le labbra per mandarle un bacio e poi nasconde il viso sotto la coperta. Che carino, pensa lei, sembra un bambino, ha pensato la stessa identica cosa la prima volta che l'ha visto. Le sopracciglia ad arcobaleno sopra gli occhi e quella sua espressione perennemente stupita. Lei era al bancone del Bag O'Nails di Londra, calze blu elettrico, minigonna irrisoria, la macchina fotografica appesa al collo. Sigarette, odore di alcol e sudore, tintinnio di braccialetti, baci umidi tra ragazzi sovreccitati in ogni angolo. "Mi chiamo Paul e tu?"; un sorso di birra prima di rispondere. "Linda". Lui era rimasto lì, imbalsamato davanti a lei, ma con un sorrisino disarmante, irresistibile, non la sfrontatezza di Mick Jagger e nemmeno la solennità di Jimi Hendrix o la svagatezza di Tim Buckley, Paul era Paul. "Mi amerai ancora, quando avrò 64anni? Mi nutrirai? Avrai bisogno ancora di me?", canticchia lui da sotto le coperte. Linda s'infila sotto il lenzuolo e appoggia la testa sul suo petto, in quell'antro meraviglioso. Linda è incantata, non ha mai visto uno spettacolo piu' bello; prende la macchina fotografica dal comodino e comincia a scattare.
Paul che si ripara dietro ad un cuscino da Stella (una delle figlie) che protende le dita fintamente minacciosi. Cli, clic, sì a 64anni, honey, saremo quì, nella nostra fattoria in Scozia. Immagina che i bambini un giorno andranno via, ritorneranno a salutarli, e Linda preparerà il pudding e lui ogni volta cercherà, artrosi permettendo, di strimpellare uno dei suoi motivetti con la chitarra mentre i ragazzi di nascosto sbufferanno annoiati. Il pranzo, la tavola imbandita, le candele, le risate e poi di nuovo via, nelle loro vite lontane, acerbe. Poi rientreranno n casa, solo loro due, come ai vecchi tempi, ma con i capelli bianchi e i passi lenti. "Ti farò dei bellissimi maglioni ai ferri, quando avrai 64anni", poi riaffiora dal mare di cuscini e scoppia a ridere, la guarda, lei non gli dice che lo ama, altrimenti si monta la testa, però gli prende il volto tra le mani e lo bacia. "Ha smesso di piovere, andiamo a fare una cavalcata?" Così, senza nemmeno lavarsi, sciarpa, berretto, stivali ed impermeabile sopra il pigiama. "No, a 64anni questo, presumo, non potremo piu' farlo", ride tra sé e sé Linda e pensa ancora al loro incontro, a quel goffo "io mi chiamo Paul e tu?" Rideva allora, nel buio del locale, quando gli aveva risposto "Sono Linda, ma sai che mi sembra di averti già visto da qualche parte?" I Beatles erano all'apice, chi non li conosceva? Paul McCartney, oggi 73anni, e Linda si conoscono come ho già scritto nel '67 nel club "Bag O'Nails di Londra, si rivedono un paio di volte e si innamorano follemente, Si sposano nel 1969 con una cerimonia civile sempre a Londra e poi si trasferiscono nella fattoria scozzese del cantante.
Dopo lo scioglimento dei Beatles, nel '70, Paul fonda i Wings e nella band inserisce Linda come pianista, solo per averla sempre vicino. Le dedica due brani meravigliosi "The Lovely Linda e Maybe I'm Amazed" Linda McCartney muore di cancro nel 1998
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Post n°7503 pubblicato il 06 Aprile 2016 da nina.monamour
(immagine l'Appia Antica, Roma) Non importa come ti senti oggi, E' una regola di vita da seguire, mai lasciarsi andare. E' la regola che ho sempre seguito nella mia vita, mai lasciarsi abbattere da una delusione. Un attimo di riflessione, poi, ci si riscuote, si guarda il cielo, si dice.. che bella giornata! Ci si veste e..via. Come diceva Rossella O'Hara. Domani è un altro giorno! |
Post n°7502 pubblicato il 05 Aprile 2016 da nina.monamour
Alessandro Cecchi Paone è il nuovo volto dell'edizione serale del Tg4, dal 4 aprile il Giornalista condurrà l'edizione pre-serale del notiziario diretto da Mario Giordano, per ridare nuovo lustro al Tg dopo l'abbandono alcuni anni or sono di Emilio Fede. L'addio dello storico direttore ha causato una perdita di ascolti che ora sarà compito di Cecchi Paone riportare ai tempi d'oro. La nuova edizione del Tg4
sarà un'edizione come confermato dallo stesso conduttore che durerà un'ora, sarà completamente rinnovata in cui le notizie verranno spiegate, "divulgate" come è nello stile di Cecchi Paone. Intervistato, il conduttore ha anche parlato dell'inevitabile confronto con il TgLa7 di Enrico Mentana, dicendo che in America, alcuni notiziari sono legati all'affidabilità e alla riconoscibilità di chi li conduce. In Italia questo meccanismo forse vale solo per Mentana, ma anche il Tg4 vuole tornare al modello anglosassone. Per i primi tempi condurrà sette giorni su sette proprio per dare un segnale di cambiamento e per conquistare la fiducia del pubblico. Il direttore del Tg4 Mario Giordano spariglia le carte, stravolge l'edizione serale del telegiornale di Rete 4 e ne affida la conduzione ad Alessandro Cecchi Paone, in onda tutti i giorni a partire da lunedì 4 aprile. Tg4, Alessandro Cecchi Paone alla conduzione
Il ciclone Alessandro Cecchi Paone si abbatte a sorpresa sulla versione serale del Tg4, che da questa sera si allunga e dura un'ora. Il celebre Giornalista e conduttore tv sarà il volto ma anche il Vicedirettore del telegiornale, sarà la sua "Macchina del tempo dell'informazione", anticipa citando uno dei suoi più celebri programmi di divulgazione scientifica, andato in onda proprio su Rete 4. Per il versante politico si lascerà guidare dal direttore Mario Giordano. Non è mai stata la sua passione, si ritiene più esperto di esteri, molto poco battuti dall'informazione italiana. Così cambia il tiggì di Rete 4!! Mario Giordano scommette dunque su una modalità diversa per raccontare i fatti del giorno. La nuova versione, lunga un'ora, sarà divisa equamente tra notiziario e approfondimento con molti esperti in studio e in collegamento. L'obiettivo? Spiegare le notizie, approfondirle, divulgando l'informazione classica, anticipa Cecchi Paone. Sempre più spesso, sentiamo parlare di luoghi e popoli lontani. Ma poi i curdi, ad esempio, quanti sanno davvero chi sono? Oppure i termini stranieri e le scoperte scientifiche, vanno spiegati per essere capiti. Però, Cecchi Paone me gusta molto...
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Post n°7501 pubblicato il 04 Aprile 2016 da nina.monamour
L'amore non va in pensione, dopo i 60anni è una magia da vivere con calma, libertà ed intelligenza. Premesso ciò, una nonnina che intreccia una relazione con un uomo al parco giochi, un'ex attrice canuta in cerca di sesso e donne attempate cotte di un coetaneo. Sono le trame di libri e film (sempre piu' numerosi) che raccontano la voglia di passione che anima gli over 60 di oggi. Donne e uomini che hanno capito che la saggezza dell'età è una fortuna quando si parla di sesso e sentimenti.
Jeanie, la protagonista del romanzo "I nostri Giovedì al parco" di Hilary Boyd, vive da anni con un marito che dorme in un'altra stanza e si comporta come se la moglie non esistesse. Così lei va avanti senza di lui, concentrandosi sul suo negozio bio e godendosi le passeggiate al parco con la nipotina. In uno di quei pomeriggi, tra altalene e scivoli, incontra Ray, un uomo che torna a farle battere il cuore . Il libro è stato un piccolo caso letterario inglese. Molte donne si sono riconosciute in Jeanie, altre, piu' disinibite, hanno amato "Donna felicemente sposata cerca uomo felicemete sposato" di Erica Jong, che si addentra nei labirinti del desiderio a sessant'anni, raccontando la complicata vita di Vanessa, ex attrice alla ricerca di "sesso lento in un mondo troppo veloce, lento ma elettrizzante". Anche i sondaggi dicono che oggi c'è molto piu' tempo per essere felici; una ricerca condotta su un campione di over 60 conferma che la voglia di innamorarsi è ancora fortissima, che c'è disponibilità al colpo di fulmine anche se nontantissima voglia di sposarsi. In ogni caso, il segnale è chiaro, l'amore non va in pensione, alle donne che pensano di sentirsi ridicole o in imbarazzo perchè provano emozioni adolescenziali, vorrei suggerire di guardare alla cosiddetta teza età come ad una conquista. I film raccontano amori coi capelli grigi, non soltanto adolescenzali, a partire da "Tutto può succedere", dove due magnifici sessantenni, scoprono che un coetaneo è meglio di mille lolite o toyboy da avere vicino. La commedia è di una decina di anni fa ed ha inaugurato un nuovo filone, quella rinascita dei sentimenti in tarda età. "E' complicato", con una stupenda Meryl Streep, in cui ci spiega come è possibile il ritorno di fiamma con un ex marito, per non parlare di Jerry Hall 59anni, ex di Mick Jagger, ha appena impalmato il miliardario 80enne Murdoch; Isabel Presyler, la mamma d Enrique Iglesias, 65enne, è in luna di mieie con l'80enne premio Nobel per la letteratura Mario Vargas Llosa. Certamente le vite delle star sono lontane dalle nostre. Una donna invecchiando non può esprimere desideri, e invece oggi si ama ad un'età in cui sembra impossibile o indecoroso, stiamo vivendo una nuova rivoluzione. La prima è stata quando la pillola e il femminismo hanno messo in discussione maternità e ruoli, la seconda è adesso; è la sdida della longevità, i pregiudizi resistono, ma la società dovrà accettare. Intanto la Pfizer, casa farmaceutica produttrice del Viagra, segnala periodicamente le alte percentuali di vita erotica vivace nella fascia 61/70 anni. Secondo il Sociologo, E. Finzi, si è occupato molto delle donne, dei loro slanci, delle loro paure, ed ha scoperto che la vecchiaia vera e propria, tanto temuta, si è allontanata almeno di un decennio. Superata l'ansia, le tempeste ormonali e i disturbi della menopausa, si assiste al fenomeno di una nuova serenità femminile, al recupero dei piaceri, desideri, curiosità. Alcune dopo i cinquanta scoprono una libertà sessuale che non si sarebbero permesse prima, un piacere piu' adulto, alimentato da sensazioni e immagini interiori, stimolato dal mutamento sociale. Oggi noi donne possiamo essere ancora desiderabili, ma soprattutto abbiamo imparato a riscoprire il desiderio, ad innamorarci. Uno slancio che ha effetti positivi anche sul fisico, il corpo può dare molto, è la testa che schematizza. La noia dipende anche da come ci giudichiamo davanti allo specchio,
da come ci mortifichiamo con certe diete, da come pensiamo di non avere piu' l'età!
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Post n°7500 pubblicato il 03 Aprile 2016 da nina.monamour
Per quello che vale non è mai troppo tardi, Possiamo vivere ogni cosa al meglio o al peggio, Spero che tu possa incontrare gente con punti di vista diversi,
Buona Domenica |
Post n°7499 pubblicato il 02 Aprile 2016 da nina.monamour
(un bel dipinto di Rodriguez) Sono i piccoli momenti a riempire la nostra vita. Sono i piccoli momenti a regalarci le più belle emozioni. Sono i piccoli momenti che si fissano negli eterni ricordi. Basta un istante per rallegrare i nostri cuori. Buona giornata |
Post n°7498 pubblicato il 01 Aprile 2016 da nina.monamour
Più lontano accade una catastrofe o un incidente, più alto deve essere il numero di morti e feriti perché faccia notizia. Buona giornata |
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il 25/05/2020 alle 07:34
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il 25/05/2020 alle 06:18
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il 24/05/2020 alle 19:19