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« La conquista di Gerusale...I Crociati assediano Gerusalemme »

L'appello di Papa Urbano II a Clermont

Post n°8 pubblicato il 15 Ottobre 2009 da jacquesdemolay1118

 

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Riferendosi alla Prima Crociata spesso si pensa ad una spedizione militare ben organizzata, ad un esercito omogeneo di grandi proporzioni partito compatto dall'Europa Cristiana al seguito di Goffredo di Buglione, che dopo aver attraversato l'Asia Minore giunse a Gerusalemme, obiettivo designato della spedizione.

La realtà storica differisce notevolmente da quest'immagine molto scolastica di un evento le cui conseguenze avrebbero inciso pesantemente nei rapporti con le popolazioni medio-orientali, accentuando il contrasto non solo con le religioni Islamica ed Ebraica, ma con gli stessi Cristiani d'Oriente.

Una precisazione, doverosa, sulla prima di queste spedizioni militari che identifichiamo come "Crociate", (termine che fu utilizzato solo molto tardi quando, al meno quelle rivolte verso la Terra Santa, appartenevano già al passato), riguarda l'appello del Papa Urbano II al Concilio di Clermont, considerato il "bando" della Crociata, la chiamata alle armi della Chiesa.

Non si conoscono con esattezza le parole che il Papa pronunciò in quell'occasione poiché le versioni tramandateci dai cronisti sono tutte successive d'alcuni anni, e più o meno tutte, sono state in parte influenzate dagli eventi e personalizzate.

Quasi sicuramente l'appello, che non era direttamente rivolto alle masse del popolo, bensì ai nobili ed in particolare ai cadetti senza feudo, invitava a porre fine alle lotte tra Cristiani, invitando semmai a soccorrere i fratelli nella fede che in Oriente erano insidiati dalle forze dell'Islam.

A causa delle norme del sistema feudale, che prevedevano il passaggio diretto delle proprietà dal padre al primogenito maschio, in Europa si andava definendo una generazione di nobili "esclusi" dall'eredità, in costante fermento e alla ricerca di un'identità nella quale riconoscersi. Questa schiera di figli di nobili natali, a parte quelli che prendevano la via monastica e clericale, erano costretti a mettersi al servizio di signori feudali, a volte degli stessi fratelli, vivendo in maniera un po' irrequieta e turbolenta questa loro condizione di nobili senza terra.

Richiamando l'unità dei Cristiani e le difficoltà dei fratelli nella fede Bizantini, il Papa sperava di dirottare altrove le energie di questi "cavalieri erranti" (la cui immagine era molto distante da quella che la letteratura cortese avrebbe successivamente idealizzato), che rappresentavano per l'Europa cristiana una fonte di preoccupazione.

Non è neanche certo che nel suo discorso il Papa indicasse Gerusalemme e la sua liberazione, come meta ed obiettivo d'eventuali iniziative belliche, poiché l'invito ad un impegno armato dei Cristiani d'Occidente, corrispondeva a quanto richiesto dagli ambasciatori dell'imperatore bizantino, che il Papa aveva incontrato poco prima del Concilio del novembre 1095, in pratica al reclutamento di soldati mercenari da impiegare per la difesa contro i Turchi.

L'Imperatore sperava di ricevere truppe di cavalieri occidentali da affiancare al suo esercito, mentre dall'Europa arrivarono per prime masse indisciplinate d'uomini male armati con la spedizione di Pietro l'Eremita, e successivamente veri e propri eserciti, non meno disordinati e violenti di quelli della prima ondata (da rilevare che al confronto del mondo bizantino, i Crociati erano poco meno che dei barbari, e che 15 anni prima gli stessi Normanni dell'Italia del sud presenti tra le fila dei "crucesignati" avevano combattuto l'Impero).

Tralasciando le spedizioni popolari e la così detta "Crociata dei pezzenti" guidata da Pierre d'Amiens ("l'Eremita" che incendiò gli animi raccogliendo intorno a sé una moltitudine di pellegrini che, insieme ad esiguo numero di cavalieri, finirono col farsi massacrare dai Turchi), la spedizione passata alla storia come Prima Crociata vide la mobilitazione d'armate affatto omogenee al seguito di grandi Principi dell'Europa Cristiana, accompagnate da masse di donne ed uomini del popolo, prevalentemente inermi ed impreparati ad una campagna militare.

Allora (come oggi) far la guerra era un impegno economico e richiedeva una preparazione ed un equipaggiamento estranei alle classi più umili: era una sorta di "lusso" per i nobili, nella quale il popolo era coinvolto (di solito suo malgrado), per rinfoltire i ranghi della fanteria.

E' quindi assai improbabile che il Papa, parlando al Concilio del 1095, si rivolgesse alle masse: l'appello era destinato a coloro che "potevano" rispondere ed erano in grado di sostenere un impegno militare, vale a dire i nobili.

Non si può escludere che nelle intenzioni del Papa vi fossero due obiettivi importanti per la Cristianità Europea: da un lato ricucire i rapporti con la Chiesa Bizantina, dall'altro allontanare nobili e cavalieri irrequieti e scarsamente controllabili, elementi che rappresentavano un rischio per la pace.

Tra coloro che risposero, con motivazioni soggettive diverse e con personalità molto differenti tra loro, principi della nobiltà Francese e Normanna, ma nessun Reale (il Re di Francia era scomunicato in quel periodo).

 
 
 
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