Tu e il Paradiso

Immagini sacre, preghiere e pensieri...dal Cielo

 

SE SIETE INFELICI NON RIMPROVERATELO A ME!

 

Io sono la Luce,

e voi non mi vedete.

  Io sono la Via,

e voi non mi seguite.

  Io sono la Verità,

e voi non mi credete.

 Io sono la Vita,

e voi non mi cercate.

 Io sono il Maestro,

e voi non mi ascoltate.

 Io sono il Capo,

e voi non mi obbedite.

 Io sono il vostro Dio,

e voi non mi pregate.

 Io sono il vostro grande Amico,

e voi non mi amate.

Hai ragione, o Gesù, troppo poco ti ricordiamo

e troppo poco ti amiamo, per questo siamo infelici.

Ma le tue braccia aperte ci invitano al tuo cuore

e ci assicurano il perdono.

Nel tuo cuore, fonte di luce,

ritroveremo la forza per seguirti Via, Verità e Vita;

la grazia per ascoltarti Capo e Maestro;

la gioia per amarti Dio di Amore,

Amico di quanti confidano in te. 

 

 

AREA PERSONALE

 

PREGHIERA A PADRE PIO

 

Tu povero nascesti, o Padre Pio 

come fu Cristo, il nostro Redentore,

compagna l'umiltà ti fu fedele,

 immensa la Tua fede nel Signore.

Simigliante a Gesù anche le piaghe, 

che Tu accettasti con rassegnazione

memore del penoso Suo Calvario e della tormentata Sua Passione.

Or che Tu godi dell'Eterna Luce, fulgente, radiosa ed infinita,

continuando a darci il Tuo aiuto 

mostrati a noi quel che Tu fosti in vita.

In questo mondo pieno di tristezza 

dona il sollievo a tutti i sofferenti,

infondi in noi l'amore in ogni cuore, 

la fratellanza tra le umane genti.

Noi affidiamo a Te le nostre pene, 

or che ormai sei più vicino a Dio,

fa quel che puoi per il nostro bene 

intercedi per Noi, o Padre Pio!

 

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« Se ciai la forza de veni..."Tutti dormono e a Dio,... »

Caso unico al mondo: l'immagine è visibile da entrambe le parti in modo identico.

Post n°154 pubblicato il 22 Aprile 2013 da osservandoilparadiso

Questa reliquia di origine ignota giunse a Manoppello nel 1506, portata da uno sconosciuto pellegrino, scomparso senza lasciare traccia subito dopo aver consegnato il Velo al fisico Giacomo Antonio Leonelli. È tuttora conservata nel paese abruzzese, nell'omonimo Santuario.

Il Volto Santo?

E' l'immagine di un volto maschile con capelli lunghi, la barba divisa a bande e sopra la fronte, nel mezzo, si trova un ciuffo di capelli, corti e mossi a mo' di vortice.

Le guance sono disuguali: una più arrotondata dell'altra, si mostra rigonfia.

Gli occhi guardano intensamenteda una parte e verso l'alto, mostrando il bianco sotto l'iride; mentre, le pupille sono completamente aperte ma in modo irregolare.

Le misure del panno sono 17x24 cm.

Il velo è tenue, i fili orizzontali del tessuto sono ondeggianti e di semplice struttura, l'ordito e la trama si intrecciano nella forma di una normale tessitura.

Caso unico al mondo in cui l'immagine è visibile identicamente da ambedue le parti.

Le tonalità del colore sono sul marrone, le labbra sono di colore leggermente rosse, sembrano annullare ogni aspetto materiale.

Non sono riscontrabili residui o pigmenti di colore. 

Colori naturali nel Volto Santo

(P. Carmine Cucinelli a colloquio con H. Pfeiffer) ecco alcune domande:

Perché non può essere una pittura? 

il Volto Santo non può essere per niente una pittura. Per diverse ragioni. Se uno dipinge con la massima perfezione le due parti di un telo, non risulta mai la totale trasparenza come nel Volto Santo di Manoppello. Poi si deve considerare che la Sindone si può vedere solo ad una distanza di almeno un metro e cinquanta. Perciò non si può mai copiare tutti i dettagli così che corrispondano elemento per elemento. Difatti nessun copista ha potuto fare fino ad oggi una perfetta copia della Sindone con mezzi puramente artistici. Poi il presunto pittore dovrebbe girare il tessuto e dipingere dall’altra parte con altrettanta perfezione. Si vede chiaramente che questo procedere non fu possibile per nessun artista, quantomeno per uno del I o II decennio del Cinquecento. Per ultimo, se uno si mette a guardare il Volto e si muove a destra e a sinistra, ad un certo momento vede le labbra rosa e poi sparisce questo rossore e le labbra diventano brune. Se uno illumina diagonalmente dal di dietro, si vede solo un chiaro bruno in diverse tonalità, sparisce il rosa del tutto. Se uno illumina dal davanti, viene fuori un bruno più intenso ed anche il rosso delle piaghe della corona di spine alle tempia. Se si toglie del tutto questa illuminazione artificiale, i colori spariscono e viene fuori nella figura un leggero grigio. Quando si possono osservare meglio tutti questi cambiamenti, è durante la solenne processione di maggio, con la luce del giorno all’aria aperta.

Come si spiegano questi colori che cambiano. Se sono colori, come all’occhio appare, di che natura sono?

 Tale oscillazione di colori si riscontra solo nella natura stessa. 

Può fare qualche esempio di colorazione naturale che cambia?

 Si. Nei pesci del Mar Caraibico o nelle ali di farfalle in zone tropicali che oscillano, secondo l’angolatura, tra l’azzurro e il grigio. In realtà nella natura non esistono colori, ma qualsiasi oggetto colpito dalla luce bianca, assorbe una parte della luce e riflette il colore complementare, per esempio assorbe il verde e riflette il rosso. Il fenomeno dell’oscillazione è dato così che la superficie dell’oggetto ha diverse angolature e secondo queste angolature, riflette a volte uno e a volte un altro colore. Quindi i fili del tessuto del Volto Santo devono essere cambiati o in superficie o dentro per permettere lo stesso fenomeno. Nessun artista con alcuna tecnica, conosciuta e non conosciuta, può cambiare un tessuto in questa maniera da permettere il fenomeno. in altre parole: si deve distinguere il tessuto dall’immagine. Il tessuto finissimo è opera umana, l’immagine che si vede in esso non lo è. Questa immagine si comporta come un fenomeno che si riscontra nella natura. Questa combinazione inseparabile tra opera umana (tessuto) e fenomeno naturale (immagine), possiamo solo chiamare con la parola “miracolo”; un miracolo che perdura finché il tessuto non si corrompe. C’è ancora un’altra ragione che esclude qualsiasi pittura. Un tessuto così fine, dichiarato come bisso marino da Chiara Vigo, l’unica tessitrice conosciuta di questo materiale, si riscontra solo nell’antichità. Ma un bisso marino si può “tingere”, per esempio metterlo a bagno di porpora, ma non vi si può “dipingere” sopra. Il sale rimanente tra i fili farà presto o tardi staccare dai fili qualsiasi colore. 

 Gerusalemme - Manoppello

Si è indotti a pensare che il Volto Santo e la Sacra Sindone abbiamo lo stesso periodo, proprio perchè le due immagini sono perfettamente sovrapponibili.

Si è giunti alla conclusione, attraverso studi e analisi, che la Sacra Sindone è l'immagine del corpo di un uomo crocifisso e morto secondo il racconto dei Vangeli,  quindi anche il Volto Santo di Manoppello si è formato nella tomba di Gesù a Gerusalemme quando esso fu posto con tutta probabilità in fretta sopra la Sindone. Sul sottilissimo sudario con la finissima immagine, conservata oggi nel Santuario presso Manoppello, ritrovato nella tomba ormai vuota nella mattina di Pasqua, possiamo fare due ipotesi:

  1. La prima suppone che lo abbia avuto la Madre Maria, cui spettava quasi di diritto; lei, così possiamo pensare, lo portò con sé. Da lei sarebbe passato a Giovanni, quindi prima ad Efeso e poi in qualche altra località dell’Asia Minore. 
  2. Oppure, seconda ipotesi, sarebbe rimasto unito alla Sindone, separato da essa in un tempo molto posteriore come P. H. Pfeiffer ha opinato nel suo libro “Das echte Christusbild”, del 1991.               

Se si segue la seconda ipotesi, allora, come scrive Giorgio Cedreno, nel 574 un’icona “acheiropoietos” viene trasportata da Camulia in Cappadocia a Costantinopoli. È un oggetto talmente simile che potrebbe trattarsi molto probabilmente dello stesso Velo che si conserva oggi nel Santuario abruzzese.

Rimase a Costantinopoli fino al 705, quando l’immagine di Camulia sparì dalla capitale dell’Impero. L’immagine di Camulia è il primo oggetto che viene definita  "acheiropoietos”, cioè non fatta da mani umane.

In una poesia di lode del poeta Teofilatto Simocatta, scritta per la vittoria delle truppe bizantine nella battaglia presso il fiume Arzamon (586), ottenuta per la presenza dell’immagine, la descrive come “non dipinta, non tessuta, ma prodotta con arte divina”. Giorgio Piside lo chiama “prototipo scritto da Dio”. Ancora dopo la sparizione dell’immagine, Teofane (758-818) afferma che nessuna mano avrebbe disegnato quest’immagine, ma “la Parola creativa e formante tutte le cose ha prodotta la forma” di questa figura divino-umana. Tutte queste descrizioni dei poeti e storiografi bizantini si possono giustificare solo per la presenza di un unico oggetto: il Volto Santo di Manoppello.

Anch’esso, come prima impressione, sembra essere una pittura, ma quando si esamina meglio, si scarta subito questa ipotesi. Allora essa potrebbe essere stata prodotta con la tecnica della tessitura, ma anche questa tesi non regge. Così si comprende la descrizione “non dipinta, non tessuta” dei poeti bizantini. Per una immagine come quella di Manoppello, che è totalmente trasparente e sparisce quasi del tutto quando viene posta contro il cielo, si deve escludere qualsiasi tecnica conosciuta per la produzione di un’opera artistica. La gente a Costantinopoli raccontava che il Patriarca Germano avrebbe affidato l’immagine di Cristo alle onde del mare agli inizi dell’iconoclastia ed essa sarebbe giunta a Roma nel tempo del Papa Gregorio II.

A Roma si parla di una “Acheropsita” che il Papa Stefano II avrebbe portato in processione quando il re longobardo Aistulfo assedia la città nel 753. Questa “Acheropsita” è il Volto Santo della Cappella Sancta Sanctorum del Palazzo lateranense dei Papi. È una icona sul cui volto si trovava incollata una tela dipinta con il volto di Cristo.

Si pensa che il primo velo incollato fu proprio il Volto Santo di Manoppello. Non si poteva escogitare un miglior nascondiglio per un’immagine su un velo che sovrapporla ad un’icona. Così l’imperatore bizantino non avrebbe potuto mai scoprire il furto della sua “acheiropoietos” ed essa poteva sempre essere venerata nella liturgia pontificia. Quando gli imperatori bizantini persero pian piano il loro potere e il loro influsso sull’Italia, il Velo poté essere staccato di nuovo dalla sua icona, essere sostituito da un velo dipinto e trasportato nella cappella in San Pietro che il Papa Giovanni VII aveva fatto erigere poco dopo che l’immagine di Camulia sparì da Costantinopoli. Il primo Papa che non dovette più temere il potere dell’imperatore bizantino fu Innocenzo III. 

Egli promosse per la prima volta il culto e la venerazione del velo con l’immagine di Cristo, e questa volta il Velo fu chiamato “Veronica”, la vera icona di Cristo. Il titolo “Volto Santo” rimase all’icona lateranense.

Questa è la storia più probabile del Volto Santo di Manoppello secondo le conoscenze dei documenti e delle immagini acheropite. Rimane una questione aperta: come e quando i panni funebri, la Sindone e il velo di Manoppello, furono divisi.

Come Mandilion di Edessa, la Sindone ha avuto il suo proprio percorso con il trasporto a Costantinopoli nel 944, il suo temporaneo smarrimento sin dalla crociata latina del 1204, e il suo riemergere dal buio dei tempi a Lirey, nella metà del Trecento.

Il Volto Santo ha fatto il suo viaggio da Gerusalemme a Efeso, da Efeso a Camulia in Cappadocia, da Camulia a Costantinopoli, da Costantinopoli alla Cappella Sancta Sanctorum del palazzo lateranense, da qui alla Cappella della Veronica in San Pietro in Vaticano, infine al Santuario di Manoppello. Durante questi viaggi lo stesso oggetto, sembrerebbe aver cambiato nome diverse volte: da immagine “acheiropoietos” di Camulia, a “prototypos”, a “acheropsita” e “Volto Santo” della Cappella Sancta Sanctorum, a “Veronica” e finalmente di nuovo a “Volto Santo” in Manoppello. Questo percorso è una fondata ipotesi; l’identità del Volto Santo di Manoppello con la Veronica romana, però, è certezza.

 
 
 
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Data di creazione: 13/12/2010
 

E' GRADITO ALLA MADONNA E A GESÙ

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LA MADONNA CI ESORTA A RECITARE IL ROSARIO

 

A Fatima, a Lourdes e a Medjugorje la Madonna ha incitato insistentemente alla recita del Rosario

La Mamma celeste ci ha invitato a recitare il Rosario come arma potente contro il male.

Può sembrare una preghiera ripetitiva, invece è come due fidanzati che si dicono l'un l'altro tante volte "ti amo"... 

"Col Rosario si può ottenere tutto. 

Esso è come una lunga catena che lega il cielo alla terra; 

una delle estremità è nelle nostre mani e l'altra in quelle della S. Vergine. 

Finché il Rosario sarà recitato, Dio non potrà abbandonare il mondo, perché questa preghiera è potente sul suo cuore. 

La dolce Regina del Cielo non può dimenticare i suoi figli che, senza interruzione, ripetono le sue lodi. 

Il Rosario sale come incenso ai piedi dell'Onnipotente. 

Maria lo rinvia subito come una benefica rugiada, che viene a rigenerare i cuori. 

Non c'è preghiera che sia più gradita a Dio del Rosario". 

(S. Teresa )

" Durante un esorcismo, attraverso la persona posseduta, 

Satana mi ha detto : 

Ogni Ave Maria del Rosario, è per me una mazzata in testa ; 

se i cristiani conoscessero la potenza del Rosario, per me sarebbe finita ! " 

(Don Gabriele Amorh )

 

 
 

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