Tu e il Paradiso

Immagini sacre, preghiere e pensieri...dal Cielo

 

SE SIETE INFELICI NON RIMPROVERATELO A ME!

 

Io sono la Luce,

e voi non mi vedete.

  Io sono la Via,

e voi non mi seguite.

  Io sono la Verità,

e voi non mi credete.

 Io sono la Vita,

e voi non mi cercate.

 Io sono il Maestro,

e voi non mi ascoltate.

 Io sono il Capo,

e voi non mi obbedite.

 Io sono il vostro Dio,

e voi non mi pregate.

 Io sono il vostro grande Amico,

e voi non mi amate.

Hai ragione, o Gesù, troppo poco ti ricordiamo

e troppo poco ti amiamo, per questo siamo infelici.

Ma le tue braccia aperte ci invitano al tuo cuore

e ci assicurano il perdono.

Nel tuo cuore, fonte di luce,

ritroveremo la forza per seguirti Via, Verità e Vita;

la grazia per ascoltarti Capo e Maestro;

la gioia per amarti Dio di Amore,

Amico di quanti confidano in te. 

 

 

AREA PERSONALE

 

PREGHIERA A PADRE PIO

 

Tu povero nascesti, o Padre Pio 

come fu Cristo, il nostro Redentore,

compagna l'umiltà ti fu fedele,

 immensa la Tua fede nel Signore.

Simigliante a Gesù anche le piaghe, 

che Tu accettasti con rassegnazione

memore del penoso Suo Calvario e della tormentata Sua Passione.

Or che Tu godi dell'Eterna Luce, fulgente, radiosa ed infinita,

continuando a darci il Tuo aiuto 

mostrati a noi quel che Tu fosti in vita.

In questo mondo pieno di tristezza 

dona il sollievo a tutti i sofferenti,

infondi in noi l'amore in ogni cuore, 

la fratellanza tra le umane genti.

Noi affidiamo a Te le nostre pene, 

or che ormai sei più vicino a Dio,

fa quel che puoi per il nostro bene 

intercedi per Noi, o Padre Pio!

 

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San Pasquale Baylonne, protettore delle donne (Patrono dei cuochi e dei pasticcieri)

Post n°49 pubblicato il 30 Gennaio 2011 da osservandoilparadiso

San Pasquale Baylonne

Nato il giorno di Pentecoste, il 16 maggio 1540, a Torre Hermosa  e morto a Villa Real il 17 maggio 1592, giorno di Pentecoste, quest'umile "frate laico" che non si sentì degno di accedere all'ordine sacerdotale, fu davvero "pentecostale", cioè favorito dagli straordinari doni dello Spirito Santo, tra cui il dono della sapienza infusa. Pasquale Baylon, illetterato, trascorse gli anni della vita religiosa svolgendo la modesta mansione di portinaio, ma è considerato addirittura "il teologo" dell'Eucaristia, non solo per le dispute che egli sostenne con i calvinisti di Francia, durante un suo viaggio a Parigi, ma anche per gli scritti che egli ci ha lasciato, una specie di compendio dei maggiori trattati su questo argomento.

 

I suoi biografi raccontano che durante le esequie, al momento dell'elevazione dell'ostia e del calice, il frate già irrigidito dalla morte riaperse gli occhi per fissare il pane e il vino della mensa eucaristica e rendere l'ultima testimonianza del suo amore al divino sacramento.uando arrivava in un villaggio, la sua prima visita era per il divino ospite del tabernacolo. Quando ritornava al convento, spiacente di non avere potuto passare presso Gesù sacramentato il tempo speso per la questua, consacrava, benché fosse spossato dalla fatica, buona parte della notte nell'adorazione dell'Eucaristia.

 

Fin dai primi anni la madre conduceva di frequente Pasquale alla chiesa e gli insegnava ad adorare Gesù presente nel SS. Sacramento dell'altare. Il piccino, del resto, si sentiva misteriosamente attratto dalla SS. Eucaristia. Un giorno scomparve da casa e i genitori, dopo averlo cercato invano, lo trovarono in chiesa, inginocchiato il più vicino possibile al tabernacolo, assorto in preghiera.

Quando fu in grado di prestare qualche servizio, il padre, invece di mandare Pasquale a scuola, Io collocò come pastore presso Martino Garcìa. Il Santo poté così coltivare l'attrattiva che sentiva per la solitudine e la preghiera. Si procurò alcuni libri devoti e si fece insegnare a leggere dagli adulti che incontrava. Invece di abbandonarsi ai trastulli propri dell'età, egli si univa a Dio contemplando le meraviglie del creato ed esortando i compagni a fuggire il peccato. Pasquale amava in modo speciale la SS. Vergine. Quando gli era possibile, conduceva gli armenti presso il santuario di Nostra Signora de la Sierra perché colà si sentiva più vicino alla Regina del cielo. Con le proprie mani ne aveva scolpito sul vincastro l'immagine, sormontata da un'ostia raggiante, per avere sempre sotto lo sguardo il duplice oggetto del suo amore. In mezzo ai campi egli s'inginocchiava sovente davanti a quella immagine e pregava con tanta devozione come se si fosse trovato in chiesa. Più di una volta ebbe dei rapimenti e non poté sempre nascondere agli occhi degli uomini l'amore di Dio che gli infiammava il cuore.

Benché fosse povero, trovava la maniera di fare l'elemosina ai più bisognosi di lui privandosi di parte del suo nutrimento. Pieno di sollecitudine per il gregge che gli era stato affidato, non fu mai visto maltrattare le pecore. Stava pure attento perché non recassero danni ai campi dei vicini. 

San Pasquale Baylonne

Verso i vent'anni, Dio, che lo voleva elevare a una maggiore perfezione, gl'ispirò il desiderio della vita religiosa. Pasquale si recò quindi nel regno di Valenza dove esisteva un convento di francescani alcantarini, chiese al Guardiano di esservi ammesso, ma per il suo modo di camminare un po' goffo e per il vestire un po' strano, fu guardato con sospetto. Essendogli stato negato l'ingresso, Pasquale riprese a fare il pastore presso i contadini del vicinato. Non si allontanava troppo da quei paraggi per non perdere di vista il campanile del convento al quale continuava a pensare con nostalgia.

Dal suono della campana egli sapeva discernere ormai quando i religiosi andavano in coro a recitare l'Ufficio divino, a fare la meditazione o a celebrare la Messa conventuale e vi prendeva parte in spirito. Più di una volta fatti straordinari provarono quanto quella devozione fosse gradita a Dio. Un giorno Pasquale udì le campane annunciare l'approssimarsi del momento dell'elevazione nella Messa. Egli s'inginocchiò per terra con grande rispetto, e il Signore lo ricompensò facendogli apparire davanti allo sguardo una grande ostia sostenuta da due angeli.

Ad aprire a Pasquale le porte del convento da cui era stato respinto fu la sua reputazione di santità che si era diffusa per tutta la regione. Ricevette l'abito di S. Francesco il 2-2-1564 e i superiori, edificati dall'umile sottomissione con cui aveva sopportato la prova, avrebbero voluto farlo ascendere agli ordini sacri, ma egli preferì restarsene semplice fratello laico per santificarsi nell'adempimento degli uffici più umili e più penosi. Da quel giorno praticò la regola alla lettera dividendo il suo tempo tra la preghiera e il lavoro. Si mostrò tanto assetato di penitenze che non era capace di stare entro i limiti dell'umana prudenza.

Non si nutriva che di legumi e di pane; portava sotto il cilicio intessuto di setole di porco, due ferri da cavallo, uno sul petto e l'altro sul dorso; si cingeva i fianchi con tre catene di ferro; dormiva tre ore per notte coricato per terra o appoggiato al muro della cella e passava il resto del tempo in preghiera; di giorno non faceva la siesta, tanto cara agli spagnuoli, e lavorava nell'orto sotto la canicola a capo scoperto. Se i superiori lo richiamavano alla moderazione, egli si assoggettava alla loro volontà con grande prontezza e rettitudine d'intenzione. Il Padre Guardiano amava dire di Pasquale che non aveva conosciuto nessuno che fosse stato ad un tempo più duro verso di sé e più dolce verso gli altri.

Il Santo non fu mai udito parlare male di nessuno o lamentarsi dei cambiamenti di convento ai quali ogni tanto l'ubbidienza lo costringeva. In essi trovava una eccellente occasione per considerarsi come uno straniero sulla terra. Ovunque si recava, egli conservava il suo aspetto dolce, gaio e affabile verso tutti. La gioia gli traspariva dal volto. Lungo il giorno si udiva canticchiare sempre qualche lode e sovente si vedeva correre a dire all'orecchio di questo o quel confratello: "Tutto ciò che viene da Dio è buono", "Sia lodato Gesù Cristo", "Il mio amore è crocifisso", o espressioni simili.

Con la sua semplicità aiutava chi pativa di scrupoli, che chiamava le pulci della coscienza, a ricuperare la serenità di spirito. I Guardiani dei conventi in cui si trovava gli affidavano volentieri la sorveglianza della comunità quando se ne dovevano allontanare, e i maestri dei novizi lo incaricavano di tenere delle conferenze spirituali tant'era straordinaria la conoscenza che aveva dei misteri della fede. Benché fosse semianalfabeta compose numerosi trattarelli spirituali che fecero esclamare a S. Giovanni de Ribera: "A che servono i nostri così faticosi studi, giacché i semplici diventano con l'esercizio dell'umiltà e dell'orazione assai più sapienti di noi che consumiamo i nostri occhi e la nostra vita sui libri? Essi si innalzano al cielo e lo conquistano con la loro semplicità, mentre noi strisciamo sulla terra. La nostra scienza, gonfia d'orgoglio, ci offre un giusto timore di esserne banditi eternamente".

Perché era fedele, attivo e discreto, nei diversi conventi in cui soggiornò Pasquale fu incaricato della portineria e del refettorio. Appena le occupazioni gli lasciavano un po' di tempo disponibile si rifugiava in chiesa per inabissarsi in Dio. Alla porta del convento soleva distribuire ai poveri gli avanzi della mensa dei religiosi e, perché quell'elemosina giovasse oltre che al corpo anche all'anima, adottò l'uso di pregare con loro prima e dopo ogni refezione. Per non diminuire il soccorso ai mendicanti raccomandava ai confratelli di non spargere inutilmente neppure una goccia d'olio. Per conto suo riservò a un vecchio per diversi anni parte del suo cibo.

 

Un giorno il Provinciale lo incaricò di recarsi a Parigi, dove risiedeva il ministro Generale, P. Cristoforo de Cheffon, per urgenti comunicazioni. Pasquale accettò l'incombenza senza fare obiezioni pur sapendo che le città per le quali sarebbe passato erano dominate dagli ugonotti. Partì a piedi scalzi, senza sandali, secondo il suo costume.

In viaggio sovente si trovò esposto al furore degli eretici che lo perseguitarono a colpi di pietre e di bastoni. Due volte fu arrestato come spia e minacciato di morte. Un giorno fu ferito alla spalla sinistra tanto gravemente che rimase storpio per tutta la vita. Eppure, quando ritornò in Spagna, nessuno lo udì compiacersi dei pericoli che aveva corso, tant'era la diligenza che usava per allontanare da sé qualsiasi lode umana.

Dio premiò l'umiltà di Pasquale con il dono dei miracoli. Dai processi canonici risulta che molte persone furono sanate da lui con un semplice segno di croce e che a tante altre predisse con esattezza il futuro. Questi celesti favori rendevano i demoni furenti contro di lui. Per spaventarlo talora gli apparivano sotto forma di bestie feroci; per ingannarlo sovente assumevano l'aspetto di santi, della Madonna o del Crocifisso; non riuscendo a piegarlo, di frequente lo battevano con tale rabbia da lasciarlo coperto di lividure.

 

Un giorno, mentre assisteva al santo sacrificio della Messa, il Signore gli rivelò che si avvicinava il momento della morte. Emettendo grida di gioia uscì di chiesa e nel ritornare alla cella ne diede notizia alle persone che conosceva gettando loro le braccia al collo. Qualche giorno dopo cadde gravemente ammalato e dopo morì.

San Pasquale Baylonne

PREGHIERA A SAN PASQUALE BAYLON
(Per chiedere una grazia particolare)

Glorioso San Pasquale, eccoci prostrati ai piedi del vostro altare per implorare il vostro aiuto nelle nostre miserie spirituali e corporali. Voi, che sempre asciugate le lacrime di coloro che soffrono, ascoltate dal cielo l’umile nostra preghiera, intercedete per noi presso il Trono dell’Altissimo ed otteneteci la grazia che ardentemente desideriamo.
E’ vero, le tante colpe da noi commesse ci rendono indegni di essere esauditi, ma la nostra speranza e’ risposta in Voi, nella vostra portentosa virtu’ taumaturgica che vi ha reso caro a Dio e amabile agli uomini.
Ascoltate dunque la nostra voce, e noi e quanti sentono continuamente gli effetti benefici della vostra potente mediazione, celebreremo il vostro nome per tutta l’eternita’.
Amen

PREGHIERA A SAN PASQUALE BAYLON
(Per una persona inferma)

Prostrati umilmente dinnanzi al vostro altare, o glorioso San Pasquale, a Voi alziamo la nostra fervida preghiera a favore di una persona inferma che, dal letto dei suoi  dolori, invoca il vostro aiuto e spera nella vostra potente intercessione.O nostro caro Santo, le innumerevoli grazie che continuamente ottenete da Dio, a beneficio dei vostri devoti, ci dicono che Voi siete il nostro grande Avvocato, il nostro potente Mediatore, il nostro Medico celeste.
Ascoltate, vi supplichiamo, i gemiti e i sospiri di un vostro caro devoto, asciugate le sue lacrime, mitigate gli acerbi dolori che l’affliggono, sanate quel corpo martoriato da tante malattie funeste.
Oh, quanto ci sara’ dolce e confortevole poter ritornare ai piedi del vostro altare insieme al vostro beneficato e cantare con lui l’inno solenne di lode e di ringraziamento in segno di perenne gratitudine.
Amen

 

 

 

 

 

 

 
 
 
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INFO


Un blog di: osservandoilparadiso
Data di creazione: 13/12/2010
 

E' GRADITO ALLA MADONNA E A GESù

CHIEDIAMO AI SANTI DI INTERCEDERE PER NOI

Novena a Dio Padre e ai 9 Cori degli Angeli (per qualsiasi grazia)

Novena a S.Gianna Beretta Molla (per avere un figlio) -

Novena a S. Teresa di Lisieux - 

 

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LA MADONNA CI ESORTA A RECITARE IL ROSARIO

 

A Fatima, a Lourdes e a Medjugorje la Madonna ha incitato insistentemente alla recita del Rosario

La Mamma celeste ci ha invitato a recitare il Rosario come arma potente contro il male.

Può sembrare una preghiera ripetitiva, invece è come due fidanzati che si dicono l'un l'altro tante volte "ti amo"... 

"Col Rosario si può ottenere tutto. 

Esso è come una lunga catena che lega il cielo alla terra; 

una delle estremità è nelle nostre mani e l'altra in quelle della S. Vergine. 

Finché il Rosario sarà recitato, Dio non potrà abbandonare il mondo, perché questa preghiera è potente sul suo cuore. 

La dolce Regina del Cielo non può dimenticare i suoi figli che, senza interruzione, ripetono le sue lodi. 

Il Rosario sale come incenso ai piedi dell'Onnipotente. 

Maria lo rinvia subito come una benefica rugiada, che viene a rigenerare i cuori. 

Non c'è preghiera che sia più gradita a Dio del Rosario". 

(S. Teresa )

" Durante un esorcismo, attraverso la persona posseduta, 

Satana mi ha detto : 

Ogni Ave Maria del Rosario, è per me una mazzata in testa ; 

se i cristiani conoscessero la potenza del Rosario, per me sarebbe finita ! " 

(Don Gabriele Amorh )

 

 
 

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