Tu e il Paradiso

Immagini sacre, preghiere e pensieri...dal Cielo

 

SE SIETE INFELICI NON RIMPROVERATELO A ME!

 

Io sono la Luce,

e voi non mi vedete.

  Io sono la Via,

e voi non mi seguite.

  Io sono la Verità,

e voi non mi credete.

 Io sono la Vita,

e voi non mi cercate.

 Io sono il Maestro,

e voi non mi ascoltate.

 Io sono il Capo,

e voi non mi obbedite.

 Io sono il vostro Dio,

e voi non mi pregate.

 Io sono il vostro grande Amico,

e voi non mi amate.

Hai ragione, o Gesù, troppo poco ti ricordiamo

e troppo poco ti amiamo, per questo siamo infelici.

Ma le tue braccia aperte ci invitano al tuo cuore

e ci assicurano il perdono.

Nel tuo cuore, fonte di luce,

ritroveremo la forza per seguirti Via, Verità e Vita;

la grazia per ascoltarti Capo e Maestro;

la gioia per amarti Dio di Amore,

Amico di quanti confidano in te. 

 

 

AREA PERSONALE

 

PREGHIERA A PADRE PIO

 

Tu povero nascesti, o Padre Pio 

come fu Cristo, il nostro Redentore,

compagna l'umiltà ti fu fedele,

 immensa la Tua fede nel Signore.

Simigliante a Gesù anche le piaghe, 

che Tu accettasti con rassegnazione

memore del penoso Suo Calvario e della tormentata Sua Passione.

Or che Tu godi dell'Eterna Luce, fulgente, radiosa ed infinita,

continuando a darci il Tuo aiuto 

mostrati a noi quel che Tu fosti in vita.

In questo mondo pieno di tristezza 

dona il sollievo a tutti i sofferenti,

infondi in noi l'amore in ogni cuore, 

la fratellanza tra le umane genti.

Noi affidiamo a Te le nostre pene, 

or che ormai sei più vicino a Dio,

fa quel che puoi per il nostro bene 

intercedi per Noi, o Padre Pio!

 

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Frère André - “Passò la vita a parlare di Dio agli altri e degli altri a Dio”.

Post n°50 pubblicato il 04 Febbraio 2011 da osservandoilparadiso

Il beato Frere Andrè

Alfred Bessette, meglio conosciuto come Frère André o Fratello André, nacque a Saint Gregoire d'Iberville (Canada), il 9 agosto 1845, da una famiglia numerosa, povera, ma molto decorosa. Per tutta la vita Alfred ebbe una salute cagionevole e soffrì sempre di mal di stomaco. Lo descrivono piccolo di statura e taciturno.

 

A 10 anni di età, Alfred perse il padre, che morì per un albero che gli cadde addosso, mentre lo stava tagliando. Sua madre fece il possibile per provvedere ai nove figli, ma lo sforzo fu troppo grande e non riuscì a vincere il dolore per la perdita del marito. Due anni e mezzo più tardi, nell'autunno del 1857, morì di tubercolosi.

 

Alfred, rimasto orfano all'età di 12 anni, si trasferì dalla zia Rosalie in un paese vicino, e per provvedere al suo sostentamento svolse vari lavori, troppo pesanti per la sua salute delicata. Fece il contadino, il calzolaio, il panettiere e altri umili mestieri. Nel 1865 emigrò negli Stati Uniti, dove lavorò per due anni come operaio e imparò la lingua inglese. La necessità di guadagnarsi il pane gli impedì tuttavia di studiare. Il giovane sapeva appena leggere e scrivere.

 

Alfred era attratto dalla preghiera e dalla religione. Meditava assiduamente la Passione di Cristo, venerava in modo speciale San Giuseppe e andava spesso a messa. Aveva ereditato la devozione a san Giuseppe dalla madre e dalla zia.

 

Tornato in patria, iniziò a lavorare come portinaio del collegio Notre-Dame di Montreal, retto dalla congregazione di Santa Croce, dove entrerà come religioso per interessamento di padre André Provençal, curato della parrocchia che per primo riconobbe la vocazione religiosa di Alfred. Malgrado la poca istruzione del giovane, il padre Provençal lo spronò a non perdersi d'animo, sostenendo che non è necessario saper leggere e scrivere per poter pregare.

Il curato scrisse anche una lettera di raccomandazione al superiore di Santa Croce che si rivelò profetica, nella quale dichiarava: “Vi mando un Santo!”

Il maestro dei novizi, il padre Guy, in seguito osservò: “Forse questo ragazzo non potrà più lavorare, ma potrà sempre pregare e il nostro compito principale è proprio quello di insegnare alla gente a pregare. Lui lo farà con il suo esempio”.

 

Alfred Bessette, divenuto religioso nel 1870, prese il nome religioso di Frère André per onorare il padre André Provençal che lo aveva indirizzato alla vita religiosa.

Padre Narcisse Hupier, grande maestro di spiritualità, divenne il suo direttore spirituale. Un giorno in cui soffriva di un forte mal d'orecchi, chiese a Frère André di ungerlo con l'olio di San Giuseppe, secondo una consuetudine diffusa a quei tempi. André ubbidì e il sacerdote recuperò la salute.

Questi allora lo invitò a pregare per gli ammalati, dando inizio ufficiale alla missione di Frère André. Quando la sua fama di taumaturgo cominciò ad affermarsi, il frate aveva circa trent'anni.

 

Frère André raccomandava la devozione a san Giuseppe a migliaia di ammalati che guarivano miracolosamente, ma attribuiva tutto all'intercessione del padre putativo di Gesù. Inoltre invitava tutti a ricorrere anche al medico, perché la medicina è un dono di Dio.

 

Malgrado la fama di taumaturgo, il religioso era sempre malato e invitava la gente ad accettare la sofferenza piuttosto di cercare la guarigione, perché, diceva, la sofferenza rende simili a Cristo che ha sofferto per la salvezza del mondo. Raccomandava ai malati: “Non cercate di farvi togliere la prove, chiedete piuttosto la grazia di sopportarle bene”. Era intransigente sui princìpi e capiva quando una persona era nel peccato. La invitava prima a confessarsi dicendo: “Se l'anima è malata bisogna iniziare a curare l'anima”. Oppure: “Pensi che Dio possa fare qualcosa per te? Va' prima a confessarti e a comunicarti, e poi torna da me”.

 

Una delle guarigioni più significative attribuite alle sue preghiere è quella della moglie del dottor Charette, acerrimo nemico di Frère André, che lo aveva pubblicamente ridicolizzato, accusandolo di magia, di essere un ciarlatano, uno squilibrato e un pazzo, insinuando persino che aveva mancato al voto di castità con le donne che curava. Un giorno, la moglie del dottor Charette si fu colpita da una forte emorragia davanti alla quale la medicina si arrese.

 L'inferma, in pericolo di vita, chiese al marito di andare a chiamare Frère André. Il dottor Charette dopo molte resistenze accettò. Frère André con delicatezza gli fece notare che San Giuseppe può guarire le persone anche a distanza, e che sua moglie era guarita proprio in quel momento. Incredulo e deluso, il medico tornò a casa, dove con sua grande sorpresa constatò l'effettiva guarigione della moglie, avvenuta proprio nel momento in cui Frère André l'aveva annunciata. Il dottor Charette si pentì, chiese perdono a Frère André e divenne un suo fervente seguace.

 

Un confratello di Frère André, a causa di una caduta aveva contratto un' infezione alla gamba destra, che i medici volevano amputare. Quando Frère André gli frizionò la gamba con l'olio di San Giuseppe il malato guarì immediatamente.

 

Il moltiplicarsi degli episodi straordinari, che abbiamo solo accennato, creava non pochi problemi alla sua congregazione, finché l'Arcivescovo di Montreal chiese al superiore di Frère André: “Se dovessi ordinargli di non ricevere più gli ammalati, lo farebbe?". "Certo, Monsignore, Frère André ubbidisce sempre". "Bene, allora lasciatelo fare”, rispose il vescovo, “Se la sua opera viene da Dio, continuerà, altrimenti scomparirà”.

 

Frère André per oltre 25 anni accolse le persone che cercavano aiuto per 6-8 ore al giorno. La sera si recava a domicilio o negli ospedali per visitare gli infermi che non potevano recarsi da lui. Talvolta andava a visitarli anche negli Stati Uniti, dove si era fatto molti amici. Ascoltava tutti, e frizionava alcuni di loro con l'olio di San Giuseppe, esortandoli a recitare una novena al santo. Ogni anno venivano certificate oltre 400 guarigioni. Non tutti gli ammalati che lo incontravano guarivano, alcuni morivano qualche tempo dopo, ma tutti partivano rincuorati, pieni di speranza e di serenità. Nella cappella cominciarono ad accumularsi centinaia di stampelle e di apparecchi ortopedici, insieme ad altri ex voto lasciati dalle persone graziate.

 

Nel 1910, il superiore di Frère André gli affiancò come collaboratore un giovane prete e professore, padre Adolfe Clément, il quale soffriva di problemi agli occhi e stava diventando cieco. I medici non gli davano alcuna speranza di guarigione.

Frère André gli disse semplicemente: “Affidiamo questa faccenda a San Giuseppe. Siccome è Lui ad averla portata qui, sono sicuro che l'aiuterà". Malgrado il prete fosse scettico, dal giorno successivo la sua vista migliorò notevolmente, fino alla completa guarigione.

IL PIU' GRANDE ORATORIO

DEDICATO A SAN GIUSEPPE

 

Frère André ripeteva sempre che non era lui a operare le guarigioni miracolose, ma San Giuseppe. Per riconoscenza al santo, desiderava costruirgli un piccolo oratorio sul Mont Royal (Montreal, Canada) dove avrebbe potuto ricevere i malati, invece che al collegio o nella stazione del tram, come faceva abitualmente. Così nell'estate del 1904, con l'autorizzazione dei superiori, iniziò la costruzione di una piccola cappella in legno sulla montagna.

 

Un muratore andò da Frère André per chiedere la guarigione del tumore allo stomaco che lo aveva colpito. Era molto magro e non poteva quasi più mangiare né lavorare. Frère André gli chiese: “Se San Giuseppe ti guarisce, verrai a lavorare con me sulla montagna?”. Il muratore accettò. Il giorno dopo era guarito e mantenne la promessa, aiutando Frère André a costruire la piccola cappella dedicata a san Giuseppe, su un appezzamento di terreno che alcuni benefattori gli avevano donato per questo scopo. La cappella fu ultimata nell'ottobre 1904 e subito divenne meta di incessanti pellegrinaggi. Ben presto ci si accorse che era troppo piccola per accogliere le folle che accorrevano da Frère André a cercare sollievo. Così nel 1908 fu ampliata e dotata di riscaldamento per l'inverno.

 

Ma il sogno di Frère André era di costruire il più grande santuario del mondo in onore di San Giuseppe, una basilica maestosa sulla cima del Mont Royal dove persone malate e sofferenti avrebbero potuto ottenere conforto, guarigione e forza per superare le difficoltà della vita. Ma la prima guerra mondiale rallentò il progetto, al quale il religioso dedicò gli ultimi 20 anni della sua vita e delle sue fatiche.

 

Con spirito profetico diceva, “In vita io non lo vedrò finito, tuttavia, siccome non è opera mia, ma di San Giuseppe, il santuario si farà”. Dopo la guerra, un numero crescente di persone iniziò a visitare la basilica in costruzione. Arrivavano da tutte le parti del mondo, dal Canada, dagli Stati Uniti e dall'Europa. Nel 1931 i lavori furono interrotti per mancanza di fondi. Nel 1936, poiché mancava ancora il tetto, gli architetti temevano che le abbondanti nevicate avrebbero compromesso l'intera struttura della basilica. Alla convocazione del consiglio di amministrazione, Frère André consigliò: “Mettete una statua di S. Giuseppe al centro dell'edificio, se vuole coprirsi ci penserà da solo”. Due mesi dopo arrivarono i fondi per costruire il tetto.

 

Frère André aveva ormai 91 anni, era stanco e malato. Colpito da una gastrite acuta nel dicembre del 1936 fu portato all'ospedale di Saint-Laurent dove morì il 6 gennaio 1937. Più di un milione di persone arrivarono a Montreal da tutte le parti del Canada e degli Stati Uniti per partecipare al suo funerale. Il Santuario dedicato a san Giuseppe - che oggi è il più grande del mondo costruito in suo onore - fu completato solo nel 1967, secondo la profezia di Frère André.

 

 
 
 
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Un blog di: osservandoilparadiso
Data di creazione: 13/12/2010
 

E' GRADITO ALLA MADONNA E A GESÙ

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LA MADONNA CI ESORTA A RECITARE IL ROSARIO

 

A Fatima, a Lourdes e a Medjugorje la Madonna ha incitato insistentemente alla recita del Rosario

La Mamma celeste ci ha invitato a recitare il Rosario come arma potente contro il male.

Può sembrare una preghiera ripetitiva, invece è come due fidanzati che si dicono l'un l'altro tante volte "ti amo"... 

"Col Rosario si può ottenere tutto. 

Esso è come una lunga catena che lega il cielo alla terra; 

una delle estremità è nelle nostre mani e l'altra in quelle della S. Vergine. 

Finché il Rosario sarà recitato, Dio non potrà abbandonare il mondo, perché questa preghiera è potente sul suo cuore. 

La dolce Regina del Cielo non può dimenticare i suoi figli che, senza interruzione, ripetono le sue lodi. 

Il Rosario sale come incenso ai piedi dell'Onnipotente. 

Maria lo rinvia subito come una benefica rugiada, che viene a rigenerare i cuori. 

Non c'è preghiera che sia più gradita a Dio del Rosario". 

(S. Teresa )

" Durante un esorcismo, attraverso la persona posseduta, 

Satana mi ha detto : 

Ogni Ave Maria del Rosario, è per me una mazzata in testa ; 

se i cristiani conoscessero la potenza del Rosario, per me sarebbe finita ! " 

(Don Gabriele Amorh )

 

 
 

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