Un mondo nuovo

Non lasciateci sole

‹‹Non lasciateci sole, stiamo combattendo contro l’Isis anche per voi. L’esercito turco sta cercando di colpire le prigioni dove si trovano i miliziani dell’Isis, per liberarli. Se accadrà, ne subiremo tutti le conseguenze, non soltanto noi. ricordatevi tutti che noi vi abbiamo liberato dallo Stato islamico, ora dovete fare la vostra parte, prima che sia troppo tardi››. È l’appello accorato di Nassrin Abdulla, comandante dell’Unità di protezione popolare delle donne curde, giunto via Skype da Kobane. Mentre Nassrin Abdulla parlava, il volto scolpito dal dolore, lo sguardo sofferente, arrivavano le immagini dei bombardamenti sulla città, della gente in fuga, dei feriti e dei morti. Una storia fatta di donne che sapevano, e sanno, di andare ogni giorno incontro a una morte annunciata, come è accaduto a Hevrin Khalaf, trucidata dopo avere denunciato gli attacchi della Turchia. Molte giovanissime, che credono nel progetto di democrazia e di libertà della nazione curda, nel quale è riconosciuta anche l’emancipazione e partecipazione attiva della donna alla vita sociale e politica. ‹‹Quando un popolo è sottomesso e umiliato, deve essere pronto a difendersi con ogni mezzo. Se sei donna hai una molla in più: la motivazione. Perché se sei una donna, sei sempre più vittima dell’uomo››, ha detto Nassrin Abdulla.

Queste sue parole evocano il nome, il volto, il sacrificio delle donne curde, seviziate in modi orribili prima di essere uccise dai miliziani dello Stato islamico. Lo stupro come arma di guerra. Se non verrà accolto l’appello di Nassrin e ‹‹le lasceremo sole››, la strage continuerà. E non potremo dire ‹‹non lo sapevamo›› (FC n. 43 del 27 ottobre 2019)